Cap.8


LEVI Pov

Me ne stavo a braccia conserte, appoggiato di spalle alla parete opposta all'appartamento. Osservai Eren estrarre le chiavi dalla tasca dei jeans e cercare di infilarle nella toppa della serratura, fallendo miseramente nell'intento. Gli tremavano le mani, continuava a mancare il bersaglio.

"Oi, quanto tempo hai intenzione di metterci ancora?"

Non che aspettare mi dispiacesse così tanto, in fondo stavo piuttosto godendomi il panorama del suo lato B.Mi staccai dalla parete e mi avvicinai.

"Pensi di farcela prima di domani, o ti serve una mano?"

"N-No grazie non serve. Ora ce la faccio".

Quel ragazzino mi faceva sentire strano, non riuscivo a capirne la ragione. Fin dal primo momento in cui lo avevo incontrato era riuscito ad abbattere qualunque mia difesa con un solo sguardo. In un primo istante ero rimasto unicamente sorpreso, non pensavo di essere capace di aprirmi con qualcuno.

Non avevo la più pallida idea di quando avessi incominciato ad interessarmi a lui. Mi ero incuriosito. Cosa aveva quel moccioso di così speciale da essere sempre nei pensieri del freddo e distaccato Levi Ackerman? Non sapevo dare un nome a quella sensazione.

-E'.. come quando ritrovi un oggetto a cui tieni, dopo aver creduto di averlo perso per sempre-. Mi sentivo riempito, il vuoto che credevo incolmabile dentro di me non esisteva più.

Poi lui mi si era dichiarato, cogliendomi di sorpresa. Non avevo mai nemmeno lontanamente sperato di potergli interessare.

Non avevo potuto trattenermi. Mi ero improvvisamente reso conto di quanto volessi Eren, di quanto fosse dannatamente carino e non mi facesse affatto schifo l'idea di mettergli le mani addosso. Anche ora avrei desiderato toccarlo..

Mi bloccai, rendendomi conto di aver avvicinato pericolosamente la mano al suo fondoschiena, mentre ero sovrappensiero.

– Tsk, se solo tu avessi qualche anno in più..-

Finalmente la porta si aprì con uno scatto, Eren mi fece cenno di seguirlo. L'interno dell'appartamento era decisamente meno squallido dell'esterno. L'arredamento era moderno, sobrio, ordinato. Passai il dito sul piano di un mobile.

-Bleh, che schifo-.

Per un attimo mi ero illuso che fosse anche pulito.

Vidi Eren sgattaiolare su per le scale che portavano al piano superiore, ed aprire la porta di una stanza. Lo seguii in silenzio, e gettai un'occhiata all'interno, immaginando che si trattasse della sua camera.

"........."

Avrei preferito non aver visto ciò che avevo appena visto.

Vestiti e quaderni erano sparsi dovunque, sul pavimento così come sul letto disfatto e sulla sedia della scrivania, completamente sommersa da una montagna di indumenti. Quel moccioso era riuscito a incasinare persino i muri, attaccandoci poster, volantini, scrivendoci e disegnandoci sopra. Ero shockato, Quel posto aveva davvero bisogno di una bella ripulita. Ora. Subito.

"Oi. Eren.Ti sembra questo il modo di tenere la propria camera?"

Lui si girò a guardarmi, paonazzo e visibilmente irritato.

"Per piacere, potresti evitare di invadere lo spazio personale altrui?" Si avvicinò alla porta, afferrandola per la maniglia. "Aspettami un attimo di là, e mettiti pure comodo. Io mi cambio ed arrivo subito."

Me ne tornai nella sala principale, ben contento di potermi allontanare da tutto quel casino. Diedi un'altra occhiata tutto attorno

 -Mi chiedo davvero come faccia a mantenere il resto della casa in ordine.-

L'intero perimetro della sala era occupato da mobili con scaffalature, su ognuna di queste si trovavano foto incorniciate, soprammobili, il tutto perfettamente allineato. Mi avvicinai ad uno di questi, incuriosito: era particolarmente carico di fotografie, tutte raffiguranti una donna bionda, bassa e tozza dai capelli biondi a caschetto, ed un uomo alto e bruno, con la faccia da scemo ed i denti da cavallo. Controllai e ricontrollai, ma in nessuna foto appariva Eren.

A proposito del moccioso, in quel momento lo sentii scendere le scale ed entrare in cucina per preparare il caffè. Questo significava che mi restava ancora poco tempo per guardarmi in giro. Lo so che sono maleducato, ma volevo sapere di più su di lui, sulla sua famiglia, su come e dove vivesse, su qualsiasi cosa lo riguardasse, perciò ripresi a studiare la stanza.

Stavo rimettendo a posto la foto che avevo preso in mano, quando urtai una scatolina bianca sul bordo del mobile, facendola cadere. La raccolsi da terra e mi soffermai sull'immagine dell'involucro.

"E questo che diavolo è? Pillole... pillole per l'insonnia?"

"A dire il vero sono l'opposto." Eren era entrato nella stanza alle mie spalle, portando tra le mani un vassoio con due tazze di caffè. "Quelle sono pillole per dormire così profondamente da non poter nemmeno sognare".

Mi rigirai la scatolina tra le mani. Non è da me, ma mi sentivo a disagio.

"Sei tu che prendi questa merda chimica? Dubito che il tuo corpo ne sia felice. A che ti servono?"

Eren appoggiò il vassoio sul tavolino, e si lasciò sprofondare sul divano in pelle nera al centro della stanza. Mi guardò, ma senza vedermi, assorto com'era nei suoi pensieri.

"da quando sono nato ho degli incubi ricorrenti."

Mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lui, afferrando per i bordi una delle due tazze di caffè.

"Ti va di parlarne?

Accavallai le gambe e bevvi un sorso, in attesa di una risposta. Lui sembrò riscuotersi di colpo dal suo sogno ad occhi aperti, si irrigidì non appena notò la poca distanza che ci separava, poi abbassò lo sguardo e rispose con voce flebile

"Non c'è molto da dire. Quasi ogni notte sogno di essere catturato da dei muscoli simili a dei tentacoli, che iniziano ad attorcigliarsi attorno al mio corpo. Per quanto io lotti per liberarmi, finiscono sempre per inghiottirmi del tutto. In quel momento mi sento come bruciare, e provo una sensazione orribile, un misto di angoscia, paura, rimpianto e solitudine."

Eren fece una pausa, prima di aggiungere dell'altro.

"Fino a poco tempo fa il sogno finiva qui, da un po' invece è comparso qualcosa di nuovo. Dopo essermi ormai arreso ed essere sprofondato nel buio, comincio ad intravedere un luce molto flebile, che si fa via via più forte. Sento anche una voce, e un buon odore che mi avvolge, poi capisco che sto perdendo i sensi, e finisco per svegliarmi."

"Quindi, suppongo che queste pillole non funzionino."

"Ho dovuto cominciare a prenderle fin da piccolo. Se non lo facevo diventavo violento sia nei miei confronti che in quelli degli altri. Una volta ho persino mandato all'ospedale un' altro ragazzino che si divertiva a prendermi in giro. Da quando ho cominciato a vivere con i miei zii che la situazione è peggiorata. Da un po' è come se non prendessi nulla. In realtà da quando il mio sogno è cambiato sento di poterne fare a meno. Non è più così orribile come una volta e credo di potermela cavare anche con gli attacchi di violenza ."

"...Capisco."

Finii il mio caffè, e mi sporsi per riappoggiare la tazza al tavolino.

" Oi, va tutto bene?"

Eren aveva improvvisamente girato il volto dall'altra parte.

"Non è.. *Singhiozzo* Non è niente.."

"Eren, guardami negli occhi quando mi parli!"

Gli presi il viso tra le mani e lo girai verso di me. Stava piangendo. I suoi bei occhi verdi erano colmi di lacrime. Mi allontanò con un braccio, mentre con l'altro si strofinava gli occhi arrossati.

Per un attimo rimasi immobile, poi non ce la feci a resistere. Lo abbracciai forte, stringendolo a me mentre gli passavo una mano tra i capelli.

"Va bene, va tutto bene. Se vuoi piangere allora fallo."

Nessuna risposta. Dopo un po' sentii le sue braccia stringersi attorno al mio collo, ed avvertii altri singhiozzi scuotere il suo corpo.

"Sono un mostro." Sussurrò da sopra la mia spalla.

"Non dirlo nemmeno per scherzo."

Lui si scostò da me, e mi fissò negli occhi.

"Sono un mostro. Quando ero piccolo tutti mi evitavano, nessuno voleva giocare con me, ad eccezione di Armin e Mikasa. I genitori degli altri bambini dicevano loro di starmi alla larga. Mia madre e mio padre dicevano di amarmi, dicevano che se anche avessi avuto l'intero mondo contro, loro sarebbero stati sempre con me. Ora dove sono? Anche loro mi hanno abbandonato, come tutti quanti. Tra quelli che ora sono miei amici, quasi nessuno sa chi io sia veramente, io non sono come gli altri..."

"Basta!" Lo interruppi. Si, era vero, lui non era come gli altri, Lui era qualcosa di speciale.

"Ascoltami bene, moccioso, ora ti racconterò una cosa di cui non parlo mai, con nessuno."

Presi fiato, come se stessi per immergermi in un mare di orribili ricordi.

"Non ho idea di chi siano i miei genitori naturali, molto probabilmente mia madre era una puttana, fatto sta che i primissimi anni della mia vita li ho passati in un fottutissimo orfanotrofio. Poi sono stato affidato ad una coppia, insieme ad altri due ragazzi. All'inizio sembrava andare tutto bene, poi però quel vecchio di merda ha cominciato ad incazzarsi per niente e a prendersela con noi. Un giorno sono tornato a casa da scuola, e l'ho trovato mentre tentava di stuprare mia sorella. Al che non ci ho visto più, ho preso la prima cosa che mi è capitata tra le mani e l'ho quasi ammazzato di botte. Mi hanno spedito in un altro orfanotrofio ma nessuna famiglia ha più voluto adottarmi.

Feci una pausa. Eren aveva smesso di piangere e mi guardava immobile.

Una volta cresciuto me ne sono andato, ma non è stato per nulla facile. Qualche giorno in gattabuia l'ho passato. Le cose hanno cominciato ad andare meglio quando una certa persona mi ha aiutato ad uscirne, e grazie a lei poi ho conosciuto quella quattrocchi psicopatica di Hanji. Il resto lo sai già. In tutta la mia vita non ho mai saputo cosa fosse l'amore, o il calore di una famiglia. Poi è arrivato un certo moccioso che avrà la metà dei miei anni dicendo di amarmi. Allora, chi è il mostro tra noi due, tu che hai picchiato un ragazzino, o io che ho quasi ucciso una persona adulta? Non sono quello che ti immaginavi, non è vero?

Mi avvicinai pericolosamente a lui "Allora, pensi ancora di amarmi?"

Fece esattamente quello che speravo facesse. In un attimo colmò la distanza che ci separava e mi si gettò tra le braccia, baciandomi.

-Al diavolo L'età-

EREN Pov

Questa volta non ero ubriaco, non avrei avuto scuse. Ma ora come ora, non me ne importava nulla.

Non mi respinse. Le nostre bocche si mossero insieme, si adattarono perfettamente, come fossero state fatte l'una per l'altra. Affondai le dita tra i suoi capelli, approfondendo il bacio. Lo feci sdraiare sul divano. Dopo un po' mi staccai da lui.

"Ti amo"

Gli sussurrai all'orecchio. Poi tornai alla sua bocca, baciandola, profanandola con la lingua. Lui mi lasciò fare, assecondando i miei movimenti ed intrecciando la sua lingua con la mia. Fu un bacio al sapore di caffè. Quando mi staccai ad entrambi stavamo ansimando, rossi in volto.

"Allora questa è la tua risposta?" disse lui, non appena ebbe ripreso fiato.

Ero in imbarazzo, ma per nulla al mondo avrei negato quello che sentivo per lui.

"...Si, questa è la mia risposta."

Nota dell'autrice: Salve bella gente! XD I need 1 consiglio: ho come l'impressione che i capitoli si stiano facendo sempre più lunghi.. inoltre il cambio dei punti di vista è diventato meno frequente che non all'inizio, ed ho paura che sia un po' pesante da leggere. Voi cosa ne pensate? Sarei felicissima di ascoltare qualunque vostra critica/ commento. Grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui! *^* arigato gozaimasu!







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