31.
Si dice che le promesse vanno sempre mantenute.
Io non sono capace di mantenere le promesse. Nessuno mi ha mai insegnato come fare, ho vissuto con persone che le hanno sempre infrante.
Non ti lascerò mai, promesso.
Io e tua madre non litigheremo più promesso.
Staremo insieme per sempre te lo prometto.
Sconfiggerò il cancro, te lo prometto.
Sono tutte bugie.
Le persone non credono davvero alle promesse quando le fanno, le fanno e basta.
In quel preciso momento sembra giusto così ma non lo è.
Non bisognerebbe mai fare una promessa, soprattutto se sai che non puoi mantenerla.
Le promesse infrante ti lasciano un vuoto dentro, come un buco nero che risucchia via tutta la parte bella, per lasciar posto al vuoto più totale.
E non avrei mai pensato che il vuoto potesse pesarmi così tanto.
Il funerale di Sam è stato orribile.
È stato tutto orribile.
Surreale.
Faceva così male.
Non potevo credere che fosse finito tutto così;
come se fosse stato vapore portato via dal vento.
Come colore lavato via dalla pioggia.
Come scritte a matita cancellate in fretta, quello che ne restava erano solo piccoli segni qua e là.
Segni destinati a scomparire dietro ad altre cicatrici.
Come poteva un cuore sopravvivere a tanto dolore tutto insieme? Volevo scomparire.
Vedevo July, Colin e ho cercato Sam vicino a loro ma non c'era; non c'erano più i suoi occhi e il suo sorriso a salvarmi dal baratro in cui stavo finendo.
Questa volta sarebbe stato lui il mio baratro e non la mia salvezza..
La bara bianca, i vestiti neri, gli elogi funebri. Che poi che cosa c'è da elogiare quando una persona muore? Non ne vedevo il senso.
Papà mi ha stretto la mano per tutta la funzione.
Mi sono scambiata qualche occhiata con Colin, avrei voluto andare li e abbracciarlo e dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma ne io e ne lui siamo riusciti a parlare.
Da una parte ero felice nel vederlo ma, allo stesso tempo era doloroso, forse troppo doloroso.
Era la mia scialuppa di salvataggio ma era anche l'iceberg che mi aveva fatto affondare.
Avevo come un nodo che intrappolava le parole, senza lasciarle uscire.
Arrivati a casa mi sono messa in camera mia, ho chiuso la porta a chiave e mi sono lasciata scivolare lungo la parete della porta.
Non sentivo più niente.
Solo dolore.
Dopo qualche ora ho lasciato entrare July che era ancora sconvolta, tremava e piangeva.
Me la sono stretta a me, sembrava ancora più piccola.
Non sapevamo che dire quindi non abbiamo parlato, che si può dire in questi casi? Che parole si possono usare? Io proprio non lo so. Preferisco restare zitta e parlare con i gesti.
Ci siamo addormentate così, lei che piangeva e io la consolavo.
Ma la verità era che anche io avevo bisogno di essere consolata non sono forte come credono tutti.
Sentivo che questa volta non ce l'avrei fatta. Non senza Sam..
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