2

Il complesso di palazzine dove molti studenti affittavano li un appartamento non era molto lontano dall'Accademia, si trovava dietro un parchetto con alberi e fontane, la fermata della metro a pochi passi e un supermercato in fondo alla via.
Il nostro appartamento era decisamente grande per essere abitato solo da tre persone, di solito gli altri studenti affittano un appartamento in gruppo, ogni camera poteva benissimo ospitare due, o tre persone e restare comodi. Aveva una cucina open space sul salone, un ampia vetrata, posizionata proprio sul lato opposto dalla porta, che affacciava su un balconcino e dalla quale entrava molta, troppa luce secondo i miei gusti.
Un arco posto sul muro di sinistra introduceva un corridoio sul quale affacciavano quattro porte, due per ogni lato.
Le due porte sulla sinistra portavano la prima alla mia camera e la seconda a quella di Carlos, mentre sul lato opposto sono posizionati rispettivamente il bagno, decisamente grande, e la camera di Ania a seguire.

Io e Carlos eravamo seduti su uno dei due divani disposti a L nel soggiorno a giocare ad un gioco di guerra sulla PlayStation, io nella mia comoda posizione con le gambe incrociate e Carlos invece stava comodamente seduto appoggiato allo schienale, mentre Ania continuava a fare avanti e indietro dalla sua camera al salone.
«Allora, questo invece?»
Disse sfoggiando quello che ormai era il terzo o quarto abito che si provava, Carlos distolse nuovamente lo sguardo dalla televisione e osservò il look di Ania, distraendosi dalla partita.
«Si ti sta bene, come anche quello di prima. Forse aggiungerei una giacchetta grigia o nera»
Rispose Carlos arrossendo leggermente.
«COSA! Che ti salta in testa, vuoi abbinare questo verde col grigio?! Sei un caso perso» Ribattè Ania.
«Hey, io studio sculture, no moda e styling»
«Rei tu cosa ne dici?»
Continuai a giocare mentre la guardavo con la coda dell'occhio
«Si questo vestitino verde ti sta bene, ma per stasera sono previste grossi abbassamenti di temperatura, quindi come suggeriva Carlos sarebbe meglio mettere una giacchetta. Potresti provare con la giacca blu della tua prima scelta e il vestito giallo che hai provato prima sembrava abbastanza pesante e caldo, inoltre il giallo fa risaltare il colore caramello dei tuoi capelli»
Risposi continuando a fissare lo schermo mentre Carlos mi fissò confuso, Ania soppesava le mie parole constatando che il mio suggerimento sembrava essere efficace.
E ora entrambi mi fissarono confusi e sorpresi come a chiedersi quando fossi diventato un consulente di moda o come avessi fatto a notare tutte le sue scelte visto che non facevo altro che fissare lo schermo e concentrarmi sul gioco.

«Teoria dei colori, un corso del semestre scorso» Spiegai loro «Carlos dovresti stare più attento è già la terza volta che quel gruppetto di novellini ti fa fuori, se continui così non riusciremo mai ad entrare nella base» Continuai rivolgendomi al gioco.
Carlos si volse verso Ania
«A volte sospetto che non sia umano» Le sussurrò prima di tornare a giocare.
«Non saresti l'unico a sospettarlo» Risposi facendo ripartire il gioco, mentre Ania sorridendo si incamminò verso il corridoio
«Ragazzi altri dieci minuti e poi dovete preparavi, vorrei andare al pub prima che la band inizi a suonare e cenare ad un ora decente. Grazie»

Ania appena finì di prepararsi, indossando come le avevo suggerito il vestito giallo che le arrivava appena sotto il ginocchio con la giacchetta blu, i capelli legati con una treccia a spirale e un trucco leggero le contornava gli occhi, si fiondò nella mia camera per assicurarsi che non scappassi dalla finestra pur di non partecipare a quell'evento.

Aprì il mio armadio e iniziò a tirare fuori dei vestiti "per essere decente" a detta sua, mentre Carlos aggiunse un "per non sembrare una mummia scappata da un museo"

Io ero accanto a lei guardando in silenzio i vestiti, pensando a quale poter indossare, non che mi importasse molto, dobbiamo andare semplicemente in un pub, per me potevo andarci anche in tuta.
Ania scelse una camicia bianca e un pantalone nero.
«Allora che te ne pare? »
Si girò verso di me mostrandomi i vestiti, io sospirai
«Si, va bene. Come ho già detto non è che faccia molta differenza»
Ania allora si allungò verso la porta per incontrare lo sguardo di Carlos che si trovava nel bagno, posto difronte, lui si stava sistemando i capelli davanti allo specchio. Indossava un semplice dolce vita blu scuro e dei Jeans dello stesso colore. Si voltò sentendosi osservato e incrociò gli occhi di Ania.
«Carlito che ne pensi?»
Disse mostrandogli i vestiti appesi alle due stampelle, Carlos annuì
«Perfetti, con quelli Rei sarà il más hermoso del locale» Ania concluse con un "perfetto" prima di rigirarsi verso di me e mi passò i vestiti.

Dopo aver preso la metro ci trovammo davanti al pub. Aveva un terrazzino esterno pieno di tavoli di legno e ferro, quasi tutti pieni, dentro il locale sembrava grande e molto, molto, affollato.
L'idea di stare in un luogo con tutte quelle persone iniziò a farmi sentire male, a disagio.

Odio i posti con la gente, e posti in cui bisogna per forza avere interazioni sociali. Ci facemmo strada verso l'interno, ringraziai che quel pub fosse grande, almeno così non ci ritrovavamo tutti uno addosso all'altro.
I tavoli erano quasi tutti posizionati ai lati lasciando uno spazio al centro di fronte ad un palco, attrezzato con diversi strumenti musicali, se non sbaglio Ania aveva accennato qualcosa riguardo ad una band.
Immagino che quando il palco non viene utilizzato per qualche band quello spazio nella sala sia usato per posizionare altri tavoli.

Ci sedemmo ad un tavolo abbastanza esterno e lontano dalla folla, questo perché anche Carlos, essendo un po' claustrofobico, preferisce non sentirsi come bloccato tra i tavoli e le persone.
Appena prendemmo posto un cameriere si avvicinò e prese le ordinazioni. Io presi un hamburger con bacon e salse varie, Carlos ordinò uno di quei panini il cui nome era seguito dal disegno di peperoncini usati come indicatori, come le stelle di gradimento, il suo specifico aveva ben quattro peperoncini.
Ania lo fissò come se temesse potesse prende fuoco da solo per quanto fosse piccante, lei invece scelse un hamburger "Queen" con un aggiunta di salsa agrodolce.
Ordinammo anche delle patatine e nachos da mangiare mentre aspettiamo la nostra cena.

Notai l'ora 20:30, mentre entravamo avevo letto da uno dei volantini appesi all'ingresso che la band dovrebbe iniziare il suo spettacolo a breve. E come ad averlo predetto dal palco sentiamo una voce che annuncia la band.
Uno ad uno i quattro componenti salirono sul palco salutando il pubblico.
La cantante fu la prima a salire, aveva dei capelli blu elettrici con qualche ciocche colorate di viola, lei poi annunciò i suoi compagni, il batterista il pianista e infine il chitarrista.

Notai che tutti avevano dei look che gridavano faccio parte di una band pop-rock poi notai meglio il chitarrista, l'unico che presentava capelli non particolarmente stravaganti, il batterista aveva dei capelli rossi accessi, mentre il pianista manteneva i suoi capelli castani ma decorati sulla rasatura laterale con un fulmine blu che richiamava la cantante, il chitarrista invece capelli mossi di un biondo stranamente familiare.
Lo guardai intensamente come se fosse uno di quei quadri che il professore ci fa analizzare a lezione.
I nostri occhi si incrociano e sentii un brivido come colpito da una scossa elettrica.

Quei occhi blu oceano

Ania e Carlos notarono questo mio sguardo perso sulla band, non mi accorsi nemmeno che il cameriere aveva portato la nostra ordinazione.
«Casa chiama Rei. Hey bello?!»
Carlos mi scosse una mano davanti alla faccia per richiamare la mia attenzione.
«Ecco lo sapevo, l'abbiamo rotto!» aggiunse.
Distolsi lo sguardo dal palco e guardai i miei amici
«Stavo guardando la band, è appena salita sul palco. Ero solo curioso di chi fossero e della loro musica»
Risposi prestando ora l'attenzione al mio panino.
Carlos e Ania si voltarono leggermente verso il palco dove la band suonava già da un paio di minuti e sulla pista c'erano già dei ragazzi a scatenarsi, altri erano ai tavoli e altri ancora al bancone del bar in fondo alla sala difronte al palco.

Ania mi volse uno sguardo con uno strano sorriso
«A me sembrava quasi che fissassi uno di loro in particolare»
Cercai di non arrossire mentre Carlos a quella affermazione si strozzò con l'acqua che stava bevendo e guardò sia me che Ania con uno scatto veloce della testa.
«Studiamo arte, la musica è lo stesso una forma artistica. Come ho detto ero solo curioso di che tipo di musica suonassero»
Risposi senza troppi sbalzi della voce e continuai a mangiare con calma il panino.
Appena tutti e tre finimmo di mangiare andammo verso il centro della sala, Ania e Carlos provarono, senza successo, a farmi ballare con loro. Così dopo un paio di canzoni, li lasciai a divertirsi avvertendoli che sarei andato al bancone del bar.

Mi sedetti e ordinai qualcosa di non troppo alcolico, non sono il tipo da alcool pesante o da ubriacarsi.
Dal bancone guardavo un po' i miei amici in pista e un po' la band sul palco, continuando a sentire quella sensazione. Se la ignoro smetterà, non ci devo pensare, eppure da quando ci siamo alzati dal tavolo continuo a sentirmi come se fossi osservato.
Mi voltai verso il barista dando le spalle al palco e mi concessi un altro paio di drink, trovai una penna nel giubbino e quindi inizia a disegnare qualcosa su un fazzoletto, pensando solamente a quando Carlos e Ania si fossero divertiti abbastanza da tornare a casa, passarono un paio di canzoni e non mi accorsi nemmeno che ora la musica era cambiata, si sentiva la cantante accompagnata solamente dalla pianola.

«Sai per poco quasi non ti riconoscevo» Disse una voce alle mie spalle, mi sentii come bloccato, nel panico.
Non era la voce né di Ania né di Carlos.
Si sedette al mio fianco nonostante le numerose sedie vuote intorno al bancone, con un gesto della mano chiamò il barista e ordinò anche lui un drink, io continuai a concentrarmi sui miei pensieri, ma lo tenni d'occhio senza distogliere troppo lo sguardo dal mio bicchiere.
Il forte odore della sua colonia mi colpì all'improvviso.
«Ne è passato di tempo, eh?!»
Disse bevendo un sorso, poi si girò verso di me con un sorriso leggero e spontaneo, ma anche se poteva sembrare calmo era in realtà teso come un fascio di nervi, lo potevo capire dal suo sguardo, il modo in cui aggrottava le sopracciglia o sorrideva o si passava una mano tra i capelli.

Analisi scultorea 1.

Presi il massimo a quell' esame, poteva anche sforzarsi di rilassarsi ma io potevo cogliere tutte le sue sfumature del volto. Annuii alla sua affermazione.
«Vedo che sei diventato sempre più bravo a disegnare»
Disse alludendo al disegno sul tovagliolo che avevo abbozzato prima poi continuò chiedendomi come stesse andando la mia vita, cosa studiavo, sembrava davvero interessato, io risposi senza troppi giri di parole, con frasi breve e sintetiche.
Quella strana sensazione sembrava ancora non volermi abbandonare.

Sentii che la canzone era cambiata ancora, ad un certo punto Ania e Carlos comparvero al mio fianco.
Probabilmente avranno notato che ero stranamente in compagnia di uno sconosciuto, Ania si sedette al mio fianco mentre Carlos rimase in piedi dietro di noi posizionato tra me e lo "sconosciuto".
«Ciao! Rei, ci vuoi present-»
Disse Ania con il suo sorriso solare guardandomi, quando passò lo sguardo sullo sconosciuto si bloccò
«Aspetta tu sei il chitarrista della band vero?!» esclamò entusiasta fissando il biondino alla mia sinistra, che annuì leggermente imbarazzato
«Wow! Sai sei davvero bravo! Ho adorato ogni canzone che avete suonato»
Continuò con entusiasmo, poi porse una mano per presentarsi
«Piacere io sono Ania, e lui è Carlos» Carlos pure gli porse la mano.
«Io sono George, piacere. Sono davvero felice che ti sia piaciuta la musica!»
Continuò ancora in imbarazzo, sembrava totalmente diverso dal ragazzo estroverso che si scatena sul palco con la chitarra.
«Vedo che hai conosciuto Rei! Lui beh non parla molto»
Parlò Ania cercando di rompere il silenzio imbarazzante che stava per crearsi, George colse l'occasione di quella domanda per sciogliersi.
«Si l'ho notato» disse con un sorriso «E veramente io e lui ci conosciamo da tempo» continuò passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.
«Siamo vecchi amici»
Aggiunsi con un sussurro.

La mascella di Ania cadde bruscamente a terra, mentre Carlos ancora in piedi tra me e George lo fissava con uno sguardo serio, le braccia incrociate sul petto con un postura protettiva. Sembrava essere pronto a lanciare via George.
«Coosa! Rei! Perché non ci avevi detto che un tuo amico avrebbe suonato stasera qui!»
Ania scattò energica verso di me, io la fissai con uno dei miei sguardi senza dire nulla.
Quella strana sensazione ancora non mi lasciava andare. Cercai ancora le parole da dire in realtà, fortuna che ci pensò George a rispondere.
«In sua difesa non poteva saperlo» George barcollò un po' sullo sgabello mostrando ancora di più il suo imbarazzo
«Siamo amici da anni, ma dopo le medie siamo andati in scuole diverse e ci siamo allontanati lentamente. Ci siamo rivisti per caso qualche anno fa. Quand'è stato? Poco prima del diploma?»
Continuò, io annuii alla sua domanda. Successivamente la conversazione voltò sulla sua band e sulla musica, e sull'università che frequentavamo, argomenti che misero George più a suo agio, io non parlai, come al solito.
Ania e Carlos sembravano molto interessati a conoscere George, e ugualmente George sembrava interessato a conoscere i miei due amici.

Chiese come ci fossimo conosciuti e quando seppe che condividevamo insieme un appartamento qualcosa sul suo volto cambiò, il suo sorriso sembrava meno spontaneo e più triste, come se qualcuno avesse mangiato l'ultimo pezzo di torta che volevi mangiare.
Poi un ragazzo che ho riconosciuto come uno dei tecnici delle luci richiamò George dicendo che tra un po' avrebbe dovuto suonare di nuovo, così George annuì e fece per alzarsi.

Fino ad allora la band aveva eseguito pezzi più classici e lenti i cui componenti erano la pianola e la voce, per cui George poteva concedersi di riposare un po' con noi visto che sul palco è quello che si scatena di più, non si era accorto però che mentre stava con noi aveva perso una canzone, quella che ora la band stava suonando senza il suo chitarrista.
«Ragazzi è stato un piacere conoscervi, ora è meglio che torni sul palco, altrimenti Miira mi fa saltare in aria se perdo un' altra canzone»
Disse sarcastico mentre salutava con un sorriso raggiante Ania e Carlos, si voltò verso di me avvicinandosi
«È stato bello rivederti» poi la sua espressione cambio di colpo «Sei proprio cambiato dai tempi di Lukas»
Sussurrò con malinconia i suoi occhi sembravano lucidi, poi si allontanò diretto verso i palco.

Un brivido gelido mi scorse per tutto il corpo appena sentii quel nome che non sentivo da anni, e detto da lui faceva un effetto ancora più strano.
Sgranai gli occhi.
George probabilmente aveva pensato che se sussurava in un luogo così rumoroso, con una band che suonava, gente che urlava e cantava nessun altro potesse sentirlo oltre a me, ma non sapeva che i miei amici erano addestrati a captare i miei sussurri, quindi riuscirono a sentirlo.

Carlos appena George si allontanò si sedette al suo posto e vedendomi turbarto si preoccupò leggermente.
«Chi è Lukas?» Domandò cauto.
«Nessuno»
Liquidai freddo, mi voltai verso il palco poggiando un braccio sul bancone.
«Avete ancora voglia di tornare a ballare?»
Chiesi, Ania e Carlos sapevano che con quella frase li stavo implorando di tornare a casa.
«Beh effettivamente risento un po' la stanchezza»
Iniziò Ania, controllò poi l'ora sul suo telefono
«Ragazzi la mezzanotte è passata da un po', e noi domani mattina abbiamo pur sempre le lezioni. Riposare sarebbe saggio»
Io e Carlos concordammo e ci avviammo verso l'uscita
«Ragazzi io vado un attimo in bagno, voi aspettatemi qui. Torno subito»
Ania si allontanò da noi, anche se aveva una strana luce negli occhi, quella di quando ha un'idea o un piano da mettere in atto.

Restammo solo io e Carlos ad aspettare fuori dal pub.
«George sembra simpatico» iniziò Carlos «voglio dire sembra uno apposto. Però tu sembravi nervoso, sicuro che fosse tutto okay tra voi due?»
Continuò leggermente preoccupato di aver toccato un argomento delicato, visto il modo brusco in cui avevo tagliato la conversazione su Lukas.

Di nuovo sentii quella sensazione contorcersi dentro.
Qualunque cosa fosse non mi piace.
«Si è tutto okay. È sempre stato un buon amico per me, sarà stato perché non ci vedevamo da secoli»
Risposi cercando di capire ancora perché averlo rivisto dopo anni mi faccia sentire così a disagio.
«Lui sa di.. cioè del..»
Carlos iniziò ad impasticciarsi con le parole per evitare di nuovo di colpire tasti dolenti e ferirmi involontariamente con le parole, ma io capii cosa voleva chiedermi
«Si, lo sa» risposi.
Poi entrambi ci fissammo notanto che Ania ci stava mettendo un po' troppo. Iniziammo a preoccuparci, ma neanche il tempo di voltarci e rientrare nel pub che Ania ci venne incontro.
«Ci stavi mettendo un secolo, stavamo iniziando a preoccuparci»
Disse Carlos e io annui dietro di lui
«Oh, i miei prodi cavalieri!»
Rispose Ania sorridendo divertita e posando le mani sulle guance mie e di Carlos
«Tranquilli, dovevo solo parlare con una persona. Ora però dovremmo proprio andare a casa»
Ci incamminammo così verso la metro.



~NA~
Heyla! Ecco il secondo capitolo! Fatemi sapere se vi è piaciuto lasciando una stellina o un commento.
Alla prossima!
~Leo

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top