21
Strizzai gli occhi un paio di volte per abituarmi alla nuova luce della stanza.
Sentivo il rumore fastidioso simile ad una di quelle macchine che tengono segno della frequenza cardiaca, voltai leggermente lo sguardo e mi accorsi che quel suono proveniva proprio da quelle macchinette, la stanza era tutta bianca ad eccezione di una piccola scrivania e un armadietto che erano di un legno chiaro.
Il letto sul quale ero sdraiato aveva lo schienale leggermente rialzato e mi permise di vedere bene la stanza senza alzarmi troppo, il letto aveva le lenzuola azzurrine e notai che alla testata posta ai piedi, nelle maniglie che servivano per spostarlo c'erano attaccati una decina di palloncini a elio d'argento a forma di stella, che sospese sembravano formare un cielo stellato.
Accanto a me tra il comodino e il letto c'era uno di quei cosi che reggono le flebo.
Ero in una stanza di un ospedale.
La finestra della stanza era chiusa da una tapparella a tendine ma dalla luce che trapelava potevo intuire che era pomeriggio. Sentii qualcosa toccarmi la mano e abbassai lo sguardo trovando Ania che seduta su un sedia qui accanto dormiva ricurva sul letto stringendomi la mano.
Sembrava esausta, mi si strinse il petto, li avevo fatti preoccupare di nuovo.
La porta lentamente si aprì rivelando Carlos e anche lui sembrava esausto, teneva in mano uno di quei vassoi di cartone per bibite con due tazze da portar via di un caffè espresso o qualcosa di simile.
Mi guardò con uno sguardo assente ma appena vide che lo stavo guardando sgranò gli occhi e fece cadere i caffè, il liquido marrone sbatté sul pavimento schizzando e sporcando anche i pantaloni di Carlos, ma a lui non sembrava importare e continuava a guardami senza battere ciglio.
«R-Rei?»
Mi domandò e barcollando fece qualche passo verso di me.
Il rumore svegliò Ania di colpo che subito si voltò verso la porta.
«Carlos, ma che ti prende?!»
Ania tornò a sedersi sulla sedia senza lasciare la presa sulla mia mano.
«Carlos?»
Lo richiamò notando che l'altro teneva uno sguardo fisso come bloccato, poi si volte a guardare nella direzione che Carlos stava osservando.
«Rei?»
Mi guardò, io li guardai entrambi confuso.
Perché sembrano così estraniati dal vedermi sveglio?
Si certo capisco ero all'ospedale ma non avevo ricordi di cosa mi abbia fatto finire qui.
Gli occhi di Ania si riempirono di lacrime e dopo qualche secondo saltò verso di me, la sedia cadde all' indietro e lei mi abbracciò stringendo le braccia intorno al mio collo e poggiò la testa sul mio petto, sentii che il tessuto di quella specie di tuta-pigiama che indossavo si stava bagnando dalle sue lacrime.
«Rei sei sveglio!»
Mormorò continuando a piangere su di me.
Mi voltai verso di Carlos e lo vidi camminare veloce verso di me, anche lui con le lacrime agli occhi e si abbassò stringendo me e Ania in un abbraccio.
La mia testa era al centro tra quella di Ania e Carlos, provai a guardarli confusi ma erano troppo occupati a stritolarmi qualche ossa per notare i miei sguardi.
«Cosa suc..»
Provai a parlare ma la mia voce uscì come impasta e le parole mi morino in gola, era come se avessi dormito per giorni.
Guardai di nuovo le teste dei miei due amici, e realizzai, il modo in cui hanno reagito al vedermi, come se non si aspettavano che mi svegliassi ma allo stesso tempo lo speravano.
Aspetta da quanti giorni sono così? Quanti giorni i miei amici hanno dovuto patire questo strazio?
«Shh, non sforzati»
Mi sussurò Carlos stringendo di più la presa su di me, la sua voce era corrotta dal pianto.
Dopo qualche minuto Ania e Carlos si staccarano dall'abbraccio, Ania stava ancora piangendo ma mi guardò sorridendo. Poi guardò Carlos.
«Vado ad avvertire lui e la dottoressa, resta con Rei»
Carlos annuì, Ania rialzò la sedia e uscì rapida dalla stanza.
Carlos prese dei fazzoletti dal comodino e un cestino e cercò di ripulire la macchia di caffè dal pavimento, senza smettere un secondo di fissarmi e io continuavo a fissare lui confuso, poi riprese la sedia e si sedette accanto a me, si accasciò posando la fronte sul letto chiudendo gli occhi come se stesse in preghiera e poggiò entrambi le mani sul mio braccio steso sul materasso, sospirò come se qualcuno gli avesse tolto un grosso peso e sentivo che era veramente così.
«Por Dìos, finalmente ti sei svegliato»
Mormorò girando la testa verso di me.
I miei occhi iniziarono a farsi lucidi, li avevo spaventati a morte, li avevo fatti preoccupare così tanto che sembravano due zombie.
«Mi dispiace»
Provai a dire con tutte le mie forze ma uscì solo un sussurro.
Carlos si alzò e scosse la testa.
«Hey, no non devi. Si tutto questo è stato spaventoso ma né io né Ania ti diamo la colpa di qualcosa. Sappiamo cosa è successo, intendo sappiamo di quella sera. Deve essere stato molto difficile per te, lo so e non ti biasimo per questo ne voglio farti la predica, non aiuterebbe nessuno, ma da quando ci siamo conosciuti e siamo diventati amici noi tre ci siamo sempre stati gli uni per gli altri, quindi ti prego la prossima volta che senti che stai per crollare non scappare, resta con me o con Ania. Va bene?!»
Cercò di dirmi con un sorriso rassicurante, ma gli occhi rossi e gonfi di lacrime insieme a qualche occhiaia lo rendevano meno credibile, io provai ad annuire.
In quel momento Ania entrò nella stanza accompagna da una dottoressa e un paio di infermieri, Ania e Carlos dovettero uscire mentre la dottoressa faceva la sua visita e io li sentii parlottare con qualcun altro fuori la stanza.
La dottoressa mi spiegò cosa era successo, a quanto pare la sera del festival d'autunno ero andato nel bosco, e fino a qui lo ricordavo, poi mi disse che mi avevano trovato i miei amici sul ponte, che ero caduto dal muretto di pietra e avevo sbattuto la testa procurandomi un trauma cranico e da quel giorno ero finito in coma per quasi undici giorni, e questa seconda parte non quadrava con i miei ricordi.
Io fino a stamattina ero nel passato con Lukas e Roody, ma capivo bene che se ora esordivo con questa osservazione che poteva sembrare da pazzi, vista la situazione attuale peggiorerei tutto, meglio non dire niente per ora.
Quando la dottoressa finì gli esami vari Ania e Carlos rientrarono nella stanza.
«Da questi primi esami sembra non ci sia nulla di preoccupante, ma dovrà restare in osservazione e riprogrammeremo un' altra TAC nel frattempo, e se sarà tutto pulito vedremo tra una settimana se potrà esser dimesso»
Mi disse la dottoressa, guardando sia me che i miei due amici.
Ania e Carlos la ringraziarono anche al posto mio visto che faticavo ancora a parlare, poi ci lasciarono di nuovo soli noi tre.
Ania mi si avvicinò e scostò i miei capelli dagli occhi.
«Reirei ci hai fatto prendere un colpo»
Mi disse, non c'era un tono accusatorio nella sua voce era solo sollevata e stanca.
«Scusa» Le mormorai.
«Reiuccio abbiamo già parlato di questo» Parlò Carlos facendo un passo verso noi due.
«Si lo so ma mi dispiace lo stesso» Sussurrai.
«Ora l'importante è che stai bene» Disse Ania.
I miei due amici mi aggiornarono, su mia richiesta, di questi giorni, su cosa fosse successo lì fuori mentre io ero qui. Appresi di trovarmi nell' ospedale della mia cittadina natale, il che non mi sorprese più di tanto visto che quella sera ero andato nel bosco e quindi questo era l'ospedale più vicino, ma la domanda era come avevano fatto Ania e Carlos a trovarmi lì, non gli avevo mai raccontato del bosco ma la dottoressa aveva detto chiaramente che i miei amici mi avevano portato qui, quindi chi era stato? Dovrei chiederglielo anche se avevo l'impressione che stavano evitando l'argomento.
Capii anche perché Ania e Carlos sembravano così stanchi, dovendo venire qui ogni volta dovevano sopportare, solo di andata, un' ora o poco più di treni da casa nostra a questa piccola città.
Mi raccontarono poi che in questi giorni l'accademia aveva finalmente aperto la sala ricreativa dopo mesi di ristrutturazione e aggiustamenti, ora quella stanza aveva dei nuovi e soffici divanetti e poltrone, l'angolo musicale era stato aggiornato con nuovi apparecchi per gli strumenti elettrici e il vecchio piano a coda era stato finalmente accordato, avevano perfino istallato delle macchinette per gli snack e una per i frullati. Incredibile quanto tutto possa cambiare in così pochi giorni.
Carlos mi disse che la mattina andavano all'università e avevano preso anche gli appunti delle varie lezioni per me, e ogni pomeriggio venivano qui per stare con me nell'orario in cui era concesso le visite di amici.
Rimasi sorpreso, non pensavo passassero qui ogni singolo giorno, tra le lezioni, i treni e il dover anche preparare gli esami immaginavo che venissero a trovarmi ogni due-tre giorni e invece.
«Ragazzi, non dovevate, deve essere stato estenuante fare questo ogni giorno. Non c'era bisogno di»
Cercai di dire prima che Ania mi interrompesse.
«Non potevamo lasciati solo, stupido. E poi non è stato così estenuante come dici. Nei vari giorni abbiamo anche trovato un equilibrio tra il venire qui da te e lo studio, vedi abbiamo dietro gli appunti, quindi questo deve essere l'ultimo dei tuoi problemi!» Mi rimproverò.
«Giá, Reuiccio noi tre abbiamo sempre studiato insieme. Poi ho potuto anche fare amicizia con una ragazza, molto carina. È tipo una tirocinante, ad occhio e croce ha la nostra età»
Carlos disse con quel tono allegro e quella faccia sognante cercando di alleggerire la situazione.
Ania lo fissò incrociando le braccia e alzando le sopracciglia.
«Si certo Don Giovanni, contaci quella ragazza è pazza di te» Disse sarcastica.
«Visto! Sarà il mio fascino da conquistadores» Carlos si voltò verso Ania «Mi amór el sangre mexicano golpea corazones»
Continuò, Ania alzò gli occhi al cielo poi si voltò verso di me.
«Si, il conquistadores ha conquistato una friendzone» Mi sussurrò ridendo.
«Ci sto lavorando, ci sto lavorando»
Carlos replicò sulla difensiva.
Io scoppiai a ridere, i miei due amici mi guardarono sorpresi ma poi si unirono anche loro alla risata.
Passammo il resto del pomeriggio così, Ania e Carlos seduti accanto a me nel letto a raccontarmi le loro giornate, di come uno di quei giorni Carlos si era accidentalmente chiuso dentro il bagno della stanza e non riusciva più a sbloccare la porta o di quando Ania confuse i treni del ritorno e loro due si ritrovarono a vagare tra i vicoli di Chinatown aspettando il prossimo treno per tornare a casa.
«Ti immagini la scena Rei?! Un messicano e una giapponese persi in un quartiere cinese»
Disse sarcastico Carlos.
«Oh andiamo che alla fine ti sei divertito a fare il turista, hai preso anche dei souvenir» Replicò Ania.
«Hey quel gatto è un porta fortuna! L'hai detto anche tu, come hai detto si chiamano Maneki neko? Ho preso quello nero perché mi sembrava il più elegante e hanno detto che aiuta anche gli studenti»
«Beh il tipo allora ti ha mentito, i Maneki neko sono tipici della cultura giapponese più che cinese e ogni colore ha un suo significato, per gli studenti è il gatto verde che porta auspicio no quello nero»
Gli spiegò Ania. Carlos rimase sorpreso.
«Allora dobbiamo ritornarci, Rei appena esci da qui ci facciamo un salto, ho bisogno di quel gatto verde per passare i miei esami!» Esclamò.
«Sei un caso perso»
Lo prese bonariamente in giro Ania.
Io mi limitai ad osservare la scena con un sorriso, incredibile quanto tutto questo mi sia mancato, quanto tempo sembra sia passato e io che per poco non stavo per perdere tutto questo per sempre.
Le nostre conversazioni furono tagliate via quando un'infermiera entrò nella stanza.
«Mi dispiace ragazzi ma l'ora delle visite è terminata e il vostro amico deve riposare»
Disse entrando nella stanza.
Ania e Carlos mi salutarono con un ultimo abbraccio, poi Carlos prima di andarsene prese qualcosa dalla tasca del suo giubbino e me la passò.
«Tieni Rei»
Mi disse passandomi il mio cellulare.
«Così puoi parlare con noi anche quando non siamo qui, l'ho caricato e l'ho portato con me aspettando che ti svegliassi. Per qualsiasi cosa, chiamaci»
Li salutai e poco dopo rimasi solo con l'infermiera che si avvicinò per cambiare la flebo.
«Hai veramente degli amici d'oro ragazzo mio, loro due sono venuti qui ogni pomeriggio mentre l'altro ti faceva la guardia tutto il giorno»
Io la guardai confuso.
«L'altro?»
Le chiesi e la donna mi guardò sorpresa, come se si aspettasse che io sapessi che c'era un terzo amico.
«Si, il ragazzo con i capelli biondi»
Mi rispose e io sgranai gli occhi.
George.
Si doveva essere per forza George.
«Sai è lui che ti trovato e portato qui e da allora non ti ha più lasciato. Credo vada via solo per un'oretta al giorno poi torna qui. Però resta sempre nella sala d'attesa»
Concluse l'infermiera avvicinandosi alla porta.
«Visto che ti sei appena svegliato, più tardi ti verrà portata la cena se non riesci ancora a mangiare avvisaci e provvederemo per un alimentazione artificiale»
Disse e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasi solo io, il mio telefono e una decina di stelle palloncino a farmi compagnia.
Continuai a fissare quelle stelle e nel mentre cercavo di mettere in ordine i pezzi, ora che ci ragionavo avevo passato circa una decina di giorni nel passato ed era lo stesso numero di giorni che avevo passato in coma.
Aspetta ma io ero davvero andato nel passato o tutto questo era stato un sogno indotto dal coma?
Avevo semplicemente sognato i miei ricordi?
No non poteva essere, sembravano così reali, io ero nel passato!
Ma se ero nel passato allora dovrei averlo modificato in qualche modo, Lukas e il me adolescente hanno fatto cose che io alla loro età non avevo il coraggio di fare, eppure i miei ricordi non sono cambiati. Io non ho cambiato nulla, ho deluso Lukas, di nuovo.
Mi riaffiorarono le ultime parole che Lukas mi disse, la conversazione avvenuta sulla scogliera, era tutto così reale per me, non poteva essere stato solo un sogno.
«Mi dispiace per il colpo alla testa figliolo»
Disse una voce risvegliandomi dai miei pensieri e facendomi sobbalzare per lo spavento.
Mi voltai verso quella voce e vidi il riflesso di Mr stalker tra la luce che trapelava dalla finestra. Sgranai gli occhi.
«C-cosa? Mr stalker? Sei tu, sei reale?» Gli chiesi confuso.
«Oh ragazzo credevo avessimo superato questo stadio, come ti dissi all'ora sono reale quanto basta. So che sei confuso, ma come ti avevo promesso a fine di tutto avrai le tue spiegazioni»
La figura avanzò nella stanza e passo dopo passo era come se diventasse sempre più concreto e meno un'ombra riflessa.
«Ti devo delle scuse per il colpo alla testa, ma non c'era altro modo. Ho dovuto modificare un po' gli eventi di quella sera nel bosco ma avevo bisogno che ti facessi un bel sonnellino» Mi disse guardandomi.
«Non capisco sono stato davvero nel passato o era tutto un sogno dovuto al coma?» Gli chiesi.
L'uomo si sistemò il panciotto e impugnò il suo bastone con entrambi le mani, il suo viso mi comparve ancora come una grossa macchia sfocata.
«Io non posso proiettare fisicamente qualcuno nel passato, non ho quel tipo di potere. Il tuo è stato...come dirtelo per fartelo capire...uhm, come un viaggio spirituale. Tu eri veramente lì non era un sogno, come vero hai potuto vedere cose che non erano nei tuoi ricordi, ma il tuo corpo è rimasto qui dormiente in modo che tu potessi vivere nel passato.»
Iniziò a spiegarmi, io mi sistemai sul letto per osservarlo meglio.
«Si ma quin-..»
Dissi ma lui mi interruppe.
«So cosa vuoi chiedermi figliolo. Vedi, il passato è già avvenuto non puoi modificarlo, nel bene e nel male le azioni che hai fatto, i cambiamenti che hai apportato e tutti gli incontri con le versioni giovani di te stesso erano tutte cose volubili e cancellabili col tempo. La storia è proseguita lo stesso come doveva andare, ignorando i tuoi interventi»
Quindi è come se non avessi mai fatto questo viaggio.
«E allora il senso di questo? Non ho cambiato nulla, se non potevo cambiarlo perché mi ci hai mandato lo stesso? Lukas avrà lo stesso destino, soffrirà di nuovo alle medie e lui e Roody passeranno l'inferno che ho passato al liceo, io non ho potuto salvarlo!»
Sbottai con frustrazione.
Dopo tutto quello che avevo passato lì, i ricordi che ero ststo costretto a rivivere e dopo tutto quello che Ania e Carlos avevano invece dovuto passare qui, alla fine tutto si era rivelato inutile era un'ingiustizia!
Mr stalker mi sorrise dolcemente.
«Oh, vedo che non hai ancora capito. Okay te lo spiegherò meglio. Rispondi a questa domanda, hai mai pensato che forse non dovevi salvare Lukas ma te stesso?»
Mi domandò inclinando il suo cappello a cilindro, se avessi potuto vedere la sua faccia sono sicuro che mi avrebbe fatto per certo un occhiolino. Ci pensai poi gli risposi.
«Uhm si una volta con Lukas è accaduto che..»
Mi interruppe di nuovo.
«Ecco vedi! Non puoi fare nulla per cambiare quello che è già stato però puoi fare molto per cambiare quello che verrà. Eri tu a dover essere salvato, no quel bambino. Tu dovevi fare i conti col passato e accettare a pieno chi sei veramente. Il te adolescente inconsciamente ha capito il senso di questo viaggio. Ti disse che alla fine solo tu saresti arrivato alla fine, perché solo tu puoi scrivere il tuo futuro»
«Mr. Stalker?! Un ultima cosa. Perché io? Perché sei venuto da me? Perché tra tutte le persone hai scelto di salvare me quella notte?»
Lui mi guardò con decisione prima di sistemarsi il cilindro in testa.
«Perchè al contrario di quello che pensi la tua storia non è per niente finita»
«Quindi che devo fare ora?» Chiesi.
Mi sentivo come un bambino che cammina da solo e non sa dove deve andare e chiede alla mamma come proseguire.
Mr stalker mi sorrise per quella che sarà l'ultima volta.
«Oh non spetta a me decidere per te. Quando stavate alla spiaggia stamattina Lukas aveva avvertito che stavi per andare via e ha provato a darti un consiglio. È sempre stato un bambino svelgio. Prova a seguire quello, ci vediamo ragazzo mio»
La figura dell'uomo sparì come un'ombra privata dalla luce.
Rimasi di nuovo solo.
Un inserviente entrò lasciando la cena su un tavolino con le rotelle posato accanto al letto, non avevo fame né sentivo che sarei riuscito a mangiare così scostai di poco il tavolino.
Accesi il telefono e risposi ai vari messaggi di Ania e Carlos che mi chiedevano come stessi, provai a passare un po' di tempo tra i social, guardare video di gattini o giocare ma la mia attenzione era rivolta ad altro, non riuscivo a non pensare ad altro che alle conseguenze che questo viaggio aveva o doveva avere effetto su di me.
In questi giorni ero stato bene, mi ero divertito con Lukas e baby George nel passato, avrvo cercato di far superare al me adolescente alcuni argomenti difficili, ero diventato l'adulto di cui avevo bisogno, ma allo stesso tempo mi ero sentito meglio.
Lukas con la sua gioia contagiosa mi riportava a quella spensieratezza che avevo perso anni fa e Roody mi aveva ricordato tutti gli ostacoli che avevo superato e che credevo di non riuscire mari, e di cui dovrei essere più fiero.
Forse dovrei ascoltare di più Lukas, smettere di essere solo un osservatore della mia vita e di lasciarla scorrere senza viverla, come avevo fatto in questi ultimi anni.
Hey.
Rei é tornato alla sua realtà ma ora deve fare i conti con ciò che ha vissuto nel vuo viaggio del tempo. Cambierà qualcosa o lascerà che le cose rimangono come se nulla fosse successo? Curiosi?
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo. Ditemi come ne pensate.
Alla prossima.
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