Chapitre 38

SHE'LL BE THE ONE

Shawn mi apre la portiera della sua macchina e parte verso non so dove dopo aver acceso la radio. Lo guardo tamburellare sul volante con un piccolo sorriso che lui ricambia senza distogliere gli occhi dalla strada.
— Sei silenzioso — commento.
— Sei curiosa — risponde.
Aspiro aria attraverso i denti, allargando il mio sorriso. — Non posso nemmeno corromperti per scoprire dove stiamo andando?
Scuote la testa. — Siamo quasi arrivati, tranquilla — si limita a dirmi, con una mano sulla mia gamba.
Ci fermiamo di fronte ad un negozio di abiti da sera ed io mi porto le mani sugli occhi. — Non sta accadendo sul serio — sussurro a me stessa.
Lo sportello si apre e Shawn mi fa uscire dall'auto per poi spingermi dentro al negozio tra i miei lamenti. Mentre mi abbraccio, a disagio nel trovarmi tra abiti così al di fuori dalla mia portata e dal mio stile di tutti i giorni, il mio ragazzo dà il suo nome alla cassiera. Mi guardo intorno e mi sento ancora peggio nel vedere una donna su un piedistallo, di fronte ad uno specchio, con un bellissimo abito lungo blu notte dalla scollatura vertiginosa. Mentre il pizzo ricopre il corpetto, una cascata di brillanti sulla gonna la fanno vestire di stelle. Sinceramente, io non mi vedrei mai in un abito del genere, eppure ho paura che sia proprio il tipo di vestito che Shawn ha scelto per me.
La cassiera mi invita ad indossare un accappatoio di sera nero nel camerino mentre va a prendere il capo d'abbigliamento più bello e straordinario che io abbia mai visto: rosso, con una gonna in tulle da principessa ed una scollatura a cuore puntinata di perline bordeaux. La donna deve scansare un lungo strascico per posizionarsi dietro di me e stringere i lacci del vestito fino a togliermi il fiato. Credo ucciderò Shawn, per questo.
Prima di farmi uscire, questa povera santa mi raccoglie i capelli in uno chignon basso sostenuto da una treccia, lasciandomi però due ciocche ai lati del viso e mi porta persino un paio di ballerine nere. Menomale che, almeno in questo, quel pazzo del mio ragazzo non ha scelto delle scarpe con il tacco.
Esco dal camerino e, attraverso lo specchio, mi sembra di vedere un'altra ragazza uscire. Una ragazza uguale a me, ma completamente diversa. Vengo affiancata da Shawn, che mi bacia il capo. Sì, effettivamente, quando siamo accanto sembriamo il grattacielo e la nana da giardino.
— Ti piace? — mi chiede.
— Sì, ma... Tu... Tu sei completamente pazzo! — esclamo, distogliendo per la prima volta gli occhi dal mio riflesso.
— Allora possiamo andare — risponde con un sorriso. Solo adesso noto che si è cambiato: ha uno smoking nero e una camicia omocromatica con la stampa di labbra dorate.
— La camicia è per caso un'allusione o una richiesta? — scherzo.
— Almeno sono riuscito a farti ridere — sospira prima di accompagnarmi fuori con una mano sulla mia schiena.
Mentre camminiamo lungo la strada, tengo sollevata la gonna per non calpestarla e Shawn, da gentleman quale è, ogni tanto si sofferma a sistemare lo strascico.
— Adesso me lo dici dove stiamo andando? — gli chiedo.
— Non sai proprio cosa vuol dire «sorpresa», eh? — scherza.
— Dai, uomo d'oro, se proprio devo vestirmi così e camminare per la città come una VIP, voglio sapere dove mi porti!
— A cena — si limita a dire.
— Non in un ristorante da tremila dollari, vero? — mi preoccupo.
— No, tranquilla, so di averti provocata abbastanza, con quel vestito.
— Oh, mai quanto io provocherò te, con questo vestito.
Sorride malizioso, facendomi battere forte il cuore in attesa di promesse per una notte vicino a questo ragazzo dal cuore e dal corpo d'oro. — Lo stai già facendo — sussurra, abbassando lo sguardo su di me. Su tutta me, anche se non c'è molto da guardare.
Arriviamo di fronte ad un condominio dalla facciata di vetro ed inizio ad insospettirmi.
— Sicuro che andiamo a cena nel senso che intendo io?
Scoppia a ridere mentre mi porta dentro e saliamo le scale fino all'ultimo piano – fidatevi, sono un bel po' di scale – e apre la porta di un appartamento spoglio, dalle pareti in legno ed una vista sull'intera città al buio da far mancare il fiato. In mezzo alla stanza vi è solo un tavolo apparecchiato e, tutto attorno a ricoprire il parquet, delle candele accese.
— Wow — mi lascio scappare.
Shawn sposta la sedia per farmi sedere, prima di mettersi ai fornelli nella cucina open space.
— Shawn, che ci facciamo qui? — gli chiedo, stanca di tutto questo mistero.
— Mangiamo — risponde con un sorriso ironico.
— Grazie tante — borbotto. — Intendo: perché farmi vestire così? Capisco che sia una cena romantica e che non potessi vestirmi con un paio di jeans e una felpa, ma così esageri.
— Volevo solo che ti sentissi una principessa — risponde, mettendomi di fronte un semplice cocktail di gamberi, — nel suo castello, — si siede di fronte a me e mi prende una mano, — magari con il suo principe.
Aggrotto la fronte e mi guardo intorno. Questo appartamento è bellissimo, accogliente e la vista è mozzafiato. Effettivamente, potrei vivere qui. Mi tornano in mente le sue parole, qualche giorno dopo il funerale di mio fratello: Ho visto un appartamento qua a Toronto che sarebbe bellissimo per noi due.
— Non è quello che penso, vero?
Shawn si alza, ma solo per inginocchiarsi di fronte a me ed aprire una scatolina di velluto con dentro una chiave. — Vieni a vivere qui, con me — mormora ed io ricordo il giorno in cui mi chiese di essere la sua ragazza. È più sicuro di allora, come se avesse a cuore più di ogni altra cosa che io mi trasferisca da lui. Negli occhi, però, ha sempre la solita scintilla di chi sa di star facendo una follia. Ciò che devo chiedermi adesso è se sono pronta a farla con lui.
— Shawn, sai che...
— La tua testa dice «no» — mi interrompe. — Ma il tuo cuore?
— Il mio cuore è così pazzo di te da sposarti adesso — sussurro con le lacrime agli occhi. — Il mio cuore direbbe «sì», insieme ad un altro miliardo di «sì», perché il mio cuore è tuo dalla prima volta che ci siamo incontrati. Ma, Shawn, non posso ascoltare il mio cuore, non adesso.
— Ti prego, Cheri — mi supplica. — Se ci saranno dei problemi troveremo il modo di risolverli, ma ti prego, vieni via con me, via da quella casa in cui sfruttano il tuo dolore. Lascia che io lo custodisca e ne faccia qualcosa di meraviglioso, come il resto di te.
Guardo fuori, verso la città sommersa nel buio, e mi immagino ad addormentarmi su un divano, tra le braccia di Shawn, dopo aver guardato un film, o guardarlo cucinare dal salone, o svegliarmi tutte le mattine nel suo letto, anzi, nel nostro letto. Ed il mio cuore, che sto cercando di rinchiudere in un cassetto per un attimo, si ribella a me e risponde al posto mio, come se i nervi si fossero staccati dal cervello e si fossero attaccati al petto.
— Sì.
— C-cosa? — balbetta Shawn.
Scosto la sedia per potermi inginocchiare sul pavimento di fronte a lui. — Verrò a vivere con te.
Lui sorride e si lascia scappare una lacrima, quindi gliela asciugo e premo le labbra sulle sue. Shawn mi aiuta ad alzarmi e scosta tutto ciò che è sul tavolo per farmici sedere sopra. Appoggia la fronte alla mia e, con fatica, cerca il fiocco per slacciare il vestito, finché non ci prende la mano e sfila ogni filo dal corpetto e fa cadere l'abito a terra. Mi sistemo meglio sul tavolo e apro le gambe per avvolgerle attorno alla vita di Shawn, che mi accarezza una guancia e torna a baciarmi. Gli apro la camicia e lui se la scrolla di dosso come uno scoglio su cui si abbattono le onde del mare. Ogni volta, la sua bellezza sembra illuminare l'intera città. Faccio scorrere le dita sulla sua schiena per sentirne ogni muscolo, mentre lui mi bacia il collo. Dopo esserci tolti gli ultimi indumenti di dosso, facciamo l'amore. I nostri ansimi restano sospesi tra queste pareti, pronte ad accogliere i nostri ricordi migliori. Ed io, che di lui amo tutto, non posso fare a meno di pensare di aver fatto la scelta giusta.

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