1.04 What If...

Sanji never left Germa until 19? ( Zosan Pt. 5)

La persona avrebbe voluto poter staccare il cervello una volta per tutte.
Da quando aveva sentito la renna dirgli che loro sapevano, non riusciva più a zittire il borbottare insistente e disturbante della sua mente, tale da farlo accoccolare sul letto come un animale in una cuccia per cercare un timido calore, stringendosi le mani sulle braccia fino a lasciarci diversi ed evidenti segni rossi, aloni delle sue dita che macchiavano il pallore latteo, altri da aggiungere alla lunga - e quasi impossibile da contare - lista degli sfregi che si ritrovava a guardare ogni volta che i suoi occhi smettevano di fissare attorno a sé e si incentravano piuttosto sui cambiamenti che accadevano di giorno in giorno.
Potevano essere alcune bende in più poste in un nuovo punto, un accenno di nero nel viola di un grosso ed orrendo livido dei troppi che aveva, una cicatrice che non aveva notato in precedenza o magari una che invece sembrava quasi sul punto di sparire al di sotto del lievemente recuperato rosa... Davvero, vi era di tutto, quindi le tracce della sua stretta non erano qualcosa che lasciavano turbamento tra quel rumore caotico che erano già i suoi pensieri.
Aveva fatto male il suo istante di autolesionismo, il bruciare gli aveva infiammato, aggressivo, le carni, soprattutto dove già vi era stato un qualche taglio, ma neppure tanto, non come il dolore che si era scatenato in pieno nel suo cervello all'idea che tutti i ricordi potessero tornare a galla, uno dopo l'altro.
Non voleva sapere.
La persona non voleva sapere affatto: quel che già conosceva era abbastanza da rendere l'essenza spaventata da chiunque, e ciò metteva le basi di una convinzione alquanto pericolosa per la sua psiche... Ovvero, bhe...
Se avesse recuperato il resto della sua memoria non sarebbe forse stato peggio che saperne un accenno e nulla di più?
Non avrebbe reso la sua esistenza perfino più patetica di quanto già non fosse?
Molto probabilmente la avrebbe danneggiata ancora, davvero, la avrebbe portato a non volere altro che un annullamento della sua presenza, proprio come lui aveva sempre voluto, dicendolo senza trattenerne insulti di nessun tipo, senza diminuire la lista per cui l'essere avrebbe dovuto essere rimproverato.
Certe specifiche cose dovevano rimanere nascoste, cancellate sotto pesanti ombre e a quello sparlottare che, okay, non sopportava affatto, ma meglio quello che qualcosa che non poteva controllare neanche con tutto l'impegno del mondo.
Certo, c'erano diversi dati di sé che avrebbe voluto davvero, davvero conoscere, tipo che cosa fosse e cosa significasse quella parola tanto familiare che quella voce sconosciuta aveva detto quando Nami e Chopper avevano pulito i suoi capelli... E chi la avesse detta, appunto.
Alla persona era sembrata una voce dolce, gentile, quel tipo di persona che avrebbe potuto apprezzare, quindi per certi versi era ovvio che la curiosità fosse approdata nella testa dell' esistenza.
Un altra informazione che avrebbe apprezzato di poter sapere era dove esattamente lei stessa stesse andando... Perché appunto, aveva una meta, ma era più che altro il cervello della persona che diceva che doveva cercare un posto specifico, che se ci fosse andata sarebbe stato giusto.
Sarebbe stato quello che voleva.
Peccato che proprio non sapesse il nome della località, quindi, insomma, come faceva a trovarla?
Ecco, quel nome importava davvero molto, era qualcosa di necessario al suo procedere.
Ma del resto? Del resto non aveva per nulla interesse... E la paura di scoprire e di far scoprire ciò che l'oscurità copriva si annidava negativamente in ogni fibra del suo fragile corpo, ramificandosi ovunque essa potesse scivolare, tanto che poteva sentirla perfino nell'aria attorno a sé, come se la accompagnasse e non volesse scrollarlesi di dosso, aspettando che la riassorbisse in qualche modo, opprimente ed appiccicosa.
La persona deglutì un paio di volte, ricacciando la sensazione e scuotendo, distratta, la testa un paio di volte, tornando a stringere le mani sulle sue braccia, sempre nella sua posizione accartocciata, lasciandosi perdere nel fissare il legno, un legno che poteva vedere anche ad occhi chiusi per via di tutte le volte in cui non aveva potuto farne a meno.
Dopo un tempo che all'essenza parve illimitato ed infinito, si addormentò, non spostandosi di un centimetro da dove era, non provando neppure ad appoggiarsi il cuscino al di sotto della testa, preferendo sentire il materasso a stretto, strettissimo contatto con il capo pur di sembrare come un morto e magari congelare il tempo, pregando mentalmente che il mondo si dimenticasse della sua presenza per un po'.
Tante volte lo aveva desiderato, altrettante volte il suo desiderio non era stato esudito: forse, questa, sarebbe stata quella giusta.
O magari no.

*

Il risveglio prese la persona in modo quieto e calmo, ma il dolore dovuto alla posizione mantenuta la costrinse ad alzarsi per scacciarlo via, tornando ad appoggiare i piedi nudi al pavimento dopo una quantità di tempo di cui non era sicura.
Sapeva che doveva aver dormito un bel po', ma parlando nello specifico, non avrebbe potuto cacciare fuori un numero neppure ad impegnarsi.
Si mise dunque completamente in piedi, rimanendo all'inizio paralizzata sul posto, prendendo solo un poco più tardi a camminare silenziosamente al di fuori dall'infermeria, seppur sapendo che avrebbe finito con il trovarsi davanti qualcuno di quella singolare e davvero bizzarra ciurma, ovviamente - era la loro nave, sarebbe stato strano in un secondo caso, no? Ecco. Probabilmente ci sarebbe stato da preoccuparsi in secondo caso. - e sapendo che la percentuale per cui il capitano si approcciasse all'essenza ancora una volta, chiedendo per l'ennesima volta che si aggiungesse alla ciurma con quella sua aria insistente e testarda, il broncio pronto a tornare sui suoi lineamenti appena che avesse dato la risposta - una cosa per cui continuava a non comprendere il motivo, nonostante Luffy lo avesse già spiegato, perché non lo trovava un motivo valido - era veramente alta.
Su un cento percento, probabilmente sarebbe stato un ottantacinque buono.
La cosa lasciava l'essenza un po' innervosita - anche perché aveva scritto di no varie volte, aveva scosso la testa così tanto che a tratti aveva temuto che si staccasse dal suo collo e aveva perfino scritto che aveva dei problemi che non poteva superare! - ma neanche tanto, quello era quasi un niente a sua visuale, poiché era quasi diventato normale a sua vista.
La cosa che più disturbava la persona era un altra.
Sperava che nessuno provasse ad attaccare bottone per aggiungere dettagli sulla sua mancanza di memoria, accennando all'amnesia con quel che di momentaneamente curante - che la avrebbe fatta sentire in colpa per una risposta negativa e avrebbe cosí iniziato a proporre diversi commenti nel suo cervello, totalmente diversi tra loro per contenuto ed eventuali emozioni allegate -, anzi, sperava che nessuno parlasse e basta a tratti.
La sua convinzione nell'andarsene dopo tutto questo non era vacillata più da quando aveva avuto la crisi... E parlare, sentirsi apprezzata, conoscere quelle persone, appunto singolari e strane, addirittura piacevoli, ogni giorno un po' di più avrebbe potuto essere un modo per piegare palesemente la sua decisione e forse perfino arrivare al punto di spezzarla, cosa che l'essenza non doveva permettersi.
Era un fallimento, un caso umano, un qualcosa di debole ed indefinito, qualcosa che si sarebbero pentiti di aver accettato se soltanto avessero aperto gli occhi un poco di più, se avessero visualizzato come i Demoni avevano fatto, arrivando dunque a ferire il suo corpo e la sua mente.
La persona raggiunse il ponte della nave ancora prima che se ne fosse accorta, guardò dritto davanti a sé, osservando prima ovviamente il cielo ed assaporando ancora il sole che riscaldava la sua pelle, mentre l'aria marina scuoteva la sua chioma con un che di giocoso, poi si fermò a fissare la figura della ragazza corvina, Nico Robin, seduta composta sulla sdraio ed intenta a leggere un libro, il cappello bianco che le parava il capo dalla luce - dopo un po' asfissiante - dei raggi.
Valutò per qualche attimo l'idea di avvicinarsi, ritrovandosi a farlo senza neppure rendersene conto, proprio come aveva fatto per arrivare lì in generale, forse per via dello stesso libro che l'archeologa sfogliava con cura, i suoi occhi verde acqua che scrutavano le pagine pieni di voglia e di un forte desiderio di conoscenza.
La persona si fece quasi rapire con netta intensità da tale vibrante interesse, chiedendosi mentalmente, una volta lì, se la giovane sarebbe stata magari disturbata dal suo arrivo o meno.
Non ne aveva idea... Sperava di no, anche perché non avrebbe potuto chiedere, siccome aveva lasciato il quaderno e la penna in infermeria... E non conosceva abbastanza quella donna attraente e per certi versi piena di misteri... per poter anche solo realizzare del sottointeso fastidio.
Una volta lì, lo sguardo di Robin si alzò dal vistoso volume, cosa che risparmiò la presenza dal provare idioticamente a dimostrare il proprio arrivo, sentendosi sotto studio, tanto da fissare i suoi piedi dopo un poco per il fiammante disagio che nacque senza richieste.
-Ti senti meglio?- domandò dolcemente la corvina, riportando a sé l'attenzione dell'essere, costringendolo ad annuire appena, abbastanza confuso dalla domanda.
Perché aveva chiesto se si sentiva meglio? Aveva solo dormito, nulla di preoccupante, no?
L'archeologa parve aver intercettato il suo stato d'animo e le sue domande mentali, difatti parlò di nuovo.
-Oh, no, nulla di che. Te lo chiedevo perché mi sembravi un poco sofferente, lí impalato- la donna appoggiò un dito in mezzo alle pagine, socchiudendo il volume, tanto che gli occhi dell'essenza tornarono lì, quasi di corsa, su quella copertina piena di disegni, un poco rovinata, ma non abbastanza da staccarsi.
La persona lo indicò con una mano, battendo le palpebre diverse volte per cercare di distinguere le figure.
-Il libro, mh. - fece Robin, non riuscendo a trattenere un interessante sorriso mellifluo, tale che all'essenza venne voglia di avvicinarsi ancora un po', mettendosi lentamente seduto sull'altra sdraio, abbastanza tentennante sul permettersi di farlo, soprattutto agli inizi, ma finendo comunque con il mettervisi sopra.
-Questo è uno storico- fece Robin, sempre sorridendo in sua direzione - Parla di una guerra nell'East Blue, ma soprattutto parla di tre giovani sfuggiti a questa guerra, i quali viaggiano e raggiungono la Grand Line, stabilendosi tutti e tre in una diversa isola per ciascuno, cosicché non si debbano reincontrare e ricordare brutti eventi. Il primo vive qualche anno nella sua, Golden Island, poi, seccato dall'atteggiamento dei suoi abitanti, sceglie di partire di nuovo per cercare qualcosa di meglio. Il secondo vive a Silver Island e ci rimane fino a che non viene derubato dei suoi averi, cosa che lo portò a partire, seppur non sapendolo, tre giorni dopo il primo. L'ultimo invece vive a Bronze Island, si sposa, ma vede la moglie venir afferrata da una malattia mortale che si diffonde nella città ogni mese e che viene presa solo da specifici individui che non usano determinate precauzioni. Per la disperazione, il terzo parte - un mese dopo rispetto al secondo fratello - pregando di trovare da qualche parte una cura miracolosa che possa guarirla dall'inguaribile. I tre dunque, seppur a diverse distanze di tempo e con tutti specifici diversi scopi, sono in viaggio e raggiungono un isola sconosciuta e apparentemente priva di abitanti. Tutti e tre attraccano lo stesso giorno e, dopo vari litigi, trovano una caverna con una vecchia dentro. In questa caverna vi è poi un pozzo, delle piante e delle pietre preziose incastonate nelle pareti. Per il resto, non posso dire. - fece ella , guardando il punto in cui aveva interrotto il volume.
La persona si trovò ad annuire un poco, assorta da ciò che aveva udito, chiedendosi parzialmente come la vicenda sarebbe proceduta, quasi provando ad immaginare.
Era rimasta abbastanza sorpresa dal fatto che l'archeologa era riuscita a trovare un libro con una vicenda che andava a focalizzarsi puntualmente sull'ultima isola che in generale avevano visto... E non poté non pensarci su a lungo, valutando i dettagli con perplessità, questo prima che Robin si tirasse su e lo distogliesse dal tutto, tanto che per un istante si era paralizzato, come un animale sotto il mirino di un cacciatore pochi istanti prima di partire nella sua corsa, il suo sguardo che seguiva i movimenti della deliziosa giovane.
-Vuoi leggere qualcosa anche tu? Abbiamo un intera biblioteca di libri, se ti interessa - chiese ella, sempre con quell'aperto sorriso dipinto sul volto, sempre con quello sguardo con cui già in precedenza l'essenza si era sentita scrutare.
La presenza, calcolando la domanda al suo picco, venendo trascinata dal fascino della corvina, diede una conferma ancora prima che si rendesse conto di star facendo sì con la testa sul serio, arrossendo alla fretta con cui era nato il cenno di capo.
Sembrava proprio che l'archeologa riuscisse a strappare reazioni immediate dalla persona, non permettendo ad essa di ponderare... O forse era semplicemente la persona che, anche non volendolo e non realizzandolo, aveva gettato giú il primo muro.

*

La biblioteca di quella nave era un posto assolutamente enorme.
Non c'era un punto in cui posasse lo sguardo che non lasciava la creatura lì a fissare, imbambolata e persa come uno stoccafisso, quella massa di carta quasi infinita, tale che involontariamente boccheggiò.
Robin, affianco all'esistenza, prese a dirigersi poco più in avanti, i suoi passi cadenzati che spezzavano il silenzio e si seguivano tra di loro senza un preciso ritmo, girandosi solo una volta dopo che raggiunse uno scaffale e ne accarezzò delicatamente un tomo di una larghezza sorprendente, proprio come quello che ella stava già leggendo, girandosi poi poco più tardi, avendo finito di scrutare il libro.
-Puoi scegliere quello che più ti interessa - asserì, riprendendo poi il proprio avanzare, facendo scorrere le falangi sulla pila, sparendo poi dietro quell'alto mobile, quasi non ci fosse mai stata.
Testimone del suo essere ancora lì, fu invece il suo tono di voce pacato che semplicemente tornò un ennesima volta a spezzare il silenzio con un unica frase - Puoi restare qui quanto vuoi per selezionarlo... E anche dopo, se non vuoi uscire subito-
L'esistenza si ritrovò ad annuire distrattamente, non rendendosi conto che la ragazza non avrebbe potuto vedere il suo gesto, troppo ammaliato da ciò che la circondava per farci interamente caso o anche solo calcolare il piccolo dettaglio.
Si dondolò un poco su di sé, lì per lì cercando di scegliere dove esattamente avvicinarsi e quindi da quale libro cominciare, la curiosità che straripava dal suo DNA, come gli argini di un fiume troppo pieno.
Affianco ad ogni parte dei mobili vi era una targhetta con sopra scritto l'argomento dei libri trattati e, un po' per caso, un po' forse per il suo generale interesse, sempre avuto e mai davvero rimosso, si trovò a cacciare fuori un volume dallo scarso reparto di cucina, composto a malapena da cinque volumi stretti tra il reparto Fitness e quello di Costruzione. L'argomento culinario sembrava lasciato quasi in disinteresse, poco visibile, ma i suoi occhi lo avevano catturato in ogni caso, lo avevano raggiunto con facilità tale che pareva quasi che questi avessero parlato alla persona per farsi trovare - ovviamente non era un fatto possibile, ma l'idea strappò un lieve sorriso alla persona, poiché realizzava di avere una certa fantasia per anche solo ipotizzarlo -.
Quelli erano volumi appositamente spolverati e puliti, ma se avesse dovuto esprimere il suo dissenso nel guardare quanto prive di annotazioni erano le pagine bianche del volume che aveva afferrato, l'essenza lo avrebbe fatto.
In generale ciò che era all'interno di un libro doveva essere bianco, ma quando si trattava di manuali di cucina, se fosse stato per la persona, ci avrebbe appuntato qualcosa. Anzi, in pratica ci sarebbero stati solo appunti a destra e manca, freccine che cercavano di attirare l'attenzione del lettore e piccole didascalie... E se non sul libro in sé, avrebbe lasciato fogli qui e là con considerazioni o miglioramenti che trovava assolutamente necessari per la buona riuscita di uno specifico piatto.
L'essere osservò comunque, particolarmente attento, una ricetta delle tante, la quale trattava di sashimi ed udon, leggendola in silenzio, come assaporandola mentalmente , sentendo il nuovo camminare di Robin in sua direzione, cosa che però lo fulminò con uno scenario, proprio come quando Nami aveva sfiorato la sua testa.
Durò un secondo soltanto, o così alla persona parve.

Era nella prigione.
L'elmo era di nuovo sulla sua testa, pesante come al solito, mentre il freddo divorava le sue carni.
Ma tra le sue mani vi era un libro, un bellissimo libro, laddove vi era un immagine ed una scritta.
Una scritta che però non riusciva a leggere.
Dei pesci, tanti pesci diversi, sia di forma che di colore, delle alghe tracciate a matita, bolle che salivano verso la superficie in una pace apparente.
E qualcuno, qualcuno si stava avvicinando alla persona.
Poteva sentirli camminare, i loro passi che rimbombavano mentre scendevano dalle scale, le loro mani che afferravano le sbarre, le loro voci che mostravano ribrezzo e scherno.
Erano i Demoni, lo sapeva.
Il libro gli cadde dalle mani ed all'istante incespicò all'indietro, sbattendo di schiena contro la superficie del muro, sapendo che sarebbero entrati, che lo avrebbero picchiato di nuovo, come ovviamente non potevano non fare.
Perché l'esistenza se lo meritava, aveva sempre detto lui, l'esistenza era debole, fino a che fosse stata debole, bhe, loro avrebbero continuato a farle male, avrebbero continuato a mutilare quello scarno e facilmente sopprimibile corpo che ospitava.

La persona, quando tornò a cacciarsi fuori dall'immagine mentale in cui era stato violentemente ficcato, si rese conto di essere quasi caduto a terra e che tante mani lo stavano sorreggendo, strappandogli un verso che aveva un suono che sapeva di qualcosa in mezzo alla sorpresa ed al terrore.
Temeva che quelle mani lo avrebbero stritolato... O trascinato negli inferi... Qualcosa del genere...
Ma semplicemente si riprese perfino dalla sensazione, rendendosi conto più che altro di aver un respiro assolutamente irregolare e gli occhi che bruciavano, mentre il suo petto pareva stretto in una morsa terrificante.
Il libro precedentemente tra le sue mani era finito a terra, non più fermo nelle pagine che stava precedentemente guardando ma su una ricetta di uno specifico tipo di curry.
E Robin era davanti alla persona, la fronte lievemente aggrottata, le braccia alzate ed incrociate.
Non disse nulla, ma parve realizzare che l'essenza si era ripresa, difatti si rilassò, abbastanza da abbassare le braccia, portando le varie mani a sparire nel nulla, come se non ci fossero mai state.
-Un libro di cucina- fece, riprendendo il sorriso, una cosa di cui la persona si sentì grata.
Non stava dando peso a ciò che era accaduto... Non era di importanza per lei.
In quel momento, la presenza desiderò davvero di essere capace di formulare parola, anche solo una, perché non poteva ringraziarla senza il quaderno e la penna.
Ma venne distratta dalla voce della ragazza, la quale disse delle parole che non si sarebbe aspettata, tanto che sgranò gli occhi e quasi perse la mascella per come spalancò la bocca, incapace di trattenersi.
-Vuoi aiutare a cucinare, oggi?- aveva infatti detto Robin, così, di punto in bianco.

*

Mettere di nuovo piede in cucina sembrava aver preso un nuovo significato.
Era come se parte di sé non avesse mai potuto resistere dall'ossevarla da lontano in precedenza, come se stesse guardando un mondo troppo lontano per essere afferrato, frenandosi dal provare a fare qualcosa di cui sarebbe stata criticata, ma adesso che la persona era lì, ricordando alla perfezione dove aveva lasciato ogni cosa quando la aveva ripulita da cima a fondo, intenta a fare qualcosa che non si era mai sbilanciata a chiedere di fare neppure a sé, l'ansia si stava accumulando sulla sua mente senza tregua, i suoi occhi che non riuscivano a smettere di vagare, quasi disperati nel suo restare in quel territorio.
Non aveva idea di cosa toccare, di da esattamente dove partire, di cosa prendere in mano per mettersi a cucinare.
Già, cucinare, un azione che per chiunque probabilmente sarebbe sembrato abituale e forse anche stupida, ma che per la persona era molto di più, testimoniato dal brivido che gli scorreva lungo la schiena anche solo al pensare di provare.
Nella sua mancanza di memoria, sapeva comunque che questa passione era sempre stata radicata in ogni parte della sua mente, come altrettanto era stata scoraggiata e ripudiata, non sapendone però il preciso motivo, tanto che la sua indecisione a riguardo di tale azione volava alle stelle ogni qualvolta che si immaginava anche solo a pronunciare quella parola.
Ma in quel momento, Robin stava incoraggiando l'attività invece di negarla - E la sua mente dava ragione a lei, invece di urlare un 'non puoi cucinare, non devi' ogni tre per due... - tanto che la corvina iniziò ad elencare qualcosa che aveva intenzione di preparare con totale nonchalance, chiedendo che cosa volesse fare l'essenza nel menù tra ciò che aveva nominato.
Tra una cosa ed un altra, la persona - che ritrovò il quaderno con facilità, quasi correndo nuovamente in infermeria per recuperarlo, non notando affatto gli sguardi incuriositi di tutti quelli che lo vedevano passare in fretta da un ambiente all'altro, tra cui Luffy che rideva appena e tentava di seguire, venendo bloccato da Nami - scrisse che della lista che la corvina aveva elencato, avrebbe fatto volentieri gli onigiri se era possibile.
Ricevette l'accettazione con un semplice - Okay - prima che, scrutando il libro per un secondo per rinfrescarsi la memoria riguardo alla ricetta - che era sulla punta della sua lingua per motivi che non erano chiari, ma non abbastanza da iniziare di corsa - e poi, dopo qualche secondo, mettersi a lavoro.
Fu qualcosa che non seppe descrivere: in una decina di minuti i suoi movimenti, inizialmente alquanto incerti, indecisi, tremolanti perfino, divennero fluidi e spontanei, come se fosse ciò per cui era nato o robe del genere, tanto che, mentre lavorava, sentiva nuova allegria infiammare il suo petto con il calore da poco scoperto che, sempre piacevole, aumentava il suo rilassarsi.
Si dimostrò veloce, tanto veloce che finì la propria pietanza prima di Robin, la quale preparava praticamente con quattro mani una ricetta che era stata ben più semplice di quella che l'essenza aveva scelto, dimostrando meno manualità e competenza in tale attività, ma comunque un certo talento ed attenzione al sapore.
La persona non sapeva se essere soddisfatta della propria cucina o credere che aveva sbagliato qualcosa per via del proprio ritmo, quindi per fare una prova, ne assaggiò la metà di uno, lasciando la seconda di lato - ne aveva fatti un bel po' e con impaccio, all'idea di aver realizzato delle schifezze per via della mancanza di assaggio, sperava di non aver realizzato qualcosa di disgustoso -.
E semplicemente... Il sapore fu di suo gradimento.
Non era per nulla male, per le sue papille gustative.
-Posso sentire anche io?- domandò Robin, indicando la seconda metà dell' onigiri, portando via un lieve sussulto alla persona, ma anche un annuire - alquanto timoroso. Aveva una paura tremenda che per lei facesse schifo. Chi avrebbe mangiato il piatto se faceva schifo? Nessuno! -.
Con ansia nel cuore a livelli astremi, quasi da record, tanto che avrebbe potuto perfino prendere un infarto da come si sentiva il cuore in gola, tenne d'occhio il mangiare dell'Archeologa, sin dal momento in cui lo prese in mano, fino a quello in cui lo prese a masticare, gli occhi verde acqua che risolsero quasi immediatamente la domanda dell'impatto dato dall'assaggio, difatti si illuminarono vistosamente, quasi luccicando nel mentre che porgeva un secondo ed un terzo morso a quella metà, finendola in men che non si dica.
Disse solo due parole, ma queste due parole furono abbastanza a fare infiammare il suo volto di calore e facendo sentire ennesima gioia al centro del suo petto, tanto che sarebbe potuto scoppiare, cosa che costrinse l'essere a cercare di contenersi, di trattenere esagerate reazioni.
- É buonissimo-
Su sette pietanze, alla fine, la persona ne fece quattro e diede una mano durante la quinta, accelerando vistosamente la conclusione delle preparazioni e facendo arrivare la cena prima di quanto chiunque se lo sarebbe aspettato.
Ma soprattutto, ciò che soprese tutti quanti, era il sapore unico dei piatti, tale che perfino Luffy si ritrovò a diminuire il proprio ritmo per sentirne meglio le sfumature, questo prima di tornare ovviamente in accelerata più che mai, cercando di arrivare a più roba possibile.

*

-Unisciti alla mia ciurma! Sei troppo bravo a cucinare! Devi diventare il mio cuoco!-
Ecco, la persona avrebbe dovuto aspettarselo che un simile gesto nei confronti di quella brigata avrebbe soltanto portato ad un aumento di richiesta riguardante a tale questione...
-Esatto, cuoco-bro! Sei suuuper talentuoso in cucina-
... E non solo da parte del capitano.
In generale, adesso, su tutti quei pirati, due -Chopper e Luffy - lo guardavano speranzosi, uno - Franky - lo osservava e continuava a dirgli quanto sarebbe stato meraviglioso mangiare sempre così, una - Nami - sembrava calcolare qualche modo per poter convincere la persona in definitiva... Mentre i tre restanti sembravano uguali a come erano stati in precedenza, anche se l'essenza era più che certa di aver letto qualcosa che non sapeva descrivere nello sguardo sia del naso lungo - Usopp? - che di Zoro.
L'essere si limitò a scuotere la testa alla domanda portata dai due, continuando a strofinare la spugna contro il piatto.
-Dai! Dai! Daaai! Voglio che mi cucini tanta carne! E che diventi un mio Nakama!-
Un altro no con la testa, ovviamente, tutto mentre sospirava amaramente.
-Saresti capace di farmi dello zucchero filato?- domandò speranzosa la piccola renna, i grossi occhi castani che osservavano la persona al punto tale che sinceramente, fosse stata capace o meno, avrebbe risposto sì in ogni caso.
Sperava vivamente che Chopper non chiedesse mai, ma proprio mai, a lei di restare, che questa parte troppo morbida ed istintiva che sbucava nella persona con Tony non fosse palese... Altrimenti la negazione non era sicura di essere capace di sputarla fuori, come non era sicura di essere già capace di esporla troppo a lungo risultando sempre decisa - poteva solo pregare che la prossima isola arrivasse in fretta e furia, così da poter dileguarsi in completo silenzio, senza attirare l'attenzione di nessuno -
Prima che in ogni caso potesse rispondere a Chopper riguardo alla questione dolciumi, ovviamente il capitano tornò alla carica con la solita domanda, battendo i sandali, rendendo la persona incapace a dare risposta in generale, almeno nel mentre che lavava i piatti, poiché se avesse annuito per la questione di Chopper, l'esistenza era sicura che il ragazzo di gomma lo avrebbe preso come una risposta alla sua di domanda e non a quella del dottore... Mentre a rispondere no, probabilmente comunque non si sarebbe capito a chi lo stava dicendo... E l'ultima cosa che voleva era il broncio della piccola renna che faceva mettere in chiara luce questo debole che aveva per lui.
Aspettò dunque di finire il lavaggio di quello specifico piatto per asciugarsi un attimo le mani e scrivere un rapido : 'Per lo zucchero posso provare.' ed un 'No, non entrerò nella ciurma'.
Le due frasi fecero fare espressioni felici ad entrambi per la prima frase... Mentre per la seconda, ottenne in triplo dei bronci, perfino da Chopper.
"Spero davvero tanto che arriveremo presto alla prossima isola, non ho la minima idea di quanto a lungo riuscirò a sopportare questa situazione, diamine!" non poté non pensare tra sé e sé, serrando le labbra e riprendendo a lavare i piatti, strofinando con anche più intensità rispetto a prima sulla superficie di ceramica, come se stesse combattendo contro lo sporco una vera e propria sanguinosa guerra mondiale, ignorando le ovvie proteste del Capitano... Il cui tono iniziava davvero a colpire il lato colpevole della persona per l'ennesimo rifiuto all'offerta.
"Respira. Controllati. Non tentennare. Non devi restare, te lo ricordi? Non puoi" continuò a dirsi a ripetizione almeno cinque volte, come in una litania o una sottospecie di incantesimo in cui la persona ne sarebbe uscita vittoriosa e non in uno stato perfino peggiore dei precedenti.
"Non farti condizionare o ne soffrirai e basta. Lo sai. Come sai che non troverai mai nessuno che si approcci in questo modo, che ti accetti in questo modo, ma proprio per questo motivo diventerà peggio dopo. Non cedere. Non azzardarti a cedere. Non provarci neppure"
-Dai, accetta!- si lamentò ancora quella testa dura di un capitano, attaccandosi al suo braccio, tanto da far saltare in aria la persona per la mancanza di aspettativa di tale gesto.
-Devi accettare! Non c'è nulla di meglio di essere pirati e girare per i mari! Io voglio diventare il Re dei pirati e ho bisogno di un cuoco a bordo per poterlo diventare, quindi... Ho bisogno di te-
A questa specifica frase, la persona girò la testa di netto, guardando fisso quel ragazzo che, tanto spontaneamente, aveva tirato fuori quelle specifiche parole, delle parole che non aveva sentito dire mai a nessuno prima.
Sentire qualcuno dire che aveva bisogno di lei era, per la persona, qualcosa di così bizzarro.
Era così abituata a sentirsi dare dell'inutile che un 'ho bisogno di te' aveva fatto sentire una sottospecie di tonfo al centro del suo petto, qualcosa di altamente innaturale.
-Tutti qui hanno bisogno di te- aggiunse ancora il capitano, il sorriso a trentaquattro denti che pareva allargarsi perfino più di quanto non fosse mai stato possibile, così tanto che che la persona si disse che andava al di fuori delle leggi della fisica di un corpo umano, ma che in ogni caso una persona composta da gomma andava già in tutto e per tutto contro al limite umanistico.
-Vero?- chiese poi Luffy ai due componenti già lì, ricevendo dei ripetuti annuire dalla renna e dei pollici in sù dall'uomo robot, che ovviamente diceva un -Suuuuper sí, bro-
Per la prima volta, la persona si ritrovò a scrivere qualcosa che non si sarebbe mai immaginato di mettere giù o anche solo di permetterselo.
'Ci penserò'
Non era un puntuale sí di conferma, ma non era neppure un cento percento di negazione.
Contando che aveva sempre e solo scritto che non lo avrebbe fatto, in precedenza, era già un grosso -Per non dire enorme - passo in avanti.
Non lo aveva scritto tanto per, così da soddisfarli e farli tacere, no.
Lo aveva scritto perché la persona ci avrebbe pensato davvero, nei giorni a venire, poi avrebbe deciso.

*

Non capiva cosa fosse passato per la sua testa, sinceramente.
Quel 'ci penserò' era assurdo... Aveva davvero dei grossi problemi che non erano fattibili da risolvere ... Però avrebbe voluto poter gettarli via.
La persona avrebbe voluto sentirsi parte di quel gruppo per davvero, amalgamarsi ad esso, apprezzare quel clima che lo circondava, sentirsi cercata, voluta, sentirsi necessaria.
Aveva senso? Non lo sapeva.
Ma ormai non riusciva più a mettere da parte l'idea, la possibilità di poter fare parte di quella ciurma.
Era un idea, uno sprazzo che voleva accettare e rigettare allo stesso tempo.
Sospirò, camminando nervosamente per la nave, ritrovandosi davanti allo spadaccino anche prima di rendersene conto.
Quest'ultimo era a petto nudo, intento a sollevare i pesi, evidenziando quei muscoli scolpiti sul corpo abbronzato, la pelle tendente al caramello che veniva percorsa da gocce di sudore e che si tendeva ogni qualvolta che essa attuava uno spostamento.
Ma la cosa che più catturò l'attenzione della persona fu l'enorme cicatrice al centro del petto dell'uomo, tale da portarla a sgranare gli occhi.
Una parte nella testa dell'esistenza bisbigliò 'morte' al vederla, ma Roronoa Zoro era più che vivo davanti ai suoi occhi, tanto da far salire estrema curiosità nei suoi confronti.
Era curiosa, non avrebbe voluto, ma lo era.
-Hai intenzione di stare lì a fissare per tutta la giornata?- insorse la voce dell'osservato, strappando un lieve sussulto alla presenza, facendola agitare ed arrossire violentemente, tanto che per istinto schizzò via, provando ad allontanarsi il più in fretta possibile dall'altro, ma per l'impaccio finí con lo sbattere contro una parete della nave, cosa che serví soltanto a peggiorare il suo momentaneo imbarazzo e ad intaccarsi il naso, tanto che si portò entrambi i palmi alla faccia, emettendo un verso frustrato.
Faceva un dolore lancinante, tale che imprecò mentalmente con una lunga serie di parole ben poco educate.
Nel mentre che ciò accadeva, poté udire un sospiro irritato ed un tonfo e nella persona salí la voglia di schizzare via in fretta, di sparire dentro all'infermeria, ma non fece a tempo, poiché si ritrovò l'altro davanti, il quale aveva un sopracciglio innalzato.
-Ti sanguina?- chiese, a voce estremamente fredda, portando una mano alla sua, come per spostarla dal volto per controllare.
L'essenza non la scostò, però, nonostante appunto il semplice voler dare un occhiata dello spadaccino, preferendo lanciare uno sguardo cauto alla testa verde, limitandosi in seguito a scuotere il capo.
Vide l'altro ruotare gli occhi, con un che di decisamente irritante, tale che avrebbe potuto chiedergli che problemi avesse.
-Fai più attenzione- disse invece la testa di verza -lo aveva soprannominato mentalmente così, a voce non era sicuro che lo avrebbe mai esposto senza temere di essere picchiato a sangue- con tono tagliente, per poi continuare nel suo parlare -Se ti fai male più di quanto tu ti sia già ferito in precedenza, poi chi lo sente Chopper. Inizierebbe sicuramente ad elencare tutti i motivi per cui sei stato un incosciente. E la colpa cadrebbe perlopiù anche su di me, ovviamente. Quindi evita di sbattere contro le pareti, per cortesia-
Infastidita, la persona prese a scrivere sul quaderno per rispondere, smettendo dunque di coprirsi il naso con le dita, mettendo da parte il dolore provato nello sbattere, girando i fogli in fretta verso lo spadaccino.
'Non é che lo faccia per divertimento. Non sono un masochista'
Zoro lo lesse con espressione incomprensibile, sempre il sopracciglio innalzato, mettendo poi, alla fine, un ghigno esemplare, di quelli che gli aveva già visto fare in presenza degli altri.
-Ah, no? Va bene, fingi pure, Mazo~kun-
Il tono di scherno nel fastidioso ed altrettanto irritante soprannome fece salire un immensa voglia alla persona di tirargli una scarpa in testa.
O mollargli un calcio.
Qualcosa.
Qualsiasi cosa, più o meno grande, ma che facesse il suo bel tonfo contro quella zucca verde.
Sul serio, all'esistenza sarebbe piaciuto davvero tanto potersi vendicare parzialmente su quell'atteggiamento di presa in giro.
Ma non lo fece, semplicemente scosse la testa e si appuntò di stare lontano da quello lì -che all'inizio non era stato poi così male, ma che a quanto pareva gli dava alquanto sui nervi e l'essenza era più che sicura di essere capace di ignorarlo, come di evitarlo proprio, così da non farsi prendere da possibili crisi di isteria, come se già non bastassero gli attacchi di panico ogni volta che qualcosa, più o meno comprensibile, li attivava -.
Fece per allontanarsi, cercando di respirare in maniera naturale, fermandosi dopo una serie di secondi, poiché, come al solito, non poteva fare a meno di ammirare l'acqua.
Era qualcosa che intrigava sempre l'esistenza, come se non potesse fare altro che rimanere attratta dai movimenti delle onde, da come il sole si scontrava contro di esse, da come i pesci ne sbucavano per qualche istante, fiondandosi poi dentro ad esse in un paio di secondi, dando a malapena la visuale di qualche squama e non di più.
Se fosse stata brava, la persona, avrebbe perfino provato a disegnare quello scenario, ma sinceramente quando si trattava di disegni non aveva neppure idea di da dove avrebbe dovuto cominciare, di come rappresentare il pesce fluidamente.
Restò comunque ad osservare l'acqua, questo prima di udire dei passi alle sue spalle e realizzare che era sempre lo spadaccino, il quale si era rimesso la maglia e stava dirigendosi verso un punto impreciso della nave.
Seppur non volendolo, la persona non poté ignorare di notare i tre orecchini che erano attaccati al lobo sinistro.
Ovviamente fu una cosa da qualche secondo: per i restanti tornò a girare il capo ed osservare la fauna in movimento nel mare, lasciandosi quasi cullare dalla bellezza dell'acqua, sentendo però come se qualcuno o qualcosa stesse stritolando il suo petto con estrema testardaggine, non limitandosi nella sua forza, quasi non dando peso agli effetti che sarebbero potuti nascere nell'esistenza, tanto che il suo umore calò ai suoi piedi in pochi e brevi istanti.
Dopo quegli attimi, alla persona venne in mente il libro, quel libro che aveva visto nel flash in biblioteca, appunto sui pesci... Con la scritta illeggibile.
Una parte della persona prese a punzecchiarla, incitandola a tornare nella stanza nella speranza di trovare un libro del genere.
L'altra parte invece sussurrò al suo orecchio il fatto che, molto probabilmente, se lo avesse cercato e lo avesse trovato, non sarebbe stata pronta a ciò che ne sarebbe seguito, ovvero un altra parte dei suoi ricordi che si aggiungeva.
Decise dunque di ignorare il tutto, di allontanarsi dall'acqua ... E si augurò di non tornare a scrutare il mare per un po'... Se non per molto, molto tempo.

*

Il giorno dopo, al suo risveglio, una delle uniche cose che l'esistenza non si sarebbe mai aspettata era un attacco da parte di un altra nave pirata.
Quest'ultima aveva un aspetto sfarzoso, quasi esagerato... E questo desiderio di ricchezza sembrava palese perfino nel teschio della bandiera, il quale aveva tre corone e denti a gioielli.
La prima cosa che fece realizzare alla persona dell'attacco, da lí dentro all'infermeria, fu il netto rigirarsi della barca, tale da farla cadere praticamente giú dal letto.
Una cannonata.
Una cannonata aveva, per forza ed intensità, fatto dondolare fin troppo la nave per passare inosservata.
Alzandosi, incespicando e non sapendo esattamente che cosa fare, la presenza si trascinò fuori dalla stanza, boccheggiando alla visuale del mezzo acquatico che spuntava davanti al suo sguardo, mentre tutti quelli che facevano parte della ciurma avevano già preso a correre, chi da una parte e chi dall'altra, così da avere delle postazioni, poiché il combattimento era immanente ed impossibile da evitare.
Nel momento in cui i Cappello di Paglia realizzarono che era lì, nel bel mezzo del futuro campo di battaglia, venne incitato a tornare nell'infermeria, poiché non era ancora guarito e preferivano andasse a nascondersi, la piccola renna soprattutto, difatti Chopper riuscí alla fine ad indurre l'esistenza a ritirarsi.
E così, in breve, era tornato a finire lí nella stanza, sentendo il cuore in gola e uno strano senso di colpa, mentre il gelo lo riavvolgeva, proprio come il giorno prima, solo in un diverso contesto.
Inutile. Dannatamente inutile.
Avrebbe davvero dovuto rimanere lì? Avrebbe dovuto starsene di lato quando tutte quelle persone combattevano? E tutto perché non era capace di difendersi. Perché era debole.
Se non lo fosse stato avrebbe potuto servire a qualcosa in quel combattimento, avrebbe potuto dare una mano.
Ma ovviamente... ovviamente era un fallimento di essere umano, che cosa si aspettava? Troppo.
Cercò di ignorare le lacrime che presero a scorrere lungo le sue guance, zittendo i singhiozzi semplicemente mordendosi le mani, ascoltando le urla al di fuori e allo stesso tempo ignorandole, poiché il casino dentro di sé faceva sempre più rumore e prendeva a sovrastare tutto il resto, come al solito.
Quello che però staccò la persona dal casino interiore alla sua testa fu lo sfondamento della porta dell'infermeria, tale che spalancò gli occhi, fissando la figura che era entrata.
Era un uomo di una buona stazza, muscoloso, con una chioma rosso sporco ed un espressione maliziosa.
La cosa che più fece effetto agli occhi dell'esistenza fu la mazza chiodata composta di oro nella mano sinistra che veniva agitata circolarmente ad un ritmo estremamente rapido, tale da far vedere ad essa a malapena la sagoma che ruotava, lasciando la sua scia.
Paralizzata, la persona, si lasciò fissare il nemico, sentendo il proprio battito cardiaco impazzire, sbattendo ripetutamente contro la sua cassa toracica, tale che sembrava poter uscirne una volta per tutte.
Deglutí e fece un passo all'indietro, cercando qualcosa, qualsiasi cosa che potesse tirargli a dietro, poiché era più che sicura che se non avesse trovato un modo sarebbe finita con l'essere uccisa.
Guardando però in fretta prima da una parte e poi dall'altra, nulla di utile si rivelò ai suoi occhi e l'angoscia, mista all'ansia, prese possesso della sua mente.
Non sapeva che fare.
No, peggio, non aveva la più pallida idea di cosa fare e tanto meno riusciva a muovere un muscolo, a tratti faticava perfino a respirare.
Sembrava quasi, in un lato della sua mente... Sembrava quasi che... Che un evento come questo fosse già accaduto...
Un evento orribile, da cui era uscito vivo, ma non aveva neppure idea di come.
Nel frattempo che la persona non riusciva ad accennare movimento, l'uomo dai capelli rossi prese invece ad avanzare in sua direzione, non potendo fare altro che ridacchiare e minacciare con quell'arma che, bhe, l'essenza parzialmente era già pronta a ricevere.
Ma proprio quando l'avversario era a distanza minima dall'essenza, la quale si era ritrovata a serrare gli occhi e piegarsi su di sé, quasi raggomitolandosi senza neppure rendersene conto, il nemico venne infilzato da parte a parte e tagliato in due metà praticamente perfette nella loro uguaglianza, tenendo ancora l'arma sollevata - pronta ad essere sfracellata contro la testa della presenza, ovviamente -.
Il sangue schizzò ovunque sul pavimento, il cadavere lasciò andare la mazza dietro di sé e cadde al suolo con un tonfo, rivelando Zoro, sporco a sua volta di liquido carminio dalla testa ai piedi, al punto tale che solo i suoi occhi, quasi animali, e gli orecchini oro ne sbucavano.
La sua espressione era estremamente fredda, distaccata, ma in lui vi era qualcosa che avrebbe letto come furia, anche se non aveva idea cosa gli desse tale idea.
Ed il cuore della presenza sembrò perdere un salto, due ... E allo stesso tempo, invece, parve accelerare di nuovo.
La cosa la lasciò senza fiato, le guance che si riscaldavano di colpo, talmente tanto all'improvviso che non se lo sarebbe proprio aspettato.
"Cosa... Cosa mi sta succedendo?"
-Ti ha fatto male?- chiese lo spadaccino, pulendosi la faccia con il gomito, cosí da rimuovere almeno un po' del liquido vitale da essa.
Alla domanda, la persona si limitò ad negare, anche se sentendosi parecchio spaesata.
-Bene. Se dovesse riaccadere, prova almeno ad urlare, Mazo~kun -
L'essenza non provò neppure a protestare.
Non le venne neanche la spinta di provarci.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare era il suo battito cardiaco, il quale continuava a tormentarlo... Ed uno strano imbarazzo che, nonostante cercasse di scacciare, inondava ogni particella del suo petto.

Yay. Chapter done.
Did You like It?
Ho introdotto il vero e proprio inizio della Zosan yeeeee
Finalmente hahaha.

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