22

Continuai a pensarci per tutta la notte e senza che me ne accorgessi si fece giorno. Immagino che dopo giorni passati a dormire il mio corpo non risenta di una sola notte insonne. Mi accorsi che il sole era tornato in cielo quando l'infermiera entrò nella mia stanza. Era la stessa donna di ieri, forse dovrà fare un' ultima controllata e poi staccherà il suo turno. «Oh non mi aspettavo di trovarti già sveglio» Mi disse appena mi notò, poi si avvicinò per controllare dei parametri alla macchina che continuava a fare quel suo fastidioso beep ad ogni mio battito, cambiò la flebo e mi diede alcuni farmaci che aggiunse nella boccetta col liquido trasparente. «Si, sono sempre stato uno che dorme poco» Le dissi. Lei mi guardò e sorrise. «Sai anche il tuo amico di là è sveglio. Gli ho chiesto se voleva entrare a farti visita ma ha detto che preferisce aspettare. Vuoi che te lo chiami? Così potete farvi compagnia a vicenda» Le sue parole mi provocarono un' agitazione nello stomaco, probabilmente se avessi mangiato ora mi verrebbe da vomitare. George era ancora lì? Non dirmi che ha passato qui tutta la notte!? Dovrei parlarci? Cosa dovrei dirgli? Come dovrei comportarmi? E se lui non vuole parlare con me? Io voglio parlaci? L'infermiera mi guardava in attesa di una mia risposta. La guardai. «Si, può gentilmente chiamare il mio amico?» Sussurrai, la donna annuì e si affrettò ad uscire dalla stanza.
Qualche minuto dopo sentii bussare e la figura di George che lentamente si presenta sulla soglia aprendo la porta.
Mi guardò, i suoi capelli biondi erano tutti arruffati, come se avesse dormito troppo e allo stesso tempo troppo poco, le leggere occhiaie sottolineavano il "troppo poco" . Indossava una semplice felpa e dei pantaloni, la felpa era spiegazzata come se avesse dormito stretto su una sedia o una poltroncina, e credo proprio sia così. Lui continuò a fissarmi e mi poi mi sorrise. «Hey, l'infermiera ha detto che volevi vedermi» Mi disse parlando piano, come per non disturbarmi con rumori forti. Io annuii. «Così sei tu che li porti!? Cos'è hai svaligiato un negozio di palloncini?» Dissi notando che legato al suo polso sinistro c'era uno di quei palloncini ad elio che erano legati al mio letto. George si guardò il polso come se si fosse accorto solo ora di avere un palloncino attaccato al braccio e rise. Poi camminò nella stanza raggiungendo la base del letto e slegò il palloncino dal suo polso per poi legarlo al letto insieme agli altri. Guardai i palloncini stella volteggiare, ora ce n'erano dodici, come i giorni in cui sono ricoverato qui, George mi ha portato ogni giorno un palloncino da aggiungere agli altri. «Ho pensato che volevi vedere le stelle. Tu hai paura del bosco di notte, il che è ironico visto che hai visto migliaia di film e giochi horror senza batter ciglio, ho pensato quindi di portarti le stelle qui così quanto ti saresti svegliato potevi vederle. So quanto ti piacciono» George passò lo sguardo dai palloncini a me, il suo sguardo era malinconico. Io guardai di nuovo i palloncini, in effetti quelle stelle sono state la prima cosa che ho visto appena ho aperto gli occhi, e George veniva qui apposta ogni giorno per lasciarne una, ha fatto tutto questo solo per me, ora come ora mi è difficile essere d'accordo con Roody e pensare che George possa odiarmi. Sentii gli occhi farsi lucidi «Grazie» Gli dissi. George reagì come sorpreso, ma alla fine mi rivolse un sorriso triste. «È il minimo che potessi fare, tutto ciò è per colpa mia» Ed ecco che la malinconia che leggevo nel suo volto si traduce in un senso di colpa, George si sentiva in colpa per qualcosa che non era colpa sua, o almeno non è stato solo lui la causa di quella mia reazione ma anche del tutto il passato che mi trascinavo dietro come un cadavere pesante. «No! Non è..» Gli urlai, George tornò a guardarmi con una leggera sensazione di spavento e preoccupazione e prima che potessi continuare mi bloccò. «Oh ma fammi il piacere Luk...Rei! Chi vogliamo prendere in giro? Stai dicendo che non sei andato in tilt per quel bacio che ti ho dato al festival, e per tutto ciò che ne è derivato? Avevi ragione, non dovevo venire quella sera, non dovevo tornare così nella tua vita» Rispose. Io cercai di replicare. «No! Sai zitto, non è così non è colpa tua!» Gli urlai e cercai di alzarmi per andare verso di lui, le gambe, dopo giorni di riposo a letto sembravano gelatina. Appena George intuì che stavo per alzarmi scattò spaventato verso di me, mi afferrò per le braccia assicurandomi che non cadessi come un sacco di patate sul pavimento. «Basta Rei!» Mi rimproverò, e dopo mi spinse con delicatezza sul letto. Il suo tocco forte ma allo stesso tempo gentile mi provocò una scarica elettrica lungo tutta la colonna vertebrale. «Hai bisogno di riposare, non di certo di urlare con me» Mi disse mentre mi sistemava le lenzuola. «Se hai bisogno mi trovi seduto nella saletta di lá» Concluse, si voltò e camminò verso la porta. No, non doveva andare così, non voglio vada così. Dovevo fare qualcosa. «Resta» Gli sussurrai appena toccò la maniglia. Calò il silenzio, George teneva ancora una mano sulla maniglia mezza abbassata, lo sguardo basso fisso davanti a sé. Lo percepivo, era come un fascio di nervi, in lotta con se stesso. «Se resto, mi prometti che non ti agiti?» Mormorò, poi girò la testa quel tanto che bastava per potermi vedere con la coda dell'occhio. Lo guardai e annuii. George annunciò un lieve sorriso e dopo lasciò andare la maniglia per tornare da me. Prese la sedia e la trascinò accanto al letto, nella stanza tornò il silenzio, entrambi tenevamo lo sguardo basso, la tensione era così tesa da essere tagliente come un grosso coltello affilato. C'era una cosa che più di tutto volevo chiedergli, qualcosa che probabilmente avrei dovuto chiedere anni fa. La sua versione di quella festa alle medie, aprii la bocca per parlare ma George come a leggermi nel pensiero mi precedette. «Quella sera, alle medie, eri lì?» Disse piano e lentamente alzò lo sguardo dal pavimento ai miei occhi. «Se fossi venuto nel bosco ti avrei trovato?» Mi chiese, lo guardai e alla fine mormorai un sì tornando a fissare il materasso. George sbuffò scettico e guardò i palloncini «Che idiota che sono stato. Non dovevo perdere tempo con quegli idioti avrei dovuto seguirti e cercarti da subito» Disse auto-rimproverandosi. Aspetta cosa? Che ha detto? Tornai a guardarlo confuso. «Che intendi dire?» Gli chiesi, e lui tornò a fissarmi pronto per darmi spiegazioni. «Alla festa dopo che Alice ha detto quella cosa rimasi shockato. Si, beh, lei era tua amica amica e ti aveva pugnalato così alla spalle, eravamo gli unici a saperlo e lei l'ha usato contro di te, non so veramente perché l'abbia fatto»
«Aveva una cotta per te» Dissi interrompendolo. George sembrò stupito «Cosa?!»
«Si, me lo confidò tempo prima, pensa la stavo pure aiutando a confessarsi. Immagino che dopo il nostro bacio al gioco della bottiglia e tu che rispondi alla domanda di Sky con un "non è stato così male" lei deve essersi ingelosita» Gli spiegai. «Come se a me potesse mai piacere una come lei» Rispose George frustrato. Ora fui io a guardarlo stupito. «Non ti piaceva?» Chiesi perplesso. E lui in una sola frase affondò anni di pensieri in cui credevo che lui avesse preso le parti di Alice perché era innamorato di lei. Che stupido, George era il mio migliore amico se gli sarebbe piaciuto una qualche ragazza della classe me lo avrebbe detto. «Certo che no! Non lei in ogni modo!» Mi rispose. «Comunque ti stavo dicendo, dopo che sei scappato io, ecco potrei aver perso tempo a picchiare quell'idiota di Andrew e dirne quattro alle amiche oche di Alice. Quando sono venuto a cercarti tu eri già sparito. Ho cercato ovunque, tranne che nel bosco perché ho pensato "ma si quello ne è spaventato non andrà mai li", che idiota che ero»
Oh capisco quindi è stato in quel momento che George e Andrew si sono picchiati. Un momento aspetta, prestiamo attenzione al resto delle parole che ha appena detto, questo vuole dire che lui mi ha difeso non è stato in silenzio. Lui quella sera mi aveva difeso, e non solo era venuto anche a cercarmi! Tutto quello che credevo era sbagliato, lui non aveva fatto nulla è stata colpa mia, io ho troncato la nostra amicizia. Lukas aveva ragione quando ha detto a Roody che lui nemmeno aveva mai parlato con George di quella sera ma era solo scappato via. Sono stato io ad abbandonare il mio migliore amico!
Senza che me ne rendessi conto delle lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi. «Oi ora perché piangi?» Mi chiese e preoccupato si avvicinò sedendosi sul materasso accanto a me e portò una sua mano sul mio viso. Scattai improvvisamente in avanti e lo abbracciai, sentii i muscoli di George irrigidirsi per la sorpresa ma poi ricambiò il mio abbraccio stringendomi forte. «Scusami, sei sempre stato un ottimo amico» Mormorai nel suo petto, sentii George stringermi di più a se. «No non è vero» Disse con un tono dolce. «Ti avevo promesso che saremmo sempre stati insieme e io ti ho lasciato solo. Il giorno dopo la festa credevo che tu volessi stare un po' per i fatti tuoi così non ti chiamai poi io finii in punizione per aver rotto il naso e slogato il polso di Andrew e non potevo uscire ma poi vedevo che tu iniziavi ad ignorarmi di proposito, mia madre disse che avevi cambiato la domanda di iscrizione per il liceo e li ho avuto la conferma che mi odiavi. Insomma eri disposto a farti due ore di treni tra andata e ritorno piuttosto che stare nel mio stesso liceo, ma nonostante tutto io non ho fatto nulla per parlarti o stare con te. Abitavamo a meno di 10 metri e ci conosciamo da ancor prima di nascere e io invece ho semplicemente smesso di cercati. Come quella sera, sono anni che penso che avrei potuto cercarti meglio. Dovevi stare da qualche parte non potevi di certo sparire nel nulla e invece mi arresi. E ora dopo anni, ci siamo rincontrati e per poco non morivi» Sentii la sua voce spezzarsi sull'ultima frase. «Non darti tutte le colpe, anche io non ti ho cercato, anzi ti evitavo. Sono stato io il pessimo amico. Ti odiavo perché credevo che stavi dalla parte di Alice, che sei rimasto in silenzio perché volevi essere loro amico, stavamo per andare al liceo se mi avresti difeso saresti diventato l'amico del ragazzo strano e sbagliato. Non so perché lo pensavo, non ti sei mai vergognato di essere mio amico. Forse ero solo preso dalle troppe emozioni e da quello che ha detto Andrew. Scusami» Strinsi le mani sulla felpa di George, chiusi gli occhi cercando di trattenere le lacrime e inspirai profondamente, il profumo di George mi invase i polmoni, erano da anni che non provavo questa sensazione familiare di casa. «Tu sei il mio migliore amico, non mi avrebbe importato di cosa avrebbero detto gli altri. E non sei per niente sbagliato» Mi disse avvolgendomi di più tra le sue braccia. «In conclusione direi che siamo più pessimi comunicatori che pessimi amici, se avessimo fatto questa conversazione anni fa avremmo risolto i nostri problemi» George concluse sciogliendo l'abbraccio, mi guardò sorridendomi e mi spostò una ciocca di capelli. Lo guardai accennando un sorriso. «Amici?» Gli chiesi e gli porsi il mignolo come farebbero due bambini per sigillare una promessa. «Amici» Mi rispose afferrando saldamente il mio mignolo col suo.
«Sono proprio belle le stelle che hai portato» Dissi guardando i palloncini alle spalle di George, lui si voltò. «Quelle del bosco lo sono di più, dovremmo andarle a vedere di nuovo, o hai ancora paura?» Mi disse prendendomi in giro.
«Ha ha ha non sei divertente. E poi anche tu eri spaventato quella notte» Risposi fingendomi offeso.
«Touchè» Replicò continuando a guardare intensamente i palloncini, era come perso nei suoi pensieri, io presi il mio telefono per inviare un messaggio e dopo lo riposai sul comodino. I miei movimenti distrassero George dai suoi pensieri e tornò a fissarmi. Qualche secondo dopo si sentì il telefono di George suonare e vibrare nella tasca, ma lui non si mosse per prenderlo. «Che fai non rispondi?» Gli chiesi. «Sicuramente non sarà più importante di parlare finalmente con te dopo tutti questi anni» Mi rispose sorridendomi. Io sospirai alzando gli occhi al cielo. «Georgie fai poco il sentimentale filosofico e prendi quel telefono!» Insistetti e lui lo fece. Guardò lo schermo confuso. «Eh? Cos'è? Che significa?» Mi domandò mostrandomi il display che segnava la notifica di messaggio di un numero sconosciuto. «È il mio numero, così possiamo parlarci e non rischiamo che problemi di comunicazione rovinino di nuovo la nostra amicizia» Gli spiegai. George mi sorrise a trentadue denti e mi saltò al collo entusiasta. «Sii. Non ti chiederò come hai fatto ad avere il mio numero, ma da ora potrò scriverti in ogni momento, ogni ora per tutta la vita!!» Esclamò, era veramente su di giri. «Ti prego no o cambio numero» Scherzai. «Non lo faresti mai» Replicò, io mormorai un "già". Cavolo lui mi conosce veramente troppo bene, anche dopo tutti questi anni. «Io ti conosco. Ora però devi riposarti, io vado di là. Okay?» Disse alzandosi dal letto, io lo trattenni afferrando velocemente il suo braccio e tornò a sedersi. «Ma io non ho sonno, dai ho dormito per quanti giorni?» Gli dissi, lui mi guardò severo. «Ma l'ho ha detto la dottoressa!» Replicò, io lo guardai. «No no non farmi quella faccia!» Protestò George. «Che faccia?»
«Quella faccia!» Mi puntò un dito contro. «Quella che fai ogni volta per convincermi Lukas!» Esclamò senza pensarci, poi appena realizzò che mi aveva chiamato Lukas si bloccò, restammo a fissarci in silenzio per qualche secondo. Io provai una strana sensazione al sentirmi chiamare così da lui. «Scusami Rei, abitudine immagino, dopo averti chiamato Lukas praticamente da sempre a volte mi scappa, ma ti prometto che mi impegnerò per chiamarti solo Rei» Mi disse.
«No tu se vuoi puoi chiamarmi Lukas, ma solo tu» Sussurrai piano girando lo sguardo. Sentivo le guance come in fiamme, andiamo sul serio? Vent'anni e divento rosso se il mio migliore amico mi chiama col mio vecchio nome?! Patetico
«Ma quella volta che ci incontrammo prima del diploma mi dicessi di non chiamarti più così, che avevi voluto cambiare nome e parole tue "non avremmo mai più parlato di Lukas perché lui non esisteva più". Cos'è cambiato ora?» Mi chiede confuso.
«Si lo so, ma avevi ragione al festival, Lukas non se n'è andato, è sempre stato una parte di me ero solo io che gli impediva di uscire perché lo collegavo a tutto ciò che era successo, ma lui era solo un bambino allegro e solare non merita di rimanere al buio. E poi mi piace quando mi chiami così» Sia io che George rimanemmo sorpresi, non l'ho detto ad alta voce vero? Ma a giudicare dal rossore delle guance del mio amico direi proprio di averlo fatto. Dannazione. Sospirai cercando di scrollarmi l'imbarazzo da doso. «Beh credo che dovrò andare di nuovo agli uffici del comune per farmi aggiornare Lukas come secondo nome» Dissi. «E puoi farlo?» Mi domandò curioso. «Si, qualche scartoffie e moduli da compilare ma avendo già anni fa rettificato i documenti sarà più facile aggiungere il nome Lukas dopo quello di Rei» Gli spiegai. George esultò felice. «Fantastico! Comunque visto che ci stiamo togliendo gli scheletri dall'armadio..» Iniziò a dire per poi avvicinarsi e sussurrarmi all'orecchio. «Quella volta a Sky mentii. Il nostro primo bacio non era da "non è stato così male" ma è stato il miglior bacio che io potessi mai dare» La voce sussurrata di George così vicina a me mi fece venire i brividi, e ciò che mi disse mi fece diventare così rosso da poter prendere parte ad una pubblicità per ketchup. George si allontanò tornando a sedersi sul letto e sorrise. «Ma non potevo di certo dirle questo, sai lei e la sua passione di accoppiare i nostri compagni, eravamo già la sua coppia preferita della classe, immagina il putiferio che avrebbe creato» Continuò poi scoppiò a ridere «sarebbe stata capace di organizzarci il matrimonio li seduta stante» George continuava a parlare io credo di aver perso la capacità di formulare qualsiasi suono, sento le guance che vanno a fuoco, forse anche le mie budella si sono già sciolte. «Oi stai bene? Sei rosso da paura. Devo chiamare qualcuno? La dottoressa?» George disse preoccupato e si avvicinò posando una mano sulla mia fronte, come a controllare se avessi la febbre.
«Coglione» Gli risposi spostando bruscamente la sua mano e dopo distolsi lo sguardo, osservando il pavimento.
«Ohh. Capito» Riprese George. «Anche per te allora non è stato solo un "non è così male" ,eh!?» Potevo notare che George aveva un ghigno malizioso, poi con due dita prese il mio mento facendomi alzare lo sguardo e finimmo per fissarci negli occhi. «Aww carino, Lukas aveva un cotta per me!?» Disse parlando con una vocina e mi guardò sorridendomi, mi scostai da lui.
«Piantala idiota, e poi sei stato tu a baciare me. Due volte! Quindi direi che sei tu ad avere un cotta!» Replicai.
George alzò le mani al cielo, rassegnandosi. «Ah, va bene. Da bambino avevo una cotta per il mio amico d'infanzia, è un crimine per caso?» Alzò gli occhi al cielo. Credo che diventai nuovamente rosso, provai a parlare senza balbettare. «A-avevi? Il secondo bacio è stato quando? 10-11 giorni fa?»
«V-va bene, avevo e ho una cotta per il mio migliore amico. Contento?» Sussurrò imbarazzato inciampando sulle parole, aveva totalmente perso il tono sicuro e beffardo con cui stava parlando prima. Devo ammettere che era divertente vederlo così.
«Scusa puoi ripetere ad alta voce? Non riesco a sentire col rumore di questa macchina» Risposi indicando il cardiofrequenzimetro. «So che mi hai sentito! Te lo si legge in faccia!» Rispose fingendo di essere seccato. Lo guardai alzando un sopracciglio. «Ah si? E cosa leggi allora?» Chiesi incrociando le braccia al petto. Lui mi si avvicinò ancora e mi accarezzò la guancia «Leggo che vuoi un terzo bacio da aggiungere alla tua collezione» Mi disse con una voce calda e dolce mentre passava pollice sulle mie labbra accarezzandole. «Dovresti imparare a leggere allora. Perché hai sbagliato» Replicai. «Ah, ho sbagliato? Okay allora ciao» Ironizzò per poi allontanarsi ma lo richiamai stringendogli la mano. Lui si voltò subito verso i miei occhi e mi sorrise. Bastò un secondo prima che George lentamente si abbassò verso di me e mi baciò. Chiusi gli occhi e di colpo mi sentii come quel tredicenne al suo primo bacio. Il cuore riprese a battere forte, le braccia divennero gelatina e di nuovo il profumo di George riempì i miei polmoni. Dopo qualche minuto ci staccammo per riprendere fiato. George continuava a guardarmi. «Per quanto tu sia fantastico e ti adoro ma sai di medicine e disinfettante» Commentò. «Questo è stupido non ho mica bevuto del disinfettante!» Replicai. «Beh ma le tue labbra sanno di quello! La prossima volta sarà fuori da questo posto» Disse con determinazione. «Oh quindi tu alludi che ci sarà una prossima volta!?» Dissi sospirando. «Si, perché ti conosco meglio di chiunque altro. Quindi sì, so che ci sarà una prossima volta» Rispose facendomi uno dei suoi sorrisi e sentii di nuovo mille farfalle nello stomaco. Cazzo. Perché mi sento così? Non mi sono mai sentito così, per nessuno nel corso degli anni. Non avevo mai nemmeno considerato l'idea che mi sarebbe mancato George, o di come mi faceva sentire completo come se lui possedesse qualcosa senza la quale non potrei vivere. Il modo in cui i suoi baci mi trasportano in un mondo diverso. Ma ora, veniamo alla questione importante, io cosa provo per George, cosa prova lui risulta essere abbastanza ovvio ma io? Di sicuro non lo odio, voglio che sia mio amico, voglio che quei sorrisi facciano di nuovo parte della mia vita. Vorrei che lui fosse uno di quelli che restasse. Sono forse innamorato di George? È questo che significa innamorarsi di qualcuno? «Vedremo. Resti?» Gli chiesi facendogli segno di stendersi accanto a me. George mi sorrise. «Certo» Mi spostai facendogli spazio sul letto, lui si stese al mio fianco e prese il cellulare. «È ancora il tuo preferito vero?» Mi chiese mostrandomi sul telefono il titolo di uno dei film con cui ero in fissa da bambino, e che con George abbiamo visto un po' troppe volte. Anuii e George si avvicinò in modo che sia io che lui potevamo vedere il film dal suo telefono, questo implica che finii con la testa tra la spalla e il collo di George e con un suo braccio dietro al mio collo, mentre lui teneva con l'altro braccio libero il telefono. «Te lo ricordi ancora» Mormorai tra me e me, ma lui mi sentì. «Certo che me lo ricordo. Come potevo dimenticarti?» Mi disse mentre il film era già iniziato, poi sentii George muoversi e mi lasciò un bacio tra i capelli infine si rilassò poggiando la sua testa sulla mia.
Sospirai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii in pace.

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