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«Rei? Abbiamo sentito un rumore, stai bene?»
Sentii la voce di Ania aldilà della porta, poggiai il viso tra le mani e feci un sospiro prima di risponderle.
«Si, mi è solo caduto il telefono»
Cercai di ricompormi, mi spostai davanti al lavandino guardandomi allo specchio.

Wow sembro proprio uno schifo.

Pensai osservando il mio riflesso, ci credo che Ania e Carlos fossero così preoccupati.
Mi sciacquai il viso con dell'acqua fresca, raccolsi il telefono dal pavimento e uscii dal bagno.
Ania e Carlos erano ancora lì fuori e mi fissarono.
«Oi stai bene?»
Camminai superando i due e mi diressi verso la mia camera.
«Si, come dicevo prima ho bisogno di dormire di più. Scusa Carlos credo che salterò la cena. Ci vediamo domani. Buona notte ragazzi»
Dissi loro prima di sparire nella mia stanza.
Sentii i due dire un Buona notte Rei e poi chiusi la porta alle mie spalle.

Camminai verso la scrivania e accesi una debole luce, cercai con la mano il joystick in carica per giocare, mi sorpresi di non trovarlo.
Giusto, l'ho dato a Carlos prima.
Ania e Carlos non mi permetterebbero mai di riprenderlo, sapendo che avrei passato la notte a giocare piuttosto che riposare, e poi avendo giocato tutto il pomeriggio ora sarà scarico, non durerebbe tutta la notte.
Sospirai lanciandomi sul letto, osservai il soffitto per un po'.
Tirai fuori il telefono dalla tasca e tornai ad osservare il contatto che avevo appena salvato.

Quel sorriso raggiante e i suoi capelli soffici e biondi, mi trascinarono indietro troppi ricordi. Qualcosa sembrava colpirmi lo stomaco, dilaniarmi da dentro.
Perché mi sento così?
Le miei emozioni sono così schizzate che non so nemmeno cosa sto provando.
Amico sconosciuto è così che l'ho memorizzato, e realizzando non c'è modo migliore per riassumere il nostro rapporto.
Eravamo amici da anni, ma ora non eravamo poco più che sconosciuti.
Eravamo entrambi andati avanti con la propria vita, trovato ognuno la propria quotidianità e allora perché doveva tornare ora?

Ania aveva il suo numero, e George quello di Ania.
Questo significa che possono scriversi in ogni momento, diventare amici, e ciò significa che sarei stato costretto, in un modo o nell'altro a vedere di nuovo George.
Io non lo voglio più vedere.
Dai guardatemi mi basta una sua foto per risentire tutti quei ricordi!
Come farei se Ania organizzasse un'uscita tutti insieme?
Io non sono più il bambino che lui conosceva, il dolce e solare piccolo me, ero molto simile ad Ania ora che ci penso.
Un controsenso guardandomi ora, Ania è come il sole io come la luna, nessuno scommetterebbe mai che io potevo essere come lei, ho passato anni a cercare di dimenticare quello che è successo quella sera.
George e i ricordi di quegli anni dovevano essere eliminati, non permetterò che le mie emozioni possano di nuovo farmi male.
Sento la testa pesante, piena di pensieri

Bloccai il telefono e lo lanciai via, probabilmente si sarà anche graffiato lo schermo con tutte queste cadute.
Sentii qualcuno bussare.
«Reuccio? Sei ancora sveglio?»
Era la voce di Carlos, alzai la testa in direzione della porta e sussurrai un Si. Carlos allora entrò aprendo delicatamente la porta
«Ti ho portato questo»
Posò una tazza fumante sul comodino accanto al letto
«Non è un mistero che tu sia pessimo a dormire, perciò ti ho portato questo. Abuela me lo preparava sempre da piccolo per farmi dormire»
Guardi la tazza
«Grazie» Gli dissi, lui sorrise
«Di nulla. Buona notte»

Carlos uscì chiudendo la porta, guardai il soffitto per qualche minuto per poi voltarmi verso il comodino e gattonando sul letto mi avvicinai alla tazza.
Era bollente e sapeva di caramello e lavanda, poggiai delicatamente le labbra sulla ceramica e la assaggiai.
Il gusto era veramente ottimo, decisi di spostarmi verso la finestra e sedendomi sul davanzale osservai il panorama bevendo la tisana preparata da Carlos.
Non mi accorsi nemmeno di essermi addormentato, devo ringraziare Abuela e la sua magica bevanda.

La mattina dopo mi svegliai rilassato e con Carlos e Ania andammo a lezione.
Le solite lezioni, soliti compagni, solite pause pranzo con Ania e Carlos.
Passarono qualche settimana, io grazie alle tisane di Carlos la sera riuscivo a dormire, tranne quando mi concedevo delle notti in bianco per giocare con i videogiochi, ma ero ancora turbato.
I miei sogni erano ancora preda dei miei ricordi.
Cercai di non pensare a George, o ai ricordi di Lukas.
Le cose sembravano tornare alla mia solita quotidianità, Ania per fortuna non organizzò nessun incontro con George.

Passammo le giornate tra lezioni, pomeriggi in casa a studiare o divertirci con serate cinema, videogiochi e qualche volta mi trascinavano in giro per la città in bar e pub.
Per fortuna in nessuno di quei pub incontrai la band di George, meno lo vedevo più riuscivo a tenere a bada le mie emozioni.
Ormai le lezioni erano iniziate da qualche settimana dopo la pausa estiva, e stava iniziando ottobre, questo significava due cose.
I professori a breve inizieranno ad assegnare dei progetti da consegnagli entro le prime settimane di dicembre.
E seconda cosa a breve ci sarebbe stato il festival d'autunno.
Un grande e chiassoso festival organizzato nel cortile dell'università al quale partecipavano tutti i dipartimenti dell'accademia, come il dipartimento di teatro o quello musicale.
Veniva allestito qualche spettacolo teatrale, mostre artistiche di pitture e sculture, concerti.

Tutto sommato era un festival molto divertente, come studente potevi scegliere se partecipare come “artista” o semplicemente parteciparvi come “ospite”, l'evento era anche aperto al pubblico e in alcune occasioni aveva funzione anche di openday per l'accademia, con alcuni professori pronti a fornire informazioni sui vari dipartimenti e sulle lezioni a chiunque fosse interessato.
Ania ovviamente amava il festival, noi eravamo soliti andare lì e semplicemente goderci il momento, la musica l'atmosfera e il cibo.
«A voi cosa hanno assegnato?»
Chiese Ania.
Eravamo seduti in mensa cercando di sfruttare al meglio quella breve pausa pranzo.
Ci eravamo appena incontrati dopo uno dei pochi corsi diversi che avevamo noi tre.
Stavamo parlando dei progetti che di lì a breve i professori ci avevano o ci stavano per assegnare.
«Il professore non ha ancora parlato di nulla di definitivo ma probabilmente dovremmo realizzare qualcosa in stile neoclassico. Io adoro quello stile, ma da realizzare anche no»
Parlò Carlos, che seguiva il corso di scultura, io seguivo quello di pittura, mentre Ania quello di scenografia, data la sua passione nello scrivere. Ania guardò me.
«Io ho già che idea realizzare. La professoressa ha chiesto un dipinto il cui soggetto è qualcosa a noi significativa, lo stile e l'interpretazione è libera. Devo solo trovare come realizzare i videogiochi»
Dissi, Carlos mi guardò ridendo
«Rei! Non puoi portare i videogiochi! Dai»
Ania disse ironica, io alzai le spalle
«Vedremo, se trovo un altro soggetto, forse..»
Ania si portò una mano sulla fronte.
«Ania tu hai già un progetto?» Chiese Carlos
«Si, anche se sarà un lavoro di gruppo sta'volta. Dovremmo scrivere un intera sceneggiatura e dopo le metteremo ai voti, il gruppo vincente sarà la sceneggiatura per uno spettacolo»
«Wow! Ma è fantastico, sicuramente vedremo la tua sceneggiatura allo spettacolo di primavera, ne sono certo. Sei fantastica»
Io anuii d'accordo con Carlos, Ania arrossi.
«Non dite così! Non sono un granché ci sono anche altri ragazzi molto più bravi. Ma ora concentriamoci su cose più emozionanti. Il festival d'autunno è questo weekend! Rei per la tua gioia, ho sentito che quest'anno uno dei tre spettacoli è horror»
A quella notizia mi emozionionai.
«Vedremo quanto sarà horror. Non vedo l'ora di scoprirlo» Risposi.
Continuammo a parlare e finita la pausa pranzo ci dirigemmo insieme alla prossima lezione.

Il weekend era arrivato in un lampo. Io mi sentii molto meglio, ero tornato a essere me.
Io e Carlos ci troviamo nel cortile centrale interno dell'Academia, dove prendeva luogo la parte più festosa del festival.
Era stato allestito un palchetto dove si esibivano alcuni studenti con musica pop, rock e c'era anche un Dj alla console.

Intorno alle aiuole e sui tavoli tutto era decorato con festoni e vari stand occupavano il lato nord del cortile.
C'erano stand di zucchero filato e caramelle posizionati all'inizio, quello dei panini, fast food e altri più culinari erano posizionati vicino ai tavoli esterni, dove l'estate molti studenti si fermavano a studiare.
Dall'ingresso del lato est si accedeva all'auditorium per sentire gli studenti di musica classica, e dallo stesso ingresso si poteva raggiungere la galleria d'arte allestita per il festival.
Ci faremo un salto più tardi, ero curioso di vedere quali opere degli studenti la commissione aveva scelto quest'anno.

L'anno scorso sia io che Carlos venimmo scelti per mostrare un dipinto o una scultura, ma quest'anno abbiamo deciso di prendercela con più calma e relax e di goderci il festival come ospiti.
Ero curioso anche di vedere lo spettacolo che aveva annunciato Ania.
Io e Carlos la stavamo aspettando.

Eravamo qui tutti e tre già da un po' e avevamo già mangiato, ma Ania all'improvviso ci lasciò dicendo un “torno subito vediamoci davanti all'ingresso sud ” perciò io e Carlos attendevamo qui.
Carlos irrequieto batteva ritmicamente il piede, non è mai stato bravo ad attendere, io stavo per domandarmi dove fosse finita e chiamarla afferrando il mio telefono ed ecco che sentiamo la sua voce alle nostre spalle.
«Hey ragazzi eccoci»
Ci girammo e con sorpresa scoprimmo che non era da sola.

Sbiancai peggio di aver visto un fantasma.
Il telefono mi cadde dalle mani
«Oi amico attento!»
Disse Carlos cercando invano di prenderlo al volo.
«Se continui così il tuo telefono avrà vita breve!»
Continuò scarcastico abbassandosi per recuperare il cellulare da terra e me lo porse.

Io continuai a fissare Ania e George che si facevano sempre più vicini.
«Scusate se ci ho messo tanto, è stato un po' difficile fargli capire dove trovarci, sono dovuta andarlo a prenderlo sotto casa» Ania continuò.
George sorrise poi parlò.
«Scusate se vi ho fatto attendere ma avevo un impegno con la band e poi, beh mi sono perso»
Carlos gli sorrise, era entusiasta di vederlo. Certo conoscendoli tutti e tre è ovvio che si trovano in sintonia tra di loro.
«Tranquillo amigo, dopotutto il festival non è neanche a metà.»
Carlos poi si voltò verso di me agitando la mano con ancora i mio telefono, invitandomi a prendelo.
«Oi Rei, il telefono!?»
Lo ignorai, ero concentrato a tenere lo sguardo fisso su Ania, cercando di ignorare il ragazzo biondo al suo fianco.
Chiedendomi solo
Perché?

Il destino deve essere crudele, credevo che ormai George mi fosse indifferente ma appena l'ho visto ho capito che non l'avevo superato.
Quel ragazzo mi provò di nuovo un tumulto di emozioni.
Positive? Negative? Non lo so.
«Oi stai bene?»
Carlos mi domandò. Sentii gli occhi lucidi.
«Si,si. Vado un attimo in bagno» Sussurrai e dopo mi allontani a passo veloce.
Sentii i miei amici dirmi qualcosa, ma poi sentii George dire un “meglio che qualcuno lo segua non sembrava molto convinto” 
Li sentii parlare tra di loro ma io li ignorai e continuai a camminare lontano dal cortile, entrando in uno degli edifici diretto verso il bagno.

Mi accorsi dopo che chi mi aveva seguito fu, rullo di tamburi...George! Per la gioia di tutti.
«Rei!» Urlò, continuai a camminare dritto «Hey Rei aspetta» Mi fermò afferrandomi per un braccio.
«Che vuoi da me? Perché sei qui, di nuovo?»
Restammo fermi in uno dei corridoi, lontano dal festival, c'eravamo solo noi due, lui imbarazzato fissava il pavimento e lasciò la presa sul mio braccio.
«È stata Ania ad invitarmi, ha il mio numero da quando ci siamo incontrati la prima volta al pub. Pensava visto che ci sono anche gli studenti della sezione musicale che poteva interessarmi e soprattutto perché credeva ti facesse piacere, le ho detto che era una cattiva idea ma ha insistito, tanto»
Mi disse. Già tipico di Ania.
«Beh ora puoi anche andartene, perché sei tornato all'improvviso dopo tutti questi anni?! Vattene e così possiamo tornare a vivere ognuno la vita propria ignorando l'esistenza dell'altro»
Dissi cacciando indietro le lacrime.

«Non credi sia il destino che ci ha fatto rincontrare? Per essere ancora amici come anni fa?»
Mi domandò cercando di avvicinarsi per confortarmi, aveva visto che stavo faticando a trattenere le lacrime, lui era sempre stato bravo a leggermi come un libro aperto, ma io feci un passo indietro.
«No, non credo nel destino. E io non sono più il bambino di un tempo. Dovresti saperlo, è una delle poche cose che ti raccontai quando ci incontrammo l'ultima volta, anni fa. Ora lasciami solo»

George mi fissò negli occhi, i suoi bei occhi blu mare, sentii una scossa elettrica propagarsi dentro di me provocata dal suo sguardo
«Perché mi odi?»
Chiese con una voce rotta, lasciandomi sbigottito per un attimo, sembrava ferito.
Feci un respiro prima di rispondergli. Parlai con calma, come mio solito fare.

«Perchè tutto di te me mi ricorda il passato. Mi ricorda di Lukas, di quel bambino solare ingenuo che si fidava di tutti! E»

Mi interruppe parlando poco più forte di me. «Ed è un male?»
Ora fui io a guardalo dritto negli occhi con uno sguardo severo.
«Si. Lo sapressi se quel giorno non mi avessi lasciato solo, e ora che ti sto chiedendo di farlo non lo fai. Sei un controsenso, non capisco veramente cosa vuoi»
George sembrò sul punto di piangere.
«Io rivoglio solo te, rivoglio il mio migliore amico»
Disse in un sussurro, ed eccole lì le lacrime inziarono a scendere dal suo viso.
«Il tuo amico è morto» Abbassai lo sguardo per impedire alle lacrime di scendere anche dal mio viso «Come Lukas» Aggiunsi in un sussurro.

A quella affermazione George scattò
«No non lo è. So che è ancora la dentro»
Con una mano mi afferrò un polso e accorciò la, già breve, distanza tra noi e in un secondo mi destabilizzò come se mi avesse tolto la terra da sotto i piedi.
Portò l'altra mano sulla mia guancia e improvviso come un fulmine mi baciò.

Sgranai gli occhi, dopo un secondo come se avesse preso la scossa, George si staccò, lo fissai sconvolto, cazzo sibilò piano, poi mi guardò
«Oddio scusami. Rei. Scusami sono un cretino, non dovevo farlo. Non so nemmeno io perché l'ho fatto. Rei?»
Esclamò sconvolto.
Restai a fissarlo ancora con gli occhi sgranati
«Lasciami in pace. Cazzo»
Dissi e poi corsi via, lungo i corridoi.
«Rei! Cazzo aspetta»
Provò a raggiungermi ma io ero più avanti e avvantaggiato dal conoscere bene quei corridoi e lui aveva perso del tempo cercando di sbloccare il telefono e chiamare qualcuno. Probabilmente Ania. Così riuscii a seminarlo.
Non ci posso credere dopo tutti questi anni ci ritroviamo di nuovo punto e a capo.




~NA~
Ecco un nuovo capitolo, fatemi sapere se vi sta piacendo lasciando una stellina o un commento, il prossimo capitolo sarà un po' carico di cose, spero vi piaccia.
~Leo.

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