Capitolo 1
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La mia mamma spesso mi raccontava la nascita dell'universo.
Prendeva gli acquerelli e cercava di spiegarmi come funzionasse il sistema solare, attraverso la sua arte, attraverso i colori.
Amava infinitamente la storia del mondo, delle stelle, sorrideva spesso al pensiero di come tutto fosse perfetto, calcolato. Dovesse necessariamente avere un inizio e una fine.
Tranne lo spazio, quello non finiva mai.
Con le matite aveva colorato la sua vita, disegnato la strada che doveva percorrere, quella che invece doveva imboccare con la conoscenza di mio papà e infine la mia.
Aveva colorato anche la mia vita.
Quello che lei creava con i colori, io amavo farlo con le melodie, con la musica. Aveva quantomeno passato il suo amore per l'arte a me, in una forma diversa certo, ma sempre arte era.
Le settimane d'estate erano completamente ritiri per creare, così diceva lei. Andavamo in giro per la Costa Azzurra insieme a papà, cercando paesaggi nuovi, che potessero ispirarci.
Papà amava l'arte della mamma, la sosteneva sempre, soprattutto quando i suoi quadri e le sue mostre riuscivano ad avere successo, la giusta visibilità.
Papà amava anche le macchine, infatti nei weekend spariva spesso con il suo amico Adam, andando in giro per le gare di suo figlio Lando e per godersi quelle della Formula 1. Il suo sport preferito.
Mamma amava me. Amava anche l'arte. Forse non abbastanza per restare qui per sempre a godersi la mia. In una vita completa passata a creare nella sua.
Mamma ebbe una brutta malattia. Stroncando la possibilità di osservare le mie creazioni future. Restarmi a fianco mentre scoprivo le mie abilità, come lei aveva imparato le sue.
Non avevo la conoscenza degli acquerelli come lei, non avevo la capacità di impugnare una matita e disegnare la mia strada. Tutto ciò che conoscevo non andava oltre la mia arte. Cantare. Creare musica.
La mia vita perdeva colore, forse aveva ricevuto tanta pioggia e le matite della mia mamma non avevano resistito al temporale, ancora fresche di disegno.
Quando inizi una cosa, devi avere la consapevolezza di riuscire a finirla, se no hai perso in partenza.
La mamma era convinta che bisognasse essere abbastanza maturi per comprendere le proprie scelte, anche quando non lo si era abbastanza.
Infatti la mattina del funerale, decisi di mettere l'abito con i fiorellini. Papà non era d'accordo, ma somigliava a un quadro della mamma e a lei piaceva così tanto, che non potevo non indossarlo.
Scesi le scale lentamente, la mamma diceva che: "Chi corre arriva solamente prima, ma si perde il paesaggio". E io non volevo perdermelo, volevo guardare tutti i dettagli.
Salii nella macchina nel posto dietro il sedile di papà, in quello davanti si metteva sempre mamma, non volevo darle fastidio se in qualche modo mi stava guardando. Arrivammo alla chiesa, dove tante persone in vestiti scuri e neri, aspettavano di poter entrare.
Alla mamma non sarebbero piaciuti.
Quando saltellai fuori, la mano grande di papà prese la mia, ci avvicinammo e la gente prese ad abbracciarmi senza che sapessi i loro nomi. Chiedendomi scusa, dicendomi che fossero tristi per me.
Alla mamma non sarebbero piaciuti.
Lo zio Adam si avvicinò con Cisca, la sua compagna, entrambi mi abbracciarono forte e iniziarono le chiacchiere silenziose con mio papà, che non capii.
Dietro di loro, apparve un bambino con la camicia bianca, sorrise, nei suoi capelli corti, avvicinandosi per abbracciarmi.
«Lanny.» Sorrisi, lasciando che mi prendesse per mano e andammo poi insieme verso la scalinata della chiesa.
«Cass, il vestito è quello che ti ha regalato la mia mamma?» Mostrò le sue fossette e ricordai il regalo dell'anno passato per il mio compleanno.
«Sì. Sembra il quadro che c'è in cameretta mia, vero?» Domandai e lo vidi spalancare gli occhi mentre si aggiustava i capelli pieni di gel. Dovevano dargli molto fastidio.
«Sì, quello di zia. Ti sta molto bene.» Mi fece una carezza sulla mano, senza mai cambiare espressione.
Alla mamma sarebbe piaciuto.
La cerimonia fu lunga, ingenuamente parlando non sapevo che cosa stesse succedendo di concreto.
La mamma non c'era più, se n'era andata, ma queste cose tristi non le avrebbe apprezzate.
Avrei voluto cambiare il suo disegno, avrei voluto imparare a usare le sue matite custodite con cura in soffitta. Così potevo disegnare un nuovo futuro, dove lei ci sarebbe stata.
Era rimasto tutto, anche se non c'era più niente.
Perché Lanny aveva riconosciuto il quadro della mamma, perciò sarebbe sempre stata qui con me. Nel quadro a casa, per le vie del Principato e nei giorni di creazione che avrei dovuto continuare senza di lei.
Tutto doveva necessariamente avere un inizio e una fine. Sarebbe stata fiera però se avessi fatto come lo spazio, continuato per sempre il suo amore nell'arte.
E non potevo perdere in partenza.
Andammo a casa insieme allo zio Adam e Lando, papà voleva che venissero da noi e non avevano obiettato.
Abitavano a qualche isolato da casa nostra.
«Andatevi a lavare le mani bambini!» Sentii urlare dal piano di sotto da papà.
«Hai sentito? Andiamo.» Mi avvicinai al moro che era rimasto seduto sul tappeto a giocare con le mie macchinine. Papà me ne aveva regalate un sacco.
«Lo sai che sono arrivato solo terzo nel campionato 2010?» Alzai lo sguardo a cercare i suoi occhi, che tristi si obbligavano a trattenere qualche lacrima.
«Ma meritavi di essere primo!» Lo abbracciai, «La mamma mi aveva detto che potevi arrivare primo...» Chiusi gli occhi e mi inginocchiai al suo fianco. Forse senza che lei disegnasse i nostri futuri non avevamo più niente.
Dovevamo iniziare a farlo per noi, per essere esattamente dove volevamo.
«Dammi il mignolo.» Dissi, allungando il mio palmo chiuso se non per quel dito. Lui fece lo stesso, permettendo alle nostre mani di unirsi.
«Facciamo una promessa alla mamma...» Iniziai e un sorrisetto mi fece capire che fosse d'accordo, «Da questo momento possiamo avere tutto quello che vogliamo, ma non dobbiamo perdere in partenza.» Annuii in modo frenetico e lui mi abbracciò per sigillare il patto.
«Non perdiamo in partenza perché lo vogliamo davvero.» Rimarcò quella frase che per anni Kate Picard, la famosa artista, aveva ripetuto a noi. Ogni volta che pareva avessimo una difficoltà.
«Cassandra! Lando!» Ci chiamarono ancora i nostri papà, perciò per mano, ci affrettammo a correre in bagno, lavare le mani e scendere dalle scale.
Forse non avevo idea che senza la mamma, l'amore di mio papà per Montecarlo sarebbe svanito. Forse credevo che anche senza di lei, tutto sarebbe rimasto lo stesso.
Forse un po' più sbiadito. Spento. Stinto.
Ma speravo di non dover lasciare tutto, di non dover correre via, senza neanche potermi godere il paesaggio. Perché con la mamma non saremmo scappati, forse avremmo camminato, ma la casa era solo una.
Alla mamma forse non sarebbe piaciuto...
La futura me però, non aveva idea di cosa la aspettasse.
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Non dimenticatevi di lasciare una stellina e farmi sapere cosa ne pensate💜
Benvenuti in questa nuova storia! É la prima volta che scrivo davvero su Lando Norris e spero di non deludere.
Come ho detto nelle altre mie storie, questa non farà parte della High Speed Series, che se non avete letto, vi aspetto di là 😂
È il primo capitolo, forse sembra un prologo, perché le cose andranno a spostarsi in un futuro tanto lontano, nei capitoli più avanti e nell'intera trama della storia.
Spero vi sia piaciuto, é una storia dove non ho capitoli pronti, ma sto comunque pubblicando il primo capitolo per vedere un po' come va e cosa fare.
Ho scritto questo capitolo di getto, non c'era una trama, non c'era una storia dietro, é tutto veduto da sé in un pomeriggio, quando mesi fa dovevo scrivere Smooth Operator 🥺
Perciò spero vi piaccia, ringrazio chi è qui dalle altre storie e vi voglio bene ❤️
Se avete qualche dubbio o qualche domanda, scrivetemi❤️Ho lasciato un box su Instagram per il capitolo, vi aspetto per parlarne insieme ✨ 👀
Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories
Twitter: maadmaaxie
Grazie per leggermi sempre❤️
A presto,
ire
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