cap.4
Levi pov
"Wooow! Prof, casa sua sembra appena uscita da una rivista!!"
"... Eren, non urlare. Qui accanto abita anche altra gente. Piuttosto, togliti i vestiti."
Il ragazzo mi guardò senza capire.
"Eh?"
"Devo ricordarti il fatto che sei bagnato fradicio?" - Tsk, stupido moccioso!- Gli gettai un'occhiataccia.
"Non voglio che si rovini il pavimento, ora ti porto un asciugamano. Il bagno è laggiù in fondo, così puoi andare a farti una doccia."
Eren sembrò arrossire."Ah, certo. ..Prof... mi chiedevo, dato che è stato così gentile da ospitarmi, le andrebbe se preparassi io la cena?"
-Questo tipo di atteggiamento non è affatto male- pensai sorpreso:
"Mhm, sì. Credo che non ci siano problemi".
EREN Pov
Levi era andato a farsi un bagno. Mi aveva dato una sua vecchia tuta, per sostituire i miei vestiti bagnati. Mi guardavo allo specchio cercando di trattenere le risate. Ma quanto era "alto" quell'uomo? Le maniche mi arrivavano quasi a metà avambraccio! Per non parlare dei pantaloni...
Mentre li indossavo avevo fatto al caso al loro odore, lo stesso che avevo sentito dentro l'auto. Era davvero un buon profumo. Non so perché ma lo trovavo nostalgico ...
Mi sbrigai a tirare fuori le pentole, e quel poco che trovai nel frigorifero. Mhmm.. che avrei potuto cucinare? Del curry sarebbe andato bene?
Stavo lavorando, quando sentii come una smorfia soffocata (una risata?) alle mie spalle. Mi girai abbastanza velocemente, ma Levi aveva di nuovo la sua solita espressione seria sul viso. Che peccato, avrei voluto davvero vedere il suo sorriso...
"Cos'è quell' espressione delusa?" mi chiese accigliato.
"Oh, non è niente. Ehm... le piace il curry?"
"Credo che qualunque cosa farai mi piacerà. Cucinare non è una delle mie qualità, è da un pezzo che non mangio qualcosa di decente." Disse, sedendosi al tavolo.
"Q- Qualunque cosa?"Il mio cuore accellerò i battiti. Cercai di ignorarlo, misi il cibo nei piatti, e mi sedetti a mangiare con lui.
Levi Pov
Ci sapeva davvero fare, con il cibo. Ero seriamente sorpreso. Certo, come avevo detto qualunque cosa mi sarebbe piaciuta, ma.. era davvero buono.
"Hey.. chi ti ha insegnato a cucinare così?"
Il moccioso mi sorrise. "In realtà ho imparato con la pratica, da solo. Come le ho detto prima a casa non c'è nessuno che possa insegnarmi. Sono contento che le piaccia".
Mangiammo in silenzio per un po'. Poi decisi di fargli una domanda che mi ronzava in testa già da prima.
"Eren, non voglio essere indelicato, ma.. cosa è successo ai tuoi genitori?"
Tornò a sorridermi con la bocca, ma i suoi occhi avevano un'espressione triste.
"I miei genitori naturali sono morti. Mia madre era malata da tempo, e mio padre ha deciso di seguirla, togliendosi la vita. Le persone con cui vivo ora sono dei lontani zii, credo, non so bene che lavoro facciano, ma sono quasi sempre in viaggio, specialmente negli ultimi anni. Loro dicono che gliene importa di me, ma non me lo hanno mai dimostrato. Credo lo facciano solo per mantenere la loro buona reputazione. Perciò ho imparato a vivere per conto mio."
I suoi occhi verdi guardarono dritto nei miei.
"Anche lei vive da solo? Credevo fosse sposato.. o qualcosa del genere."
Ok, a me secca che gli altri si intromettano nella mia vita privata; ma siccome avevo fatto lo stesso con lui, non potevo rispondergli "Fatti i cazzi tuoi" come avrei fatto altrimenti.
"Lo ero. Lo ero fino a poco tempo fa. Ma le cose non andavano, quindi abbiamo divorziato."
"Oh, mi dispiace".
"Non importa, e non fare quella faccia abbattuta. Da quel che mi hai raccontato dovresti sapere quanto me come la vita possa fare schifo; mi ero sposato perché pensavo fosse la cosa più giusta da fare, la cosa che avrei rimpianto meno. Pensavo che con il tempo sarei riuscito a provare qualcosa di più per la mia ex moglie, ma così non è stato. Tanto tempo fa avrei potuto anche amarla. La mia vita è stata dura, Eren, si è portata via il mio cuore e la mia capacità di amare. Una volta ho pensato che il cuore di una persona è come un gigante, uno di quelli che l'umanità a dovuto affrontare tanti secoli fa. Per quanto sia grande, per quanto possa sopportare le ferite e possa guarirle, esiste un punto debole. E se gli viene dato il colpo di grazia, poi, scompare. E' così che la penso."
Nel frattempo avevamo finito di mangiare, ed ora stavo porgendo una tazza di the ad Eren, che mi stava guardando imbambolato. Cosa c'è, non ero stato chiaro?
" Hey, chiudi quella bocca...se non hai capito, in poche parole, non mi è possibile amare, né lei, né nessun altro".
"Oh, no, non è questo. E' solo che non mi aspettavo che lei fosse così.. loquace. Mi ha un po' sorpreso".
"Tsk, io sono sempre così, moccioso".
Eren prese un sorso dalla sua tazza."Io però credo che si stia sbagliando. Se c'è una cosa che ho capito, è che a lei importa degli altri. Mi sta ospitando a casa sua in questo momento, e questa mattina mi ha dato un passaggio quando nemmeno sapeva chi fossi. In qualche maniera sento che lei è una persona migliore di tante altre, che magari al contrario fanno tutto ciò che la società si aspetta da loro, e dicono di amare quando invece non è così, come fanno i miei zii con me, tanto per non apparire male agli occhi degli altri, ma che quando si tratta di dare concretamente una mano al prossimo svaniscono nel nulla. Quante persone pensa sarebbero state disposte a darmi un passaggio questa mattina, se lei non ci fosse stato? Nessuna. Anche questa è una forma di amore. Sono convinto che lei non abbia perso il suo cuore. Forse semplicemente non riesce ad amare in quel modo perchè ha bisogno di qualcuno che gli ricordi come si fa?
Per poco non mandai il the di traverso. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Quel ragazzino mi guardava come un cagnolino scodinzolante, senza rendersi conto che aveva praticamente sconvolto l'intero mondo di un trentenne con le sue parole.
Per la prima volta avevo trovato qualcuno che mi capiva, forse più di quanto mi capissi io stesso.
EREN Pov
Levi dormiva nella stanza accanto. Ero sdraiato sul suo divano già da un po', ma non riuscivo ad addormentarmi. Mi aveva lasciato davvero senza parole prima.. avrei voluto tanto abbracciarlo, dirgli di non preoccuparsi... non sapevo cosa stesse succedendo, era la prima volta in vita mia che mi sentivo così, il cuore mi batteva forte e volevo vedere il suo viso.
Mi avvicinai alla sua stanza ed entrai senza fare rumore. Lui era lì... così vicino. Prima lo avevo pensato, ma ora davvero mi rendevo conto di quanto fosse bello. Mi cadde lo sguardo sulle sue labbra, stava dormendo no? Sarebbe stato solo un secondo.. mi avvicinai e appoggiai le mie labbra sulle sue, per poi tornarmene velocemente sul divano.
E mi resi conto che volevo essere io quel qualcuno.
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