30
Dopo il karaoke passammo il resto della giornata con vari giochi da tavolo, a metà pomeriggio decidemmo di mettere su un' intera maratona di Harry Potter, ordinammo del sushi per cena da un ristorante qui vicino e lo mangiammo sul divano continuando la nostra maratona. Ci mettemmo tutti sul divano che noi chiamiamo “Signor (d)Ivano” visto che è grande, comodo e poiché l'altro divanetto è posato perpendicolarmente alla televisione quindi se due persone si siedono per guardare la TV quella che stava più indietro avrebbe visto il film e la testa della persona davanti. Ania prese un paio di grosse e morbide coperte e ce le passò.
Io dopo l'intensa mattinata a casa di George, al bosco e la grandiosa e divertente giornata con i miei amici a circa metà della saga del maghetto sentii che stavo per addormentarmi, il mio ragazzo che era al mio fianco mi tirò, facendo sì che potessi sistemarmi comodamente su di lui. Alla fine rinunciai a tenere gli occhi aperti e crollai sfinito, ero mediamente cosciente di ciò che accadeva attorno a me, sentii George sistemarmi la coperta addosso, la televisione aveva appena fatto partire un nuovo film, anche se i suoni mi arrivavano ovattati e lievemente confusi.
«Sembra che stia meglio, secondo voi lo è davvero? Voglio dire che a differenza del liceo si sta riprendendo più facilmente. Ho solo paura che possa avere un'altra ricaduta a breve, tipo sbalzo d'umore» Disse Carlos sembrando preoccupato. Io essendo mezzo addormentato non potevo vedere ma percepii George muoversi quindi probabilmente si sarà girato a guardare Carlos e Ania alla nostra destra.
«Voi lo sapevate? Dell'ultima volta intendo» Chiese, sentii poi Ania schiarirsi la voce, forse per trovare la forza di parlarne. «Tra gli studenti giravano alcune voci, la scuola poi organizzò varie attività di sensibilizzazione e di aiuto sull'argomento, cercarono di tenere la sua situazione più riservata possibile ma i professori sapevano e alcuni non erano così bravi a tenere la bocca chiusa e qualche informazione gli sfuggiva. Non si sapeva chi fosse lo studente o la studentessa che aveva provato a ...ma, almeno per chi lo conosceva, non era difficile capire che era stato lui» Disse con una voce rotta, successivamente intervenne Carlos. «Noi l'abbiamo conosciuto che sembrava uno zombie. Io e lui frequentavamo insieme anche il corso di chimica, ma era davvero impossibile riuscire ad avvicinarsi a lui. Non parlava con nessuno, si era estraniato così tanto che metà classe iniziò a credere che fosse straniero e non conoscesse la lingua. Poi lo incontrai per puro caso ad uno dei corsi extra scolastici, ricordo che in quel periodo non l' avevo visto a lezione da almeno uno, due mesi perciò rimasi sorpreso di trovarlo ad un corso pomeridiano e per di più che parlava con una delle ragazze più estroverse della scuola. Così mi sedetti accanto a lui e a Ania e colsi l'occasione per parlargli» Appena Carlos finì riprese Ania, George ascoltava attentamente e sentivo che man mano stava stringendo, con fare protettivo, la presa su di me, ma senza metterci effettivamente troppa forza da farmi male. «Era davvero diffidente, era difficile riuscire a farlo parlare, ci abbiamo messo un anno circa per riuscire a farlo aprire con noi. Pensa che già solo per dirci il suo nome passò un mese. George, tu giustamente non sai, ma poco dopo che mi trasferii qui con la mia famiglia dal Giappone, mia madre, lei soffriva già di depressione e alla fine si lasciò andare. Per questo non potevo permettere che anche Rei finisse su quella strada di nuovo, e sapevo che per quanto lui respingesse tutti io dovevo restare, gli altri non avevano questa “pazienza” e semplicemente lo evitavano, ma la verità è che loro non avevano mai parlato con Rei per più di dieci minuti, si certo lui non parlava molto ma dieci minuti erano sufficienti per accorgerti che era un ragazzo davvero interessante e simpatico. Doveva solo prendere la mano con il relazionarsi agli altri» Concluse Ania, e sentii una stretta al cuore, ero davvero stato fortunato ad incontrare loro due, che non si sono arresi e sono diventati miei amici. «Col tempo iniziò a fidarsi di più e ci raccontò di sua madre e che aveva litigato e tagliato i ponti con tutti i suoi amici delle medie e per questo era venuto in un liceo lontano da casa. Non scese nei dettagli ma non era importante. Avevamo capito che gli serviva tempo» Aggiunse Carlos.
Sentii che George leggermente arrabbiato e teso strinse il tessuto della mia maglietta. «Non dovevo lasciarlo andare da solo. Prima che ci incontrammo quella sera al pub, lo incrociai in giro nel quartiere dove siamo cresciuti, dovevo capire che c'era qualcosa che non andava, pensate solo che Lukas tra noi due era quello più irrequieto e estroverso» Disse George, nella sua voce si percepiva il senso di colpa, non mi piace che si senta così, è colpa mia non sua.
«Più estroverso di te? Non ci credo» Disse Ania sorpresa, effettivamente guardandomi non avresti mai detto che io e quel bambino di sette anni solare e amichevole fossimo la stessa persona. «Si ti giuro, era quasi un lavoro a tempo pieno, non potevo lasciarlo un secondo che te lo ritrovavi a parlare con sconosciuti in giro. Una volta eravamo in vacanza e sulla spiaggia fece amicizia con una bambina francese, e lui nemmeno parla il francese!! Comunicavano con gesti e disegni» Rispose George.
Ah sì ricordo di quella bambina si chiamava Mirelle, avevamo entrambi nove anni, era simpatica e visto che nessuno parlava la sua lingua non aveva fatto molte amicizie nel resort così trovai un modo per parlare con lei e divenne amica mia e di George. Sento Carlos borbottare meravigliato un qualcosa come “incredibile” o qualcosa di simile. «Quello che è successo deve averlo fatto soffrire molto per cambiare così radicalmente» Ania pensò ad alta voce, sentii Carlos arrabbiato borbottare qualcosa in spagnolo. «Giuro che se incontro quel vostro compagno di classe gli spacco la faccia. Come hai detto che si chiamava? Mettew? André?» Chiese Carlos rivolto a George. «Andrew. Se vuoi gli ho lasciato altre 205 osse integre, puoi spezzare quelle, basta che me ne lasci un paio. Siamo capitati nello stesso liceo e faceva tutto l'amico con me, sinceramente non so come io abbia fatto a resistere dal spaccargli la faccia ogni giorno» Rispose visibilmente arrabbiato. Vorrei controbattere e dire a tutti e due che non devono picchiare Andrew, e che non sarebbero migliori di lui se lo facessero, ma sono troppo stanco perfino di aprire un occhio figuriamoci di parlare. «Ragazzi! So che questo qui ha iniziato i tormenti di Rei, ma la violenza non è la risposta. E sono sicura che anche Rei la pensa così!» Per fortuna intervenne Ania. Grazie Ania. Pensai, poi la sentii continuare. No Ania! «E comunque al posto di rompergli un osso basta una mazza da baseball di metallo nelle palle, fa più male» Disse seria e nella stanza calò un silenzio raggelante. «Non mi aspettavo questo tuo lato Ania» Dice piano George terrorizzato. «È spaventosa» sussurra poi a Carlos. «Giá per questo ciò che dice lei è legge. Diffida dal panda carino e coccoloso, lei è pericolosa»
Gli rispose Carlos con altrettanta paura nella voce. Sentii che qualcuno si stava alzando dal divano. «Ora ragazzi io vado a letto, non picchiate nessuno senza di me. Ah, uno di voi due potrebbe portare Rei nella sua stanza? Buona notte ci vediamo domani per il torneo» Disse Ania tornando al suo solito tono dolce e amorevole.
Visto che oggi si era fatto tardi non avevamo avuto il tempo per organizzare il torneo alla PlayStation, quindi lo avevamo rimandando a domani mattina visto che le lezioni nella nostra accademia erano sospese per un comitato, a cui in teoria dovevamo partecipare ma la presenza a questi eventi non è mai obbligatoria. Sentii i passi di Ania allontanarsi verso il corridoio. «Tranquillo Carl ci penso io a lui» Disse George alzandosi tenendo me addormentato tra le sue braccia. Non chiedetemi come, non so nemmeno io come sia riuscito ad alzarsi tranquillamente con me addosso. «Oh okay, allora ci vediamo domani mattina amigo. Sicuro che non vuoi restare per la notte? Spazio ne abbiamo.» Disse Carlos mentre spegneva la televisione.
«Si, devo sistemare delle cose al dormitorio e poi domani mattina devo consegnare gli ultimi moduli in segreteria per il trasferimento» Rispose camminando immagino verso le camere. «Okay, quella di Rei è questa. Allora buena noche. Hasta mañana» Concluse Carlos prima di allontanarsi verso la sua stanza.
George si avvicinò al mio letto con una delicatezza che quasi non me ne accorsi, o forse sono troppo nel mondo dei sogni per accorgermene. «u-kas se non mi lasci non posso metterti giù» Sento che mi sussurra all'orecchio, senza che me ne rendessi conto stavo tenendo stretto il bordo della felpa di George, lui con delicatezza riuscì a staccarsi e mi sistemò sul letto. Provai a chiamarlo e dirgli di restare ma nel sonno uscirono solo dei borbottii. «Ge..Geo» George si abbassa per darmi un bacio sulla guancia. «Shh dormi» Mi sussurra poi all'orecchio. Sento che mi sistema le coperte e mi dà la buonanotte notte lasciandomi un bacio tra i capelli. «ti amo»
La sua voce è flebile, poco più di un sussurro, talmente debole da chiedermi se l'avessi realmente sentita o l'abbia solo sognata. Aspetta George mi ha detto ti amo? L'ha davvero fatto? Come colpito con uno spillo al cervello appena realizzai aprii di scatto gli occhi e cercai George nella stanza, ma ero da solo, solo la tenua luce della lampada sul comodino, impostata al minimo, era accesa a farmi compagnia. Devo essermi addormentato profondamente da quando George mi ha portato a letto e non mi sono accorto che sono passati diversi minuti.
Tornai a stendermi sul materasso con le mani dietro la testa fissai il soffitto. Improvvisamente non avevo più così tanto sonno. George mi ha davvero detto ti amo?
Persi così tanto tempo a pensare se ciò che è appena successo era reale o no che non mi accorsi nemmeno di essermi addormentato di nuovo.
Di nuovo mi ritrovai nel bosco e anche stavolta ero in compagnia di quei due bambini, e subito la voce del primo bambino ruppe il silenzio del bosco, la piccola figura corse passandomi davanti. «Lukas! Corri o resti indiet-» Il bambino si voltò fermandosi realizzando che era da solo. «Lukas? Lukas!!» Disse prima con un sussurro poi urlando e preoccupato si guardò intorno. Delle grida di esultanza si sentivano dietro di noi, prima erano lontane per poi avvicinarsi pian piano. «Evvai! Si si si! Ti ho battuto George sono arrivato prima io al ruscello!» Esultò la figura dell'altro bambino.
Il primo bambino corse e abbracciò l'amico. «Sono passato tra gli alberi lì, c'è un percorso più breve per arrivare al ruscello» Spiegò. «Lukas non devi uscire dal sentiero! È pericoloso. Sei troppo spericolato, e se ti perdi?» Lo rimproverò l'altro. «Scusa George, non volevo farti preoccupare e poi anche se dovessi perdermi nel bosco sono sicuro che tu riuscirai a trovarmi»
«Se tu dovessi perderti nel bosco una volta che ti avrò ritrovato ti metterò un GPS, come quello che papà mette al collare di Roody quando andiamo in montagna e non ti perderò più. Su ora muoviamoci che il signor Brown ci sta aspettando per la nostra nave dei pirati. E stavolta seguiamo il sentiero» Concluse il bambino biondo prendendo e trascinando per mano l'altro.
Il sogno si fece meno vivido man mano che i due bambini si allontanano lungo il sentiero.
Sentii un raggio di luce colpirmi diritto in faccia e mi fece risvegliare, decido di rimanere ancora con gli occhi chiusi e fermo sul fianco nella posizione in cui stavo dormendo, ma sento qualcosa, o meglio qualcuno stare sopra le coperte a pochi centimetri dalla mia schiena. Non c'è bisogno che mi gira o che apra gli occhi per capire chi sia, lo riconoscerei anche da cieco. «George che ci fai qui?» Gli domando con la voce ancora impastata dal sonno. «Oh sei sveglio. Ania e Carlos mi hanno fatto entrare» Rispose. «Intendo che ci fai qui nel mio letto» Domandai di nuovo. «Ania e Carlos mi hanno fatto entrare» Ripeté. Sospirai. «Voi tre avete una cosa in comune, la zero considerazione di spazio personale» Dissi ironico.
Sentii George farsi più vicino e avvolgermi tra le sue braccia, la mia schiena ora toccava il suo petto. Il respiro lento e calmo di George sul collo mi procura dei brividi e mi fa il solletico allo stesso tempo, mormora una specie di si per poi darmi un bacio sulla nuca. Cazzo. Il mio stomaco inizia di nuovo a fare capriole, il cuore a battere così veloce che sembra stia facendo un incontro di boxe con i polmoni. Mi sento contemporaneamente così debole e così felice. Cazzo.
Ancora avvolto tra le braccia di George mi giro trovandomi un cespuglio biondo e due occhi mare che mi guardano intensamente.
«Mezzo addormentato sei ancora più bello» Mi dice con quel suo caldo sorriso. Mi avvicino per appoggiare la mia testa contro il suo petto e usarlo come cuscino. «Zitto, voglio dormire» Mormoro piano sistemandomi meglio sulla sua felpa usandola per cercare di coprirmi dal sole. George con delicatezza mi prende il mento e mi fa alzare la testa, ora i nostri occhi si guardano di nuovo. «Ma il sole è già alto» Mi disse come se questo dovesse cambiare qualcosa. «Okay e a me che importa? Georgie non sono una pianta non ho bisogno di fare la fotosintesi» Gli rispondo chiudendo gli occhi. Anche non vedendo capisco che George si deve essere avvicinato di nuovo visto che ora il suo respiro sbatte direttamente sulla mia faccia. Mi tiene stretto a lui, così vicino che riesco a sentire il suo cuore, battere veloce come il mio. Mi bacia.
Ed ecco che ho di nuovo le budella in gelatina. È un bacio dolce e lento; a differenza di come si sente il mio copro la mia mente è in una calma totale, come se questo bacio avesse premuto il pulsante di reset nel mio cervello. George mi morde leggermente il labbro per farmi aprire gli occhi. Lo guardai. «Dai su hai bisogno di mangiare qualcosa, Carlos ha preparato una colazione da Dio di là» Richiudo gli occhi e annuisco tirandomi la coperta sulla testa. «Si si altri 5 minuti» Sussurro.George porta una sua mano tra i miei capelli e ci inizia a giocare. «Uhm...se ti alzi potremmo giocare con videogiochi tutti e quattro, ricordi abbiamo il torneo. Inoltre Ania e Carlos mi hanno detto che sei imbattibile, io ricordo che riuscivo a batterti. Accetti o hai paura di perdere contro il tuo amico d'infanzia?» Mi disse con un tono di sfida. Aprii gli occhi di scatto scostando la coperta dalla mia testa, George rise sapendo che avrei risposto alla sua provocazione. Mi alzai subito dal letto. «Su allora ti alzi o no che devo batterti!?» Dissi. Camminai seguito da George in cucina dove trovai Ania seduta al bancone a fare colazione, anche lei deve essersi appena svegliata visto che è ancora in pigiama e avvolta in una coperta di pile, soprattutto se non abbiamo lezioni, io e lei non siamo due tipi tanto mattinieri a differenza di George e Carlos, quest'ultimo infatti era già in piedi vestito e sistemato che preparava waffle e pancake. «Ecco a lei madame» Disse passando ad Ania una tazza di caffè con la crema e panna, il suo preferito, lei lo ringraziò e iniziò a berlo, Carlos poi si accorse della nostra presenza. «Oh wow George sei riuscito a tirar fuori dal letto Rei prima delle...» Fece finta di controllare un orologio invisibile sul polso «..due del pomeriggio in un giorno senza lezioni. Tempo da record! Complimenti! Su venite mi sono svegliato presto e ho fatto la colazione per tutti» Disse invitandoci tutti intorno al bancone dove usualmente facciamo colazione, nel mentre mise gli ultimi waffle appena fatti su un piatto. Così iniziamo a mangiare.
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