Chapitre 31

I KNOW WHAT YOU DID LAST SUMMER

Capisco dove io e Eric stiamo andando solo quando ci immettiamo in quel quartiere. Provo a fare resistenza puntando i piedi a terra, ma è inutile dire che una persona gracile come me non può battere l'armadio che è mio fratello. Quando suona il suo campanello mi sento morire e prego che non apra, perché so cosa succederà. Purtroppo questa giornata è destinata a finire male e Shawn apre la porta, beccandosi un gancio destro ben piazzato sul naso.
- Eric! - lo chiamo. Cerco di avvicinarmi al mio ragazzo per controllare che stia bene, anche se il fatto che si tenga il naso chino su se stesso non mi fa ben sperare, ma mio fratello mi placca per impedirmelo.
- Si può sapere che problemi hai? - si lamenta Shawn.
- Mi riconosci?
Shawn lo squadra. Lo ha visto una volta o due, è impossibile che sappia chi è. Infatti scuote la testa. - Dovrei?
- Sono Eric Josseaume. Il fratello...
- Il fratello di Cheri - conclude l'altro. - Piacere, Shawn.
Mio fratello gli tira un pugno allo stomaco ed io trattengo il fiato come fossi la destinataria di quel pugno. - So chi sei, figlio di puttana. Sei quello che si è scopato mia sorella.
- Cos...? No, noi non... Senti - geme Shawn, ancora scosso dal secondo colpo, - abbiamo fatto l'amore.
Mi fa piacere che lo abbia detto, ma non in questa situazione, soprattutto dopo che mio fratello stringe di nuovo le dita a pugno e lo colpisce alla mascella. - È mia sorella, bastardo!
Shawn reagisce, si sposta in tempo per evitare un altro attacco di Eric e lo colpisce al labbro, da cui inizia subito a uscire sangue. Non riesco più a distinguere chi sferri pugni e calci a chi, so soltanto che quando mi metto tra loro per poco non ricevo un pugno allo stomaco da mio fratello. - BASTA! - grido con le lacrime che mi scorrono sul viso.
- Cheri, levati di mezzo - ringhia Eric.
- No! Non lascerò che vi ammazziate di botte! Non per colpa mia.
- Colpa tua? Cheri, tu eri innocente, pura, non è stata colpa tua! Gente come quello vuole solo entrarti nelle mutande!
- «Quello» è il suo ragazzo - gli risponde Shawn.
- Non ti è bastato, stronzo?
- Be', ormai lo ha fatto - sbotto io, offesa, facendo tornare la loro attenzione su di me. Perché io non posso concedermi a un ragazzo, soprattutto a quello che amo? Perché devo rimanere la piccola e candida verginella da proteggere? - Non puoi farci più nulla. Mi è «entrato nelle mutande», come dici tu, ed io lo volevo quanto lui, perciò fattene una ragione!
Mi volto ed aiuto Shawn a entrare in casa sua. Guardandolo mi sento più in colpa che mai: ha il volto tumefatto di lividi sugli zigomi, il naso sanguinante, il labbro inferiore spaccato, l'occhio sinistro attorno al quale si sta già formando una macchia violacea e un paio di sbucciature sotto l'occhio destro e vicino al sopracciglio.
- Non dovevi - sussurra il mio ragazzo dopo un bel po', dopo che l'ho fatto sedere sul divano e ho preso la cassetta dei medicinali dal bagno per mettergli il disinfettante e un cerotto sul naso.
- Mi dispiace così tanto - rispondo, fermandomi dal cercare un antidolorifico per accarezzargli una guancia. - Non avrebbe dovuto reagire così. È tutta colpa mia.
- La tua unica colpa è di essere l'amore della mia vita, Cheri.
Non riesco a rendere il mio sorriso più allegro di quello triste che gli mostro, non nel vederlo ridotto così male a causa di mio fratello. Torno a frugare nella cassetta e leggo tutte le etichette, ma non trovo nemmeno un antidolorifico. - Devo andare in farmacia - annuncio.
- Sto alla grande, baby, non importa.
- Quando ti sarai guardato allo specchio e proverai almeno la metà del senso di colpa che provo io potremo parlarne. Fino ad allora, io vado in farmacia, prendo un antidolorifico e un rotolo di garza sterile e ti guarisco queste ferite. - Mi alzo per prendere del ghiaccio dal freezer e fermo Shawn quando tenta di seguirmi. - Tieni il ghiaccio sui vari lividi finché non torno, okay? Non fare altro.
Sto per uscire di casa, quando lui mi richiama. Mi volto e aspetto che parli. - Non è colpa tua - dice con gli occhi fissi nei miei.
Mi avvicino, gli prendo delicatamente il viso tra le mani stando attenta a non premere sui punti in cui mio fratello l'ha colpito e poso lentamente le labbra sulle sue, nonostante in bocca io senta il sapore metallico del suo sangue. - Sì che lo è - sussurro.

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