Alone
"Ellie, so che hai problemi di memoria, sai chi sono?" Il mio istinto mi suggerisce di mentirgli, di non dirgli che il suo volto mi ricorda uno dei miei aggressori. "Credo tu sia il padre di mio figlio" affermo con voce incerta. "Nient'altro?" Il suo tono non è un'accusa, sembra solamente una constatazione. Resto per un po' in silenzio e durante questa pausa, un'idea monta nella testa. "Stiamo insieme?" Dalla sua risposta a questa domanda dipenderà lo sviluppo del mio piano. "Sì-sì, siamo tornati insieme da poco", bravo Allen, cadi nella mia trappola; anche se ancora non ricordo con esattezza ciò che è successo, prima o poi tutto mi sarà più chiaro e ti ripagherò con la tua stessa moneta perché se c'è una cosa di cui sono certa, è che hai fatto soffrire me e mio figlio, e non capiterà una seconda volta.
Per un paio di ore ho la possibilità di restare con la mia "famiglia", Allen mi tratta apprensivamente e assume le vesti di un maritino preoccupato. Mi da il voltastomaco, ma faccio di tutto per essere accomodante nei suoi confronti. "I medici ti hanno detto quando potrò uscire?" gli domando mentre, seduto accanto a me, mi massaggia in cerchi concentrici la schiena: il suo tocco mi fa venire i brividi e non certo di piacere. "Tra un paio di giorni se gli ultimi esami saranno stabili" annuisco. "A proposito di questo..." lo vedo titubante e poso una mano sulla sua per spronarlo a continuare. "...non siamo ancora tornati a vivere insieme, quindi mentre stai guarendo non dovresti restare sola..." Non so cosa rispondergli: nonostante io abbia in mente un piano, non posso gettarmi a capofitto nella tana del lupo. "Veramente starò da lei io per un po'" una voce di ragazza irrompe nella stanza in un turbinio di tacchi e capelli scuri, porta un abito rosso fiammante e nonostante il suo aspetto possa sembrare quello di un cucciolo indifeso, la grinta nei suoi occhi da a pensare il contrario. "Scusi signorina, lei chi sarebbe?" "Jennifer, una cara amica di Ellie, siamo già d'accordo così" le reggo il gioco anche se la sua figura non mi è propriamente chiara. Allen sembra confuso, così mi do da fare per rassicurarlo. "Ehi, puoi venire a trovarmi ogni volta che vuoi" gli sorrido e gli lascio un bacio sulla guancia. L'espressione della donna è stupita, anche se fa in fretta a nasconderlo. "Ehm...sono qui con delle persone che vorrebbero vedere Ellie prima che l'orario delle visite finisca." Convinco Allen a tornare a casa, il mal di testa sta tornando ed è faticoso fingere di pendere dalle sue labbra. A malincuore sono costretta a salutare anche il mio piccolo Alex, ma avviene un fatto curioso: mentre i due escono e lasciano entrare il mio non-fidanzato e un altro ragazzo, mio figlio si protende verso il primo: "Z-Zack..." lo sento mormorare mentre si allunga verso il ragazzo per poter essere preso in braccio da lui prima che Allen lo trascini sbrigativamente nel corridoio scatenando il suo pianto.
"So per certo di conoscervi e non so per quale motivo, ma di voi mi fido, ora potreste gentilmente dirmi chi siete?" Quello che ho compreso chiamarsi Zack, sembra scosso dalla scena di poco fa, così resta in disparte e non sono nemmeno sicura che abbia sentito la mia domanda, l'altro ragazzo invece sembra un poco imbarazzato e infine prende la parola Jennifer. "Io sono Jennifer, sono la segretaria della Evans Enterprises, l'azienda in cui lavori e di cui occhi di ghiaccio è a capo. Io e te siamo amiche anche se so che al momento non lo ricordi. Lui invece è..." "Gerald!" I tre mi guardano scioccati, dopodiché Jen e Zack scoppiano in una sonora risata. "Non ci posso credere, ti ricordi il mio imbarazzantissimo secondo nome?" Alzo le spalle sorridendo. "Matthew è il primo, giusto?" "Esatto!".
Parliamo del più e del meno, finché i loro volti non diventano cupi. Finalmente Zack prende la parola: "Ellie, i dottori ci hanno detto che la tua memoria va semplicemente stimolata e non dovremmo raccontarti troppo noi, però ci sono delle cose che secondo noi dovresti assolutamente sapere. Jennifer mi ha spiegato come ti sei comportata con Allen ed ecco...lui..." sembra in difficoltà e nessuno dei nostri amici sembra essere in grado di aiutarlo. "È pericoloso" finisco io per lui. Mi osservano per un po'. "Come lo sai?" "Non ricordo molto, ma so per certo che lui è uno dei miei aggressori, c'erano altre persone insieme a lui, ma non vi so ancora dire chi fossero" "Dobbiamo dirlo alla polizia!" Esclama Jennifer preoccupata. "No, non ancora. Prima mi dovete raccontare quello che stava succedendo anteriormente al mio rapimento." Il mio tono è categorico e non ammette repliche, così i tre si cimentano in un' assurda narrazione di ciò che abbiamo combinato negli ultimi tempi. Tralasciano i dettagli, ma più li ascolto, più la mia testa inizia farmi male e i ricordi esplodono davanti ai miei occhi come fuochi d'artificio.
"Resto dell'idea che sia venuto il momento di parlare con la polizia" afferma Jennifer sicura. "No, non è il momento. Anche se arrestassero Allen, ci sono altre persone pericolose in giro e lui è l'unico che può condurci da loro". "Quindi cosa pensi di fare?" Mi domanda Matt che si è fatto più vicino a Jen nel tentativo di tranquillizzarla. "Non ve lo posso dire". "Cosa?" Zack perde la calma e mi guarda con gli occhi che lanciano fiamme. "Dovete fidarvi di me". "Non se ne parla, l'ultima volta che hai fatto di testa tua guarda come è andata a finire!" E apre le braccia indicando la stanza in cui mi trovo. "Non farò nulla di pericoloso, ricomincerò a lavorare il prima possibile, così da passare più tempo in ufficio, ma dovrò avvicinarmi ad Allen se voglio le risposte che sto cercando." "Avvicinarti in che senso?" Matt pone la domanda al posto del suo amico, troppo furioso per poter dar voce ai suoi pensieri. "Mi ha detto che stiamo insieme". "Non è vero" afferma prontamente e rabbiosamente il mio capo, sembra...geloso? "Questo lo deciderò io" ribatto innervosendomi. "Okay, sai cosa ti dico? Io ho chiuso." "Come?" Sono colta alla sprovvista dall'affermazione di Zack. "Hai capito benissimo, mi sono stufato. Ho un'azienda a cui pensare che mi da già abbastanza preoccupazioni, è ora di eliminare dalle mie attenzioni le cose futili" mi sento come se mi avessero appena dato uno schiaffo, il colore deve essere completamente scomparso dal mio viso e l'aria sembra essere stata prosciugata dai miei polmoni. "Zack..." Matt tenta di farlo ragionare. "No, niente Zack. Vuole fare di testa sua? Benissimo. Non voglio più saperne nulla di questa storia e voi due-" indica i ragazzi con noi nella stanza. "Fareste meglio a darmi retta e lasciarla con i suoi piani suicida". Detto questo, se ne va sbattendo la porta.
Nessuno osa fiatare e io non ho la forza per farlo. Le sue parole mi hanno fatto arrabbiare, ma quando il mal di testa si accentua e non mi permette di restare arrabbiata a lungo, capisco che ha ragione. Ho messo tutti in pericolo per poi fare comunque di testa mia, li ho fatti preoccupare e ora voglio di nuovo rischiare. Non meritano questo dopo tutto quello che hanno fatto per me. "Ellie...lui è solamente arrabbiato, dagli tempo e vedrai che-" "No. Ha ragione, dovreste andare". Li guardo e sembrano feriti dalle mie parole, ma un barlume di comprensione si fa strada nei loro occhi. "Davvero, sono molto stanca" annuiscono e senza neanche salutarmi, escono.
È una notte agitata la mia, i pensieri non mi danno tregua, la preoccupazione grava su di me con la forza di un macigno e i sensi di colpa mi attanagliano lo stomaco. Mi sento sola, terribilmente, proprio come quando sono arrivata a New York: ricordo bene questa sensazione perché è così dolorosa da essere indimenticabile. Nonostante il mio animo sia determinato, mi manca qualcosa e so che troverò questo "qualcosa", solo quando tutta questa storia sarà giunta al capolinea.
Per la prima volta da tempo, piango. Calde lacrime salate solcano le mie gote e i singhiozzi scuotono il mio corpo. Ancora una volta dovrò contare solo ed esclusivamente su me stessa.
Negli ultimi due giorni passati in ospedale, solo Jennifer e Allen sono venuti a farmi visita, la prima portandomi i saluti di Matt e stando attenta a non nominare mai il capo. Nonostante il modo in cui l'ho trattata, verrà comunque a casa mia poiché non ha alcuna intenzione di lasciarmi sola in queste condizioni e devo ammettere che gliene sono grata. "Come sta Zack?" le chiedo coraggiosamente mentre siamo in macchina. "Sta...bene, credo. In realtà non lo si vede molto in giro, è preso con gli affari. Matt mi ha detto che sta stringendo nuovi accordi per una fusione o qualcosa del genere." "Capisco..." "Non credo volesse dire davvero quelle cose" afferma in tono pacato. "Secondo me sì invece." "Ellie..." "non sono arrabbiata con lui, sul serio. Lo ero all'inizio, ma ora non più. Lo capisco, me ne sono andata di punto in bianco e ho approfittato della sua generosità lasciandogli Alex, mentre io gli rubavo la macchina. Nonostante questo si è anche dato da fare per trovarmi...sono io quella dalla parte del torto". "Credo si sia sentito ferito" "lo credo anche io, prima o poi mi scuserò. Anzi, sarà la prima cosa che farò quando tornerò al lavoro". È una decisione che prendo adesso, senza averci troppo meditato, ma sono sicura che sia la cosa giusta da fare.
~ N/A ~
Buongiorno ragazze! Ecco il nuovo capitolo che speriamo vi piaccia, nonostante sia un po' di passaggio, fateci sapere cosa ne pensate ! Vi promettiamo che il prossimo sarà più appassionante💕baci.
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