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Dopo diversi minuti riuscii a terminare il disegno «Allora che te pare?» Chiedo a George mostrandogli l'album. «Questa è solo la bozza, poi dovrò trasferirlo sulla tela e dargli il colore» Lui si mise seduto prendendo in mano il disegno e lo studiò con attenzione. «Se dovessi dare un parere oggettivo, è meraviglioso come te» Alzai gli occhi al cielo. «Se è come me allora fa schifo» George mi guardò arrabbiato. «Scherzo scherzo!» Mi affrettai a dire. «È meglio. Comunque si è fatto tardi, sarà meglio che ti riporto a casa, è quasi l'ora di pranzo dopotutto» Presi il cellulare dalla tasca e notai l'ora. «Oh si hai ragione» Confermai. George si alzò in piedi. «Passiamo da casa dei miei a prendere il borsone e poi ci fermeremo a mangiare strada facendo» Aspettò che posai tutto il materiale nello zaino poi mi prese per mano e uscimmo insieme dal bosco.

Quando arrivai a casa di George fui assalito da una palla di pelo scuro, un border collie, dalle dimensioni direi che sia ancora un cucciolo, ma era pesante e mi fece perdere l'equilibrio. Anche se non mi aveva mai visto mi fece le feste, mi saltò addosso e mi leccò facendomi il solletico, visto che prima non c'era doveva essere fuori a fare la sua passeggiata. Ignorò completamente il suo padrone che mi passò accanto entrando nel salone «Ner buono, non tormentarlo» Lo ammonì calmo George, restai seduto a terra accarezzando il cucciolo che era così felice di vedere qualcuno di nuovo che non smetteva di leccarmi. «Ner?» Dissi. George che stava camminando verso le scale che portavano alla sua camera si fermò e si voltò «Nerone, è uno dei cuccioli di Roody» Oh giusto. Da bambini George aveva un cane e Roody era il suo nome. Mi venne in mente il mio viaggio nel tempo a quando il me adolescente non voleva parlare col me bambino e Lukas allora gli diede il nome Roody, e loro due litigarono pure su questo. George tornò indietro verso la porta quando notò che ero ancora assalito da tenere zampe. «Hey Hey basta ora, solo io posso baciare così il mio ragazzo» Parlò al cane e lo spostò delicatamente per il collare. Lo guardai e risi. «Che c'è sei geloso del cane?» Dissi sarcastico, lui mi offrì la mano per tirarmi su. Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia. «Sei tutto ricoperto di bava di cane» Ridemmo entrambi. «Lo so ma lo sai adoro i cani» Mi scompigliò i capelli e mi diede una spinta amichevole verso il bagno. «È meglio se vai a lavarti la faccia» Mi sorrise poi coccolò Nerone che solo ora sembra essersi accorto del rientro del suo padrone. «George? Sei tu?» La voce di un uomo proveniva da una delle stanze nel corridoio al piano di sotto. «Sí papà, sono passato per un salto veloce, poi dobbiamo andare» Un figura simile a George ma con capelli e occhi scuri uscì dal suo ufficio in cui era solito lavorare quando era a casa. «Dobbiamo? Tu e chi?» Domandò confuso poi notò anche la mia presenza. Mi squadrò e studiò approfonditamente, cercando di associare le informazioni che rilevavano i suoi occhi ai suoi ricordi. Rimase sorpreso quando mi riconobbe. «Oh misericordia! Lukas sei tu?» Aveva gli occhi lucidi commossi. Mio padre viaggiando molto per lavoro era spesso assente e quest'uomo è stata la mia figura paterna di riferimento e con la quale sono cresciuto. «Ciao zio Cedrick» Lo salutai, lui mi abbracciò. «Ti ricordavo più basso, ma aimé il tempo passa. Mi sembra ieri che vi dovevo prendere in braccio per salire su quello scivolo con la rete. Vi fermate a pranzo? Tua madre è scesa ma dovrebbe tornare tra un oretta» Ci domandò fissando prima me e poi suo figlio. «Papá, veramente dobbiamo andare, possiamo fare un altro giorno?!» Rispose George, sinceramente non capivo la sua urgenza ma da quando abbiamo lasciato il bosco il suo telefono non smetteva di ricevere messaggi anche se aveva messo il silenzioso vedevo che lo controllava con regolarità. «Ma sì certamente!» Ci salutò tornando poi nel suo ufficio. «Ah Georgie! Quando sono tornato prima con Nerone ho incrociato tua madre, mi ha detto che vuoi cambiare università. È successo qualcosa? Non ti trovi bene?» Chiese apprensivo sulla soglia del suo ufficio. George si passò una mano tra i capelli. Ormai credo che il suo sia quasi un tick. «No no nulla di questo. Ho fatto il trasferimento all'accademia di Lukas, così possiamo andare insieme» Rispose, suo padre sorrise sollevato. «Bene, molto meglio così. Vi lascio che ho del lavoro da terminare» indicò con un pollice la sua scrivania. «non fate esplodere nulla e se avete problemi chiamatemi. Soprattutto tu» Ci guardò entrambi per poi soffermarsi su di me, abbassò leggermente lo sguardo ma capii cosa stava osservando, nervoso tirai leggermente giù la manica della felpa stringendola nel palmo. «Se George diventa troppo noioso facciamo un cambio con Nerone» Concluse con ironia. «Hey io non sono noioso!» Si lamentò George fingendosi offeso. Infine ci salutò definitivamente, George prese il mio borsone, io il mio zaino e uscimmo. «Sicuro che ti va bene andare con la moto? Possiamo sempre prendere un taxi o chiamiamo un Uber, abbiamo i bagagli!» Mi ripetè George per la millesima volta mentre camminavamo verso il garage. «Ti ripeto di si. E poi "bagagli" un borsone mezzo vuoto e uno zaino, è un' esagerazione chiamarli bagagli. Se andiamo in auto o in treno poi dovresti ritornare qui a prendere la moto. E poi se andiamo in moto sarei costretto ad abbracciarti» Risposi. «Okay okay mi hai convinto» George tirò fuori la moto e fece per salire su. «Hey aspetta!» Lo fermai. «Dai a me il borsone. Non puoi guidare con quello, ti sbilancerebbe su un lato» Dissi aspettando che mi passasse la borsa. «Se lo sistemo bene sulla schiena a mo' di zaino no, e poi tra noi due sei tu quello che non era mai salito in moto, sarebbe più pericoloso lasciarlo a te» Dibatté. «Si ma io non devo guidare volendo potrei anche tenerlo in braccio tu hai bisogno di entrambe le mani!» Lo guardai per convincerlo e alla fine ci riuscii. «Va bene, ma almeno dammi lo zaino» Decretò alla fine e così trovammo un accordo e ci mettemmo in viaggio.
Dopo un'oretta circa ci ritroviamo davanti alla porta dell'appartamento. «Hai le chiavi?» Mi chiese. Ci pensai. «Oh si, me le hanno lasciate ieri Ania e Carlos, visto che loro sono a lezione» Risposi. Aprii la tasca davanti dello zaino e visto che George era più vicino gli passo le chiavi e aprì la porta. La prima cosa che notai era il buio, le grosse vetrate da cui entrava sempre il sole erano chiuse dalle pesanti tende. Credo che da quando ci siamo trasferiti qui di non averle mai viste chiuse, George mi fece entrare chiudendosi la porta alle spalle, ora c'era decisamente troppo buio, non riuscivamo quasi a vedere ad un palmo da noi, lui non sapeva dove era l' interruttore quindi restò fermo mentre io andai ad accendere la luce. Appena riuscii a distinguere di nuovo l'arredamento di casa fui colpito da un urlo. «Sorpresa!!» Urlarono in coro Ania e Carlos saltando da dietro il divano. Notai che sulla parete c'era uno striscione con scritto "Bentornato Rei" affiancato a dei palloncini, il tavolino davanti al divano era pieno di decorazioni e ciotole con dentro patatine, noccioline e snack da festa, intravedo che altro era posizionato sul bancone in cucina. Tutto era stato addobbato a festa, ad occhio e croce devono aver passato tutta la mattina a preparare. Sorrisi. «Ragazzi ma..» Sospirai sorpreso. Ania si avvicinò a me, seguita da Carlos «Amigos dovevamo organizzarti una festa di bentornato. Credevi davvero che saremmo andati a lezione e lasciato te senza un benvenuto» Esclamò Carlos lanciando in aria dei coriandoli, principalmente li lanciò addosso a me. «Dopo li raccogli tu» Lo minacciò sarcastica Ania e Carlos le rispose soffiandole in faccia altri coriandoli di carta per poi scoppiare a ridere entrambi. Guardai i visi dei miei amici, erano tutti sorridenti e felici di vedermi, mi guardai intorno sentendo un calore al cuore. Mi accorsi di star piangendo solo dal cambio di sguardo dei miei amici. «Rei, stai bene?» Mi domandò Ania. «Oh no l'abbiamo rotto» Scherzò Carlos. Scattai in avanti e strinsi entrambi in un abbraccio lanciando le braccia ai loro colli. Loro mi abbracciarono ma rimasero sorpresi. Non li avevo mai abbracciati di mia spontanea volontà, loro sapevano che non ero tipo da contatto fisico, eppure un tempo ero l'opposto. Lukas era l'opposto di me e George poteva confermalo. «Ora Reirei mettiamoci comodi per il pranzo» Disse Ania una volta sciolto l'abbraccio tenendo ancora le mie mani tra le sue. «Già Ania e io abbiamo passato tutta la mattina a cucinare. Principalmente perché Ania combinava disastri» Scherzò Carlos, Ania gli diede una gomitata «Senti chi parla, il signor ho fatto fuori un decina di pancake lanciandoli con la padella» Replicò lei. «Si incidenti di percorso» Rispose Carlos, poi si avvicinò a George. «Ottimo lavoro amigos! Sapevo che saresti riuscito a tenerlo abbastanza occupato, ci hai fatto guadagnare giusto giusto il tempo necessario» Carlos parlava a George dandogli una pacca sulla spalla e fece il pollice in su con l'altra mano. Mi voltai verso il mio ragazzo. «Tenermi occupato? Eri complice anche tu!?» George mi sorrise passandosi una mano tra i capelli. Si decisamente è un tic. «Beh ecco non sapendo come fare volevo tenerti in ostaggio sulla moto girando in tondo, poi tu hai detto che volevi andare a disegnare nel bosco e mi è sembrato perfetto» Continuò a sorridermi, alzai gli occhi al cielo. «Uh hai fatto un nuovo disegno?» Mi domandò Ania entusiasta. «Si, per il progetto autunnale» Risposi. «Oh perfetto, allora dopo devi mostrarcelo! Ora però tu...» Ania mi indicò poi indicò George. «E mister riccioli d'oro avete un grande compito» Mi agitai. Un rivolo di sudore mi si congelò sulla fronte. Che intendeva? «Io, ho fatto il miglior wasabi, Carlos ha fatto la sua versione "alternativa"» Ania fu interrotta dal diretto interessato «Hey è Carlternativa, fatta direttamente da Carlos nessuna imitazione» Ania poi riprese il suo discorso «Voi dovete scegliere il migliore» Nel giro di qualche secondo io e George ci trovammo catapultati sul divano con Ania e Carlos che subito ci vennero incontro tenendo in mano una ciotola con dentro la salsa verde. Carlos ci passò dei nachos tagliati a triangolini con cui attingere la salsa. Assaggiammo prima quella di Ania, era buona e lievemente piccante, aveva seguito la ricerca di sua nonna, poi passò al turno di Carlos, devo ammettere che ero un po' spaventato dalla versione Carlternativa, vidi George assaggiarla tranquillamente senza battere ciglio, come se stesse bevendo un bicchiere d'acqua così mi rilassai e mangiai un bel pezzo di Nachos con abbondante salsa su. I peggiori quarantacinque secondi della giornata. Mi sembrò di aver ingoiato fuoco vivo, come temevo Carlos aveva abbondato col piccante, del tipo che ha rovesciato il suo intero scaffale di spezie e salse nel wasabi, e avevo dimenticato che George adora il piccante, ovvio che non avesse battuto ciglio nel assaggiare la salsa di Carlos. «Reirei stai bene?» Disse Ania preoccupata vedendo la mia faccia. Restai fermo immobile con la gola in fiamme incapace nemmeno di emettere un sospiro, mentre morivo dentro. Mi piegai in due. «Pic...ic...nte» Provai a dire tenendomi la gola con una mano. Carlos saltò. «O dìos! Mi ero dimenticato che non sopporti il cibo piccante! Oddio ti ho dato fuoco!» Esclamò affrettandosi subito in cucina per prendermi un bicchiere di latte. Ania assaggiò un goccio di salsa. «Carlos hai aggiunto il peperoncino?! Quello già è piccante, quanto ne hai messo?» Chiese allarmata. «Solo un po' ma per lui è tanto» Rispose Carlos mentre mi versava il secondo bicchiere di latte dopo che avevo buttato giù in un sorso il primo. «Si era leggermente piccante ma era buono, i sapori tutto sommato erano equilibrati» Rispose George facendo il bis, lo guardai storto. «Legger...mente!? Parla per te, che ti bevi anche le bottiglie di tabasco» Gli dissi continuando a bere. «Tieni mangia questo. Prometto che il resto del pranzo non è piccante» Mi disse Carlos passandomi un piatto di tacos. «C'è anche della pizza e altre cose. Ah e chiaramente anche dei dolci per dopo» Tutti e quattro prendemmo posto nel salone e iniziammo a pranzare mentre parlavamo e scherzavamo, Ania e Carlos si alzarono per prendere il resto del cibo che avevano preparato, George si sedette accanto a me e mi passò un altro bicchiere di latte, lo ringraziai, ne dovetti bere almeno quattro per smettere di sentire la gola in fiamme. «Così non sopporti ancora il piccante» Mi sussurrò all'orecchio sorridendo divertito. Lo guardai storto. «Tu potevi anche avvertirmi invece di stare lì e fissarmi» Gli risposi, George mi sorrise di nuovo e poggiò la testa sulla mia spalla. «Nah era divertente, sei diventato rosso fino alle orecchie, di solito diventi così solo quando ti bacio» Replicò, mi spostai leggermente. «N-non è vero!!» Esclamai lievemente imbarazzato, pregando di non essere diventato rosso, di nuovo. È colpa tua George, tua e del tuo sorriso che mi avete incasinato l'equilibrio delle mie emozioni. «Si invece, non puoi negare l'evidenza guarda sei diventato rosso anche adesso» George si avvicinò al mio viso, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra. «E invece no ti dico. So controllare le mie emozioni!» Mi allontanai spostando con la mano la faccia di George, poi mi alzai e seguii Ania che era appena ritornata con Carlos e delle scatole di pizza e mi sedetti accanto a lei sull'altro divanetto, più picciolo e che usiamo veramente di raro, di solito quando capita ci mettiamo tutti sul divano davanti al muro che è abbastanza grande da poter accogliere comodamente anche quattro o cinque persone. George mi guardò mettendo un finto broncio, gli risposi sorridendogli e poi diedi un morso ad uno spicchio di pizza.
Dopo aver pranzato Ania trasformò il salotto in una di quelle sale dei bar karaoke, sinceramente non so nemmeno dove abbia trovato quattro microfoni. «E quelli da dove li hai tirati fuori?» Chiese Carlos anche lui sorpreso. Lei fece l'occhiolino «Sono una ragazza piena di risorse. Su dai preparatevi che vi aspetta una battaglia canora» Rispose sincronizzando i microfoni wireless ad una specie di base collegata alle casse della televisione. «Sei fantastica» Mormorò Carlos e senza accorgersene aveva il viso contratto in un sorriso con gli occhi pieni di meraviglia che sembravano due cuori. Fu fortunatamente salvato da George che lo tuzzuliò leggermente col gomito. Ania ci passò i vari microfoni e fece partire la prima canzone, si scoprì che Carlos era abbastanza stonato perché urlava troppo. «Ania! Mi hai dato il microfono difettato!» Esclamò dopo l'ennesima canzone, il risultato della sua performance dava "Senza speranza" «Ah quindi sarebbe problema del microfono?» Dibatté Ania, che invece a quella canzone aveva fatto il pieno punteggio e compariva la scritta "Super star" «Si certo che è colpa del microfono. Dai dammi il tuo! Scommetto che è quello rosa che mi farà vincere!» Replicò, Ania sospirò e gli passò il microfono con il bordo di colore rosa. Carlos dopo averlo preso sfidò George in un'altra canzone, il risultato? Lo stesso punteggio che aveva collezionato per le scorse tre partite. «Vuoi provare col rosso?» Dissi con sarcasmo passandogli il mio microfono, Carlos lo prese e sfidò me in un'altra canzone. Visto che io ero al momento senza microfono George mi passò il suo, cogliendo l'occasione per spostarsi al mio fianco. Io non me la cavatti male, Carlos invece totalizzò lo stesso punteggio. «Ti manca provare il mio microfono, forse questo va bene» Disse George ripassando il microfono blu che prima mi aveva dato a Carlos. «O forse se non urlassi nel microfono forse saresti anche intonato. Guarda facciamo questa canzone» Disse Ania selezionando un duetto. «Per dimostrarti che non è il microfono prenderò il tuo» Continuò prendendo il microfono verde col quale Carlos aveva iniziato a cantare, mentre lui usò quello di George. Vidi Carlos agitarsi e ingoiare nervosamente vedendo la canzone. A Thousand Years la versione quella con Christina Perri e Steve Kazee. Ania si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi. «Ricorda non urlare, devi cantare non replicare il suono di una sirena dei vigili del fuoco, segui la musica» Gli disse e dopo pochi secondi la base della musica partì. Carlos cercò di rilassarsi e di seguire il consiglio di Ania, lei cercava di incoraggiarlo con lo sguardo mentre cantavano. George mi mise un braccio intorno alle spalle e ondeggiò lievemente al ritmo della canzone, io poggiai la testa sulla sua spalla. Quando finì la canzone Carlos aveva la faccia dello stesso colore della sua salsa piccante preferita. Ania guardava fisso lo schermo aspettando il risultato con ansia. «Guarda Carlos ce l'ha fatta!» Esclamò entusiasta saltando al collo di Carlos quando sulla televisione comparve la scritta "Principiante" invece del solito senza speranze. Carlos sorrise e saltellò sul posto stringendo Ania in un abbraccio. «Sii! Visto vi ho detto che era colpa del microfono! Vedrete diventerò presto una stella emergente e poi una super star» Esclamò, poi si accorse di star ancora abbracciando Ania, si staccò agitato con la scusa di versarsi un'aranciata. Giocammo altre partite, divertendoci a sfidarci a vicenda. Provammo anche una sfida tutti e quattro su una canzone giapponese, in cui solo io e Ania riuscimmo ad ottenere il punteggio pieno avendo cantato perfettamente le parole della canzone, perfino George che prendendo il massimo punteggio ad ogni canzone, ci stava stracciando tutti prese stavolta un punteggio poco più alto di mediocre. «Okay da Ania me lo aspettavo ma tu...» Si voltò verso di me. «Tu parli giapponese? Come? Quando?» Mi domandò. «Non benissimo, so leggerlo, più o meno scriverlo e so qualche frase» Replicai lasciandolo ancora più confuso. «Con tutti quegli anime che si guarda la notte quando non gioca ai videogiochi, mi stupisce che ancora non abbia tradotto la divina commedia in alfabeto kanji. Ania provò a farci alcune lezioni ma io sono proprio negato, so dire solo tre parole Ciao grazie e bacchette» Aggiunse Carlos. «Io so solo le parole che servono per gli ordini al ristorante» Replicò George. «Dai Carlos non sei proprio negato, e aggiungi anche Sayonara e Sushi sono cinque le parole che conosci» Rispose Ania. Carlos esultò contento. «Si! Ora so cinque parole! Grande» Ania alzò gli occhi al cielo. «Ho capito, vi devo portare tutti e tre in Giappone. Poi io e Rei casualmente vi perderemo e vedremo se riuscite a ritrovarci» Disse con ironia per poi ridere insieme a me. «Beh George le parole basi per mangiare le sappiamo, quindi siamo apposto» Concluse Carlos facendo ridere tutti.



Hey, come va?
Spero che il capitolo e in generale la storia vi stia piacendo♡

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