Cap. 6
EREN Pov
Non faceva freddo, eppure stavo tremando. Il mio cuore non si era ancora calmato, sembrava dovesse uscirmi dal petto da un momento all'altro. Mi chiesi se anche lui lo avesse sentito prima – Certo, sicuro, eravamo così vicini- Arrosii a quel pensiero. Era stato bello incontrarlo, però dovevo trattenermi dal fare qualcosa di stupido, non volevo che mi odiasse. –Che dovrei fare? Non lo so..- Mi affrettai a raggiungere gli altri davanti alla porta del locale. Erano già tutti lì, quindi decidemmo di entrare e di sederci ad un tavolo.
"heyyy! ragazzii!" Una cameriera ci corse incontro tutta raggiante. Indossava un grembiule bianco e nero come la cuffietta sopra la testa, i capelli castano-rossicci erano raccolti in una coda alta e portava un paio di occhiali dalle lenti rettangolari, che però non nascondevano lo sguardo esaltato dei suoi occhi.
"Ciao, io sono Hanji! Cosa vi posso portare?" per un attimo mi parve di vedere fiorellini e cuoricini aleggiarle tutto attorno. Ci mettemmo a discutere su cosa ordinare.
"Propongo di inaugurare l'inizio del nuovo anno scolastico con una bella bevuta a base di alcol!" proruppe Jean. Hanji prese giù gli ordini e nel giro di un attimo mi ritrovai una birra ghiacciata tra le mani, mentre qualcuno ( Connie credo) mi incitava a bere. -Bleah, è amara!- feci una smorfia quando assaggiai il liquido dorato. Non ero abituato all'alcol, anzi, a dirla tutta era la prima volta per me.
"Heyhey, Eren, Assaggia questa! È Jägermeister! E' buona! " Sasha mi infilò il collo di una bottiglia in bocca. "Wooh.. la testa..."cominciavo a sentirmi su di giri. Armin vicino a me rideva come uno scemo. Non aveva ordinato solo un sorbetto? Lo annusai.- Armin, amico mio, ti hanno fregato. Questo sembra alcol puro.-
"Annie!"Esclamò lui tutto d'un tratto.
Alzai lo sguardo e vidi la bionda che era appena entrata nel bar camminare verso di noi. –Strano- pensai, non ricordavo che dovesse venire anche lei. Guardai il mio amico in cerca di una risposta.
"Ahahaha, già! Ho dimenticato di dirtelo, ho invitato io Annie!"
"La tua faccia è tutta rossa Armin! Cos'è? Hai caldo?" Cercai di rispondere con voce impastata. Annie afferrò una sedia da un tavolo vicino e fece per sedersi tra me ed il mio amico, quando senza preavviso Mikasa scattò in piedi, fissandola con aria minacciosa.
"Annie. Che ne dici di una sfida?"
La bionda la fissava a sua volta. Tirava aria da mezzogiorno di fuoco.
"Sfida accettata".
In seguito mi raccontarono che quella fu la più temibile gara di shottini mai vista. Io non restai a guardare l'intera battaglia, la testa mi faceva un po' male, avevo caldo e non riuscivo a ragionare lucidamente, quindi comunicai ad Armin che sarei uscito a prendere una boccata d'aria, e me la filai. Appena fui fuori venni investito dall'aria fresca della sera. Respirai a fondo. Non andava per niente bene. Sembrava che tutti i peggiori pensieri stessero cercando di fare a botte nella mia testa. Era questa che chiamavano sbornia triste?
"Cosa devo fare?.. Mikasa.. io non posso stare con te. Ma non voglio farti stare male". Mi appoggiai con le spalle al muro e mi lasciai scivolare a terra, nascondendo la testa tra le braccia. "Prof... io voglio farmi amare da lei. Ma non so come fare." Sentii delle lacrime scorrermi lungo le guancie, e cominciai a singhiozzare. " Voglio essere il primo a dirle "buongiorno" la mattina, voglio poterle stare accanto sempre, in ogni istante. Non so perché, non so come, ci siamo incontrati da poco ma io lo sento dal profondo del mio cuore, la amo. Non mi importa se è un uomo, non mi importa se è più vecchio di me, non mi importa di niente. Io la amo!"
"Se lo ami così tanto, allora dovresti andare da lui e dirglielo!"
"He?!" Sollevai la testa. La faccia sorridente di Hanji si trovava ad un palmo di naso da me.
"Heeeeeeee?!" mi sollevai da terra così velocemente che mi vennero le vertigini. "HANJI? COSA? QUANDO?!"
"Oh, no, non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. Mi è solo capitato di uscire per fumarmi una sigaretta, e ho visto questo bel ragazzo accasciato a terra, mi sono preoccupata, mi sono avvicinata... non avevo intenzione di spiarti!"
Le sua bocca diceva questo, ma da un certo non so che nel suo modo di fare si capiva che aveva origliato apposta.
"Comunque Eren, giusto? L'ho sentito prima. Dicevo, non stavo scherzando quando ho detto che dovresti andare da lui e dirglielo. Se aspetti che succeda qualcosa senza che tu muova un dito, bhe, allora potresti dover aspettare per sempre. Tuttavia non me la sento nemmeno di dirti che andando farai sicuramente la cosa giusta, perché nemmeno io so quale sia. Potrebbe andare bene, potrebbe andare male. Queste cose me le ha insegnate un mio carissimo amico, e credimi, è davvero così."
Hanji mi guardò dritto negli occhi. "Nessuno è in grado di prevedere le conseguenze delle nostre azioni, quindi, Eren, fai la scelta che senti rimpiangerai di meno".
Mi asciugai le lacrime con la manica della felpa. Hanji aveva ragione. Avrei scelto la cosa che avrei rimpianto meno. "Grazie, Hanji" le rivolsi il sorriso più convincente che riuscii a produrre. Lei ricambiò, poi aggiunse cambiando tono "Di niente! Non so cosa deciderai di fare, ma che ne dici di un altro sorso di birra, prima?"
LEVI Pov
"Mille gru di carta, he?"
-Che cosa esattamente sto cercando di fare?-
Ero seduto sul divano, le mani intrecciate sotto il mento, i gomiti appoggiati alle ginocchia leggermente divaricate, mentre osservavo con sguardo truce la montagna di foglietti di carta ammucchiati sul tavolino basso, di fronte a me. Che diavolo mi era saltato in mente? Era solo una stupida leggenda popolare, no?
Eren (la palla di pelo) mi fissava con i suoi occhioni verdi, mentre se ne stava seduto ai miei piedi.
"Maaaooww!"
"Che vuoi?" Gli lanciai uno sguardo annoiato." Ti ho già dato da mangiare:"
"Prrrrr..Prrrr...Prrrr"
"Non provare a strusciarti sui miei pantaloni! Oi! Mi hai sentito?"
Eren smise di farmi le fusa, e decise che era molto meglio saltarmi direttamente in grembo. Morbido e caldo. E pulito, ovviamente. La prima cosa che avevo fatto appena arrivati a casa, era stato dargli una bella lavata.
"...Va bene. Ma solo per questa volta. E solo perché sono stato io a deciderlo."
Tornò a guardarmi, come per chiedermi cosa stessi facendo. Valutai se rispondere ad alta voce o meno, ma poi decisi che era un discorso troppo strano anche per un gatto. Quelli davanti a me non erano semplici foglietti. Erano i ricordi del mio passato. Avevo raccolto i documenti che parlavano della mia nascita, della mia infanzia, le mie foto, tutto. Sapevo che per lo più si trattava di copie, ma era il gesto che per me contava. L'idea era quella di liberarmi del mio passato, dimenticarlo. Volevo realizzare il mio sogno. Perciò presi un pezzo di foglio e incominciai a piegarlo.
Dieci minuti dopo lo stavo accartocciando tra le mani e lo tiravo contro la parete opposta.
"Merda! E dovrei farne mille di questi!" accarezzai Eren. La pazienza non era una mia virtù. Ma nemmeno arrendersi faceva parte del mio carattere. Perciò mi presi qualche minuto per calmarmi, poi presi un altro foglietto e ricominciai a piegare. Non so esattamente quando, ma ad un certo punto mi addormentai.
"Riiiiiiiiiiin Riiiiiiiiiiin Riiiiiiiiiiin!"
Venni svegliato da qualcuno che suonava alla porta. Non è uno dei modi migliori per svegliarsi. Decisi che chiunque fosse, sarebbe stato un uomo (o una donna) morto.
"Chi cazzo rompe a quest'o-?" Sbottai, mentre aprivo la porta dell'appartamento. Non avevo nemmeno finito di parlare che quella persona mi cadde pesantemente addosso, come un sacco di patate.
"Eren?! Che cosa fai qui?" Il ragazzo mi guardò, i suoi occhi erano come appannati.- ...puzza di alcol- pensai. Lo feci entrare, e lo trascinai fino al divano, dove lo feci sedere accanto a me.
"Oi! Che ti è saltato in mente, ubriacarti? Sei solo un moccioso!"
"Tutti quelli della mia età lo fanno!" rispose lui.
"Non mi importa degli altri, io non voglio che tu stia male!" Mi era uscito di bocca senza che preavviso. -..Però è vero, io non voglio che lui stia male, non voglio che gli succeda nulla di male...-.
"Che hai da guardare?" Eren mi fissava in modo strano.
"Professore, io... devo dirle una cosa." In un attimo me lo trovai addosso, seduto a cavalcioni sopra di me.
"Oi, Eren! Togliti, sei ubriaco fradicio! Guarda che pesi, lo sai?"
"No."
"Come hai detto?"
"Ho detto di no. Devo dirle una cosa, prima."
Quei suoi occhi verdi, quelle due pietre preziose, erano così vicini, troppo vicini, non riuscivo a guardarli. Cercai di girare la testa dall'altra parte. Quel moccioso mi avrebbe fatto diventare pazzo.
"E va bene, sentiamo!" Il ragazzo sembrò calmarsi un po'.
"Professore, lo so che può sembrare strano, siamo entrambi uomini ed abbiamo molti anni di differenza, però dal primo giorno in cui l'ho vista non ho potuto fare a meno che pensare a lei ogni singolo minuto. Fin dal primo istante, mi è sembrato che lei avesse qualcosa di familiare, è come se la conoscessi già. Perciò la prego, non si arrabbi con me per quello che sto per dirle, perché è davvero molto importante per me. Voglio che lei sappia che non è assolutamente mia intenzione offenderla. Professor Ackerman, anzi, Levi, io ti a-"
"Parli troppo."
Infilai le dita tra i suoi capelli castani e lo attirai a me. Le nostre labbra si incontrarono, si sfiorarono leggere un paio di volte, poi incominciarono a cercarsi più avidamente. Passai la lingua sulle sue labbra, facendogliele schiudere, e gliela infilai in bocca, dove la intrecciai con la sua. Avevo resistito abbastanza. Ci baciammo appassionatamente per un paio di minuti. Poi ci staccammo, ansimanti, cercando di riprendere fiato. Leccai il mento di Eren, sporco di saliva. Lui mi guardò per un attimo, poi mi buttò le braccia al collo e mi strinse a sé. Era un abbraccio forte, ma tenero al tempo stesso. Era la prima volta che qualcuno mi abbracciava così. Sentii che mi stavo eccitando.
"Oi, Eren... stai bene? Va tutto bene?"
Eren ignorò la mia domanda. Infilò le mani sotto alla mia maglietta e la alzò, sfilandomela poi del tutto. Con le mani appoggiate al mio petto, prese a baciarmi la base del collo, le clavicole, poi scese giù fino ad arrivare agli addominali. Spostò le mani sull'interno delle mie cosce ed appoggiò la bocca sulla prominenza che si trovava tra le mie gambe, succhiandola, senza preoccuparsi del fatto che stessi ancora indossando i pantaloni della tuta."Mnnghh.. Eren... Ah!" Cercavo di controllarmi, ma non riuscivo ad evitare che strani suono uscissero dalla mia bocca. Eren infilò le mani nei pantaloni e fece per estrarre il membro..
Riiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnn!!!
"LEVi!!!! Hey, levi! Sei in casa?! Leeeeevviiii!!"
No, non poteva essere. Non ora. No!
Eren mi guardò, preoccupato. Sembrava essere tornato in se, almeno un pochino. Afferrai al volo una camicia ampia che si trovava vicino al divano, e me la infilai. Merda. Me ne ero completamente dimenticato. La mia ex moglie!
Aprii la porta, e lei entrò subito, senza fare tanti complimenti.
"Ciao! Levi! Ti eri dimenticato che dovevo passare? Lo so, ho fatto un po' tardi, ma oggi c'era tanto lavoro giù al ba-"
" Rumorosa come al solito, Hanji!"
Vidi gli occhi di Eren spalancarsi.
"...Eren"
Anji lo fissò per un attimo. Poi ci guardò entrambi, più volte. Che diavolo prendeva a quei due?
"Eren, quindi lui è....?" Chiese Hanji, con voce incredula.
Eren in tutta risposta arrossì fino a farsi uscire il vapore dalle orecchie. "E quindi tu sei...?"
"Hahahahaaaha!! Bravo! Bravo Eren! Lui la guardò ancora più incredulo. "Hai fatto un'ottima scelta, vedrai che non te ne pentirai!" Gli fece l'occhiolino. "Comunque sia, io sono qui, solo per il dvd! Ecco, tieni, Levi. Mi raccomando, tratta bene Eren! E' un bravo ragazzo!"
Accompagnai Hanji alla porta, poi tornai subito indietro. Quanto ci avrò messo, due secondi?
E fu così che trovai Eren, pacificamente addormentato, e circondato da una ventina di gru di carta che ricoprivano la maggior parte del divano
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