28
George spostò lo sguardo sul blocco da disegno. «Che stai disegnando a proposito?» Domandò come se sentisse la necessità di cambiare argomento. «Il bosco» Risposi alzando le spalle. George si stropicciò gli occhi nel tentativo di asciugarsi le lacrime. «Si questo lo vedo genio. Ma perché? Cioè sei voluto venire qui apposta, deve esserci un motivo no?!» Mi sistemai meglio accanto a lui e ripresi il blocco da disegno. «Il progetto dell'accademia. Devo fare un dipinto su qualcosa di significativo per me. Quando ce lo assegnarono all'inizio avevo pensato ai videogiochi, ma dopo tutta questa situazione il bosco è il soggetto ideale. Mi ricorda i momenti migliori vissuti con qualcuno di molto significativo per me» Risposi tornando a disegnare. George cambiò rapidamente umore, e mi sentii sollevato. «Aww carino, sei adorabile» Mi disse con una vocina, e con gli occhi a cuoricino mi dà un bacio sulla guancia, come farebbe una vecchia zia. «Hey, mica stavo alludendo che sei tu» Dissi sarcastico, lui mi guardò scettico. «Ah no? E allora chi?» Lo guardai come a dire “non è ovvio?!” «Egroeg, un caro amico, dai dovresti sapere che parlavo di lui» George sfinito alzò gli occhi al cielo. «È il mio nome al contrario!» Sbuffò. «Capisco, quindi è questo quello che scarabocchiavi ogni giorno all'ospedale che non volevi farmi vedere? Facevi le bozze di prova?» Scossi la testa e mi allungai a prendere il mio zaino. «No, stavo disegnando altro» Tirai fuori una cartellina dove custodivo i fogli cartonati per i disegni completi e che di solito regalavo o consegnavo come compito. «Ho fatto questi» Passai il primo disegno a George, un semplice ritratto a matita. «Ma questo è il signor Anderson, giusto? Il custode delle elementari, come mai?» George guardò il disegno con lo stesso sguardo con cui guarda sempre i miei disegni, con stupore e ammirazione. «Beh ti ricorderai che era tipo la persona più gentile del mondo, e ricordo che mi diceva spesso che avevo un talento per il disegno, all'epoca non ero di certo a questo livello ma ora si. Vorrei andarlo a trovare e darglielo, anche per ringraziarlo per la sua gentilezza e tutto quello che ha fatto per me» Risposi.
«Oh, si ricordo, era veramente gentile. Ti ricordi di quella volta che mi picchiò il fratello di Marcus e mi uscì il sangue dal naso!? Il signor Anderson fu così gentile quando si occupò di me, mi diede anche un lecca-lecca. Si vorrei anche io incontrarlo di nuovo e ringraziarlo. Se non sbaglio Martha dovrebbe sapere come trovarlo, sua zia lavora per la scuola» Guardai George e gli diedi un pugno leggero sulla spalla. «Ahi, e questo perché?» Mi chiese. «Perchè ricordo bene quando ti uscì il sangue dal naso, e tu prendessi quel pungo dal fratello perché avevi picchiato Marcus per me»
Mi venne quasi da ridere pensando che nel viaggio del tempo sono stato proprio io a occuparmi del suo naso sanguinante, ma giustamente come ha detto anche Mr stalker io non ho modificato la versione originale del passato, quindi sia nei miei ricordi che in quelli di George le cose erano andate un po' diversamente dal viaggio nel tempo e fu il signor Anderson ad occuparsi di lui. «Picchierei tutti per te» Sento mormorare da George mentre sistemo il disegno che mi stava passando e prendo il secondo foglio. «E ho fatto questo» Gli passo il foglio-cartoncino, il disegno stavolta è una scena colorata con tenui acquerelli. «È per te»
Il disegno in particolare ritraeva me e lui in una delle vacanze che facemmo con le nostre famiglie al lago, mi ero ispirato ad una vecchia foto che tenevo a caso in una scatola nella mia camera e grazie all'aiuto di Ania e Carlos ero riuscito a procurarmi. George lo fissò a bocca aperta e così intensamente che credevo si fosse bloccato. «Lukas è bellissimo! Non riesco a smettere di guardarlo» I suoi occhi brillano come mille stelle. «Lo pensi davvero?» Chiesi. «Certo! Sai probabilmente fu in quella vacanza che realizzai che mi piacevi» Ammise ripassandomi il disegno per metterlo al sicuro nella cartellina, nel mentre io divenni rosso peperone. Poi realizzai. «Aspetta! In quella vacanza dovevamo iniziare più o meno la seconda media, quindi significa che alla festa in terza eri già innamorato di me!? Da più di un anno! Quel bacio...» George mi interruppe guardandomi serio. «Il tuo primo bacio doveva essere con me. Non avrei permesso a nessun altro di baciarti quella sera.» Esclama come se fosse una sentenza, poi rilassò il viso e sorrise. «e poi in quel momento mi sembra che ti sia piaciuto, quindi...» Continuò, e io divenni ancora più rosso, potevo confondermi con le foglie per terra. Lui rise e dopo qualche minuto lo vidi alzarsi in piedi e prendere qualcosa dal suo portafoglio e me la passó. Era un foglietto bianco ripiegato su se stesso, la carta era tutta spiegazzata e consumata ai bordi, come se fosse stato aperto e richiuso molte volte nel corso del tempo. Lo guardai confuso «Cos è?» George imbarazzato si passò una mano tra i capelli, leggermente rosso in viso.
«Ecco è una cosa che scrissi anni fa, una canzone. Ero proprio all'inizio ancora non avevo incontrato i ragazzi e creato la nostra band, quindi non sarà molto perfetta di metraggio o musicalità. L'ho sempre portata con me dal liceo e non l'ha mai letta nessun altro» Mi disse. Guardai il pezzo di carta ancora piegato tra le mie mani «E perché? Le canzoni non sono fatte per essere ascoltate?» George tornò a sedersi al mio fianco. «Si, ma questa è troppo importante e poi non l'ho scritta per tutti gli altri. Ma ora credo sia il momento giusto per essere letta. Leggila» Mi rispose, così aprii il foglietto e iniziai a leggere il testo che mi trovavo davanti.
“When I was young I met the one who stole my heart.
I didn't know yet that it would be you, but God I was crazy for you.
I met this boy and he was wonderful.
He took me on crazy adventures, and I loved him.
Just two kids playing in the woods.
We were so young to talk about it, but I knew these feelings were true.
I've never been able to get over 'cause I can't move on without you.
The night of our first kiss is imprinted on my mind like a tattoo.
When I close my eyes I see you and me
on the beach watching the sunset.
I will never forget how he used to smile at me
but now I can only see it in old pictures of us.
Maybe one day we'll meet again, so I'll just sit here and wait.
And this time I won't let you leave me.
I would like to hold you tight again and reassure you
like the night of shooting stars.
Now the stars have lost their light for me,
'cause I loved to admire them reflected in your eyes
and now those eyes don't look at me anymore.
Sometimes I wish I could go back.
Rewind time like an old movie.
And take me to the night I lost you.
Just to take you away safe with me.
We spent the days stick together.
We laughed and joked as if time would never catch us.
I've never been happier than this.
I thought it would be like this forever.
But now the sound of his laughter haunts me like a ghost,
reminding me of what was once mine.
He was my best friend but I always wanted him to be something more.”
Finii di leggerla e George era ormai rosso fino alla punta delle orecchie. Sentivo gli occhi lucidi e nel petto un'emozione indescrivibile. Dovrei dare dei tranquillanti alle farfalle nel mio stomaco che ormai da giorni stanno volando all' impazzata «Sarei io?» Gli chiesi voltandomi verso di lui. Lui mi guardò alzando un sopracciglio. «No, parla del gatto di mia nonna» Rispose scettico. Riguardai il foglio. «Non sapevo che tua nonna avesse un gatto» Lui mi guardò sconcertato. «Sei serio?!?» Mi chiese, io lo fissai dritto negli occhi. «E tu lo sei?» Mi presi una piccola pausa. «Sul fatto che vorresti fossimo di più di migliori amici!?»
George abbassò la testa cercando di nascondere, invano aggiungerei, l'imbarazzo. «Se tu non vuoi no, ti chiedo solo di non scappare di nuov» Lo interruppi spostandomi verso di lui e appoggiai le mie labbra sulle sue. George sgranò gli occhi sorpreso ma poi ricambiò subito il mio bacio.
Ci staccammo dopo minuti per riprendere fiato, rimanemmo l'uno difronte l'altro ad un palmo di distanza. Sospirai. *tsk*«Avevi ragione all'ospedale che ci sarebbe stato un quarto bacio, ma stavolta sono stato io a baciare te» Lo guardai e sorrisi. «Allora ti basta come risposta? O vuoi che ti faccio un disegnino?» Gli risposi tornando a sedermi a terra. «Non ho capito molto bene, potrebbe essermi necessario un altro bacio per chiarezza»
«George.» Alzai gli occhi al cielo. «Ti faccio un disegnino» Commentai sarcastico e mi allungai per prendere il blocco da disegno. «Uff, niente bacio quindi?» Disse deluso. Lo guardai ancora e gli passai il foglietto. «Forse se me la canti...»
«Che!?» Esclamò. «È una canzone no? Cantala!» Replicai. «Ma è tutta fuori metrica e poi sono un chitarrista!» Disse agitando in aria le braccia. «Uhm, io quella volta al pub ti ho visto cantare qualche duetto con la cantante della tua band, e poi se non sbaglio qualcuno qui ha vinto per cinque anni di fila il premio come miglior canterino» George sospirò. «Si alle elementari, Lukas. Hey non guardarmi con quegli occhi» Lo guardai dritto negli occhi. «Daii, cantala qui per me» Lo supplicai, lui si morse il labbro e dopo qualche minuto di attesa si convinse. «Va bene, la canterò solo per te» Rispose rosso in viso. Prese il foglio dalle mie mani e iniziò a cantare. La sua voce era calma e armoniosa anche se era un po' tremante. La canzone era a tratti lenta e a tratti più rapida, ognuna di quelle parole mi colpiva il cuore in modo diverso.
Quelle erano le emozioni e i pensieri di George, che ha tenuto per sé per tutti questi anni e ora li stava cantando per me. Verso la fine della prima strofa mi tirò a sé e continuò a cantare tenendomi tra le sue braccia, forse perché voleva abbracciarmi, o forse perché non riusciva a cantare con me che lo fissavo intensamente, o forse per entrambe le cose. La sua voce era così rilassante, chiusi gli occhi e respirai il suo profumo. Un raggio di sole filtrava dolcemente tra le foglie finendo sul mio viso. Mi sento così bene. «Vedi, ti ho detto che sei il miglior canterino» Gli sussurrai tenendo ancora gli occhi chiusi appena lui finì di cantare. Sentii George lasciarmi un bacio tra i capelli. «Sei stanco? Possiamo riposarci qui per un po'.» La sua voce dolce come sempre, se dovessi scegliere cosa mi ricorda di più George sceglierei il caramello, caramello salato.
«Okay» Dissi. George si stese sotto la quercia e visto che io ero stretto a lui finii anche io steso sotto la quercia, o meglio finii con usare il petto di George come un cuscino. Nel silenzio del bosco l'unica cosa che sentivo era il suo cuore battere all'impazzata che discordava con la calma intorno a noi. «Quindi ora sei il mio ragazzo?» Mi chiese mentre passava delicatamente la mano tra i miei capelli. «Si, suppongo di si» Gli rispondo alzando la testa verso di lui, vidi il sorriso di George ampliarsi e rianimarsi di luce propria. «Ora sei il mio ragazzo!» Esulta al settimo cielo prima di tirarmi su per darmi un bacio. «Non sai da quanto aspettavo di chiamarti così» Mi sussurrò sulle labbra tenendomi stretto a lui, potevo sentire ogni muscolo del suo corpo premere contro il mio. «Quinto» Sussurrò tornando a stendersi con la testa a terra e osservò il cielo tra i rami della quercia. Aggrottai le sopracciglia «Cosa?» Gli chiesi, lui sorrise continuando a tenere lo sguardo all'insu. «Le volte che ci siamo baciati. Questo era il quinto bacio» Sospirai divertito. «Hai intenzione di tenere conto di tutti i baci che ci daremo?» Lui mi guardò come se la risposta fosse ovvia. «Se do ad ognuno di loro un nome, me li ricorderò. Sai le parole sono importanti, tu meglio di me sai quanto è importante un nome. Se a qualcosa dai un nome diventa reale e non puoi dimenticarla, e io non ho intenzione di dimenticare nulla di te»
Mi sistemai più comodo sul cuscino George e guardai anche io in alto. «Hai intenzione di tenere un quadernino con tutti i baci che ci siamo dati con tanto di luogo, data, tempo atmosferico?!» Dissi sarcastico e lo feci ridere. «Sei ironico vero?!» Mi chiese confuso. «No, ti stavo proponendo di andare a comprare due quadernini strada facendo» Risposi alzando gli occhi al cielo. «Okay, sei ironico» Confermó George. «E comunque non ho bisogno di un quaderno per ricordami di te. In tutti questi anni non ho fatto altro che pensarti. Ogni volta che suonavo, componevo o semplicemente ascoltavo una qualche canzone. Ogni volta che guardavo un film e pensavo che ti sarebbe piaciuto. Tu sei sempre stato il mio primo, tutte le mie prime volte erano con te, la prima volta in bicicletta, la prima gara di nuoto, il mio primo saggio con la chitarra, sei stato il mio primo amico, il primo amore, il mio primo bacio. Abbiamo vissuto una vita insieme, eri una parte di me e poi tutto è sparito» Mi confessò e io iniziai a sentirmi un po' triste e in colpa. «Anche io ti ho pensato. Ero però ingiustamente arrabbiato con te. All' epoca per me era tutto un casino, lo sai che mi tengo sempre tutto dentro e non ne parlo mai con nessuno, ma ora ho realizzato che mi sei mancato. Non volevo ammetterlo ma mi sentivo perso senza te. Dovevo tornare» Ammisi con gli occhi lucidi. «E io dovevo inseguiti» Replicò George, lo guardai per ottenere il suo sguardo. «Non l'ho mai raccontato a nessuno ma ogni volta che chiudevo gli occhi e sognavo, finivo qui. Nel bosco, c'eravamo solo noi due a rivivere tutte le nostre avventure» Gli confessai e sentii come se un piccolo ingranaggio si fosse sbloccato.
Da anni ormai facevo quei sogni e non li avevo mai raccontati a nessuno, nemmeno ai vari psicologi che mio padre mi fece incontrare. Ma George è George, con lui mi sento sicuro di dirgli tutto, ma rimasi del tutto spiazzato dalla domanda che mi fece dopo. «Quindi è per questo che non dormi mai?»
Lo guardai sconcertato «Che?» E lui come faceva a sapere queste cose, letteralmente non ci vedevamo da anni. «Ania e Carlos mi hanno raccontato che raramente dormivi la notte e la passavi con i videogame. Ora capisco, se tu mi odiavi e ogni sera finivi bloccato con me non mi sorprende che vorresti restare sveglio. Giusto?!» Oh Ania e Carlos, ma certo. Quei tre sicuramente avranno avuto modo di conoscersi meglio mentre ero in coma, hanno tutti e tre dei caratteri affini non mi sorprende che abbiamo legato facilmente. Mi concentrai sulla domanda di George «Si, no. Voglio dire uno dei motivi era quello ma non solo, e poi io non odiavo te, odiavo me» George mi guardò, scostò una ciocca di capelli dalla mia fronte «Ti odi ancora?» Domandò preoccupato, scossi la testa. «No, non credo» Lo vidi tirare un sospiro di sollievo e sorrise rilassato. «Oh meno male, altrimenti dovendo picchiare tutti quelli che ti odiano ti avrei dovuto dare un pugno» Disse sarcastico. «Poi avrei dovuto picchiare me stesso perché chiunque tocca il mio ragazzo verrà picchiato da me e poi…» Poi lo interruppi. «E poi.. George dobbiamo seriamente parlare del perché non puoi picchiare la gente in giro!» Lui rise. Si, il suono delle sue risate mi era mancato. «Ah non posso? Guarda che io in un' altra vita ero un pistolero gangster del vecchio west. Ricordi?» Risi alzando gli occhi al cielo. «Per carità! Eri pessimo in quel videogioco» Lui si mise sulla difensiva e alzò le mani in aria agitandole mentre parla «Se io sto sparando a dei banditi e tu mi passi davanti con un carretto non lamentarti se poi vieni colpito! Mica la colpa è mia» Disse, io sospirai divertito «Era solo l'obiettivo del gioco ma fa niente»
Mi spostai per riprendere in mano l'album e finire il disegno. «Tu facevi paura in quel gioco, eri bravissimo a sparare. Potevi tranquillamente diventare un sicario professionista» Mi girai un po' verso di lui e lo guardai di sbieco accennando un sorriso. «E chi ti dice che non lo sia?» A George scappò una risata isterica. «Perchè non lo sei. E..e poi sei uno studente, studi arte!» Lo guardai intensamente per qualche secondo poi in silenzio tornai al mio disegno. «Se fossi un sicario avrei di sicuro un lavoro di copertura, qualcosa di non troppo impegnativo o che non dia nell'occhio, qualcosa come ad esempio essere uno studente. Però devo ammettere che vivere da solo, con altri due studenti universitari, in un appartamento in centro decisamente spazioso e costoso per solo tre studenti, alza decisamente l'asticella dei sospetti. Inoltre la UA Academy è anche abbastanza costosa, come anche altre rinomate accademie» Dissi calmo e piano concentrandomi sul disegno.
Georgie si passò una mano tra i capelli. «Vabbè ma quello è perché le nostre famiglie sono...» Lanciai un' occhiata a George «L-Lukas?» Disse incerto. «Il sicario è di sicuro un lavoro molto ben retribuito. George dobbiamo fare un discorso, ma non devi dirlo a nessuno» Risposi serio e lui sbiancò. «L-lukas? Non sei davvero un sicario, vero?» Mi domandò agitato. Posai a terra matita e blocco da disegno e lo guardai minaccioso e intensamente per qualche secondo, lui era sbiancato come il latte. Lo sguardo incredulo. Poi non resistetti e scoppiai a ridere. «Non ce la faccio. Oddio guarda che faccia che hai!» Urlai non trattenendo più le risate che già da diversi minuti minacciavano di uscire. Mi ritrovai ormai steso a terra piegato in due dalle risate. «Guardati sembra...sembra te abbia visto un fantasma!» Ridevo così tanto che non riuscivo nemmeno a parlare. «Fanculo, eri così dannatamente serio che credevo davvero avessi una vita segreta» Rispose cercando di rimanere arrabbiato ma alla fine trascinato dal suono delle mie risate scoppiò a ridere anche lui. «Stronzetto, vuoi ridere? Ti darò io un motivo per farlo» Disse mentre si buttò addosso a me e iniziò a farmi il solletico. Lui sa che lo odio perché non riesco a non ridere. «No no dai George il solletico no!» Cercai di togliermelo da dosso ma era inutile lui è leggermente più forte di me e mi immobilizzò a terra. Quando ormai non mi era rimasto più ossigeno in corpo George decise di lasciarmi andare. «Okay ora basta, hai bisogno di respirare» Mi disse tirandomi su. Mentre riprendevo fiato pensai all'ultima volta che avessi riso così tanto, l'ultima volta che qualcuno mi fece il solletico fu anni fa, di recente non permettevo a nessuno di avvicinarsi così tanto a me, evitavo qualsiasi tipo di contatto fisico.
Tornata la calma mi sedetti a gambe incrociate e tornai al mio disegno, dovevo finire la bozza altrimenti staremo in questo bosco per anni. George alla mia destra si stese usando una mia gamba come cuscino permettendomi di disegnare con una mano e giocare con i suoi capelli con l'altra, nel mentre canticchiava lievemente un motivetto.
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