34. Epilogo?

Nei giorni a seguire le cose ripresero il loro normale corso. Ripresi a frequentare le lezioni all'accademia con i miei amici, Ania, Carlos e George, riprendemmo le pause pranzo insieme alla mensa, le pause studio in cortile, e provai la nuova sala ricreativa. Tutto era tornato come sempre tranne che avevamo un nuovo coinquilino!
Ania propose a George di trasferirsi da noi, visto che anche lui ora veniva alla nostra accademia la nostra casa era giusto a cinque minuti e avevamo sempre pensato che quella casa era troppo spaziosa per tre, e visto anche che ora uscivamo insieme poteva dormire da me.
Ebbi il tempo per finire il dipinto per il progetto autunnale, presi il massimo dei voti, l'insegnante rimase così colpita che decise di appenderlo alla mostra nel padiglione dell'accademia. Ania consegnò il suo progetto e la sua scenografia vinse ai voti e quindi vedremo la sua opera alla festa di primavera, Carlos non vedeva l'ora. 
La mamma di George ci tenne a organizzare qualche pranzo nelle domeniche invitando me principalmente e poi suo figlio. Ad uno di questi pranzi rivelammo che io e George ci eravamo messi insieme, entrambi i suoi genitori erano felici anche se non sembravano particolarmente sorpresi.
«Io lo sapevo già alle medie! Vedevo come vi guardavate» Disse sua madre.
«Amelie come lo sapevi già? E non me l'hai detto?» Replicò suo padre apparentemente offeso di essere rimasto escluso. La conversazione si trasformò in un divertente botta e risposta tra marito e moglie con me e George che spostavano lo sguardo da un lato all'altro del tavolo come spettatori di una partita di tennis.
«Certo che lo sapevo! Sono la mamma! George mi rivelò che gli piaceva un suo amichetto, era chiaro che si riferiva al nostro Rei, ma ho sempre temuto fosse una cotta unilaterale»
«Potevi dirmelo! Ad ogni modo anche io lo sapevo, in campeggio gli raccontai la storia del sole e della luna apposta!»
«Si ma solo dopo che io ti avevo fatto notare che assomigliano al sole e alla luna!»
Avrebbero continuato a dibattere come due bambini ancora per ore se George non li avesse fermati. «Okay io e Lukas portiamo Nerone a fare una passeggiata» Disse trovando la scusa per uscire.

Quella sera a casa poi mi chiamò mio padre. «Hey figliolo tutto bene?» Presi il telefono.
«Si papà, tranquillo» Risposi camminando per la cucina. «Oh okay. Tutto bene con George?» Mi chiese, aggrottai un sopracciglio. «Si perché non dovrebbe andare bene?» Gli chiesi dubbioso. «Nulla, solo così. Tua ma-...dicevo sono felice che tu e lui avete fatto pace. Sappi che per qualsiasi cosa io e tua madre vogliamo solo che tu stia bene e che sia felice»
Guardai dubbioso verso George che stava sul divano con Ania e Carlos e guardavano un episodio di una serie in TV. «Papà? Sei pessimo a tenere i segreti, ho capito il vostro giochetto tra mamma e zia Amelie. E per la cronaca ti avrei chiamato in questi giorni per dirtelo che George è il mio ragazzo. Salutami mamma, tanto so che l'avresti richiamata dopo aver parlato con me» Una volta conclusa la chiamata raggiunsi gli altri sul divano.
Mi girai a guardare George. «Sai credo che avevamo ragione, tua madre fa da spia russa a mia madre, probabilmente lo fa da anni»

Arrivò capodanno e dopo anni lo passai di nuovo con George e mi sembrò di essere tornato bambino, lo festeggiammo noi quattro a casa per poi ammirare i fuochi d'artificio dal balcone «Iniziamo questo nuovo anno insieme» Sussurrai a George mentre abbracciati li guardavamo.
Successivamente il nuovo anno passò alla grande, festeggiammo sulla neve il compleanno di George a febbraio, quello di Carlos a giugno. Tutto andava alla grande. Poi arrivò la festa di primavera, altro evento organizzato dall'accademia.
Io e Carlos eravamo dietro le quinte del teatro in compagnia dei ragazzi del corso di teatro che si preparavano per recitare nell'opera scritta da Ania e il suo gruppo, mentre George stava aiutando Ania a sistemare alcuni attrezzi di scena.
«Tu quindi esci con una delle sceneggiatrici, la ragazza giapponese? L'ho vista ed è davvero carina, sai cosa intendo...Cavolo vorrei uscirci io!» Sentiamo dire poco lontano da noi da uno dei ragazzi all'altro. Ci voltiamo a guardarli.
«No non ancora, e non parlare di Ania così, lei è mia. Spero solo che dopo stasera, sai un drink per festeggiare e poi chissà magari succederà qualcosa di interessante» Replica l'altro, che riconosciamo come l'idiota per cui Ania ha una specie di cotta. Sentendolo parlare così sia io che Carlos ci avviciniamo arrabbiati.
«Hey tu che cazzo hai detto!» Gli urlo contro. Carlos incazzato lo prende per il colletto. «Senti idiota del corso di teatro!»
«Mi chiamo Matt» Lo interruppe.
«Senti Matt idiota del corso di teatro, se pensi anche solo minimamente a sfiorare Ania in quel modo te lo taglio. Ci siamo capiti?!» Riprende Carlos furioso.
«Haha e tu chi saresti? Il suo ragazzo? Da quello che mi risulta lei non ne ha uno!» Replica Matt.
«Sono quello che la porterà all'altare un giorno e sono il tuo peggior incubo se osi solo pensare di farla soffrire. So come hai spezzato il cuore alla tua ex, non dirò nulla a Ania perché per ora a lei piaci, ma se non tieni le mani a posto..» Carlos viene interrotto ancora da Matt.
«Mi farai del male? Tu con quel bel faccino? Anche io ti conosco Carlos Tomás, sei troppo una brava persona per fare male ad una mosca» Dice con un tono da sbruffone sorridendogli.
Carlos gli sorride a sua volta. «Oh no io non parlavo di me, ma del mio amico» si volta verso di me «dí "ciao" amico»
Guardai furioso Matt «Ciao» gli dissi guardandolo dritto negli occhi, e lui mi guardò leggermente spaventato.
«Sai di recente si sente meglio, e ho scoperto che è davvero bravo nel tiro al bersaglio. Quindi fin quando Ania avrà qualcosa per te, ti conviene tenere l'uccello nei pantaloni.» Conclude Carlos facendo un occhiolino ad Matt.
«Carlos, Rei? Dove siete finiti?» Sentiamo Ania chiamarci sulla soglia della porta, Carlos guarda un' ultima volta Matt, che stava ancora guardando me spaventato, e raggiungendomi camminiamo verso Ania e George per andare nella platea a vedere lo spettacolo di Ania.
«Stai bene? Sembra tu voglia uccidere qualcuno?!» Mi sussurra George mentre si appoggia a me con un braccio, gli faccio un cenno con la testa indietro verso gli altri ragazzi. «Solo quell'idiota del corso di teatro. Quando Carlos si deciderà a dichiararsi ad Ania non sarà mai troppo tardi. Io e te sappiamo che quei due provano entrambi qualcosa per l'altro. Onestamente perché perdere tutto questo tempo, ti piace? E allora diglielo!» Replico, per poi ottenere uno sguardo storto da George. «Tu non parlare proprio! Mister ho fatto aspettare otto anni, se non di più, per fidanzarsi con me. E poi ho letto la sceneggiatura e dopo lo spettacolo c'è un momento che Carlos può sfruttare per dirglielo, spero solo lo colga» concluse George mentre prendiamo posto tra le prime file.

Passai poi l'inizio dell'estate in Messico dall' Abuela con Ania e Carlos, partimmo quasi subito dopo gli esami di fine semestre, il 10 luglio, così avremmo potuto festeggiare insieme a tutta la famiglia di Carlos il mio compleanno.
«È un peccato che George non sia potuto venire» Disse Ania mangiando un muffin che Carlos aveva appena preparato.
È la sera del 11 luglio e come passavamo ogni sera lì io Ania e Carlos stavamo seduti nel giardino sotto un vecchio olmo su delle comode sdraio. «Si ha detto che un professore ha rimandato un esame importante e quindi potrà raggiungerci solo la settimana prossima» Risposi bevendo il mio frullato.
«¡Què pena! Si perderà la grande festa di domani, 21 anni non si compiono tutti gli anni!» Disse Carlos.
«Se per questo nessun anno si compie più di un volta» Replicò un' Ania sarcastica.
«¡Vale! Ma non essere così puntigliosa anche se ora resterai l'unica ventenne tra noi quattro» La prese in giro Carlos.
«Solo fino a settembre!» Rispose. Carlos si alzò andando da lei e le scombinò i capelli accarezzandoli energicamente. «Aww la nostra piccola Ania» Disse, Ania gli tirò un leggero pugno sulla spalla. «Guarda che il tuo compleanno è stato solo il mese scorso!»
Esclamò, poi sul suo telefono arrivò un messaggio, lo prese e si alzò dalla sdraio. «Bene ragazzi io allora vi lascio alle vostre cose visto che siete “bambini grandi”, ci vediamo domani. Notte Rei. Notte Carlos»
Salutammo Ania dandole la buona notte e poi si allontanò tornando dentro. Io e Carlos restammo a parlare ancora per un po' fino a quando non sentimmo un urlo. «¡Carlos! Ven y ayuda a tu pobre madre a limpiar el desastre que dejaste atrás. ¡Y recuerda cerrar con llave el cobertizo del abuelo!» Sentiamo urlare da dentro la casa.
Era la madre di Carlos, gli aveva detto di andare ad aiutarla a sistemare la cucina e di chiudere il capanno del nonno. «Bien bien. Estaré ahí» Le risponde Carlos. «Credo che ti convenga correre» Gli dico, notando anche il tono di urgenza con cui ha parlato sua madre. Carlos si gira «Già, ho lasciato un po' di pasticci di là in cucina. Ah Rei potresti farmi un favore? Dovrei chiudere il capanno degli attrezzi di abuelo, potresti andare tu? Io devo scappare in cucina prima che mia madre decida di trasformare me in un capanno» Mi domanda. «Si certo non preoccuparti» Gli rispondo.
«Gracias. Sei magnifico! Il capanno è quello subito dopo quei pini lì e le chiavi sono li vicino, una volta chiuso a chiave puoi lasciarle in cucina o le dai a me. Oh e stai attento, è piuttosto buio» Mi disse indicando una serie di alberi a qualche metro da noi per poi correre dritto in casa.
Mi alzai e camminai verso il boschetto illuminando i miei passi con la torcia del telefono. Lungo la strada potevo osservare tante piccole lucciole sul prato sembrava  che scintillasse. Raggiunsi il capanno e mi apprestai a chiuderlo, il silenzio era così surreale da metter quasi inquietudine, fortuna che il capanno aveva una piccola lanterna che illuminava, anche se di poco, lo spazio qui intorno.
Calma Rei abbiamo visto tanti film horror, non c'è nulla di cui spaventarsi.
Nel silenzio il rumore della chiave che girava nella serratura era assordante, scandendo un rumoroso *donk* ad ogni giro completo. Al terzo giro sentii il rumore di un ramoscello che viene spezzato, mi congelai sul posto.
È solo la mia immaginazione.
Sarà un qualche animale tra gli alberi, di sicuro non è un pazzo armato di motosega e voglia omicida. Cercai di ignorare quel rumore ma quando ne sentii altri, simili a ramoscelli che vengono calpestati mi girai, non vidi nulla, i rumori erano cessati.
Visto solo la mia immaginazione.
Mi rilassai ma proprio in quel momento una voce mi parla da dietro. «Hai ancora paura del buio?» Mi voltai di scatto trovandomi di fronte lui. «Cazzo mi hai fatto venire un infarto!» Esclamai, poi poggiai la fronte sulla spalla di George che era comparso a caso qui, nel cuore della notte aggirandosi come un killer nel boschetto dietro casa. Ripresi fiato e sentii che il cuore era tornato a battere regolarmente, George mi abbracciò con un braccio accarezzandomi delicatamente la schiena.
«Scusa non volevo terrorizzarti, volevo farti gli auguri per il tuo compleanno» Mi sussurrò.
«La prossima volta non camminare al buio così e poi esistono i telefoni, inventati apposta per parlare con chi è lontano» Risposi sarcastico, poi alzai la testa e lo guardai negli occhi. «Aspetta, tu che ci fai qui? Domani devi fare quell'esame rimandato dal professore!» Esclamai.
Lui sorrise. «Non potevo perdermi il tuo compleanno e poi...» Lo interruppi spingendolo leggermente indietro. «Non puoi saltare un esame per il mio compleanno! Ora chiami il professore e gli chiedi se puoi rifare l'esame il giorno dopo! Su muoviti!» Dissi leggermente arrabbiato, anche se sento un leggero calore nel cuore e devo ammettere che mi fa piacere che sia qui. George sospirò stufo e alzò gli occhi al cielo. «La smetti di urlare! Non c'è nessun professore Lukas!» Esclamò, mi bloccai confuso. «In che... Cos...?» Lui sorrise di nuovo. «Non c'è mai stato nessun professore che ha spostato l'esame, era tutto una scusa. Non potevo partire con te Ania e Carlos perché stavo aspettando una cosa. Il “professore” in questione è un artigiano, ha avuto un piccolo contrattempo perciò la cosa che avevo ordinato non era pronta prima del giorno della partenza e ho dovuto aspettare il giorno dopo» Mi spiegò.
Sospirai. «Potevi anche dirmelo al posto di questo teatrino, comunque che cos'è questa cosa di così tanto importante per aver organizzato tutto questo?» Gli domandai. Lui mi prese per mano e sorridendomi iniziò a camminare fino a qualche metro dal capanno. «La tua sorpresa di compleanno» Disse una volta arrivati davanti ad una coperta stesa a terra tipo picnic, con dei cuscini e intorno piccole lucine led ad illuminano quanto basta. Rimasi senza fiato.
«Ti stavo aspettando, poi ho visto la luce del tuo telefono e ti sono venuto incontro» Lo guardai confuso. «Come hai fatto a sapere che ero al capanno?...Aspetta non dirmelo, Ania e Carlos!?» George sorrise imbarazzato «Si, hanno dato una mano e abbiamo organizzato tutto. Appena arrivato ho scritto un messaggio ad Ania che mi ha aiutato a preparare qui»
«Quindi immagino che anche la sceneggiata con la madre di Carlos non era casuale» Risposi. «Dovevi venire da queste parti in qualche modo, e poi la signora Tomás è stata più che felice di aiutarci!»
Tenendomi ancora per mano mi invita a sedermi accanto a lui sulla coperta. «Si vedono alcune costellazioni» Dissi notato il cielo con la testa all'insù. «Già» Rispose George, mi accorsi dopo che teneva verso di me una bustina argentata. «Cos'è?» Chiesi prendendola. Era una bustina piccola, simile a quelle che ti danno nelle gioiellerie. «Il tuo regalo di compleanno» Mi rispose, aprii la busta confuso e dentro trovai una piccola scatola. Ancora più confuso tirai fuori la scatola e aprendola trovai due ciondoli con relative collane, una raffigurava il sole l'altra la luna.
Rimasi colpito. «Sono fatte di platino e oro bianco. Il platino è il materiale più prezioso e raro, come te, e l'oro è il simbolo dell'eternità, come noi due. Ora si, siamo ancora giovani e tutto ma un giorno... Io ti aspetterò e vorrei aspettare con te» La sua voce era lenta e calma. Sentiti il cuore che ormai era schizzato via dal petto talmente che batteva, e un giorno veramente darò un' insetticida a queste farfalle per farle calmare almeno un po', ma ciò che più mi colpì, investendomi completamente fu che dopo anni in cui credevo di essere solo una persona di passaggio nella vita degli altri, Ania e Carlos esclusi, gli altri tendevano ad andare e dimenticarmi, come se fossi un fantasma, lasciandomi solo e ora George vuole restare, ma restare restare, per davvero!
«Oi stai piangendo!? Non ti ho mandato di nuovo in tilt, vero!? Luk-...» Mi spostai leggermente in avanti tirando George con la mano libera quel po' che basta per dargli un bacio, lui poi mi strinse a sé. «Quindi vuoi aspettare con me?» Mi sussurrò all'orecchio. «Non è chiaro?! Vuoi un altro bacio per conferma?» George sospirò «So già che mi farai un disegnino come l'altra vol-» Lo interruppi dandogli un altro bacio che George non si aspettava. Io a differenza di George non sono bravo a esprimermi con le parole, sono più bravo con i gesti, per questo le rappresento nei disegni. Ci stendemmo sulla coperta ad osservare le stelle insieme, stesi così solo noi due mi fece tornare in mente a quando andammo per la prima volta al bosco di notte a guardare le stelle cadenti. Una lieve notifica suonò dal telefono di George. «È mezzanotte, buon compleanno Lukas»
Quando indossammo le collane notai che i due ciondoli avevano delle incisioni sul retro, io avevo il sole con una G e lui la luna con una L.

[...]

«Io ti ho detto che finiva così!» Disse Carlos con tono affranto. «No Carlos non perdiamoci d'animo, secondo me si fa così, devi passare questo lato sotto l'altro.» Gli dissi cercando di legargli la cravatta. «Ma no, vedi nel video, questo passa prima sopra e poi sotto» Replicò lui indicando il video tutorial sul telefono. Fummo interrotti dal bussare di qualcuno sulla porta.
«Sono andato a trovare Ania, voi siete pronti?» Disse George entrando nella stanza. Anche lui era vestito tutto elegante. «Stiamo legando la cravatta!» Risposi. Carlos provò di nuovo a legarla fallendo.
«Ci stiamo provando!» Aggiunse Carlos, George ci guardò sconcertato.
«Non ci credo che non sapete fare un nodo alla cravatta» Disse con ironia avvicinandosi a noi due. Io e Carlos parlammo all'unisono.
«Non mi piace indossarle» Disse Carlos.
«Figura paterna assente» Replicai io.
«Sono rare le occasioni in cui serve una cravatta e di solito ce la legava Ania per noi! Quanto vorrei fosse qui!» Continuò Carlos, mentre io provavo a fare un altro tentativo alla sua cravatta.
«Si ma ora non possiamo chiamare la sposa!» Obiettai io, George rise. «Dai faccio io» Mi disse spostando delicatamente le mie mani e iniziò a legare la cravatta di Carlos. Appena finito si voltò verso di me con uno sguardo truce. «E tu meglio che impari, ora passi ma al nostro matrimonio lo sposo non può non avere la cravatta» mi disse.
«Si poi vedremo. Potrei anche venire vestito da super Mario, chi può dirlo» Risposi.
«Tu fallo e sarai super single» Disse con ironia. «Ovviamente scherzo, ma ora dobbiamo proprio andare o faremo tardi» Aggiunse.
«Oh andiamo io quest' estate voglio vedere Rei vestito da super Mario al vostro matrimonio però» Disse Carlos. George lo tirò per un braccio portandolo fuori dalla stanza. «Andiamo! O la sposa arriverà prima dello sposo. Vuoi davvero fare aspettare Ania?!!»
«Por Diós no» Concluse Carlos leggermente spaventato all'idea.
Li segui ed entrammo in auto per andare al matrimonio. Io glielo avevo sempre detto che si sarebbero spostati, certo c'è voluto qualche anno di attesa, abbiamo avuto il tempo di finire l'accademia ma alla fine avevo ragione. E per quanto riguarda me e mister riccioli d'oro? Beh diciamo che mettendosi in combutta con Carlos uno dei concerti di George e la sua band è stato un po' particolare.
George me lo chiese cantando una nuova canzone per me chiamandomi poi sul retro del palco, sapendo che odio stare su un palco con migliaia di persone che mi osservano, mentre Carlos in una splendida area Vip del teatro dove c'era il concerto, fatta decorare apposta solo per loro, fece la sua proposta a Ania. E così ora nel periodo dell' Hanami ci troviamo in Giappone per un matrimonio sotto la fioritura dei ciliegi mentre quest'estate per me e George non potevamo scegliere altro posto se non quello che più ci ha donato i migliori ricordi d'infanzia. Il bosco.

Fine.
È una fine giusto?
Tutto sommato è un buon finale no?!








Siamo arrivati al finale, cosa ne pensate ?
Grazie per essere arrivati fin qui, letto  e commentato questa storia.❤️❤️
Citando poi un certo figlio di Apollo, Will Solare, "Le storie non finiscono mai, portano solo ad altre storie"  questo non è un finale. Chissà forse potrebbe arrivare un nuovo personaggio a narrare la sua storia

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