She takes the long way home

Inspired by:
Bad Reputation

Reputation, l'album di Taylor Swift era sparato a palla nelle cuffie di Omar, e questo gli bastava per avere la carica necessaria ad affrontare il cammino di ritorno a casa. Era stata una giornata stancante, aveva dovuto sopportare ben due compiti in classe e per di più anche un'interrogazione a sorpresa di storia. Era andata male al nuovo professore: sperava di beccare qualcuno impreparato ed invece aveva puntato proprio l'unico puntiglioso nello studio. Nonostante uno stupido test avesse decretato che tutti in quella classe fossero all'altezza dell'università, Omar era l'unico a cui importasse davvero di raggiungere quell'obiettvo. Lui voleva studiare giurisprudenza e diventare giudice, rendendo orgogliosi i suoi genitori. Gli piaceva esaminare le persone, non riusciva a fermarsi alle apparenze, ed era certo che questa qualità lo avrebbe aiutato nel suo futuro lavoro ad essere il più giusto ed equo possibile. Lo chiamavano "difensore dei deboli" perché ogni qualvolta qualcuno veniva accusato ingiustamente di qualcosa, lui si batteva con le unghie e con i denti per portare a galla la verità. Questo gli aveva procurato non poche inimicizie, ma per fortuna aveva la sua cerchia ristretta di amici: anche loro non perdevano occasione per prenderlo in giro per le sue fisse, però erano bravi ragazzi, sapeva che gli volevano bene. Proprio in quel momento la musica si fermò, interrotta dalla telefonata di Dennis. Lupus in fabula. Roteò gli occhi e rispose.

"ehi ehi ehi indovina chi verrà con noi nel pomeriggio a giocare a paintball?" ci risiamo, pensò Omar.

"trovatevi un'altra quarta persona." cercò di rispondere nel modo più gentile possibile. Dennis, Marcel e Joyce erano davvero fissati con quel gioco, peccato che lui non sentisse lo stesso moto di entusiasmo quando gli proponevano una partita.

"andiamo, dobbiamo festeggiare il fatto che tu abbia letteralmente smerdato il nuovo prof" disse la voce di Joyce dall'altra parte del telefono. Lei e Dennis erano perennemente insieme.

"ci sono molti altri modi in cui potremmo farlo..." sottolineò Omar.

"si, amico, ma le tradizioni non si interrompono" Beek si chiese di quale tradizione stesse parlando, ma prima di poter tirare fuori una scusa pur di non passare così il pomeriggio, sentì un colpo alla spalla destra. Seguì con lo sguardo l'ombra vestita di nero che l'aveva urtato e superato. Era lei, Kim Jansen.

"va bene, mi arrendo. Ci vediamo alle 5." tagliò corto il ragazzo. Chiuse la telefonata e velocizzò il passo. Kim procedeva davanti a lui spedita, come se avesse bisogno di arrivare a casa velocemente. Ma se aveva tanta fretta, perché prendeva la via più lunga per il ritorno? Non che Omar la pedinasse di solito, semplicemente sapeva dove abitava e lo incuriosiva come ogni giorno facesse il doppio della strada. Magari adorava camminare, o forse evitava le scorciatoie perché erano troppo affollate. A Kim piaceva stare sola, e a lui in un certo senso piaceva che condividessero la strada del ritorno, anche se non si erano mai rivolti la parola. In realtà Kimberly Jansen non parlava mai con nessuno, se non per litigarci; era quel genere di persona con delle barriere insormontabili, aggressiva, che agiva sempre in difesa e questo non faceva che incrementare la naturale curiosità di Omar. Tutti volevano starle alla larga, lui invece voleva conoscerla. La curiosità uccise il gatto, si dice, ed infatti lui era perfettamente consapevole dei casini in cui si sarebbe cacciato se avesse fatto un passo verso quel grande punto interrogativo che era Kim. Ma forse per lei ne valeva la pena.

Sovrappensiero, raggiunto lo svincolo dove solitamente le loro strade si separavano, il moro prese la strada sbagliata e continuò a camminare dietro di lei. Quando se ne rese conto avrebbe voluto sbattere la testa contro al muro, ma ormai era troppo tardi.

"che fai? Ora mi segui?" chiese ala ragazza dai capelli corvini rivolgendogli ancora le spalle.

"scusa è che..." cercò di giustificarsi lui.

"ti hanno mandato qui in incognito per caso? O no, aspetta, forse speravi che potessi concederti in questo vicolo qualcuno dei miei servizietti" mimò delle virgolette con le dita per racchiudere l'ultima parola.

"ma cosa? Assolutamente no. Volevo solo parlare con te" rispose, rendendosi subito conto di quanto risultassero stupide le sue parole.

" non ho nulla da dirti. Torna alla tua vita perfetta con i tuoi amici perfetti e non disturbarmi più." gli ordinò lei con rabbia.

"io invece ce l'ho qualcosa da dirti, Kimberly. Ci tenevo solo a dirti che io non credo ad una parola di ciò che si dice su di te" confessò, e per un attimo ebbe l'impressione che negli occhi di lei si fosse accesa una scintilla di sorpresa, ma qualunque cosa fosse, si spense immediatamente.

"beh, ti sbagli" sputò acida, e poi proseguí per la sua strada, lasciando Omar indietro.

***

"Kim? Quella Kim? Amico tu sei pazzo" esclamò Marcel, sparando nel frattempo proiettili di vernice verso gli avversari. Era decisamente il migliore a quel gioco.

"Te l'ho detto. Ci siamo solo scontrati" cercò di minimizzare la cosa, cercando intanto di nascondersi al meglio dietro la roccia artificiale.

"Ti conosciamo bene, Omar. Quando ti metti qualcosa in testa, nessuno può dissuaderti" disse Joyce, e gli altri due annuirono.

"e sentiamo, cosa mi sarei messo in testa questa volta?" Beek provò a sparare, fallendo miseramente il colpo.

"salvare lei! " rispose schietta la ragazza.

"ma non è vero! Ve l'ho detto, ci siamo solo scambiati due parole."

"hai qualcosa in mente, Om. Lo so bene, ma fidati se ti diciamo che questa è davvero una causa persa." Dennis sembrava deciso quanto gli altri.

"o ma andiamo, ci credete davvero a ciò che dice la gente?" chiese Omar aggrottando le sopracciglia.

"Andiamo, mezza scuola l'ha vista nuda, anche Tim e Pau sostengono di aver sperimentato le sue doti, ed un'altra metà sostiene di averla vista coinvolta in attività poco lecite." disse Joyce. Omar odiava che si parlasse in quei termini di qualcuno, in modo particolare se quel qualcuno era Kim.

"Alcol, droga, prostituzione... tutto questo da una diciassettenne. Sono solo parole, anche quelle dei nostri amici. Sinceramente io se non vedo non credo."

"lo chiamavano San Tommaso" commentò Marcel.

"ed in ogni caso cosa avresti intenzione di fare? Senti, cucciolo. Anche se la sua reputazione fosse una frottola, è comunque un'attaccabrighe ed è meglio starle alla larga. Non vorrai compromettere il tuo futuro, giusto?" avrebbe voluto urlare a Dennis e agli altri che la sua litigiosità poteva essere una reazione al modo in cui veniva etichettata dagli altri e che magari aveva solo bisogno di qualcuno che la trattasse come meritava, ma si rese conto che sarebbe stato fiato sprecato. I suoi amici, come tutti gli altri, non avrebbero mai capito come invece faceva lui, per questo avrebbe agito da solo. Avrebbe aiutato Kim, anche solo regalandole un sorriso. Il suo futuro non sarebbe affatto stato sabotato.

"no. Decisamente no" finse un'espressione rassegnata e poi sentì una palla di vernice colpirlo sulla schiena. Per lui il Gioco era finito. Finalmente lo avevano ucciso.

***

Omar non vide Kim per i due giorni seguenti, ma questo non lo preoccupò molto: lei era così, andava e veniva senza dare mai spiegazioni a nessuno, prof inclusi. Beek stava chiacchierando animatamente con i suoi tre amici quando incrociò il suo sguardo nel corridoio, ed il tempo sembrò come dilatarsi. I suoi occhi erano delle dannate calamite, e lui ne era attratto quasi fosse metallo. Marcel, Joyce e Dennis notarono quelle occhiate sospette, ma preferirono tacere, a differenza degli altri ragazzi presenti che invece non facevano che bisbigliare tra loro al passaggio di Kim. Poi uno di loro le si avvicinò e, purtroppo, aprì la sua boccaccia.

"Che ne dici se ce la svigniamo da qui ed andiamo un po' a divertirci? Solo tu ed io." lei non rispose e quindi si sentì autorizzato a continuare "ah no, aspetta, forse sei abituata ad intrattenere più di una persona alla volta..." sempre più gente si fermò per osservare meglio la scena.

"Quanti alla volta? Maschi, femmine o entrambi?" intervenne un rosso mentre ruminava una gomma da masticare

"ma un attimo, che dici Max... Siamo troppo piccoli per lei, mi sembra di aver capito che le piacciono quelli maturi. Sposati è ancora meglio" il volto di Kim era impenetrabile, una maschera di totale indifferenza, mentre nelle vene di Omar il sangue iniziò a bollire.

"si ma per denaro accetterebbe di tutto, no? D'altronde il quartiere a luci rosse è praticamente casa sua." la Jansen continuava a non muovere un muscolo, ed era strano che non avesse ancora risposto a tono a quei tizi. Di solito litigava con chiunque, ma quel giorno sembrava come se si fosse arresa, forse era troppo stanca di tutto per combattere ancora, e questo fece venire a Omar la voglia di lottare per lei.

"Ma la smettete di sparare una cazzata dopo l'altra? Siete ridicoli. Ed anche se tutto questo fosse vero, non siete di certo autorizzati a utilizzare la vita privata di una persona per deriderla." esordì.

"Ed ecco come al solito l'avvocato delle cause perse..." intervenne uno di loro, shignazzando.

"le uniche cause perse qui siete voi. Lasciatela in pace" ribattè il moro con decisione.

"perchè invece non mi lasci in pace tu?" la frase di Kimberly lo scombussolò e scatenò un boato generale. Non si aspettava che lo ringraziasse, ma di certo neanche un commento che lo mettesse in ridicolo. La bruna girò i tacchi e andò via, fregandosene di tutto il resto. Prima che chiunque altro parlasse di quanto era appena successo, Omar corse via inseguendola sotto lo sguardo scettico di tutti i presenti.

"Kim! Kim aspetta!" il moro cercò di catturare l'attenzione della ragazza, ma lei non voleva saperne di dargli retta.

"Kim, non scappare. Qualunque cosa mi dirai resterà tra noi, ma ti prego, dammi una spiegazione" la implorò, convinto del fatto che la paura più grande della Jansen fosse che il mondo venisse a scoprire le sue debolezze.

"cosa non ti è chiaro su quanto ti ho detto ieri?" puntò gli occhi castani dritti in quelli neri di Omar. Erano furibondi.

"tutto, più o meno. Te l'ho detto, non credo a nulla di ciò che dicono. E quando ti ho vista lì senza reagire, quasi che la tua anima si fosse spezzata, mi si è congelato il cuore."

"non azzardati più ad aprire bocca al posto mio. Non sai niente sul mio conto" lo rimproverò, e si voltò di spalle, come al suo solito.

"so che ti mostri fredda e distaccata, ma che in realtà sei diventata così per difenderti. So che ti sei sentita violata così tante volte che ormai hai perso il conto. E so che tutti commettono errori, e che il mondo proprio non li lascia perdere, così diventano macigni che ti appesantiscono l'esistenza e ti fanno cambiare. Ma io lo vedo nei tuoi occhi che ci sei ancora tu dietro quella corazza, quindi non lasciarti morire. Loro non sanno cosa hai passato." una risata sarcastica uscì dalla bocca della mora.

" ma neanche tu lo sai. Non sai un cazzo, Beek. Non mi conoscevi prima e non mi conosci adesso. Smettila di psicanalizzarmi"

"perché ti ostini a respingere chi è gentile con te?" lei gli andò incontro e iniziò a picchiettargli l'indice sul petto con forza.

"perchè c'è sempre un doppio fine in tutto. Da parte di tutti. Se vuoi venire a letto con me dillo e basta. Lo vedo come mi guardi, Beek. Se è questo che vuoi dillo così possiamo finire subito questa stupida conversazione." quell'affermazione un po' lo ferì ed allo stesso tempo lo preoccupò. Era questa l'impressione che le stava dando? Che fosse interessato al suo corpo?

"è vero, sono attratto da te" ammise. "ma non nel modo in cui pensi, non come gli altri. Sinceramente l'ultima cosa a cui penso quando ti guardo è il sesso. Tu sei come Amsterdam, Kim. Sei tale e quale alla nostra città: hai una cattiva reputazione e la gente si ferma solo a quella, agli scandali, ma non si sforza di vedere che c'è molto più di questo. Ad Amsterdam c'è cultura, bellezza che aspetta solo di essere scoperta. Io credo che con te sia lo stesso. C'è un mondo in te, ma lo nascondi per proteggerlo da chi non potrebbe capirlo." disse tutto d'un fiato. Non aveva davvero capito quanto effettivamente Kim gli piacesse finchè quelle parole non uscirono spontaneamente dalla sua bocca. Per un attimo la corazza della ragazza sembrò cedere, ma poi intervenne bloccando il suo monologo.

"So quello che fai con gli altri, Beek, e non sarò il tuo ennesimo esperimento sociale. Non ho bisogno che tu mi aiuti a ripulire la mia reputazione, o che tu mi difenda. Va a fare l'avvocato del diavolo con qualcun altro" sputò acida.

"Kim. È vero, aiutare gli altri per me è una sorta di sfida personale, ma ti sei mai soffermata a pensare al perché io lo faccia? Sto parlando con te in questo momento perché ti capisco." una risata sarcastica si liberò nell'aria ancora una volta.

"questa è bella. E mister perfezione come potrebbe capire come mi sento?" si ravvivò i capelli corvini con una mano.

"tu sei più di lady troietta ed io sono più di mister perfezione, te lo assicuro." gli diede fastidio dover usare il nome che le avevano affibbiato a scuola, ma era per farle capire meglio il concetto.

"e sentiamo, cosa infangherebbe la fedina penale di uno come te?" chiese, incrociando le braccia sotto al seno.

"il colore della pelle... " lei sollevò un sopracciglio. Vide imbarazzo sul suo volto. Evidentemente non le era mai passato per la testa che lui potesse aver passato l'inferno per il semplice fatto di avere la carnagione scura. Kim si zittì per un minuto che sembrò durare un'eternità.

"vieni con me? Voglio mostrarti un luogo" esordì Beek.

"perché dovrei fidarmi?" pronunciò queste parole con la solita diffidenza.

"ma non eri tu quella poco raccomandabile?" scherzò lui. Le labbra di Kim si piegarono leggermente all'insù "era un sorriso quello?" qualunque cosa fosse la nascose subito dietro un'espressione impenetrabile.

"Ti do un'ora."

***

"Ma perché mi avresti portata qui?" fece la mora con tono perplesso guardando l'edificio che si ergeva davanti a loro.

"perché questo posto ha segnato il mio cambiamento." Spiegò il secchione.

"un supermercato?"

"si, Kimberly. Un supermercato."

"tutto ciò è ridicolo. Io me ne vado." Omar la trattenne delicatamente per il polso. Il contatto con la sua pelle fu così naturale per lui, che non si sarebbe reso conto di quel gesto impulsivo se Kim non avesse sussultato.

"la vedi quella cassiera? Quella anziana con i capelli raccolti?" le chiese, indicando la persona in questione dietro la vetrina. La ragazza annuì.

"avevo undici anni e mia madre mi aveva mandato in questo supermercato a comprare una spezia che le serviva per la cena. Mentre ero qui una cliente fu derubata del suo portafogli e quella commessa giurò di aver visto me ficcare le mani nella borsa della signora." raccontare quella storia gli metteva ancora addosso una rabbia assurda.

"ma come facevano ad accusati se non avevano prove, o comunque se non avevi tu il portafogli?" cercò di capire la ragazza dai capelli corvini.

"è questo il punto. Mentre io ero impegnato a difendermi, il vero ladruncolo aveva messo nel mio zaino l'oggetto incriminate. Ovviamente tutti credettero a lui. La sua parola valeva più della mia."

"perchè era bianco" concluse lei.

"bingo"

"e scommetto che le telecamere di sicurezza erano..."

"disattivate, esatto" era strano il modo in cui si completavano le frasi a vicenda.

"comunque sia" continuò Beek "fui arrestato e condotto in centrale. Passai una notte al fresco e i miei genitori furono costretti a pagare una cauzione piuttosto salata. Loro mi credettero ovviamente, ma per il mondo resto io il colpevole. Da quel giorno ho giurato a me stesso che nessuno si sarebbe più preso gioco di me e che non avrei permesso che altri subissero quello che avevo dovuto passare. E non intendo solo l'accusa per un reato non commesso, ma anche tutto il resto: i bulli che ti prendono in giro, i nomignoli offensivi, gli scherzi maligni, i pettegolezzi, i pregiudizi. Mi promisi che avrei salvato più ragazzi possibile da questa merda." la Jansen non proferì parola per tutta la durata del suo discorso, non fece altro che ascoltare attentamente e solo alla fine commentò.

"ammetto che la tua storia mi ha sorpresa, e mi dispiace per quello che hai dovuto passare. Ma tutto ciò non fa che renderti ancora più perfetto. Ed io non voglio rovinarti con i miei casini." il mulatto sentiva che la dura era ad un passo dal cedere, così insistette.

"Kimberly. Ti prometto di non parlare più al posto tuo, e di non provare a salvarti se non vorrai, ma tu giurami di non prendere mai decisioni al mio posto come tutti gli altri. Se vorrò incasinarmi la vita con te, lasciami la libertà di farlo." le prese la mano e lei stranamente non oppose resistenza.
Si guardarono negli occhi per interminabili secondi, come se volessero leggersi dentro reciprocamente, finché la Jansen non distolse lo sguardo.

"direi che siamo giunti ad un compromesso, vostro onore." finse una riverenza e Omar rise di gusto.

***

Il giorno seguente, sulla via di ritorno da scuola, Omar sentì qualcuno raggiungerlo e poi afferrargli la mano. I brividi che risalito o lungo la schiena non lasciarono dubbi sull'identità di quella persona. Lo trascinò nel vialetto in cui si erano parlati per la prima volta.

"è da ieri che muoio dalla voglia di fare una cosa. Ma prima devi sapere tutto. Ho capito che remarti contro non servirà a nulla, Beek, così eccoti la tua tanto agognata verità" esclamò, prima di portarlo a casa sua e di iniziare il racconto. Viveva in una sorta di roulotte e, a quanto pare, sua madre era una prostituta con qualche problemino di droga. Le prime voci sul suo conto iniziarono a girare quando lasciò il suo primo ragazzo e lui per vendicarsi iniziò a diffondere in giro dettagli di un'intimità che non avevano neanche vissuto. Lei soffrì talmente tanto per quelle dicerie che si diede all'alcol e cominciò a cacciarsi in qualche guaio con i "colleghi di sua madre". Il punto di non ritorno per la sua reputazione fu quella sera in cui dei ragazzi della loro scuola la videro nel quartiere a luci rosse e la etichettarono come baby squillo. Di lì frottole su frottole sul suo conto girarono prima nella scuola e poi in tutta la città. Ciò che gli altri non sapevano era che si trovava in quel luogo per aiutare sua madre, la quale era rimasta gravemente ferita dopo lo scontro con della gente poco raccomandabile a cui doveva dei soldi. Insomma, la Jansen aveva commesso degli errori, indubbiamente, ma nessuno era a conoscenza del peso enorme che doveva portare sulle sue spalle. Nessuno sapeva che nella vita tutto le fosse andato male, che doveva badare al suo unico genitore e che delle stupide chiacchiere le stessero poco a poco distruggendo l'anima. Improvvisamente gli fu chiaro il perché prendesse sempre la strada lunga per tornare a casa: era il suo momento di stacco tra l'inferno a casa e quello a scuola, ma ora che Omar era riuscito ad arrivare alla verità, lei non sarebbe più stata sola ad affrontare quel percorso. Si promise che avrebbe reso quel cammino bello da morire.

"questa sono io. Ora sei libero di scappare, Omar" sentirsi chiamare per nome gli provocò un tuffo al cuore.

"vuoi sapere cosa penso di tutta questa storia, Kim? Che hai bisogno di qualcuno che davvero ti tratti come una donna, con il rispetto che meriti. E sono giunto alla conclusione che solo io posso essere quella persona, perché mentre tutti gli altri da te scappano, io semplicemente penso che mi sento vivo solo quando sono al tuo fianco. Sarà che i casini mi attraggono, ma tu sei tutto ciò di cui ho bisogno. Porteremo in due quei macigni, se lo vorrai." una lacrima, forse la prima da anni in presenza di qualcuno, scese sul volto della mora. Lui la catturò poggiando la mano sulla sua guancia.

"comunque prima morivo dalla voglia di fare questo" disse lei, prima di sigillare le loro labbra in un bacio. A quel bacio ne seguirono molti altri, assieme a risate, confessioni nel cuore della notte e passeggiate sulle rive dell'Amstel al tramonto. Vissero le due settimane seguenti godendosi quel sentimento appena sbocciato nascondendosi dal resto del mondo, ma proprio quando decisero che era arrivato il momento di venire allo scoperto almeno con gli amici di Omar, successe qualcosa che il ragazzo non si aspettava affatto. Un giorno qualunque andò alla roulotte dove viveva Kim e la trovò vuota. Ogni traccia di lei era sparita. Omar si accasciò con la schiena contro la porta d'ingresso e si tenne la testa tra le mani, provando a ragionare e a trovare una spiegazione logica a quanto era successo. Aveva fatto tutto nel modo corretto, Kim sembrava così felice con lui, allora dove diavolo aveva sbagliato? La risposta arrivò tramite messaggio un paio di ore dopo, quando ormai era tornato a casa sua ed era steso immobile sul letto. Sentì il trillo del telefono e pensando che fossero i suoi amici era deciso a non rispondere per non dover dare soiegazioni. Poi però lo fece e ciò che lesse lo distrusse e lo consolò allo stesso tempo.

- Sarai devastato in questo momento, ma non potevo altrimenti, Beek. Te lo avevo promesso che non avrei preso decisioni al tuo posto, ma noi esseri umani siamo fatti per non mantenere le nostre stesse promesse. Uno spettro dal passato è tornato e se non avessi deciso di scappare mi avrebbe fatto affondare, e tu con me. Mi odierai, lo so, però non potevo permetterti di mandare all'aria il tuo brillante futuro. Omar, devo confessarti che sei stato l'unico regalo che la vita mi ha donato, il rifugio da tutto il caos circostante. Con te ho smesso di avere paura di mostrare la parte più intima di me ed ho potuto finalmente abbassare la guardia e sorridere. In questo poco tempo sei stato i miei sorrisi più sinceri, le mie serate più dolci, i miei baci più sentiti. Sei stato la cosa più vicina ad un amico per me, ma allo stesso tempo credo che non dimenticherò mai il sapore delle tue labbra. Grazie per avermi fatta sentire rispettata ed amata. Non ti ringrazierò mai abbastanza, però non tutti possono essere salvati. Tu comunque non smettere di provarci con gli altri. Io ero troppo rotta, ma magari la loro vita riuscirai ad aggiustarla. Non cercarmi, ti prego. Segui la tua strada e rendimi orgogliosa di te.-

Omar lanciò il cellulare sul letto mentre una lacrima solitaria scorreva sulla sua guancia. Aveva fallito, e perso chi amava.

" ed ora chi salverà me da una vita senza di te? " chiese rivolto ad una Kim che non avrebbe mai sentito la domanda nè risposto.
A quel punto aprì i suoi libri, prese le cuffiette e sparò a tutto volume Reputation, come al solito. Gli ricordava lei, è vero, ma restava comunque la migliore medicina.

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