Cap.27
(POSSO AVERE UN HALLELUJA?)
CAPITOLO SPINTO VERSO LA FINE. ORA CHE VI HO AVVISATO, VADO A FARMI UN BAGNO CALDO NELL'ACQUA SANTA, NE HO BISOGNO.
La donna aggrottò la fronte "Non capisco." Disse, sfilandosi i guanti, posando poi lo sguardo su di me.
"Non riesco a riscontrare nessuna anomalia, apparentemente il tuo corpo è come quello di chiunque altro.. eppure, ci deve essere una spiegazione a quanto che ti è successo."
Lanciò uno sguardo a Levi, che ricambiò con un'occhiata fredda. Lo avvertii stringermi la mano, in silenzio.
"Mi chiedo se si tratti davvero di qualcosa di fisico... voglio dire, esistono malattie che hanno radici psicologiche, potrebbe essere uno di questi casi?" La donna mi scrutò da sopra le lenti degli occhiali. "Ho l'impressione che non ne sappiamo abbastanza. Ho bisogna che tu mi dica tutta la verità, Eren. Sii sincero, e forse ti potrò aiutare. Nessuno ti giudicherà, qualunque cosa tu dica rimarrà tra noi tre, ma lo devi fare. E' per il tuo bene."
Rivolsi uno sguardo rassegnato alla donna per cui ormai non aveva più segreti. Non c'era centimetro di me che non avesse tastato o visto, durante le ultime due ore che passate ad analizzarmi, con mio grande imbarazzo. Mi sentivo così esposto, violato e rivoltato come un calzino, nonostante sapessi che lo stava facendo per il mio bene.
Sembrando capire quali fossero i miei pensieri, lei mi sorrise.
"Forza. Raccontami tutto quello che può essere rilevante.. e domani ti accompagnerò in ospedale, per fare delle lastre. Un mio vecchio compagno di corso lavora in quel reparto, sono sicura che sarà felice di darci una mano."
Annuii con il capo, e mi sistemai meglio sul divano, con le braccia di Levi che mi stringevano a sé con fare protettivo. Non mi avrebbero forzato a parlare se non lo avessi voluto, ma glielo dovevo. Era il minimo che potessi fare, dopo tutto quello che loro avevano fatto e che stavano facendo per me.
"Non so quando sia iniziato tutto questo" iniziai a raccontare, a sguardo basso."So solo che succede da quando ho memoria. Faccio questi strani sogni, incubi, dove vengo catturato da questa cosa schifosa tutta rossa come il sangue, sembrano muscoli.. da piccolo disegnavo spesso quella "Cosa". Rappresentare quel che vedevo mi faceva sentire meglio, anche se non mi aiutava del tutto, ma almeno ero in grado di identificare il mio nemico, di dargli una consistenza. Con il passare del tempo il problema è peggiorato. Ho iniziato ad essere aggressivo. Gli attacchi di rabbia arrivavano senza preavviso, senza motivo, per questo i miei genitori decisero di consultare un medico. Mi prescrisse delle pastiglie che avrebbero annullato i quei sogni assieme a tutti gli altri, e di conseguenza i miei momenti di aggressività. Per un lungo periodo della mia vita, quelle sono state le mie "pillole di felicità", l'unico modo per cui potevo ancora vivere una vita normale." Incrociai lo sguardo con quello di Hanji, che mi osservava con una espressione grave. "Questa cosa è sempre stata come una maledizione. Ma non capisco, che ho fatto di male? Cosa ho fatto per meritarmi questa vita? Dopo...quel giorno, dopo la morte di mia madre.. le pillole hanno iniziato a non fare lo stesso effetto di prima. I miei zii, a cui ero stato affidato mi forzavano a prenderne in quantità, perché l'effetto fosse decente, ma gli incubi ritornavano, prima o poi, era inutile quanta di quella droga assumessi. Non ne potevo più di quella vita.
Non ce la facevo più.
Mi sentivo come se fossi costantemente sotto effetto di stupefacenti. Ormai avevo perso ogni contatto con il mondo, con la realtà, la vita per me era solo tempo che dovevo lasciar scorrere, fino a quando non fosse giunta al termine. Ero apatico, non provavo più niente. Avevo allontanato da me tutto e tutti.. persino Mikasa e Armin.
Quando i miei zii iniziarono a lasciarmi solo a casa, decisi che era arrivato il momento di smettere. Preferivo lottare contro incubi ed aggressività, piuttosto che continuare a vivere così. Gradualmente smisi di drogarmi. E ripresi ad uscire di casa.
E' stato difficile, la cosa più difficile che io abbia mai fatto , ma alla fine riuscii a riprendermi la mia vita."
"E la tua aggressività?" chiese Hanji, distogliendomi dal mio viaggio ad occhi aperti.
"Ero convinto di essere riuscito a domarla, fino a quando... bhe, fino all'episodio di Erwin. Sono successe cose strane, quel giorno."
L' espressione della donna si accese. "Cosa intendi per cose strane? Racconta!"
"Mhmm.. mi sono sentito come.. come se tutta la rabbia che avevo accumulato dentro fosse esplosa in solo colpo. Ho sentito una voce, che mi diceva di combattere. Combattere per raggiungere il mio scopo. E' stato davvero strano, l'atmosfera era la stessa dei mie soliti incubi, anche se il tema era diverso. Ma so riconoscere quei sogni, e sono certo che fosse uno di questi, sentivo lo stesso senso di oppressione, la stessa disperazione.. questi sono i sentimenti che mi hanno spinto a lottare."
"Straordinario. E hai idea di quel che ti sia successo poi, dopo che i tuoi zii sono tornati?"
Sospirai. Su questo argomento non avevo molto da dire, se pensavo a quei giorni per me era buio totale, come lo stato di amnesia dopo una colossale sbornia.
"...Non ne ho idea. Mi dispiace. So solo che hanno tornato a somministrarmi le pillole, nella stessa quantità a cui erano abituati a darmele. Me ne hanno date davvero troppe.."
"È tutto?" chiese Hanji.
"Sí, è tutto." Ora si che mi sentivo completamente esposto. Come se mi avesse letto nel pensiero, la donna mi sorrise incoraggiante . "Non ti devi preoccupare."
"Non riesco a farne a meno. Io.. non sono normale."
"Perché? Come sarebbe la "normalità"
"Per lo meno le persone normali non fanno fuori i propri zii."
Hanji si fece sfuggire una smorfia. "Non sappiamo se sono davvero morti. E comunque sia, ricorda che non eri in te. C'è gente in questo mondo che compie stragi pur essendo consapevoli delle proprie azioni. Quelli, sono mostri."La ascoltai senza fiatare. "Questo mondo è così bello, ma anche crudele. Non è colpa tua se sei nato così, non lo hai avuto scelta." Mi arruffò i capelli, spettinandoli come piaceva tanto fare anche a Levi. Si assomigliavano quei due, nei loro modi di fare, più di quanto si possa pensare. Due cuori gentili in due persone dal carattere completamente opposto – forse era per questo che erano arrivati al punto di sposarsi. Ma Levi ora era mio come io ero suo, e le sue braccia strette attorno al mio bacino erano pronte a dimostrarmelo.
"Come ti senti, moccioso?"
"Solo un po' stanco" appoggiai la fronte alla sua spalla, guadagnandoci un abbraccio.
"Aww~ che piccioncini! Vorrei lasciarvi la vostra privacy, ma prima avrei qualcosa da dire in qualità di dottore, se permettete."
Mi scostai a malincuore dalle braccia del mio amante. Hanji aveva ragione, per quanto desiderassi ardentemente le attenzioni di Levi, non era questo il momento.
"Da ciò che hai raccontato, non ti consiglierei di prendere ancora quelle pillole. Quando ti sono state prescritte, avevano lo scopo di funzionare come soppressanti, e all'inizio potevano anche andare, dal momento che sembrano aver funzionato. Con il passare del tempo però, il tuo corpo deve essersi abituato al medicinale, motivo per cui hai ricominciato ad avere gli incubi e ad assumerne quantità spropositate. Quando per un periodo hai smesso di prenderle, il tuo organismo si è abituato aĺla nuova condizione, nel momento in cui i tuoi zii ti hanno obbligato a prendere il soppressante in quelle quantità e senza preavviso, questo deve aver causato una sorta di shock al tuo corpo... in parole povere una overdose. Questo spiega solo in parte ciò che è successo, e di certo non fa chiarezza sul motivo del tuo male. Riguardo a questo ho avuto un'idea, ascoltandoti, e potrei come non potrei avere una teoria a tal proposito... Eren, hai mai sentito parlare di ipnosi regressiva? ."
Rimasi interdetto. Si, ne avevo sentito parlare, ma non avevo idea che potesse essere una cosa seria. "Eeeh.. quella ipnosi per cui si è in grado di vedere chi eravamo nelle nostre vite passate, se non sbaglio?"
"Esatto! Credo valga la pena tenere in considerazione la teoria per cui tu avresti un conto in sospeso con la tua vita precedente!"
Levi la guardò ad occhi sbarrati. "A te manca qualche rotella.."
Hanji gli fece una boccaccia, iniziando a raccogliere dal divano la borsa con gli strumenti del lavoro.
"Piuttosto Quattrocchi, quella storia dell' overdose, è grave? Può avere conseguenza sulla salute di Eren? "
"..Non saprei...come ti ho detto, abbiamo bisogno di vedere le analisi prima di dire alcun che.." Levi non sembró apprezzare la risposta da come lo vidi agrottare le sopracciglia. Hanji rivolse ad entrambi un sorriso rassicurante, prima di salutare con un gesto della mano. "Ci vediamo domani ragazzi."disse, uscendo dalla stanza. "Buon proseguimento di serata e...Levi, vacci piano con il ragazzo, per domani sarebbe carino se potesse almeno camminare.."
Una ciabatta si schianto sulla porta che in quel momento Hanji se stava chiudendo alle spalle"Taci, Quattrocchi!!!"
"me ne vado! Me ne vado!" sentimmo dire alla voce, smorzata dalla presenza della porta chiusa.
Sospirai profondamente. Era finita. Mi resi conto di stare abbracciando Levi, solo quando le sue mani sciolsero le mie braccia intrecciate saldamente attorno alle sue spalle. Mi sentii improvvisamente perso senza quel contatto rassicurante, l'unica cosa certa che rimaneva nella mia vita.
Mi grattò leggermente sotto al mento, come fossi un gattino, prima di afferrarmi per le mani, aiutandomi ad alzarmi da divano.
"Andiamo in camera.."
Annuii, seguendolo obbediente. Ero così felice, che lui fosse ancora lì con me. Lo osservai aprire la porta della stanza, la nostra camera. Lui era la persona che mi aveva salvato la vita, la persona che mi aveva sempre ascoltato, accolto, che mi aveva accettato nonostante sapesse tante cose orribili su di me.. mi ero trovato a chiedermi chi altro avrebbe fatto tutto questo per me. Armin ? Lui era un buon amico, ma non aveva mai capito fino a fondo come stavano le cose. Mikasa? Lei era troppo incentrata sui suoi sentimenti nei miei confronti per rendersi veramente partecipe dei miei.
Non mi aveva mai tradito.
Non mi aveva mai abbandonato.
Entrammo nella stanza, Levi richiuse velocemente la porta, evitando che il gatto che aveva adottato e a cui avevo scoperto aveva dato il mio nome, ci seguisse. Nessun terzo incomodo; ora avevamo bisogno di tempo solo per noi due, come mi aveva promesso.
Mi trascinò sul letto, salendo a cavalcioni su di me. Per un lungo, intenso attimo si soffermò a guardarmi. Mi accarezzò una guancia con il dorso della mano.
"Stai bene?"
Solo lui si preoccupava davvero per me. La vista mi si appannò per colpa delle lacrime, ma non ero triste, no. Questa volta, erano lacrime di felicità. Incontrare quest'uomo era stata la cosa migliore che fosse mai capitata nella mia vita.
Annuii, afferrando il colletto della sua camicia. Lo trascinati già assieme a me, nell'istante in cui la mia nuca affondò nel cuscino, le nostre labbra si sfiorano, delicate come ali di farfalla.
"Mai stato meglio."
"Sei stato un bravo bambino, a parte la storia della telefonata."disse, baciandomi il dorso di una mano.
Ridacchiai."Dov'è la mia ricompensa..daddy?"
Levi fremette, nel sentire il nuovo nomignolo. Sorrise. Si avvicinò al lobo del mio orecchio, mordicchiandolo. "Attento, questo gioco potrebbe essere pericoloso, piccolo Eren."
"Non mi spaventi." Lo sfidai. "Non ho paura del lupo cattivo.." alzai il ginocchio, fino a farlo sfregare contro il cavallo dei pantaloni di Levi. Lui mi guardò, sorpreso dal mio atteggiamento audace. Mi piaceva vedere quella luce nei suoi occhi, mi piaceva sapere che stava provano quel genere di sensazioni, per merito mio. Mi faceva sentire sicuro di me.
Levi abbandonò la testa in avanti, lasciandosi sfuggire un lungo gemito gutturale, simile al ringhiare sommesso di un animale. "Stai provocando, piccola cappuccetto.. lo sai.. questo lupo sta morendo di fame.." Levi affondò i denti nella scapola di Eren, guadagnandoci un lamento. "Lasciagli assaggiare un po' della tua carne.."le mani sfilarono esperte pantaloni e felpa, lasciando scoperto il mio petto. Levi incominciò a baciarlo qua e là, per poi succhiare uno dei capezzoli e morderlo, non troppo forte, solo quel tanto che bastò per scatenare in me un forte calore che mi portò ad inarcare la schiena violentemente. Si staccò di colpo , lasciandomi confuso. Le sue mani corsero alla sua cravatta, sfilandola con destrezza.
"..Posso? "
. Annuì con un sorrisetto malizioso, intuendo le sue intenzioni. "Fammi tutto quello che vuoi, Daddy.." Risposi porgendogli i polsi. Non perse tempo a legarli assieme, sopra alla mia testa. Dal cassetto del comodino estrasse un fazzoletto di tessuto nero, con cui mi bendò. Non appena il mondo divenne buio attorno me, sentii la mia sicurezza dissolversi. Non sapevo cosa aspettarmi, senza vedere non potevo dire quale sarebbe stata la prossima mossa di Levi. Ero completamente spaesato.
"..Aaah..!" Avvertii qualcosa di caldo e bagnato percorrermi l'interno coscia. Tremai, sentendomi sciogliere sotto quel contatto.
La lingua di Levi tracciò un percorso dal ginocchio fino alla zona interna, fermandosi dove iniziava l'orlo dei boxer.
Sentii il contatto sparire.
Un attimo dopo, quel calore umido comparve sul mio membro.
Mi trattenni dal gemere in maniera incontrollata, mentre la bocca di Levi succhiava la prominenza nei miei boxer, senza darmi nemmeno il tempo di respirare. Qualche suono strozzato uscì dalla mia bocca. Era fantastico. Bendati, il senso del tatto risultava amplificato, per cui ogni sensazione che lui mi dava, per me era la fine del mondo. "Mhmm.. Daddy!" mi lamentai, tra un ansito e l'altro.
Lo sentii muoversi, dopo pochi secondi mi ritrovai con il bacino alzato, le gambe probabilmente sulle sue spalle, e la sua bocca, le sue deliziose labbra erano sulle mie. Infilò la lingua nella mia bocca, mi abbandonai al suo sapore in uno stato di estasi, sentivo il suo membro duro strusciare tre mie natiche, avanti ed indietro. Non sapevo per quanto tempo sarei riuscito a resistere a quella tortura.
"Ah.. Ah.. Daddy.."
"Mh? Cosa c'è, piccolo?" rispose lui, baciandomi sulla spalla.
"Per p-piacere..."
Mi baciò sulla guancia. "Dimmi, che cosa vuoi?"
Sentii le guance andare in fiamme. Maledetto.. mettermi in imbarazzo in quel modo. Lo sentii dare una profonda spinta con il bacino, il suo membro scivolò tra le natiche fino a scontrarsi con il mio, ormai duro come la roccia.
"Aah! M-Mettilo dentro, Daddy! Penetrami- Ahn! V-voglio sentirti d-dentro di me!"
Levi emise un suono soddisfatto, i miei boxer volarono via in chissà che angolo della stanza.
"Ti darò quello che vuoi, cappuccetto.." Quasi lo vidi sogghignare. Dopo un attimo, mi ritrovai con il bacino ancora più in alto, mentre una sostanza liquida e fredda colava tra le mie gambe, facendomi rabbrividire.
Il dito di Levi indugiò sulla mia apertura, massaggiandola prima di penetrarla in profondità. Mi sfuggì un lamento.
"Shh.. rilassati, non stringere.."
Tentai di non badare al dolore, inutilmente. Dopotutto, non ero ancora abituato, dopo solo tre volte..
"Ahaa!" Lo sentii leccare la mia lunghezza. Alcune scosse di elettricità mi percorsero la spina dorsale, fino alla punta dei piedi. Il mio membro venne accolto nella sua bocca. Lo avvertii succhiare, facendo scivolare la lingua sulla punta, tormentandola fino a quando non mi sentii esplodere. "Basta! S-stò per...!!"
"Non ora, piccolo mio." Strinse il mio membro nella sua mano, tappando la punta con il pollice. Mi lamentai, piagnucolando. Faceva male essere così duri e non poter venire, è un po' come pisciare e costringersi a smettere di colpo. Era dannatamente doloroso.
Levi estrasse le sue tre dita da dentro di me, sostituendole con il suo membro. "Prendi un bel respiro..." Lo sentii scivolare dentro, piano ma senza fermarsi, fino a riempirmi con la sua piena lunghezza. Il mio membro fremette tra le sue mani.. era ancora un po' doloroso, ma anche così bello..
Scivolò dentro e fuori, prendendo ritmo. Mi distese sul letto, prima di prendere velocità, e mi strinsi a lui come non ci fosse un domani. Io e lui, Lui ed io, insieme, uniti da quel gesto naturale e semplice che si chiama "fare l'amore", un gesto così bello, che mai capirò come mai sia screditato da certi Credo. Senza amore, il mondo non gira.
Incrociai le gambe sulla sua schiena. "Ah! Così- così p-profondo!! D-Daddy"
Levi si spinse ancora di più entro di me, più veloce, più forte, fino a quando non sentii il suo seme caldo in profondità.
"C-Così tanto.."la mano di Levi pompò velocemente il mio membro, fino a farmi venire quasi immediatamente, urlando il suo nome.
Le nostre labbra si attirarono a vicenda, come calamite. Ci baciammo fondendoci l'uno con l'altro, trasmettendoci a vicenda quel sentimento profondo annidato nei nostri cuori.
La prima cosa che feci dopo essermi staccato da lui fu sorridergli.
Lui mi osservò, e poi.. gli angoli della sua bocca si piegarono in un sorriso. Un sorriso genuino, ampio, carico di aspettative, del tipo che non mi sarei aspettato di vedere sulle sue labbra, semplicemente perché pensavo non fosse nella sua natura.
"Eren, sono felice!" lo sentii bisbigliare.
E con questo lo abbracciai, stringendomi a lui, mentre sentivo le sue labbra posarsi sul mio capo, e le sue braccia attorno alla mia vita mi avvolgermi come se da me dipendesse la sua esistenza.
QUESTO CAPITOLO E' STATO UN PARTO. NON SO NEMMENO IO PERCHE' MA SEMPLICEMENTE NON VENIVA D: MI DISPIACE DI AVERVI FATTO ATTENDERE UN' ETERNITA'.
POI HO DOVUTO ANCHE TRASLOCARE, E PURE QUESTO NON HA AIUTATO...
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