2017

Martina non ha aspettative nei tuoi confronti, caro anno nuovo. Le aspettative l'ammattiscono e rendono più triste nel momento in cui, come avviene spesso, non si concludono in realtà.

Ma non sono qui per riportare le sue lamentele, chiederti una gioia o due, pregarti di darle uno stupido principe azzurro o qualcosa che non possiede.

La verità, caro 2017, è che il 2016 le ha tolto tante persone. Così tante che l'è sembrato che pezzi del suo misero
cuore si riunissero insieme su un pavimento sporco e che salutassero, come un vecchio amico, il posto che spettava loro.

L'ha privata di anime che hanno fatto la Martina che è oggi, ma si è detta, come suggerisce il mio amato Baricco, che le toccherà vivere anche per chi non c'è più. Altro non vi è, di esatto.

Il 2016 ha danneggiato il mondo che la ospita poiché questo reale, come capita a ciascuno, ogni tanto le sta stretto. Ma su questo, insomma, già ci siamo soffermate abbastanza. Non serve prolungarsi, se non per ammetterti, anno nuovo, che le ha anche insegnato, quel vecchio maldestro del 2016, a guardare avanti a sé e che la giustizia giungerà da sola, perché occorre solo quella.

Il 2016 le ha portato via il suo amato reparto affinché si compisse il percorso di crescita che le spettava. Il 2016 le ha fatto salutare con un sorriso corrucciato le sue adorate piccoline, le ha fatto dar via il vecchio guidone gremito di ricordi, che ha fatto propri in cinque fantastici anni, e di bandierine per ciò che, con le sue ragazze, ha raggiunto buttando il cuore oltre l'ostacolo.

Il 2016 le ha insegnato a cercare il sole nonostante le nuvole più nere, che un raggio lo becchi prima o poi. Ha imparato in parte cos'è la sua fetta di responsabilità ; quanto realmente è cresciuta, inoltre, me glielo ha piazzato davanti prima che, cheto cheto, le sfuggisse come sabbia fra le dita e scivolasse via dalle esistenze di ognuno, imprimendo un altro passo verso la fine.

Il 2016 le ha fatto provare la paura che sia troppo tardi. Che poi, dopo la morte, dovrebbe star ferma per l'eternità e non so perché, a sedici anni, è finita a pensare queste diavolerie, ma c'è da ammettersi che l'anno passato ha creato la cornice perfetta per le sue bislacche tristezze temporanee. 

Il 2016 le ha portata da Anna Todd e l'ha abbracciata come si stringe chi, anche se con poco, le ha lasciato qualcosa.

Il 2016 l'ha condotta ad una media scolastica dignitosa, all'apprendimento di ciò che è a modo suo. Più volte, nell'arco di quest'anno andato via, si è spersa fra i meandri di una Martina che non riconosceva la sua immagine allo specchio. La Martina che camminava per casa non intuiva che quel viso che vedeva nello specchio fosse il suo. La Martina che, stramba, ballava in camera sua, poiché di star ferma (lo ripeto) non ne ha mai voglia, non ascoltava realmente la voce che le gridava di conoscere se stessa.

La Martina che è sempre capace di dar parlare ad un muro ha temuto in maniera angosciante la solitudine ed ha invitato le sue creature a prendere un tea con lei, litigando con Federico o Abby, conversando con Blake, giocando a ping pong con Louis e ritrovandosi a darsi della pazza mentre sentiva che nel covo che aveva creato ci stava a pennello.

Questa stessa Martina, ora, 2017, ti chiede semplicemente di riportarla a ciò che è.
Risulta essere vagabonda da un po' e la scoccia, questa situazione. Vorrebbe conoscere che il suo posto non esiste, che se lo deve costruire con le sue mani che impiega solamente per finire le sue bic. In teoria lo sa, fidati, ma, come al solito, ha bisogno che qualcosa glielo dimostri che se la deve cavare da sola.

Martina, che ha messo qualche altro centimetro per una febbre improvvisa, ti suggerisce di aiutarla a camminare, seppur a passi barcollanti, sulla strada dei suoi sogni spezzati, che quelli mica la infastidiscono, 2017 !, piuttosto l'ammaliano che c'è qualcosa che la farà sbrindellare e la renderà più cresciuta. Ti suggerisce di lasciarle sempre il suo tempo per cominciare sette o otto libri contemporaneamente come fa da sempre e terminarli nel giro di una settimana. Sennò, ti avverto, si lamenterà riguardo il numero spropositato di libri esistenti e dell'impossibilità di leggerli tutti.

Martina che scrive storielle del cazzo su wattpad ti domanda se avrà il coraggio di vivere con se stessa senza che il giudizio di altri la influenzi e la faccia cambiare. Se la forza di cadere altre mille volte, gliela darai. Se l'eterna giovinezza per studiare il mondo come il palmo della sua mano e vivere da Peter Pan è ancora una cosa difficile (impossibile, lo sa) da ottenere.
Non è che non vuole crescere, (in realtà non vuole) ma la sua vita le sta bene che vada lenta lenta, ma corre eccessivamente negli ultimi anni.

Martina che ascolta musica anche mentre dorme vuole sapere, da perfetta curiosona qual è, se è di tutti il non capirci una minchia a quest'età. Se i momenti di allegria bizzarra si alternano a finta tristezza e se il non capire che non si tratta di essere intristiti, ma di noia, sia una cosa da tutti.
Se la lotta con lo specchio sia una costante anche se vuole con tutta se stessa che l'apparenza non conti alcuna cosa.
Se il cercare i suoi idoli perché sennò non trova un motivo di sorridere, valga anche per altri.

Se sottolineare Sartre con la speranza che la nausea che la percuote ogni tanto sparisca, si dissolva, insomma, sia una cosa che funzionerà, un giorno.

Non ti chiede di darle alcuna chance, Martina, caro 2017, ti dice soltanto che è stanca di stare nell'ombra di una persona avvilita e che se le ricaverà da sola, le sue possibilità. Tu, solamente, accompagnala, perché nessun uomo è invincibile, quanto nessuno è perfetto.

Non si impegna neppure a domandarti un po' di perfezione, poiché essa risulta un limite che Martina, nella sua vita ancora breve, non desidera. Vuole accrescersi finché ne ha le energie, finché c'ha ancora dell'ossigeno nel suo organismo, cosicché non butti altro di se stessa ed ogni momento sia un granello per il castello sulla collina che diverrà la sua esistenza. 

Magari, se puoi, ti lancia l'ipotesi che magari le farai tornare a sé i suoi amati idoli, perché senza, ti assicuro, si sente devastata.

Ora, caro 2017, credo ci siamo detti tutto e per quanto riguarda te, 2016, sei stato un bel maleducato a fuggire via senza prendere parte ad uno dei miei tea ed aiutarmi a far un resoconto, ma ci piace anche così.

In questo modo, 2017, ho intenzione di iniziarti e perdonami se ho parlato di me in terza persona, ma pare che è più facile se non sembra che di te si stia parlando.

E ti prego, fammi più sicura, perché sono spoglia di ogni certezza e di ogni qualità positiva, per questo ti scrivo in prima persona. Fammi più consapevole che, qualche lato positivo, ce l'ho anche io.

Viviamoci per bene, senza doppi giochi e sudicerie. Siamo entrambi abbastanza maturi da starcene sotto braccio, caro mio.

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