Chapitre 39

FALLIN' ALL IN YOU

La mattina seguente, mi sveglio in un letto che non è il mio, di fronte ad una portafinestra che dà su un balcone che affaccia su Toronto. Le pareti della stanza sono in legno e, vicino alle lenzuola bianche, noto un piccolo ventilatore. Shawn sospira, dietro di me, e sistema meglio la testa sul cuscino, sempre tenendo un braccio attorno al mio fianco e le dita intrecciate alle mie. Il ricordo di ieri sera mi fa arrossire e non distolgo lo sguardo dalla chiave dell'appartamento, sul comodino. Mi alzo lentamente, mi metto la camicia che Shawn indossava ieri sera, e vado a preparare il caffè, che sorseggio sul balcone della nostra camera. Devo ammettere che la vista da quassù è mozzafiato.
Shawn mi abbraccia da dietro, in boxer, e mi bacia una spalla. — Potrei abituarmi a svegliarmi sempre così — borbotta.
— Anche io — rispondo. — C'è ancora del caffè, in cucina.
— Oggi usciamo.
Mi volto verso di lui con aria minacciosa. — Niente sorprese, stavolta.
Sospira beatamente e sposta le mani sul mio sedere, spingendomi verso di sé. Appoggio la tazza sulla poltroncina di vimini al mio fianco e gli avvolgo le mie braccia attorno al collo. — No, niente sorprese. Passiamo dalla tua matrigna a prendere le tue cose, poi dritti al negozio di arredamento.
— Sembrerebbe un ottimo piano, se la mia matrigna non fosse in casa — commento.
— Cosa potrebbe mai andare storto? — sussurra sulle mie labbra.
— Un sacco di cose, visto che non ho ancora diciotto anni.
— Allora la convinceremo. Che ne dici di aggiungere una tappa al nostro piano?
— Quale? — gli chiedo con un sorriso.
Si abbassa per prendermi tra le braccia e, mentre torniamo in camera, risponde: — Il letto.
Mi getta poco delicatamente sul materasso e si abbassa su di me per baciarmi il collo, mentre rido del modo deciso in cui lo ha detto, e sta per sbottonarmi la camicia, quando suonano il campanello.
— Tu non ti muovere di lì — mi ordina, indicando il letto. Mi bacia con un sorriso e prende un paio di pantaloni da una borsa da ginnastica con la sua roba. — Torno subito.
Sento Shawn parlare con qualcuno e, nonostante mi abbia detto di restare in camera, vado in cucina e mi appoggio al piano di cottura a braccia incrociate.
— Ah, ehm... Vieni pure, baby, ti presento una persona — mi chiama il mio ragazzo. Lo raggiungo e lui mi porta un braccio attorno alla vita. — Lui è Bart Bordelon, organizza il MagCon Tour. Mr. Bordelon, questa è Cheri, la mia ragazza.
Stringo la mano all'uomo che ho di fronte. — Allora è a lei che devo raccomandarmi di rimandare Shawn a casa presto — scherzo con un sorriso.
— Immagino di sì. Be', ragazzi, siete bellissimi insieme. Perché ogni tanto non vieni anche tu con Shawn, Cheri? Potresti divertirti.
— Valuterò la sua offerta, grazie.
— Sono venuto a riprendermi quei vagabondi degli altri ragazzi e ho pensato di passare.
— Proprio adesso, eh? — scherza Shawn, stringendomi di più a sé e facendomi ridere.
— Ho interrotto qualcosa? — ammicca Mr. Bordelon.
Io e Shawn ci guardiamo e scoppiamo entrambi a ridere. — Diciamo di sì — rispondo.
— Allora vi lascio riprendere da dove siete stati interrotti. Ci vediamo tra qualche mese, Shawn — lo saluta, stringendogli la mano. — È stato un piacere incontrarti, Cheri.
— Anche per me, Mr. Bordelon.
Quando Shawn chiude la porta, si volta verso di me. — Allora, dove eravamo?
— Al punto in cui dobbiamo uccidere un drago.
— Allora dobbiamo essere pronti — mormora, avanzando verso di me. — Inauguriamo il letto — annuncia mentre mi riafferra per portarmi in camera.

Apro la porta di casa con Shawn al fianco e un paio di scatoloni tra le braccia. Per ora non si vedono in giro né la mia matrigna né le mie sorellastre, perciò andiamo tranquillamente in camera mia. Riempio la mia vecchia valigia dei miei vestiti, la stessa con cui sono arrivata, e Shawn passa i libri e i souvenir fragili negli scatoloni. Fortunatamente, non ho molta roba, così il trasloco sarà più facile.
— Ragazzina, dove sei stata tutta la notte? Le scarpe di Annabelle devono ancora essere lucidate... — M.me Taylor si interrompe nell'entrare nella mia camera e vedere Shawn. — Che succede qui?
— Me ne vado... per un po' — dico, senza specificare che con «per un po'» intendo uno speranzoso «per sempre».
— Pensi che questo sia un albergo, per caso? — chiede, contrariata. Incrocia le braccia e gonfia il petto. — Sei sotto la mia tutela, perciò ti proibisco di andartene.
— E come vuoi fermarmi? Denuncerai la mia scomparsa?
— Se sarà necessario, sì.
— Non ti sono mai piaciuta, mi rifiuto di credere che la voglia di vedermi sgobbare per voi sia abbastanza forte da farmi restare.
— Tu sei... — M.me Taylor sospira. — Tu sei l'unica cosa che mi ricorda tuo padre.
Sgrano gli occhi e le lacrime iniziano ad accumularsi. — STA' ZITTA! — sbotto. — Non te n'è mai fregato niente di mio padre! Tu ne peux pas parler de lui, ni tu le peux penser, parce que tu ne l'as jamais aimé! La rabbia mi fa parlare talmente veloce che non mi accorgo di star parlando in francese. — Tu aimais seulement Paris et la France et tu ne te sentais pas un échec parce qu'un homme voulait t'épouser, mais tu ne l'as jamais aimé et il ne t'a jamais aimée!
Riprendo fiato, consapevole che lei non abbia capito una sola parola di ciò che ho detto, ma, come riassunto, sputo alla punta delle sue scarpe e afferro il manico della mia valigia, pronta ad andarmene. Quando le passo accanto, M.me Taylor mi ferma per un braccio, intenzionata evidentemente a tirarmi un ceffone, ma Shawn mi affianca.
— Fossi in lei penserei bene a ciò che fa, se proprio ha intenzione di coinvolgere le autorità — mormora minaccioso.
Lei, quindi, ci lascia andare, ma dalla finestra inizia gridarci contro di non tornare più.

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