Hello
|| Nota dell'autrice ||
Questa one-shot ha preso ispirazione dalla canzone 'Hello' di Lionel Richie.
E niente, se non capite il nesso tra le due cose meglio per voi.
Più o meno.
Buona lettura! ^-^
[...]
Eccolo lì.
Non ti serviva neanche guardare meglio.
Avresti riconosciuto quella zazzera bionda cenere ovunque.
Era Katsuki.
Gli sorridesti, osservando com'era diventato bello.
Non che prima non lo fosse stato, anzi.
Ogni giorno che passava lo diventava sempre di più.
Ricordavi il primo giorno di liceo come se fosse stato ieri.
Ed ora eri una grande eroina, riconosciuta e rispettata dappertutto.
Lo stesso aveva fatto il tuo amico, cioè, il tuo migliore amico.
Niente di più, niente di meno.
Certo, essere la pappa e ciccia del Pro Hero più popolare dopo Deku non era qualcosa di cui lamentarsi, ma da anni avevi sperato di poter essere qualcosa di più, arrendendoti presto all'idea che nulla sarebbe potuto sbocciare fra di voi.
Caspita, com'era cresciuto!
Per quanto tempo avevi sognato di esplorare ogni tratto del suo corpo?
Di assaporare le sue labbra?
Di svegliarti al suo fianco e di crogiolandoti tra le sue forti braccia mentre ti cingevano nell'abbraccio mattutino?
Ah, chissà quante...
Davvero troppe per tenerne il conto.
Bakugo Katsuki, quello che ora era un ventottenne e che ancora non era stato in una relazione amorosa.
Così vicino, eppure così irraggiungibile.
Spesso avevi pensato ad una sua possibile relazione con Eijiro, ma quel rosso dalla testa bacata aveva sempre e solo occhi per Mina.
Ma andiamo, Ground Zero, ce l'avrai un cuore sotto sotto... no?
I suoi capelli erano ora più corti, lasciandogli la nuca scoperta.
E, Dio, un sacco di volte avevi immaginato di lasciargli un rapido bacetto lì, sul suo collo perennemente scoperto.
Stupido, stupido Katsuki!
Come poteva essere così arguto e perspicace, se non riusciva a vedere i tuoi lampanti sentimenti per lui?!
Forse li avevi celati troppo alla vista...
Già...
E ora lo guardavi, mentre camminava verso di te, tutto messo in tiro.
Com'era carino, chissà dov'era stato... o forse doveva andare dopo averti salutata...
Si era persino pettinato i capelli!
Forse una festa di famiglia? Probabilmente Mitsuki lo aveva menato perché si facesse elegante.
Ridevi al solo pensiero quando ripensavi agli esilaranti litigi tra la madre ed il figlio.
Ma non aveva caldo, coperto così com'era?
Cioè, era pur sempre estate!
Fortuna che tu eri nel tuo bel vestitino azzurro, leggero e fresco...
Gli rivolgesti un sorriso quando si fermò davanti a te, anche se lui si limitò a fissarsi le scarpe.
Scarpe davvero molto belle, per la cronaca... chissà da dove le aveva prese... anche quelle dai suoi genitori?
Insomma, non si sarebbe mai messo delle scarpe così...
"Ciao [T/n]..." disse in un soffio, senza guardarti negli occhi.
"...ciao" ricambiasti, leggermente sorpresa.
Non ti chiamava quasi mai per nome, anche se eravate praticamente partner sul lavoro.
Non che ti chiamasse con il tuo nome da eroe, per carità! Per lui eri solo 'Deficiente', 'Stronza' o 'Tch'.
Quasi quasi andavi a ri-registrarti come 'Tch [T/c]'.
Poi notasti il mazzo di fiori che teneva in mano, nonostante fosse semi-nascosto dietro di lui.
"E quelli? Li vuoi dare a qualcuna? O qualcuno? Suuu, a me puoi dirlo, non ti prenderò mica in giro!" ridacchiasti, incrociando le dita dietro la schiena.
Lui non disse nulla, continuando a contemplare le mattonelle che ricoprivano il prato che si trovava sotto quel parchetto.
"Hey, non ignorarmi così! Se sei venuto a mostrarmi che tu stai bene in giacca e cravatta mentre io no puoi anche andartene!" sbuffasti, ricordando come agli eventi formali sembravi sempre una bambina incapace di camminare sui tacchi.
Ecco perché il tuo costume aveva delle scarpe normali.
Di nuovo, lui non disse nulla, spingendoti a sbirciare sotto la chioma bionda che gli mascherava il volto.
Ti chinasti di poco, osservando i tratti che delineavano un'espressione triste.
"Katsuki?" lo chiamasti confusa. "Che c'è, ti sei innamorato davvero e ti hanno friendzonato? Sempre che questa persona voglia avere qualcuno d'insopportabile come te..." ti lasciasti scappare.
Ancora.
Nessuna reazione furiosa da parte sua.
Nessun insulto.
Nessuna esplosione che minacciava di farti saltare la testa.
E di conseguenza nessun tuo "pffft- non hai le palle per farlo".
E nessun suo ringhio da cane con la rabbia.
Che gli era successo?
Iniziasti a pensare che qualcosa di grave gli fosse accaduto.
Diminuisti la distanza fra voi con un passo, alzando lentamente un braccio per schiaffeggiarlo e farlo rinvenire.
Ma la tua mano non ebbe il tempo di colpire il suo maledetto (da indicibile bellezza) viso che le sue labbra si separarono, smettendo di rimanere serrate.
"C'è qualcosa che volevo dirti. Qualcosa che tengo dentro di me da non so quanto tempo." disse, spegnendo il tuo desiderio di prenderlo a schiaffi per averti ignorato così a lungo.
Eri colpita.
Nella sua voce c'era qualcosa che non avevi mai sentito prima.
Rimorso.
Rimpianto.
Tristezza.
Tanta tristezza.
E tante altre cazzate da romanzo.
"Mmh, 'kay. Illuminami." schioccasti la lingua, incrociando le braccia al petto e mostrandogli un'espressione da 'sono tutta orecchi, anche se vorrei tanto dormire'.
Il ragazzo, cioè, l'uomo si prese un attimo per trovare il coraggio.
Buffo che fosse proprio lui ad essere incerto su cosa dire, essendo una persona che non si faceva mai troppi problemi a dire agli altri che erano dei coglioni quando, effettivamente, lo erano.
"Tu..." cominciò a dire, cercando le parole adatte.
Odiavi quel tipo di conversazioni.
Preferivi che le persone arrivassero dritte al punto con te.
Eri sempre stata una persona che si spazientiva in fretta, anche se in maniera più controllata rispetta all'amico che ti stava parlando ora.
Forse per lui avresti potuto fare un'eccezione.
"...sei davvero una bastarda."
Ah.
Come non detto.
"E sei così depresso perché pensavi che io non lo sapessi? Ma lo sai che questa è la trecentocinquesima volta che me lo dici, vero? E poi dicono che mi distraggo troppo!" rispondesti a tono, irritata da come aveva terminato la frase.
Era una presa di culo quella?!
E tu che ti eri preoccupata pure...
Indossasti un sorrisetto, fingendo che quello stesse a significare 'lo so, caro'.
Beh, non che fosse falso.
Spesso ti reputavi tu stessa così, ma quella volta... boh, speravi che ti dicesse qualcos'altro, anche se non sapevi bene cosa.
Quell'espressione affranta...
...era stata solo finzione?
L'ennesimo punzecchiamento?
No, c'era dell'altro.
"Sì, sei una fottutissima bastarda..."
Anche se l'inizio non ti rassicurava del contrario.
"Cazzo [T/n], dirtelo due volte neanche basta. Vaffanculo, e ora che cazzo dovrei fare?!" sbottò.
"Ma che cavolo dovrei saperne io?! Manco mi dici qual è il tuo fottutissimo problema!" replicasti, quasi in un borbottio.
"Ah, maledizione a chi ci ha messo a lavorare in città così distanti!" calciò la polvere con le scarpe, facendola volare sui tuoi piedi accidentalmente.
"HEY!" facesti contrariata, ma lui ti liquidò con il suo classico ed amato "tsk".
"Ma insomma! Quale dilemma t'affligge?! Stai già percorrendo la tua crisi di mezz'età?!" sdrammatizzasti, con tanto di dorso della mano sulla fronte in posa teatrale.
"Tu..." gli tremò la voce.
Non riuscisti a dire se per la rabbia o per altro. Forse per entrambe le cose. O tutte le cose che stava provando in quel momento.
Cosa stai provando?
"Merda, non riesco a credere che io stia per dire qualcosa di così patetico..." si spalmò una mano in faccia, come se l'azione potesse lavare via la frustrazione che impregnava il suo essere.
Sembrava quasi imbarazzato, e la cosa ti fece quasi intenerire.
Già, quasi.
Perché quello non era certo un tipo che faceva tenerezza.
Tutt'altro.
"...mi sei mancata moltissimo." disse infine.
In effetti, era da tanto che non vi vedevate.
Chissà quanto...
Forse quattro mesi?
Forse anche di più...
"Anche tu mi sei mancato..." sorridesti leggermente, anche se ancora un po' perplessa.
Sei venuto a dirmi solo questo, Katsuki?
"Però..." lui tornò ad osservarsi la punta delle scarpe. "...non è l'unica cosa che volevo dirti... c'è molto di più..."
Ed eccolo di nuovo.
Il lato impacciato di Katsuki.
Quello ti faceva sempre tenerezza.
Sembrava un bambino, e decisamente non ne era uno.
"Ci sono così tante cose che dovrei dirti che un giorno solo non mi basterebbe..." continuò, lasciandoti senza parole.
Quella non era una presa di culo.
Katsuki era serissimo.
Per un attimo i vostri occhi s'incontrarono, e in quel rapido e fugace attimo venisti rapita dal suo sguardo, così deciso e pieno d'emozioni.
Non lo avevi mai visto guardarti così.
Mai.
Il biondo spinse la lingua di lato, ripensando a qualcosa e ridendo tra sé e sé.
"Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?" chiese con un mezzo sorriso.
Oh, certo che me la ricordo. Un giorno così non si scorda così facilmente...
"Mi sei saltata addosso perché ti era scivolata dalle mani la colazione, e hai fatto di tutto per non farla cadere a terra..." ridacchiò lui, regalandoti una delle risate più belle che tu avessi mai udito.
No, sicuramente la più bella.
Chissà se glielo avresti mai detto...
"Quella brioche era deliziosa! E mica tanto economica! Aver preferito lei alla tua apparente calma mi è sembrato il minimo!" ribattesti con aria di una che sapeva tutto.
"Poi ci siamo insultati nei peggiori modi e siamo entrati in quella fottutissima scuola, mormorando imprecazioni e sedendoci vicini in classe..."
Non che sia cambiato chissà cosa. L'unica differenza è che ora non siamo più studenti, dato che continuiamo a urlarci contro come se fossero saluti.
"Se poi penso a tutte le cazzate che abbiamo fatto insieme... ricordi di quella volta che cucinammo insieme al dormitorio?" rise ancora.
"Ovviamente! Molti non si sentivano più la lingua per quanto tabasco ci avevamo messo!" ridesti pure tu.
Poi la sua risata si spense.
Poco a poco, ma comunque troppo presto.
Avresti voluto sentire quel suono a lungo, ancora per molto.
E invece lui si mise di nuovo quella faccia cupa, tentando di mascherare l'aura nera che gli aleggiava intorno con un sorriso nostalgico.
"Mi mancano molto quei momenti. Mi manca tutto di quello che facevamo insieme. Certo, tu non sei cambiata di una virgola. Sei sempre la stessa scema che ha bisogno di farsi spiegare quasi tutto, quella che m'assilla perché vuole che le presti i miei videogiochi, quella che si prende anche la mia parte di pranzo, quella che mi disegna merdate sulla faccia con la borsa dei trucchi mentre dormo... Cavolo, a volte mi chiedo che età mentale tu abbia..." ghignò, immaginando come ti saresti scaldata a quelle parole.
E infatti così facesti, già preparandoti a balzargli addosso come un wrestler messicano per atterrarlo.
Poi lui ricominciò a parlare, interrompendo nuovamente i tuoi istinti da lottatrice nata.
"E penso a quanto cazzo sarebbe stata noiosa e seccante la mia adolescenza se non ci fossi stata tu. Cioè, anche tu eri e rimani una rottura di palle, ma con te mi sono divertito molto più di quanto io non abbia fatto con nessun altro. Sei sempre stata la mia migliore amica, e so che è la prima volta che te lo dico ma, che ti piaccia o no, tu rimarrai tale. A volte mi chiedo perché tu sia rimasta al fianco di un deficiente come me, dopo tutte le cretinate che ho fatto..."
Ah boh, questo me lo chiedo sempre anch'io...
"...sarà perché, in fondo ma mica tanto, pure tu sei una deficiente..."
"cOME SCUSA?!" trillasti.
Aveva fatto un discorso così 'bellixximo e comovente', perché rovinarlo così?! Di nuovo poi!
"Sì, siamo due fottuti idioti, ma soprattutto io che ho avuto la brillante idea di tenermi tutto questo dentro." sorrise debolmente, come se divertito dalla realizzazione di essere sempre stato un deficiente.
Perché? Cosa... cosa ti sei tenuto dentro per tutto questo tempo?
"Già dalle prime parole che scambiammo avevo capito che tu eri diversa, anzi no, speciale." disse.
Sussultasti a quello 'speciale', che era uscito dalle sue labbra con una genuinità inspiegabile a parole.
"E poi, quando siamo diventati amici, ormai ci conoscevano come un duo inseparabile. Ricordo ancora che quando ci stuzzicavano, chiamandoci 'coppietta' o altre cazzate simili, io e te ci incazzavamo di brutto, minacciando di uccidere tutti quanti. Ed è abbastanza imbarazzante dover ammettere che ora, ma ormai già da un po', quei nomignoli non mi dispiacevano...
Con te potevo... potevo aprirmi, senza il timore di doverti allontanare per non essere ferito..." ammise.
Ti stupisti per come tutte quelle frasi sembravano sincere.
No, lo erano per davvero.
Ma in fondo, avevi sempre saputo che Katsuki aveva un lato che nascondeva alla gente, ma neanche ti eri accorta che a te lo aveva mostrato.
Brava [T/n], sei davvero una deficiente!
Se avesse potuto vederti avrebbe visto che stavi arrossendo, proprio come una ragazzina con la sua prima cotta.
Beh, forse era così.
Tu eri sempre una ragazzina dentro, quasi completamente estranea al mondo e sempre alle prese con la tua prima cotta.
E pensare che prima ridevi, pensando a come quel biondino non si fosse ancora impegnato in nessuna relazione.
Eh sì, davvero una ragazzina...
Comunque lui non lo aveva notato, deciso com'era a non guardarti negli occhi.
"Con gli anni, il tempo che passavo a perdermi nei tuoi occhi o che spendevo a farmi soggiogare dal tuo sorriso... cresceva costantemente, ed in maniera incontrollabile. All'inizio non sapevo di cosa si trattasse, o forse non volevo solo trovare una risposta, ma poi ti vedevo passare per i corridoi, camminando con quel tuo modo di fare sicuro di te. Poi ti fermavi davanti alla mia porta e mi regalavi un altro dei tuoi sorrisi, facendo irruzione nella mia stanza giusto per approfittarti dei grossi cuscini a puffo che tenevo. E allora iniziavo a preoccuparmi per quella strana sensazione che mi faceva mancare l'aria ai polmoni." continuò, posandosi una mano sul petto.
Forse lui voleva farti capire come il suo cuore batteva veloce, ma tu potevi dire di star per perdere più di un battito.
Cos'erano tutte quelle belle parole improvvise?!
Perché ti diceva questo?!
Così non ti rendeva andare avanti mica più facile!
Anzi, ti faceva anche più difficile lasciare tutto alle spalle!
Lui finalmente alzò il capo, mostrandoti il suo volto sofferente.
"Non sai quante volte ho baciato le tue labbra nei miei sogni, e probabilmente non lo saprai mai. Non sai quanto e per quanto ti ho desiderata, immaginando di poterti fare mia quando ogni mia fantasia rimaneva tale. Quante volte ho sognato di accarezzare ogni parte di te, quante volte ho sentito il mio cuore sul punto di scoppiare. Quante volte mi sono chiesto dove tu fossi e cosa tu stessi facendo, pensando a un qualcuno che fosse riuscito a portarti via per sempre. Quante volte mi sono interrogato, pensando a come conquistarti perché proprio non ne avevo idea. Quante volte ho spaccato tutto quando ho saputo cosa ti era successo, e quante altre volte la mia voce si è esaurita, lacerata dal dolore che provavo e che provo tutt'ora..." la sua voce s'incrinò.
Calde lacrime gli rigarono il volto, cadendo dal suo viso ben definito e cadendo a terra, bagnando le mattonelle.
E quelle poche gocce non furono le poche, perché subito dopo il cielo si riempì di nuvole grigie, come se stesse piangendo a sua volta.
"E solo ora, che ho finito il mio tempo con te, mi pento di averlo sprecato come ho fatto. Così tante cose che avrei voluto dirti... così poche che ho detto ora... proprio ora che sono tutte inutili... forse ho solo parlato al vuoto, e tu non sei nemmeno qui ad ascoltare tutte le cazzate da commedia romantica che sto dicendo..." singhiozzò lui, mentre la pioggia lo bagnava da capo a piedi.
"...volevo solo farti sapere che ti amo, e che l'ho sempre fatto." furono le ultime parole che lasciarono la sua bocca.
Per un attimo i vostri sguardi s'incrociarono, anche se lui non lo seppe mai.
Gli spiriti possono piangere?
Da quanto avevi appena scoperto, sì.
Maledisti il fatto che Katsuki non fosse un medium o qualunque altro tipo di psichico con la capacità di vedere e parlare con i fantasmi, perché volevi tanto dirgli quanto era un idiota.
Lui posò il piccolo mazzolino di crisantemi alla base della lapide, sulla quale c'era inciso il tuo nome.
Tutt'intorno c'erano diversi quadri con tue foto, fiori e tavole che riportavano messaggi come 'la eroina dal cuore più grande'.
Le candele erano state spente dalle gocce d'acqua che precipitavano, bagnando tutto il territorio del cimitero.
Katsuki non sembrava nemmeno preoccuparsi dell'acqua che gli inzuppava i capelli e i vestiti nuovi.
Si limitava a posare le dita sul volto di quell'ebete che eri, raffigurata sorridente in una delle tante immagini incorniciate.
Gli prendesti il viso tra le mani, nonostante lui non potesse avvertire il tuo tocco.
"Anch'io Katsuki. Ti amo anch'io." gli sussurrasti con voce spezzata, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
Il biondo sobbalzò di un poco, sentendo un quasi impercettibile calore sul proprio volto.
E allora ti vide, anche se si trattò della più breve frazione di secondo.
Eri tu, che gli sorridevi mentre agitavi leggermente la mano in segno di saluto.
"Ciao Katsuki." sorridesti dolcemente, non lasciandogli altro che un attimo di calore e altri mille di lacrime.
>EYCEE'S CORNER<
Ciauz! So che dovrei preoccuparmi delle altre storie, ma non ho avuto il lampo dell'ispirazione se non per questa one-shot very saddy.
Non so, ma quando ascolto 'Hello' di Lionel Richie mi metto letteralmente a piangere. E quando l'ho riascoltata dopo tanto tempo oggi stavo leggendo una Katsuki x Reader, quindi le cose si sono mescolate ed è nata questa perla (se si può definire tale, mai scritto qualcosa di così triste...)!
Comunque, ho appena notato che questa canzone ha la mia stessa età! Wow! Probabilmente non ne fregherà nulla a nessuno, ma io lo stesso wOW!
Quale canzone del vostro anno amate? Sono curiosa! owo
|| Cee ||
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