E Se...Freddie Fosse Nato Con La "camicia"?
Il tempo scorre veloce e in breve l'estate, sulla Terra, lascia il posto all'autunno. Le foglie si colorano di bellissimi colori tra il giallo e il rosso.
La gente per strada si copre con felponi pesanti, sciarpa e cappello.
Il vento scompiglia i capelli delle persone facendole venire i brividi lungo la schiena.
La bella biblioteca del nostro angelo dai capelli bianchi come la neve è chiusa da settembre. Il motivo non l'ha specificato. Sarebbe stato strano se la gente avesse letto: " chiuso per maternità del proprietario".
Sono passati due mesi da quando l'angelo e il demone hanno incontrato Sherlock e John. Ormai la nascita di Freddie è alle porte e le valigie sono state fatte. L'agitazione in casa Fell si sente nell'aria e ogni volta rido quando Crowley si alza spaventato dal suo posto sul divano chiamato dall'angelo.
Ma ora passiamo il testimone al nostro caro Aziraphale.
AZIRAPHALE'S POV
Agosto è volato come una piuma al vento e con settembre quelle contrazioni che prima non avvertivo chiaramente si sono fatte più vive. Lo spazio del piccolo Freddie sta diventando sempre più ristretto e vedo comparire le sue parti del corpo.
Per facilitare la nascita di Freddie cammino spesso per casa anche se Crowley non vuole.
Siamo ormai a ottobre e la nascita di Freddie è sempre più vicina. Finalmente potrò tenerlo tra le braccia. Cullarlo e fargli percepire tutto il mio amore. In questi giorni noi monitoriamo la situazione con la tecnologia di Crowley. Guardando le immagini si avvicina sempre di più ad essere un bambino vero e proprio.
Tutti i giorni mentre faccio lunghe camminate al " Saint. James Park" gli parlo e lo coccolo. Gli sguardi curiosi della gente non mi fermano e ho imparato a non badarci più di tanto. In quei momenti esistiamo solo io e lui.
Un giorno mi trovo a passeggiare per il parco, insieme a Crowley, quando notiamo una strana figura. È un uomo con dei capelli neri lunghi fino alle spalle con una tunica da soldato piuttosto spaesato. I suoi occhi celesti immediatamente mi ghiacciano sul posto.
Ha anche uno strano copricapo.
«Ehi, voi mi potete dire dove mi trovo? Questa non è di certo Asgard.» ci chiede con un tono altezzoso.
«Sei sulla Terra. A Soho, un quartiere di Londra. Asgard? Tu provieni da lì?»
«Sì, chiunque tu sia. Un attimo prima mi trovo nella TVA e adesso mi ritrovo sulla Terra. Com'è possibile? E perché ne sto parlando con voi, degli esseri inferiori?» domanda sempre con quel suo tono da personaggio piuttosto maleducato.
Ma chi si crede di essere? Un Dio? Non ci può trattare come spazzatura!
Penso adirato. Mi mantengo però calmo per non danneggiare la mia delicata situazione. In gravidanza non bisogna mai arrabbiarsi. Decido quindi di rimanere tranquillo.
«Noi non siamo degli esseri inferiori, caro. Siamo superiori a te e a chiunque abiti questo pianeta che proteggiamo con tutta la nostra forza. Se vuoi ti possiamo spiegare tutto a casa.»
Lui non ribatte e capisce che è meglio non farmi arrabbiare così insieme torniamo al nostro cottage. Lui si accomoda sul divano mentre mio marito lo studia da sotto gli occhiali neri e io preparo una buona cioccolata calda.
Lo sconosciuto la osserva per poi portarla alla bocca e gustarla.
«Io sono Aziraphale Fell mentre lui è mio marito Anthony J. Crowley. Siamo un angelo e un demone mentre tu...?»
«Io sono Loki, il Dio degli inganni e delle malefatte. Scusate se prima sono sembrato un po' maleducato ma, bhe, sono stato rifiutato dalla ragazza di cui mi sono innamorato. Si chiama Sylvie...»
Al nome della ragazza per poco non mi va di traverso la cioccolata. Anche Crowley pare sorpreso da quel nome per noi così familiare. Loki pare confuso dal nostro comportamento.
«Hai detto Sylvie? Ma...lei era innamorata di Gabriele, il mio ex-capo, com'è possibile ciò? Ma soprattutto come fai a conoscerla? Prima di essere un Dio eri per caso un angelo anche tu?» domando sorpreso dalla sua affermazione.
Lui pare più confuso di prima.
«No, non ero un angelo. Lei ha per caso i capelli ramati, gli occhi marroni e un atteggiamento da soldato?»
Noi annuiamo. Decido quindi di chiarire tutta la situazione raccontandogli la storia del nostro incontro fino ad oggi. Capisce quindi di trovarsi in un mondo alternativo nel quale la sua storia non è conosciuta da nessuno.
Il suo sguardo è basso e triste. Gli chiediamo la ragione di ciò e lui, come ho fatto io, ci parla della sua non bella vita: della sua infanzia e della sua adolescenza sempre all'ombra di suo fratello Thor, il padre Odino severo con entrambi e la morte della loro madre Frigga fino agli scontri con gli Avengers, la squadra di supereroi di cui fa parte suo fratello. Poi ci parla anche degli avvenimenti più recenti la sua cattura da parte degli agenti della TVA, la conoscenza di Sylvie e Mobius, la scoperta di altri Loki e l'apertura del Multiverso. Durante tutto il racconto le sue espressioni sono passate dalla nostalgia fino alla tristezza, in particolare quando ci ha detto di aver scoperto la sua morte per mano di Thanos per salvare suo fratello.
Siamo costernati da tutto ciò. Pare un uomo veramente fragile che nasconde i suoi sentimenti dietro una maschera di forza e invulnerabilità. Lo capisco dai suoi gesti e dalle sue espressioni. Comprendo che non deve essere stato facile vivere come colui che nella famiglia viene solo per secondo. Che deve urlare per attirare l'attenzione degli altri. Capisco che lui ci rappresenta appieno. Anche noi abbiamo dovuto combattere con le unghie e con i denti per far capire al mondo che il nostro amore è più forte di qualsiasi altra cosa. Adesso grazie a tutto ciò abbiamo una bellissima famiglia e un bambino che farà uscire il meglio da noi.
Dopo il racconto l'aria si fa più distesa e rilassata. Chiacchieriamo del più e del meno ridendo e scherzando.
Arrivata la notte vediamo Lily tornare a casa dopo aver passato una giornata insieme al suo fidanzato. Loki si presenta e lei capisce quello che deve fare: riportarlo nel suo universo.
I giorni di ottobre volano e in breve l'autunno lascia il posto all'inverno con le sue gelide strette.
Ormai la nascita di Freddie potrebbe avvenire in qualsiasi momento e stiamo in allerta per qualsiasi cosa. Ogni contrazione potrebbe significare il suo arrivo così come ogni dolore.
I giorni trascorrono a questa maniera fino a quando, il 23 novembre, vediamo arrivare degli strani personaggi.
Mi trovo sdraiato sul nostro divano davanti un tiepido piccolo fuoco con Crowley che mi coccola mentre io ho la testa appoggiata sulle sue gambe quando sento suonare il campanello. Mi alzo reggendomi la pancia e vedo dallo spioncino un uomo che assomiglia in tutto e per tutto a David, l'attore che interpreta mio marito.
«Ciao, David, vieni accomodati. Vuoi che ti prepari una tazza di buona cioccolata calda?» gli chiedo mentre lui si mette seduto sul divano. Crowley, senza i suoi inseparabili occhiali, lo saluta amichevolmente.
Quell'uomo pare però disorientato dalle nostre attenzioni così cordiali e gentili. Sentiamo bussare di nuovo alla porta e vedo che è una donna con luoghi capelli marroni chiari.
«Salve, Alec Hardy è qui?»
Io sono confuso dalla sua domanda.
Chi è Alec Hardy? Ma soprattutto chi è lei?
«Alec Hardy? Ha per caso dei capelli marroni corti, la barba...» non riesco a finire la frase che lei annuisce alla mia descrizione e comprendo che quello nel soggiorno non è David ma un altro personaggio da lui interpretato. La donna entra e lo abbraccia preoccupata.
La mia attenzione viene catturata dal suo ventre: è grande e capisco che anche lei come me è in dolce attesa. Solo che io molto presto non lo sarò più. Ormai si capisce, dalla mia pancia grande e bassa, che Freddie nascerà ormai a momenti.
Mi siedo insieme a loro che ci spiegano il motivo per cui si trovano qui.
«Lui è il mio fidanzato Alec Hardy mentre io sono Anna Beckham. Proveniamo da Broadchurch, una piccola città scozzese. Stavamo cercando un ospedale che potesse curare l'aritimia del mio fidanzato quando, nella nostra casa, è apparso una specie di portale. Questo me l'ha raccontato lui perché io ero fuori a fare delle compere per l'arrivo dei nostri bambini. Quando sono tornata l'ho cercato dappertutto fino a quando, all'improvviso, non si è aperto quello stesso portale. Ci sono entrata e ora eccomi qui. Ma voi chi siete? Ma soprattutto dove ci troviamo?»
Io le spiego che si trovano a Soho in un universo alternativo e ci presentiamo. La donna nota immediatamente la mia pancia da cui spunta un piccolo piedino di Freddie.
«Sei in dolce attesa anche tu? Come si chiama il vostro bambino?»
«Frederick ma lo chiamiamo Freddie per comodità. Dovrebbe nascere a momenti ormai. Te invece?»
«Due gemelli, un maschio e una femmina. Se volete possiamo togliere il disturbo non vogliamo darvi fastidio nel caso in cui dovesse nascere.»
Io le sorrido riconoscente dicendole che per ora non avverto le fatidiche contrazioni che mi fanno capire che il piccolo dovrebbe venire al mondo.
Parliamo del più e del meno facendoci raccontare tutta la loro storia: loro si sono conosciuti grazie alla madre di Anna che l'aveva lasciata dentro una cesta davanti alla casa degli Hardy. Loro avevano perso una bambina e il suo arrivo era stata una manna dal cielo. Avevano trascorso tutta l'infanzia insieme con lei che si occupava della malattia di Alec. Poi durante l'adolescenza insorse un problema che li aveva allontanati: la morte dei loro genitori in un incidente in nave. Lei si era spezzata come una statua di ceramica diventando una ladra. Poi venne incarcerata e, dopo degli anni passati in prigione, Alec la portò sotto la sua ala protettiva insegnandole i trucchi del mestiere di detective. Ora sono alle prese con un caso di un bambino ucciso che sembra non avere fine.
Durante tutta la storia sono rimasto colpito da ciò e comprendo finalmente il motivo per cui si trovano qui nel nostro cottage: devo curare miracolosamente Alec.
Lo faccio presente ad Anna e lei salta dalla gioia. Avvicino una mia mano al petto dell'uomo e dopo qualche minuto il cuore ricomincia a battere normalmente come se l'aritmia non ci fosse mai stata.
La ragazza mi abbraccia piangendo tutte le sue lacrime dalla gioia. Poi, all'improvviso, ricompare il portale e loro mi salutano pronti a ricominciare la loro nuova vita.
Questo succede anche a noi il giorno seguente.
È mattina ed è l'anniversario della morte di Freddie Mercury. Ho preparato le valigie già da tempo e partiamo, insieme a nostra figlia, per Garden Lodge, la casa del cantante. La proprietaria è uscita miracolosamente per qualche settimana e la casa è tutta per noi.
Crowley, per evitarmi fatiche inutili, fa apparire le nostre valigie già sistemate in camera.
La casa è meravigliosa con la neve che ha imbiancato il giardino e un laghetto per le koi. C'è anche qualche gatto che gironzola tranquillo. All'interno la casa è ancora più bella: nel soggiorno si trovano attaccati alle pareti dei quadri meravigliosi e su qualche mobile dei vasi preziosi; ci sono inoltre molte altre stanze arredate elegantemente.
Saliamo le scale e giungiamo nella camera da letto: ci sono grandi finestre che si aprono su una lunga balconata, mentre a destra ce n'è una che dà sul giardino. Ci sono due sofà, un tavolinetto e il letto. Io mi sistemo e lascio la porta aperta per qualsiasi evenienza. Per tutta la mattina non succede niente di particolarmente significativo ma è all'ora di pranzo che avverto che qualcosa non va. Le contrazioni sono irregolari e le une vicine alle altre ma le acque non mi si sono rotte. La paura prende possesso del mio corpo facendomi battere forte il cuore.
Che sta succedendo? Perché le acque non mi sono rotte? Il piccolo sta bene? Forse è meglio se chiamo Crowley e Lily.
«Crowley, Lily, sta succedendo qualcosa di strano!» urlo dalla camera.
Loro accorrono allarmati e io gli spiego tutta la situazione. Crowley mi suggerisce di levarmi i pantaloni e la maglia così da osservare meglio la cicatrice che non è aperta ma è solo arrossata per via della testa di Freddie che spinge per venire al mondo. Avverto però qualcosa che mi fa capire un po' meglio la situazione: ciò che fa pressione non è solo la testa ma anche il sacco amniotico che lo contiene.
«Crowley, va tutto bene. Ho capito tutto! Il piccolo nascerà che è ancora all'interno del sacco amniotico...avrà la cosiddetta " camicia". Non si accorgerà neanche di essere nato.»
«Sei sicuro? Poi come si farà a romperlo? Ci penserà lui oppure lo dovremo fare noi?» chiede allarmato e spaventato.
«Lo dovremo aiutare ma ora non pensiamo a questo sento che ho bisogno di camminare. Lily, per favore vai a prendere delle forbici, un asciugamano e dei guanti.»
Lei vola e io scendo da letto facendo delle lunghe camminate per tutta la stanza respirando profondamente. Le contrazioni, via che passano le ore, diventano sempre più ravvicinate e dolorose facendomi mancare il respiro. Freddie scalcia e spinge facendomi un male terrificante via via che si avvicina alla cicatrice. Ho una paura grandissima di non farcela di non riuscirlo a farlo nascere. Crowley mi consola stringendomi forte le mani quando arrivano delle contrazioni.
Verso le 18:00 le contrazioni si fermano per un breve tempo e capisco che a breve ricominceranno per il rush finale.
La cicatrice è aperta del tutto e Crowley si mette in posizione davanti ad essa per prendere tra le braccia il piccolo Freddie ancora nel sacco amniotico. Trenta minuti dopo le contrazioni ricominciano e spingo più forte che posso. Spingo sempre più forte mentre mio marito mi incita e Lily mi stringe una mano.
Poco dopo, alle 18:48, sento che le contrazioni mi hanno abbandonato e quello che osservo mi fa rimanere senza fiato: Freddie è ancora dentro al suo sacco e dorme come se niente fosse.
Muove le sue manine e io provo a toccare qualsiasi parte. Lui scalcia come si trovasse ancora nel ventre materno. È la cosa più bella che riesce a fare Madre Natura. Provo a girare il sacco in cui si trova e vedo il suo meraviglioso sorriso.
È qualcosa di stupendo. Poi con l'aiuto di Crowley e Lily lo aiutiamo a nascere. Il liquido bagna tutto il letto mentre il piccolo grida tutta la frustrazione per essere stato tolto da quell'ambiente confortevole.
Lo prendo tra le braccia per calmarlo mentre si trova in un piccolo asciugamano bianco. È bellissimo. Lui quando sente il mio respiro si calma. Sono finalmente diventato papà dopo nove lunghissimi mesi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top