I'll wait, no matter for how long
Inspired by:
When you're ready
Per Claire esisteva una sola cosa più divertente di guardare il teleshow delle sette di sera, ed era guardare il teleshow delle sette di sera assieme a Sam. Ormai era un appuntamento fisso: il sabato il mondo esterno scompariva e restavano solo loro due, la tivù, i popcorn ed una bottiglia di vino rosso.
"Il terzo presidente degli Stati Uniti"
"Thomas Jefferson..." risposero all'unisono i due ragazzi, rivolgendosi alla TV.
"Dai questa era piuttosto scontata" disse la bionda, ricevendo in cambio un gesto di consenso.
"Oggi sono tutte così banali, è come se avessero finito le domande interessanti..." ribattè Sam, lasciandosi cadere non proprio delicatamente per terra. Nonostante il divano di casa Holsen fosse piuttosto comodo, loro avevano sempre preferito stendersi sul soffice tappeto bianco: lui con le spalle poggiate al sofà e lei a pancia in giù, con i piedi per aria.
"Ma se abbiamo appena cominciato... Vedrai come inizieremo a scolarci questa bottiglia appena partiranno con le domande sullo sport" affermò lei.
Era un gioco che avevano inventato qualche mese prima, quando i genitori di Claire erano fuori per cena e lei aveva invitato il suo migliore amico a tenerle compagnia. La madre della ragazza aveva dimenticato di rinnovare l'abbonamento Netflix ed i programmi in televisione erano troppo noiosi per affrontarli da sobri. Così avevano preso una bottiglia di vodka nascosta nella credenza, sintonizzato sul canale dove trasmettevano un telequiz e stabilito una regola: ogni volta che uno dei due non rispondeva ad una domanda che l'altro invece sapeva, beveva un sorso. Si erano divertiti così tanto che si era trasformato in un appuntamento settimanale, solo che la vodka era stata davvero una pessima scelta visto che erano stati con i postumi della sbronza per tutto il giorno successivo. Così erano passati al vino. Ed avevano sorprendentemente ampliato il loro bagaglio culturale.
"Parla per te, Nanetta. Sei tu quella che berrà alla grande in tal caso. Io vado forte con quelle, e lo sai bene" Sam non faceva altro che sottolineare l'ignoranza della sua migliore amica su certi argomenti, ma neanche lei perdeva occasione per fargli notare le sue mancanze.
"Si ma sappiamo entrambi che sei una schiappa sulla sezione spettacolo. Ti toccherà almeno mezza bottiglia" era una sfida seria per loro, una sorta di torneo senza esclusione di colpi.
"Ed allora diamo inizio alle danze ..." fece Sam, alzando un sopracciglio e con un ghigno disegnato sulle labbra.
***
Meno di due ore dopo, quando il programma era quasi giunto al termine, i ragazzi erano ormai in preda alla ridarella cronica e avevano smesso di seguire lo show per buttarsi in un'allegra ricapitolazione di tutte le brutte figure fatte negli anni.
"Ma andiamo, Sammy! Quella volta che hai provato a chiedere a Jenna di uscire è stato un vero disastro..." sottolineò la Holsen.
"Il fatto che mi abbia rifiutato nel bel mezzo della mensa quando gli occhi di tutti erano puntati su di noi non lo rende un disastro... solo un'esperienza formativa." Cercó di giustificarsi il moro, ravvivandosi il ciuffo con la mano.
"E cosa hai imparato? Che non devi mai approcciarti ad una ragazza scontrandoti con lei e sporcandole tutta la maglia di polpettone?" Ridacchiò la bionda.
"Davvero simpatica. Ma anche tu non sei da meno quanto a figure di merda. Devo ricordarti quando stavi commentando con Katy quanto fosse incredibilmente sexy il capitano di Football ed improvvisamente è spuntata la sua ragazza dietro le vostre spalle? Tutta la scuola ride ancora per le parole colorite che vi dedicò in quell'occasione ..." a Sam faceva male la pancia per le troppe risate. La bionda gli lanciò un'occhiataccia, ma improvvisamentei la sua espressione cambiò da arrabbiata a compiaciuta.
"A proposito del bellimbusto... si da il caso che Jackson si sia lasciato con quell'oca giuliva..."
"E quindi?" Mills finse indifferenza, ma in realtà il suo cuore fece un tuffo.
" quindi ... Ho il via libera!" Puntualizzò lei entusiasta. Aveva una cotta per quel macho da un anno intero, ed ora tutto le sembrava possibile.
"E sentiamo, avresti intenzione di provarci con lui nei corridoi? Avvicinarti mentre sta riponendo i libri nell'armadietto e dirgli: Ho visto come giochi, mamma mia, che muscoli possenti...?" La prese in giro il ragazzo, cercando di nascondere quanto quel discorso lo irritasse.
"Ma no... ho in mente qualcosa di meglio ..." il suo sguardo malizioso spaventò l'amico.
"E sentiamo, quale sarebbe questa strategia perfetta?" Chiese Sam con una certa paura della risposta.
"Alla festa esclusiva che dà Zach Tate prima delle vacanze natalizie. Sarà lì che mi farò notare da lui"
"Perché? hai intenzione di andarci? Sai benissimo che c'è bisogno di un invito, e poi non credevo che gli sfigati come noi fossero ben accetti" in effetti non erano molto popolari, loro.
"Ed è qui che entri in gioco tu, amico mio" ogni volta che lo chiamava così, per Sam era come una pugnalata al cuore. E sentirle dire che aveva bisogno di lui per conquistare un altro sembrava un assurdo scherzo del destino.
"So bene che conosci il cugino di Zach, frequentate lo stesso corso di chimica." Terminò la frase sbadigliando. La ragazza stava iniziando a cedere al sonno.
"E con questo?"
"Potresti fare qualcosa per procurarmi un biglietto" ormai quella serata di spensierato non aveva più nulla, per Sam.
"Te lo scordi, non ti aiuterò a buttarti tra le braccia di un presuntuoso bastardo sciupafemmine quando c'è un bravo ragazzo proprio qui che muore per te" Così avrebbe voluto risponderle il moro, ma invece rimase zitto, e continuò ad ascoltare le sue suppliche.
"E sentiamo quando sarebbe questa fantomatica festa?" Domandò lui.
"Sabato sera" Un'altra pugnalata per Sam.
"E cosa ne sarà della nostra serata quiz?"
"Dai, S. La recupereremo un altro giorno, te lo prometto." Il moro si incupì ancora di più. Il fatto che lei avesse una cotta per qualcun altro lo feriva, ma che volesse abbandonare lui per quest'altra persona lo uccideva.
"Credo che sia arrivato il momento di andare, si è fatto tardi" provò a cambiare argomento e si alzò in piedi.
"Dai, Sam, resta. Mamma e papà non torneranno prima dell'alba, e non mi va di passare la notte da sola." Gli afferrò la mano e a lui venne la pelle d'oca. "Ti prego, resta." Ripetè, questa volta sbadigliando e mostrando tutta la sua stanchezza. L'alcol ed il sonno erano un mix a dir poco letale.
Improvvisamente l'ombra del giocatore di Football scomparve, ed il cuore di Sam cominciò a battere all'impazzata. La ragazza di cui era innamorato lo stava invitando a restare per la notte...
Claire si andò a sedere sul divano senza lasciare la mano di Sam, e poi lo invitò a fare lo stesso. Lui non se lo fece ripetere due volte: si sedette e lasciò che la bionda poggiasse la testa sulla sua spalla, come se fosse il gesto più naturale del mondo.
"Allora? Mi aiuterai?" Sam decise che l'immagine di quel fusto non avrebbe rovinato il momento che aspettava da tutta la vita.
"Shh, ne parliamo domani. Te lo prometto" la zittì e poi l'avvolse in un forte abbraccio. Lei si lasciò cullare, finché la stanchezza non ebbe la meglio.
***
Ai due ragazzi non era mai successo prima, di addormentarsi sul divano come ... beh come se non fossero amici, ecco. Non che a Sam dispiacesse ritrovarsi con i boccoli biondi di Claire sotto il naso, con il profumo di vaniglia che emanavano. Fu proprio lui ad aprire gli occhi per primo, sorridendo alla vista della sua amica che dormiva con la bocca semiaperta ed il viso schiacciato contro il suo petto. Avrebbe voluto quel risveglio ogni singola mattina.
La amava, amava tutto di Claire Jane Holsen. Dai suoi occhi color cielo al naso a patatina, passando per i calzini con le fantasie più brutte al mondo che portava di solito ed arrivando alla sua ossessione malsana per i programmi di gossip.
Erano amici da quando avevano tredici anni, ed aveva capito di amarla il giorno del suo sedicesimo compleanno, quando vederla nel vestito dei suoi sogni con il sorriso più bello che si potesse immaginare, gli aveva fatto esplodere il cuore di emozione. Solo ballando con lei aveva realizzato ciò che sentiva, ma le mani quando era al suo fianco, gli tremavano fin dal loro primo incontro. Ricordava come se fosse ieri il primo giorno di scuola dopo il trasferimento a Portland: suo padre non poteva accompagnarlo per via dei turni assurdi del nuovo lavoro e sua madre, beh non avrebbe di certo potuto farlo visto che era rimasta in Ohio con il suo amante, così aveva preso la bici ed era sfrecciato verso l'edificio sconosciuto in cui avrebbe passato la maggior parte delle sue giornate. L'ultima cosa che avrebbe voluto era presentarsi ai nuovi compagni con una figuraccia, ma il destino volle che quella mattina ci fosse un'immensa pozzanghera in mezzo alla strada, che gli causò un bel capitombolo. Entrare a scuola ricoperto di fango fu la prima di moltissime brutte figure che avrebbe fatto nel corso degli anni e che lo fece etichettare da tutti i suoi compagni come strambo. Da tutti, tranne che da una biondina con gli occhi azzurri, la quale invece di ridere di lui, lo difese davanti ai compagni e lo aiutò a ripulirsi. Da quel giorno lui e Claire divennero inseparabili.
In cinque anni i sentimenti per lei non avevano fatto altro che crescere, giorno dopo giorno, ma alla soglia dei diciotto anni, non aveva ancora trovato il coraggio di confessarglielo. Aveva paura della sua reazione, e che quello che avevano potesse crollare come un castello di carte.
"Buongiorno, Nanetta."
Disse, appena la vide schiudere le palpebre. La Holsen sorrise, e Sam capì che in vita sua niente contava di più di quel sorriso. Avrebbe fatto di tutto per vederla felice, anche sacrificare la sua di felicità ...
"Ci sto. Ti aiuterò..." i suoi occhi si illuminarono di gioia e gratitudine e gli schioccò un bacio sulla guancia proprio mentre la porta dell'ingresso si apriva, segnalando l'ingresso del signore e della signora Holsen.
"Ti voglio bene" rispose lei, alzandosi in piedi di scatto.
"Ti amo" pensò invece lui, ma tacque ancora una volta.
***
La settimana seguente per Claire fu interminabile: aspettava quella festa come un bambino aspetta il giorno di Natale, e si sa che più si aspetta qualcosa, più essa sembra non arrivare mai. Beh, per Sam fu esattamente il contrario. Lui sperava che il momento di vedere la sua Claire provarci con Jackson davanti ai suoi occhi non giungesse mai, ma purtroppo il sabato sera arrivò in fretta, e con esso un nodo allo stomaco che gli impediva di respirare bene.
Mills tolse l'ultimo bottone della camicia dall'asola nella speranza di liberare la sua trachea dal peso che la stava schiacciando, ma fu vano. Casa di Zach era piena zeppa di gente e c'era un caos pazzesco, l'attenzione di Mills però era focalizzata solo ed esclusivamente su una persona. Claire era mozzafiato nel suo vestito giallo a fiori, e vedere Jackson che le portava i capelli dietro l'orecchio e che non faceva altro che fissarle il seno lo faceva andare su tutte le furie. Quando il giocatore di Football le sussurrò qualcosa all'orecchio e le prese la mano, incamminandosi verso un luogo più appartato, il povero Sam schiacciò per la rabbia il bicchiere di carta tra le mani, facendo esplodere tutto il contenuto fucsia acceso sulla sua stessa camicia. Se non avesse agito in fretta la macchia sarebbe rimasta. Stessa cosa valeva per la sua amica, nel senso che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che stava succedendo, e se non lo avesse fermato, sicuramente le conseguenze avrebbero pesato sul suo cuore per tutta la vita.
Quando uno sconosciuto fece cadere un vaso prezioso per terra attirando l'attenzione di tutti e costringendo il padrone di casa a correre verso l'imbranato con fare minaccioso, il suo migliore amico Jackson abbandonò la nuova conquista per rimediare all'accaduto ed evitare che Zach si sporcasse le mani di sangue: così Mills poté finalmente raggiungere Claire.
"S, che succede? Perché sei così agitato? E perché la tua camicia ha cambiato colore?"chiese, perplessa.
"Ti prego, C. Andiamo via da qui"
"Proprio adesso che le cose con Jackson vanno a gonfie vele? Te lo scordi" fece lei, secca. La serata stava proprio andando come aveva sempre sognato.
"Non mi piace quel ragazzo. È un verme" lei lo guardò storto, non capendo il perché dell'atteggiamento del suo migliore amico.
"Non lo conosci neanche, come fai a giudicarlo?"
"Sensazioni. Vibrazioni negative"
"Ma sei geloso per caso?" Indagó la Holsen, insospettita da quel comportamento.
Per l'ennesima volta Sam avrebbe voluto urlarle in faccia che si, era geloso e che si, voleva essere al posto di quel bell'imbusto.
"Non è questo è che ..." poi sentì una voce familiare provenire dalla cucina. Era Jackson, che noncurante della presenza degli altri ridacchiava con Zach.
"Carina la ragazza a cui ronzi attorno." Disse l'altro tipo squallido al suo fianco.
Claire provò a controbattere ma lui le mise un dito sulle labbra per zittirla.
"Ah, la biondina intendi? Beh, in verità è lei che non mi stacca gli occhi di dosso. Come biasimarla d'altronde." Si vantava il palestrato.
"E vuoi dirmi che non ti fa piacere? Dimmelo, che in tal caso mi faccio avanti io" la delusione si dipinse sul volto della bionda sentendo quelle parole, ma furono quelle seguenti a spezzarla e a riempirle gli occhi di lacrime.
"Nah, me la sto solo rigirando. La vedo già nuda nel mio letto. Una bella scopata e poi chi si è visto si è visto. Tanto è una puttanella da una notte e via. Da domani puoi provarci quanto vuoi" Sam udì il cuore della sua amica spezzarsi in un milione di pezzi e non riuscì più a trattenersi. Questo era troppo.
"Sai cosa dovresti provare tu invece? Ad avere rispetto brutto pezzo di merda. Perché se questo è il trattamento che riservi alle donne, se le tratti come oggetti per soddisfare i tuoi sporchi desideri, allora mi auguro davvero che nessuna di loro ti si avvicini mai più" Urlò Sam, entrando impettito in squarciando il silenzio che si era venuto a creare. Sapeva di aver risposto nel modo più ingenuo possibile, e che avrebbe scatenato una risata generale da parte di quel mucchio di energumeni, ma proprio non poteva stare zitto. Non più.
"Scusa e tu saresti?" Chiese Jackson con un'espressione sorpresa ed allo stesso tempo alquanto divertita. Sam chiuse le mani a pugno, inspirò a pieni polmoni ed iniziò il suo monologo, consapevole che tutti lo stessero ascoltando, compresa Claire.
"Chi sono? La persona che da cinque anni è al fianco di quella che chiami puttanella da una notte e via. E ti posso dire che solo un coglione come te potrebbe commettere l'errore di pensare che Claire possa essere una di cui ci si dimentica il giorno dopo. Lei è quel genere di persona di cui non puoi fare a meno, quel genere di persona che ti rende migliore, che ti stordisce con la sua vivacità e ti inebria con la sua magia. È il genere di ragazza che ti fa pensare al futuro, ad una casa con la staccionata bianca, ad un golden retriver che gioca con i vostri bimbi in giardino. Se pensi che Claire Jane Holsen sia solo sesso allora mi dispiace ma provo tanta pena per te, perché non capirai mai cosa significhi averla nella tua vita, quanto sia meraviglioso vederla sorridere. Non saprai mai quanto sia bello amarla" disse tutto d'un fiato. Il cuore di Claire, dall'altra parte della stanza, perse un battito.
"Credo di poter sopravvivere, a differenza della tua dignità che ormai è svanita. Ma guardate un po' questo tizio, non sa neanche bere da un bicchiere di carta e pretende di farmi la morale." ridacchio' lui alludendo all'enorme macchia di punch sulla camicia di Sam.
"Sarà anche vero che ho perso la dignità difendendo chi amo, ma credimi, un giorno ti guarderai indietro e ti mangerai le mani al pensiero di quello che hai perso, o meglio, che non hai mai avuto il privilegio di avere" detto questo afferrò la mano di Claire, che nel frattempo gli si era avvicinata silenziosamente.
"E comunque questa festa fa davvero schifo. Un po' come te." concluse il moro, prima di lasciare l'abitazione con la bionda al seguito. Non un'anima viva reagì a quell'affronto finale, ma Sam e Claire non riuscivano a smettere di ridere: per i due quella battuta aveva avuto un non so che di epico.
***
Nel tragitto dal luogo del party a casa di Claire, nessuno dei due aprì bocca sull'accaduto, Lui era troppo impegnato a guidare, e lei a rielaborare tutto quello che era appena successo. Quella dichiarazione era stata come una una doccia fredda che l'aveva aiutata ad aprire gli occhi. Sam era innamorato di lei. L'aveva ammesso davanti a mezza scuola, senza alcun timore, senza barriere. E lei in tutti quegli anni era stata così cieca da non notare il modo in cui lui la guardava, in cui metteva sempre la sua felicità al primo posto.
Quando arrivarono sotto casa, la bionda gli toccò la mano e lo guardò negli occhi.
"Grazie, Sam."
"Ho fatto ciò che avrei dovuto fare da tempo" confessò il moro.
"Mi posso sdebitare aiutandoti a smacchiare quella camicia? So che sembra troppo tardi, ma la mamma mi ha insegnato un trucco infallibile" non avrebbe potuto dire cosa più idiota, ma lui annuì con un sorriso.
***
"Se vuoi puoi mettere una delle maglie di mio padre intanto che io cerco di rimediare al danno" propose lei una volta in camera da letto. Il ragazzo iniziò a sbottonarla, quando Claire d'istinto si avvicinò per aiutarlo. Bottone dopo bottone i loro volti si avvicinavano sempre di più, come attratti da una calamita. Lei non riusciva a spiegarsi perchè quelle parole l'avessero scossa tanto, era come se per la prima volta vedesse Sam come un uomo e non solo come un amico. Come se improvvisamente ogni altro ragazzo al mondo non avesse alcuna importanza paragonato a lui.
Sam sentiva il cuore battere così forte che temeva gli spaccasse le costole, e Claire se ne accorse. Gli accarezzò la guancia e lui poggiò delicatamente le mani sui suoi fianchi, come se quello fosse il loro posto nel mondo.
Forse Claire era pronta per lui.
Il ragazzo spostò lo sguardo sulle sue labbra e questo la face avvampare. Non le aveva mai guardato le labbra, sicuramente non con quell'intensità. Per la prima volta Claire provò ad immaginare che sapore potesse avere Sam, il suo amico di sempre, quello delle ginocchia sbucciate in bici e del karaoke alle due di notte. Mentre ripercorreva mentalmente ciò che lei e Sam erano stati durante tutti quegli anni, iniziò ad indietreggiare, finché le sue gambe non si scontrarono con il letto e lei non restò altro che adagiarsi su di esso. Sentì una pressione inspiegabile nel basso ventre quando il ragazzo la raggiunse e schiacciò il proprio corpo contro il suo. Era totalmente coperta da lui ed i volti separati solo da qualche centimetro. Lei non potè fare a meno di accarezzare le braccia di Sam, percorrendole dalle mani, poste proprio ai lati della testa della ragazza per sostenere il busto, fino alle spalle per poi soffermarsi sulla nuca. Lo vide chiudere gli occhi e mordersi le labbra quando le dita di lei si inoltrarono tra i suoi capelli.
Lui la desiderava, da tutta la vita. Ed invece lei ammise a se stessa di desiderare lui solo nel momento in cui loro nasi si sfiorarono e sentì il suo respiro sulla pelle.
Claire per un attimo pensò di buttare tutto all'aria e colmare quei millimetri che la separavano dalle sue labbra. Di immergere totalmente le mani in quei capelli morbidi e lasciare che le loro lingue si intrecciassero.
Fu in quel momento capì che anche lei lo amava, da sempre, solo che si era sempre impegnata a negarlo, nello stesso modo in cui si sforzava di non vedere i segnali che provenivano da lui. E questo perché aveva paura. Temeva l'amore, perché avrebbe inevitabilmente cambiato ogni cosa. Temeva che una relazione avrebbe potuto essere solo uno stupido errore che avrebbe fatto cadere tutto in pezzi. E lei non poteva perdere la sua amicizia con Sam, era tutto ciò che aveva.
"Sam... non possiamo" sussurrò all'improvviso, tornando in sè.
"Non possiamo cosa? Mi pare che tu lo voglia tanto quanto lo voglio io" rispose lui puntando gli occhi scuri e rassicuranti nei suoi.
"È che non sono pronta. Non sono pronta a rovinare tutto." Baciarlo, spingersi oltre con lui, avrebbe scatenato un uragano di emozioni che non avrebbero portato a nulla di buono. Magari si sarebbero messi insieme e poi uno stupido litigio avrebbe distrutto tutto. Si sarebbero lasciati, e non sarebbero stati più amici. E lei aveva bisogno di Sam, con ogni fibra del suo corpo.
"Di che parli?" Disse il moro, cercando di guadagnare tempo e godersi ancora per qualche secondo la morbida pelle di Claire contro la sua. Aveva già capito dove voleva andare a parare la ragazza.
"Parlo di ciò che ci lega. Non sono pronta a vedere tutto cambiare"
Lui le accarezzò i capelli e prese coraggio, per dirle quello che si teneva dentro da troppo tempo.
"Claire, nel caso non l'avessi capito, ho aspettato per cinque anni questo momento. Ho sognato per tanto tempo che ti accorgessi che siamo fatti l'uno per l'altra, ed ora che so di non essere pazzo, e di avere una possibilità, sappi che ti aspetterò per altri cinque, o anche di più. Non m'importa quanto sia lungo il percorso, se il traguardo sei tu"
Disse schioccandole un morbido bacio sulla fronte. Poi si alzò in piedi e si rimise la camicia.
"Anche tra dieci anni, se non avrai trovato nessuno, ti prometto che ci sarò. Dimmi quando sei pronta, perché ti aspetto" disse, appoggiandosi allo stipite della porta. Poi si voltò ed uscì, lasciando Claire sola, tra lenzuola che adesso odoravano di lui.
***
"Ancora lei, vero? sempre e solo lei" Disse il padre di Sam entrando in cucina e poggiando le mani sulle spalle del figlio, che guardava sconsolato sul telefono le foto risalenti a qualche anno prima che lo ritraevano con Claire. Al ragazzo vennero in mente tutte le volte in cui suo padre gli aveva chiesto cosa ci fosse con la Holsen e lui aveva provato a nascondersi dietro la scusa dell'amicizia, e poi tutte quelle in cui lo aveva visto piangere perché lei aveva una nuova fiamma o una nuova cotta. Erano ricordi così lontani, ma nitidi come non mai.
"Non c'è' nessuna come lei." Dedicò al genitore un sorriso amaro. "Ci ho provato in questi anni, papà, lo sai. Ho tentato con tutte le mie forze di trovare in qualcun'altra quello che vedo in lei, ma il mio cuore batte sempre e solo per una persona." Erano passati cinque anni da quella festa durante cui aveva aperto il suo cuore alla biondina, dalla sera che aveva stravolto ogni cosa. Negli ultimi mesi di liceo ci avevano provato a dimenticare l'accaduto e a tornare quelli di prima, ma era tutto troppo strano ed imbarazzante. Non avevano litigato, o smesso di parlarsi, ma si erano semplicemente allontanati. Avevano iniziato interrompendo la tradizione del quiz del sabato sera e poi erano finiti in college diversi, lui sempre a Portland e lei invece a Washington, con vite che scorrevano parallelamente e che si incrociavano solo con un paio di chiamate al mese.
"So di essere una delusione, papà. Non ho combinato nulla di buono nella mia vita. Gli altri padri hanno figli di cui potersi vantare, tu invece hai me, un ragazzo con il cuore altrove ed un bicchiere di vino rosso perennemente in mano a ricordargli una persona che non avrà mai." Si asciugò una lacrima ancora prima che gli cadesse sul volto.
"Sam, non permetterti più di dire che sei un buono a nulla, perché tu hai qualcosa che gli altri si sognano. La pazienza, la fedeltà, la speranza"
"Avrei voluto avere la forza di stringerla a me più spesso e di dirle che avremmo affrontato tutto insieme. Avrei voluto avere il coraggio di non lasciarla andare" ribattè il giovane, finendo l'ultima goccia di alcol nel bicchiere.
"Ed io invece ti dico che non ho mai visto persona più coraggiosa di te. E non lo dico perché sei mio figlio, ma perché secondo me ci vuole molto più coraggio a lasciar andare chi ami piuttosto che a tenerlo con te. Ci vuole molta più tenacia ad aspettare che ad insistere." Ribattè secco il padre.
"Peccato che questo non mi abbia portato a nulla" disse sconsolato.
"Ed anche qui ti sbagli, perché se c'è qualcosa che la vita mi ha insegnato è che le cose belle, prima o poi, arrivano sempre a chi sa aspettarle e a chi le merita." Detto questo, il vecchio poggiò una lettera sul tavolo e poi lasciò la stanza. Il moro non pensò neanche un secondo prima di aprirla, sapeva già chi fosse il mittente. Aveva riconosciuto la grafia tondeggiante con cui era tracciato il suo nome sulla busta.
- Sam, so che forse è troppo tardi, ma voglio dirti che sono pronta. Sono sempre stata pronta per te, dovevo solo rendermene conto. Dovevo sentirmi sola, per capire che non avrei mai dovuto dare per scontata la tua presenza. Dovevo sentirmi incompresa per capire che solo tu mi conosci come il palmo della tua mano. Avevo bisogno di sentirmi incompleta con gli altri ragazzi per capire che l'unico pezzo che completa il puzzle del mio cuore sei tu. Ed ora sono pronta ad essere di nuovo la tua migliore amica, ma questa volta anche a baciarti. Sono pronta a prenderti per mano e farmi stringere a te anche senza vestiti addosso. Ora lo so che non desidero altro che addormentarmi al tuo fianco, e soprattutto svegliarmi con la testa sul tuo petto. Sono pronta a dire addio a tutti gli altri perché sei tu l'unico che voglio. Non ti biasimo se hai deciso di lasciarti il passato alle spalle, ed in tal caso ti chiedo scusa per aver disturbato la tua felicità, ma se non riesci a dimenticarmi come succede a me con te, allora vienimi a prendere. Sono all'aeroporto, Sam, se mi ami ancora vienimi a prendere e portami con te. Perché non ho mai sentito così tanto la mancanza di casa, e nel caso in cui non l'avessi capito, la mia casa sei tu.-
Quelle parole riportarono alla sua mente tutte le notti insonni che aveva passato in quegli anni. Troppe volte aveva cercato di consolarsi con le foto ed i ricordi dei bei vecchi tempi. Quante volte avrebbe voluto chiamarla all'una di notte, trascurando il fatto che a Washington invece fossero le quattro, solo per dirle che gli mancava. Non avrebbe mai potuto cancellare quel girarsi e rigirarsi nel letto senza trovare una posizione comoda, perché l'unica che sarebbe stata perfetta includeva lei con la testa poggiata sul suo petto. Non avrebbe mai potuto dimenticare la promessa che le aveva fatto.
In preda all'emozione compose il numero di Claire sulla tastiera. Lei ripose al primo squillo.
"Sam..." non la fece continuare.
"Non ne posso più di aspettare. Sto arrivando, Nanetta"
***
"Quale squadra ha vinto il torneo dell'NBA nel 2019?" Chiese il presentatore al concorrente, che fino ad allora non aveva dimostrato di essere molto preparato.
"I Toronto Raptors ...!" urlò Claire e Sam le dedicò un'occhiata scioccata. Come faceva lei, che sempre aveva dimostrato un'avversità per il mondo dello sport, a sapere la risposta ad una domanda che Sam stesso ignorava?
"Che c'è perché fai quella faccia? Bevi piuttosto..." rispose la ragazza guardandosi le unghie con superiorità. Lui sorrise, scrollando la testa e non si sottrasse alla regola del gioco.
"Washington ti avrà dato anche una cultura sportiva, ma ti assicuro che ho avuto tanto tempo per informarmi di più sul mondo dello spettacolo. Quindi cara, preparati alla guerra"
Sembravano tornati ai vecchi tempi, come se nulla fosse cambiato in quei cinque anni.
Poi però Claire lo baciò, con una naturalezza ed una spontaneità che causarono un tuffo al cuore di Sam. Assaporò le sue labbra a fondo, come se non desiderasse nient'altro per essere felice.
"Guerra sia allora"
Ed invece era cambiato tutto.
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