Capitolo 6

Miriana non riusciva a credere a quello che era successo: lei, che con i ragazzi non era mai andata oltre i baci, aveva passato la notte a casa di un uomo molto più grande di lei, che per giunta era anche il suo insegnante.

Per tutto il giorno ripensò a quello che si erano detti e quando si mise a letto, non riuscì a prendere sonno.

In realtà era combattuta con se stessa: il senno le diceva che doveva uscire al più presto da quella situazione difficile finché fosse in tempo, mentre il suo cuore non ammetteva ragioni.

Si era persino lasciata sfuggire che anche lei non voleva rinunciare a lui, quando invece avrebbe dovuto allontanarlo.

Si addormentò che era quasi l'alba, così al mattino non sentì la sveglia.

Si destò di soprassalto alle 7:45 e imprecando in tutte le lingue, si vestì con le prime cose che trovò nell'armadio, afferrò lo zaino sperando di non aver dimenticato nulla e si precipitò per strada.

Arrivò a scuola che la campanella era già suonata.

Fuori al cancello non c'era più nessuno, ma per la fretta non si accorse nemmeno che anche Marco stava arrivando in quel momento dalla parte opposta.

Lui la chiamò e la raggiunse, ma lei senza neanche salutarlo gli disse che era in ritardo.

Lui ci rimase un po' male, ma la lasciò andare.

Dato che non aveva fatto colazione, durante la ricreazione Miriana andò al bar della scuola per prendersi un cappuccino sperando di non incontralo di nuovo, ma al contrario lo vide in fondo al corridoio che la fissava davanti a tutti, mentre parlava al cellulare.

Era circondata dalle sue compagne di classe ed era sicura che più di una lo guardasse di sottecchi.

C'era anche Luisa che si era piazzata davanti alla porta per mettersi in mostra e non faceva che aggiustarsi i capelli e sorridere, sperando che lui la stesse guardando.

Se solo avesse saputo, l'avrebbe odiata a morte.

Miriana decise di evitare Marco e tornò in classe.

L'ora di matematica quel giorno era l'ultima. Faticò parecchio per seguire la lezione questa volta. La mancanza di sonno e tutto il resto, le facevano perdere il filo in continuazione.

Quando suonò la campanella e tutti si alzarono per raggiungere l'uscita, rimise a posto le sue cose nello zaino con tutta la lentezza possibile.

Non poteva continuare a ignorarlo: doveva dirgli a ogni costo di dimenticare tutto, di far finta che tra loro non fosse successo nulla e di lasciarla in pace.

Quando finalmente tutti si furono allontanati, si avvicinò alla cattedra titubante.

Marco aveva già intuito dalla sua espressione che qualcosa la preoccupava.

Si era accorto dei suoi occhi gonfi come se non avesse dormito e che era stata distratta per tutta l'ora.

Aspettò che fosse lei a rompere il silenzio.

Lei però perse tutto il coraggio non appena lui la guardò negli occhi.

- Cosa ti succede Miriana? Cosa vorresti dirmi? – disse lui prendendo la parola per primo per spronarla.

Lei guardò la porta per accertarsi che non ci fosse nessuno, ma non trovava la forza di parlare.

Sarebbe stato sempre così, con la paura che qualcuno li vedesse? Che li scoprisse?

Non poteva farcela, non sarebbe riuscita a vivere con quell'ansia...

- Niente professore... Buona giornata!

Si voltò e si diresse verse l'uscita.

- Aspetta! – le disse lui e in un attimo le fu accanto.

Miriana si fermò, ma rimase con lo sguardo fisso verso il pavimento.

Lui allora le sollevò il mento con una mano e quasi a volerla confortare, le accarezzò una guancia.

- Cosa ti turba così? Hai cambiato idea?

Lei annuì e lo vide allontanarsi di un passo.

- Perché? – chiese lui con un tono duro.

- Come perché? – rispose lei tutto d'un fiato.

- Perché ho paura di metterti nei casini se scoprissero che stiamo insieme. Non me lo perdonerei mai...

Lui non se l'aspettava.

- Tu ti preoccupi per me? – le domandò sorpreso.

- Sono solo un supplente e mancano pochi mesi alla fine dell'anno scolastico – continuò per farle capire che stava esagerando.

- Non è comunque giusto. Io ci ho pensato molto e ho deciso di finire subito questa cosa.

- Questa cosa? Non sai nemmeno come definirla? – continuò lui sempre più contrariato.

- Perché tu sì? – lo provocò Miriana non credendo alla durezza delle sue stesse parole.

Marco non esitò un secondo a risponderle, certo come non mai di quello che provava: - Ti ho già detto che non riesco a starti lontano. Non mi era mai successo prima e così in fretta, ma mi sono innamorato di te... Non ci sono altri termini per definire quello che sento.

Le sue parole la sconvolsero: si era appena dichiarato lì in classe, con il pericolo che qualcuno potesse sentirlo e lui non se ne preoccupava minimamente.

Invece di esserne felice, lei si girò ancora una volta a guardare se fuori ci fosse qualcuno.

- È meglio che vada, si è fatto tardi – disse lasciandolo lì di sasso.

Marco rimase immobile per parecchi secondi cercando di riprendere il controllo: aveva appena detto ad alta voce di essersi innamorato... Non l'aveva mai fatto prima né provato qualcosa del genere per nessun'altra, ma era così...

Era certo che quei sentimenti forti che provava fossero qualcosa di profondo e non solo attrazione fisica.

Era successo anche a lui alla fine: era sempre stato razionale e poco emotivo, ma da quando nella sua vita era entrata Miriana, si sentiva diverso e questo lo destabilizzava un po'.

Dopo alcuni minuti, si diresse verso l'uscita e riflettendo su quello che lei gli aveva appena detto, si convinse che la cosa più logica da fare fosse davvero bloccare sul nascere la loro relazione.

Si stava comportando come un ragazzino, mentre tra i due, lei si era dimostrata la persona più matura e giudiziosa: si era perfino preoccupata per le conseguenze negative che potevano succedergli se lo avessero scoperto.

A lui in realtà importava poco: gli piaceva insegnare, ma non aveva l'autorevolezza e l'esperienza necessaria per coprire quel ruolo e il suo comportamento di quei giorni lo aveva dimostrato in pieno.

Alla fine, prese atto che lei non aveva tutti i torti nel ritenere sbagliato quello che stava nascendo tra loro: tra la ragione e il sentimento, purtroppo in questo caso, non poteva seguire il suo cuore.

Dopo essere uscito dalla scuola, si diresse verso la sua macchina, ma davanti alla fermata dell'autobus, si accorse che Miriana era seduta su una panchina con il volto tra le mani.

Dopo le sue ultime riflessioni, era giunto alla conclusione che l'avrebbe trattata solo come un'alunna, ma vedendola così, le si avvicinò.

Avrebbe voluto abbracciarla, ma alla fine si sedette accanto a lei a debita distanza.

- Miriana? – la chiamò.

Lei sollevò il viso di colpo non appena udì la sua voce: aveva gli occhi pieni di lacrime!

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