31

Dopo colazione ci ritroviamo tutti e quattro nel salone. Come da rituale io sistemai tutto per il torneo, sincronizzai i joystick, accesi la console, regolai le impostazioni della televisione e preparai i vari giochi per il nostro torneo. Mi legai i capelli come mio solito, George ne fu sorpreso e mi guardò con un luccichio negli occhi.
«Non sapevo potessi diventare ancora più figo del normale» Mi sussurrò all'orecchio con un ghigno malizioso. Non volendo e non sapendo come rispondergli cercai di ignorarlo e di fare finta di nulla, sperando nel frattempo di non essere diventato rosso. Mi sedetti come sempre con le gambe incrociate sul divano e iniziamo col primo gioco. Un gioco di corse, Carlos sbagliò a selezionare la modalità quindi al posto di fare un torneo tutti e quattro insieme partì un duello a coppie, e chi vinceva sfidava la vincitrice dell' altra. Dovetti sfidare Ania, la vedevo difficile, si io sono bravo ma nelle corse quando Ania sceglie di gareggiare con la moto arriva sempre dopo qualche millesimo di secondo dopo di me, e come a volte capitava riusciva anche a superarmi. Io sono più portato per i giochi horror e di strategia.
Non essendomi esercitato con i videogiochi per tutto questo tempo  ero sicurissimo che sarei arrivato secondo ma per un colpo del destino Ania prese una curva sbagliata e riuscii a superarla nell'ultimo giro, e battei anche il record. «Uffi per poco. Reirei ritieniti fortunato» Disse Ania con sarcasmo.
«Cavolo hai anche battuto il record di George di prima, non sei stato in ospedale tutto questo tempo? Sei tornato de fuego, come diamine fai, questo qui è proprio imbattibile.» Aggiunse Carlos riferendosi alla partita che prima aveva giocato, e perso, con George.
«Oh quindi sei migliorato, ora sei pronto a prenderti quella rivincita di dieci anni fa?» Mi disse George con aria di sfida. «Sei così sicuro di vincere? Io non mi vanterei tanto, sai ho passato gli ultimi sette anni ad allenarmi» Gli risposi.
«Aspetta. Aspetta. George quindi tu sei riuscito a battere Rei?» Chiese Carlos sorpreso. «Si, anche più di una volta. Dipende poi dal tipo di videogioco, ad alcuni era veramente imbattibile» Rispose.
Carlos lo guardò con gli occhi sgranati incredulo come se stesse osservando un qualcosa di mitologico. «Devi essere un dio allora» George si passò una mano tra i capelli. «Dai non esagerare, devi solo scegliere i videogiochi e la tattica giusta» Rispose. Ania agendo come un giudice fece partire la corsa tra me e George, mentre Carlos faceva da telecronista.
Dovetti concentrarmi molto per stare alle calcagne di George, ormai era un testa a testa, tagliammo il traguardo quasi contemporaneamente, dovemmo aspettare che il gioco riporducesse il replay e guardare i risultati. «Non ci credo! È impossibile!» Esclamò Carlos. «Davvero insolito, non avevo mai visto una situazione simile. Avete fatto proprio lo stesso identico tempo!» Disse Ania.
Guardai lo schermo dove la scritta Pareggio lampeggiava insieme a dei coriandoli che cadevano, mentre ai due lati della televisione erano impressi i due punteggi, lo stesso tempo di percorso, preciso al secondo. George mi guardò. «Ti sei allenato eh?! Non male per uno che fino a ieri non era mai stato su una moto. Forse ti farò guidare la mia nella vita reale» Mi disse. Io risi. «Si se vuoi dirle addio prego lasciamela guidare» Risposi con sarcasmo. «Si confermo, Rei guida troppo spericolato, un giro in auto con lui e ho creduto di stare in una gara di rally, sembrava quando prendi uno dei potenziamenti in Mario kart» Ammise Carlos. «Questo succede quando vi lascio andare da soli. Voi due avete bisogno di una supervisione di un adulto» Commentò Ania.
Facemmo ripartire il gioco, stavolta selezionando la modalità giusta e ci sfidammo tutti e quattro contemporaneamente in un torneo da cinque corse.
Dopo le cinque partite comparve la classifica finale, Carlos arrivò quarto a soli pochi secondi di distanza da Ania, George arrivò primo battendomi per qualche millisecondo. Mi guardò sorridendo,alzando le sopracciglia e scuotendo le spalle, era identico a quando era bambino e giocavamo con i videogiochi a casa sua, mi rivolse la stessa espressione che per una frazione di secondo mi parve di rivedere quel bambino. Gli sorrisi felice. Carlos si alzò incredulo. «Sensei, io sono un umile e semplice guerriero, insegnami la divina e occulta tecnica per battere l'imbattibile Rei» Continuò Carlos parlando come se fosse in una sorta di ritiro per imparare le magie dei chakra. Si inginocchiò offrendo a George il joystick come i cavalieri di Cameloth offriranno le spade al re. Ania ne approfittò per dare una lieve spinta a Carlos facendogli perdere l'equilibrio. Tutti e quattro ridemmo «Umile guerriero se magari la smetti possiamo rigiocare» Scherzò Ania allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi. «Saresti perfetto nel corso di teatro» Gli dissi mentre ridevo ancora. Carlos tornò a sedersi sul divano. «¡Vale, vale! Riprendiamo, ma tu giochi bendato!» Disse guardandomi. «Ti batterebbe anche così» Replicò Ania.
Scegliemmo il secondo gioco. «Questo è un horror? Vogliamo provarlo? In quattro sicuramente ci riusciamo» Propose Carlos mostrandoci la copertina di uno dei giochi, accettammo. Io adoro gli horror, ad Ania piacevano anche se poi alla fine si faceva leggermente influenzare dalla storia e finiva col trasformare la casa in un “posto sicuro”, una volta abbiamo dovuto tenere il sale alle finestre per quasi una settimana perché in un film, che avevamo visto una sera, facevano così per impedire al fantasma indemoniato di entrare. George d'altro canto era più come me, non era proprio il suo genere preferito ma anche quando andavamo alle medie ci giocavamo spesso, lui però insisteva sempre per giocarci in mia compagnia dicendo che era perché gli portavo fortuna ma poi mi confidò che se stava con me non aveva paura degli horror.
«Okay ragazzi io non entrerei lì!» Esclamò Carlos. I nostri personaggi si trovavano tutti e quattro nel cortile della villa del gioco, e varie creature inquietanti continuavano a comparire a caso. Dovevamo raggiungere il pozzo per andare avanti nel gioco. «Carlos quello è l'unico mezzo per raggiungere il pozzo e trovare la chiave della stanza della bambina» Gli dissi. «Si ma dobbiamo per forza attraversare questo labirinto di edere? Andiamo sta proprio gridando “Se entrate qui troverete la morte” e poi sono sicuro che quella bambina insanguinata uscirà da un momento all'altro, non sentite la musichetta inquietante?» Contestò leggermente spaventato.
«Non eri tu quello che voleva giocare ad un horror?» Disse Ania divertita mentre guardava Carlos che prima di iniziare era tutto entusiasta e ora era quello più spaventato. Di solito questa scena accadeva al contrario, per questo ora era abbastanza divertente. «Dai su, siamo tutti e quattro vicini e abbiamo tutti le torce. Quella se vede le torce infuocate non si avvicina, ricordate la leggenda all'inizio?» Disse George cercando di rassicurare Carlos, una volta che si convinse entrammo tutti nel labirinto. «Okay ragazzi dobbiamo rimanere vicini, anche perché è un labirinto, non dobbiamo perderci» Comandò Ania mentre ci addentravamo sempre di più tra quelle siepi, man mano che camminavamo la musica si intensificava e altri rumori inquietanti si facevano più forti e frequenti.
Il rumore di una biglia che cadeva sul pavimento e rotolava, la risata dei due bambini, o il carillon della sala da ballo. Il tutto era ancora reso più intenso grazie alla sound bar che avevamo installato tempo fa per migliorare le nostre serate cinema, ma che adesso faceva solo sembrare che i passi del vecchio col bastone stiano veramente venendo verso di te. Probabilmente quella sound bar non è l'ideale per gli horror, a meno che tu non voglia sentirti come se fossi all'interno del film.
Ad un certo punto il viso inquietante e deformato della signora vestita di bianco del lago comparve all'improvviso a tutto schermo con un urlo straziante. Tutti e quattro solbazammo col cuore che batteva a mille. «Madre de Dios!» Carlos urlò lanciando in aria il joystick. George saltò sul posto e con uno scatto mi afferrò il braccio spaventato. Ania si coprì le orecchie con le mani. «Questo attacco a sorpresa è stato da infarto!» Esclamò. Carlos una volta ripreso il suo colorito si girò verso di noi. «Non avevi detto che se avevamo il fuoco non si sarebbe avvicinata?!» Disse guardando George, che ancora col batticuore scosse la testa sconcertato. «Si era così! Non doveva attaccarci!» Esclamò agitando il joystick in aria. «Tecnicamente il fuoco serve a tenere lontana la bambina non la signora del lago» Commentai parlando piano. «Tu non ti sei nemmeno spaventato! Come diamine fai!» Esclamò Carlos alzandosi dal divano per recuperare il joystick volato a terra, che per fortuna era atterrato sul tappeto soffice senza rischiare di rompersi.
Finimmo il gioco o almeno ci provammo ma proprio mentre stavamo per completare l'ultima missione la bambina ci eliminò e catturò uno alla volta trascinandoci nel lago senza che potemmo sfuggirle.
Continuammo giocando ad un altro gioco.
«Ah Lukas comunque Martha ha trovato il signor Anderson» George parlò mentre giocavamo ad un gioco d'azione. «Chi?» Chiese Carlos curioso. «Era il nostro custode dell'elementari, un signore davvero gentile. Attento a quel dirupo li» Gli spiegai mentre giocavamo. George riprese a parlare. «Si, beh a quanto pare lavora ancora a scuola, cioè no non lavora è in pensione però continua ad andare lì, aiuta le insegnanti a tenere i bambini, organizza eventi con la scuola e da caramelle e cioccolato ai bambini, è diventato tipo il nonno della scuola. Se vuoi possiamo andare oggi pomeriggio» Si gira poi guardando Ania e Carlos. «Ah chiaramente se anche voi volete venire andiamo tutti insieme» 
«Vedremo la scuola dove il piccolo Reiuccio è cresciuto? Aww, scommetto che eri uno di quei bambini adorabili da strapazzare. Si certo che voglio venire!» Esclamò Carlos entusiasta. «Si sembra una bella gita da fare tutti e quattro, e poi qualcuno deve pur tenere a cuccia questo qui» Dice Ania indicando Carlos. «Hey!» Protestò lui offeso. «Si okay» Risposi infine.

E così una volta finito di pranzare ci ritroviamo tutti e quattro sul treno per andare alla nostra vecchia scuola. Arrivati alla stazione prendiamo l'autobus che ci portò direttamente nel quartiere dove io e George siamo cresciuti, la fermata era a soli due passi da quella strada pedonale che portava poi alla scuola. «Wow, voi abitavate qui?» Chiese Ania guardando i vari palazzi del quartiere. Ora che ci penso non avevo mai parlato ad Ania e Carlos di casa mia, né li avevo mai portati qui. «Si, laggiù è la casa dei miei e accanto quella di George» Le risposi indicando delle case ad un ventina di metri da noi.
«Oh eravate vicini di casa quindi» Commentò Carlos. «Si le nostre madri si conoscono da anni, credo fin dal liceo se no dalle medie addirittura. Più o meno nello stesso periodo scoprirono di essere entrambe incinte e perciò noi due siamo praticamente cresciuti insieme» Continuò George.
Attraversammo la strada per raggiungere quella pedonale, camminando verso la scuola passammo davanti a quel parco, visto che la maggior parte dei bambini del quartiere è ancora a scuola gli unici presenti erano dei bambini nei passeggini o di qualche anno che gattonano sui mattoni colorati. Indicai uno spazio con dell' erba dove erano posizionate delle porte da calcio «Una volta lì c'era una sorta di laghetto con la fontana. George ci cadde dentro e finse di stare alle olimpiadi di nuoto sincronizzato» Dissi, Ania e Carlos risero. «Come hai fatto?» Chiese Ania. «Hey stavo recuperando la tua palla da calcio preferita» Esclamò George anche lui ridendo al ricordo di quel giorno. «Però devi ammettere che nel nuoto sincronizzato non ero male» Continuò. Scoppiai a ridere.
«Ma se sembravi un Magikarp spiaggiato» Risposi, George mi afferrò per una spalla e mi scompiglia i capelli mentre camminiamo. «Un Magikarp eh?! Ma di sicuro sono il tuo Magikarp spiaggiato preferito» Continuammo a camminare sulla strada arrivando finalmente alla scuola.
«Conosco questa scuola! Si classifica sempre tra i primi posti alle nazionali di spelling, matematica, corsi sportivi o musicali. La mia scuola competeva spesso con la vostra. Ci giocavamo sempre il primo posto. Voi andavate qui?» Domandò Carlos leggendo il nome della scuola sui cancelli. Dopo aver risposto affermativamente a Carlos entrammo nel cortile, per poi venire fermati appena messo piede nell'androne della scuola dal nuovo custode.
«Come posso aiutarvi ragazzi?» Ci domandò con cortesia. Ehm cosa dovrei dirgli? Di sicuro vuole un qualche permesso o appuntamento, mentre perdevo tempo pensando a cosa il mio cervello dovesse comunicare alla bocca George fece un passo avanti e parlò. «Siamo ex studenti, siamo passati per salutare il signor Anderson. Abbiamo parlato con delle professoresse che lavorano in presidenza, la signora Collins ha detto che potevamo passare quando volevamo» Disse. Il nuovo custode ci sorrise. «Ma si certo, ci fa sempre piacere quando vengono gli ex studenti, è uno dei vanti di questa scuola. Venite vi accompagno, il signor Anderson sta aiutando con un corso pomeridiano ma credo gli farà piacere la vostra visita, oramai è una pietra miliare di questa scuola, molti studenti tornano per salutarlo» Rispose mentre ci accompagna in una delle aule al piano terra, si fermò davanti ad una classe bussò e dopodiché entrò dicendoci di aspettare qui. Qualche secondo dopo uscì accompagnato da un uomo che ormai aveva sui 70-80 anni.
Il nuovo custode ci lasciò per tornare al suo lavoro, il signor Anderson ci guardò attentamente. «Oh, Lukas e George! Come siete cresciuti bambini miei» Esclamò, rimasi di sasso, ci aveva riconosciuto dopo anni e soprattutto si ricordava ancora i nostri nomi. «Si ricorda di noi?» Pensai a bassa voce. «Si certo Lukas, non dimentico nessuno dei miei studenti.»
Incredibilmente il signor Anderson mi sentì, per essere una persona decisamente avanti con l'età ci sente particolarmente bene, anzi forse sta pure messo meglio di me. «Voi due invece siete nuovi.» Disse rivolto ad Ania e Carlos, dopo la breve presentazione ci diede a tutti e quattro delle caramelle gommose. Il signor Anderson iniziò a camminare col suo bastone lungo il corridoio, noi lo seguimmo.
«Vedi, vi tengo d'occhio tutti, da quando siete entrati la prima volta in questa scuola, è il mio lavoro!» Disse con una leggera ironia indicando le fotografie appese sulle pareti accanto alle vetrine dei trofei della scuola.
Ricordo che la scuola aveva queste specie di trazione, ogni anno scattava una foto di classe e quelle delle quinte venivano incorniciate e appese qui con una targhetta con l'anno, una specie di ricordo da lasciare alla scuola prima di concluderla. «Vediamo, quanti anni sono passati? Dodici? Dieci?» Mormorò il signor Anderson, scorrendo con lo sguardo sulle varie targhette delle foto. George, Ania e Carlos si persero a fare brevemente un calcolo all'indietro, abbiamo tutti la stessa età quindi abbiamo fatto la quinta elementare nello stesso periodo. «Dieci» Risposi subito con certezza, se tredici anni fa ho incontrato Lukas che andava in seconda elementare, procedendo a ritroso sono passati dieci anni da quando ero in quinta. «Ohh eccovi qui!» Continuò il signor Anderson indicando una tra le cinque fotografie di quell'anno. Ci avviciniamo tutti e quattro a guardare la foto.
Io e George eravamo l'uno accanto all'altro insieme ai nostri compagni di classe, indossavamo la divisa della scuola, tutti sorridenti fermi in ordine tranne George che mi teneva un braccio attorno alle spalle. «Aww che carini che eravate!» Esclamò Ania. «Due gemelli siamesi, dove stava uno potevi stare certo c'era anche l'altro, sapevo che sareste stati insieme anche quando mi sareste venuti a trovare. Ahh, quante marachelle che combinavate, ma mai come quel vostro compagno Marcus. Ma ora ditemi come state? Il tempo passa in fretta, sono rimasto indietro di dieci anni a quanto pare. Come mai siete venuti a trovare questo povero vecchiaccio» Ci disse col suo solito tono buono e dolce.
Avevamo camminato per tutto il corridoio arrivando allo spiazzale dove organizzavano le assemblee e le recite. Il signor Anderson si sedette a riposare su una delle sedie posizionate li. «Io studio musica e nella stessa accademia Lukas studia arte» Rispose George, il viso del signor Anderson parve riaccendersi. «Si si ricordo! Avevate proprio un talento, sono felice di sapere che avete continuato le vostre passioni» Disse con entusiasmo. George poi riprese a parlare. «E poi sul perché siamo qui...volevamo ringraziarla, per tutto quello che ha fatto per noi. Lei è sempre stato come un nonno che toglie la tristezza e strappa un sorriso, è sempre stato un uomo buono e gentile con noi» Il signor Anderson si commosse. «Oh bambini miei ho fatto solo il mio lavoro. Dovermi prendere cura di questa scuola e dei bambini che la frequentano» Rispose come se lui non avesse fatto nulla di più di essere un custode scolastico, ma la verità non era così. «No sul serio, lei è sempre stato comprensivo, ci supportava in ogni attività che facevamo a scuola e non, ci ha sempre aiutato, a tutti noi soprattutto a me. Non potrei mai ringraziarla abbastanza» Dissi, e all'improvviso mi ritornarono in mente tutti quei momenti che fino ad ora non avevo mai pensato.
Come mi aiutò quando Marcus ne disse un'altra delle sue, George lo raccontò al signor Anderson che venne poi confortami, o del discorso che mi fece l'ultimo giorno di scuola quando ero spaventato di andare alle medie. Le ore scolastiche con lui in giro non erano un problema. Mi vennero le lacrime agli occhi commuovendomi. «Si, ricordo. Tua madre era una tipa tostarella eh?» Disse il signor Anderson, io annuii. Aprii poi il mio zaino tirando fuori il ritratto che avevo fatto per lui. «Questo l'ho fatto per lei» Gli dissi.
Il signor Anderson lo guardò sorpreso e meravigliato. «Giovanotto è magnifico! Grazie. Mi sembra di guardarmi e di vedermi ringiovanito. Anzi credo che lo appenderò a casa al posto dello specchio, così avrò di nuovo quei dieci anni in meno» La sua voce era piena di gratitudine, commozione e serenità. Si alzò allargando le braccia. «Fatevi dare un abbraccio» Ci disse prima di stringerci entrambi. «Grazie per essere passati» Era visibilmente emozionato, e si percepiva anche un po' di fierezza, sapendo che per fare si che dei bambini ritornino dopo anni solo per salutarti significava che hai veramente fatto qualcosa di positivo nelle loro vite. Il signor Anderson era una persona troppo buona e umile per dirlo ad alta voce, ma il numero di ex studenti che come noi tornavano per un saluto parlava per lui.

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