Cap. 24


EREN POV

"Non è divertente, Eren."

Mikasa mise il broncio, afferrandomi per le braccia ed attirandomi a lei. Opposi resistenza.

"Hey, Non è uno scherzo. Sono assolutamente, irreversibilmente gay."Ribattei scocciato. " Mi ci è voluto un po' prima di rendermene conto, ma è così. Mi dispiace."Mi ritrassi da lei, facendo un passo indietro."Questo, comunque non vuol dire che io non ti voglia bene. Sei sempre stata come una sorella, per me." Mi affrettai ad aggiungere.

Mikasa rimase in silenzio.

"Chi è lui?"

"Eh?"

"Chi è il bastardo che sta cercando di portarti via da me?"

Questa volta fu il mio turno d'arrabbiarmi. "Non è un bastardo, è il mio ragazzo, e non sta cercando di portarmi vi da te, Mikasa, perché io non ti appartengo, non sono un cazzo di oggetto!"

Delle lacrime iniziarono a rigare le guance della ragazza"Tu sei sempre stato tutto per me, Eren!"

Sospirai, cercando di calmarmi un po'."Lo dico per te, Mikasa. Apri gli occhi. Apri il tuo cuore ad altre persone. Forse io non sarò mai in grado di ricambiarti nel modo che desideri, ma magari esiste qualcun altro là fuori che è pronto ad accogliere i tuoi sentimenti a braccia aperte. Anzi, ne sono più che certo."

Mikasa si fece scivolare sul pavimento del bagno, mentre il suo corpo veniva scosso da tremiti e singhiozzi; continuava ad asciugarsi le lacrime con la manica della felpa, inutilmente. Non potevo fare a meno che sentirmi tremendamente in colpa. Per la prima volta avevo visto crollare quella maschera di indifferenza che si portava sempre addosso, le avevo fatto del male, proprio io, uno dei suoi due migliori amici, la persona che amava.

"Non è vero. E' soltanto un brutto sogno." Disse coprendosi gli occhi.

Mi sentii male per lei.

"E' tutto vero, Mikasa." Bisbigliai. Mi accovacciai di fronte a lei, allungandomi per darle un abbraccio consolatorio.

"No! Non mi toccare!" La ragazza mi spinse via violentemente, facendomi cadere all'indietro sul pavimento freddo. La guardai sorpreso.

"Non mi toccare.." sussurrò ancora.

Fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato facesse, e che mi spezzò il cuore. Si tolse la sciarpa rossa dal collo e me la gettò, come se fosse un semplice straccio.

"Vattene."

Presi la sciarpa, stringendola a me. Aprì la bocca per parlare, volevo almeno salutarla, ma un nodo alla gola mi impediva di spiccicare parola. Non pensavo sarebbe stata così dura. Guardai la ragazza a terra un ultima volta, poi con la sciarpa rossa tra le mani lasciai il bagno, chiudendomi la porta alle spalle.

"C'e l'hai fatta, Jeager."

Quella voce. Mi girai, aspettandomi di trovare il ghigno strafottente di Jean. Rimasi spiazzato quando mi accorsi che quell'espressione sul suo viso non c'era. Mi guardava, quasi con orgoglio.

"Così pare." Risposi con un filo di voce. Non ero in vena di discutere.

Lo sguardo gli cadde sulla sciarpa rossa tra le mie mani. "Non ti preoccupare, Mikasa è in buone mani."Disse soltanto, avvicinandosi alla porta del bagno ed appoggiando la mano sulla maniglia.

"Ah, già, quasi dimenticavo." Jean infilò una mano nelle tasche, estraendo un foglietto tutto accartocciato. "Questo dev'essere tuo, vero?" Me lo lanciò, poi sparì dietro alla porta del bagno, lasciandomi spiazzato. Non appena la porta si fu chiusa mi sbrigai ad aprire il foglietto che tenevo tra le mani. Era proprio lui. Il foglio della prima ora, quello che il professore aveva gettato nel cestino, quello su cui avevo disegnato Levi.

Jean Kirchstein stava cominciando a starmi quasi simpatico.

LEVI POV

Guardai l'orologio.

"Le cinque e mezza..." Il moccioso avrebbe dovuto essere qui a momenti.

Sfogliai un'altra pagina del giornale, standomene comodamente seduto sul divano, a gambe accavallate. Ero nervoso, per qualche motivo che non riuscivo a comprendere. Forse perché non mi piaceva lasciare Eren andarsene in giro da solo, dopo quello che era capitato, ma non potevo nemmeno costringerlo a starsene a casa, anche se la cosa mi avrebbe rassicurato molto .

Tsk."

Passarono solo un paio di minuti, prima che il suono di qualcuno che armeggiava con la serratura della porta d'ingresso si fece sentire. Quel qualcuno entrò, sbattendosi la porta alle spalle, il rumore di passi si avvicinò al salotto. La mia espressione si incupì.

"Oi, Eren. Smettila di sbattere la porta quando entri! Vuoi demolirmi la casa?"dissi, senza distogliere l'attenzione dal giornale.

Nessuna risposta.

"Eren?"

Il rumore di un singhiozzo mi fece voltare.

"Eren?" ripetei, questa volta in tono preoccupato. Il ragazzo mi guardò con gli occhi colmi di lacrime.

"L- l'ho fatto." Disse tra i singhiozzi.

Mi sporsi prendendolo per un braccio e lo attirai a me, facendolo sedere sul divano. "Fatto cosa?"

"Gliel'ho detto..a-a Mikasa.. Che so- sono gay..."

Il mio cuore fece uno strano salto nel petto. La mia espressione era quella di una persona preoccupata, ma dentro ero davvero felice.. Eren aveva scelto me, alla fine.

"Shsss... ho capito, non devi dire altro." Gli sussurrai all'orecchio. Sfiorai le sue labbra con le mie, delicatamente, e lo abbracciai, lasciando che si calmasse.

"Ti amo, Levi." Disse il ragazzo, stringendosi ancora di più a me.

Diamine, anche io lo amavo, ma dire quella semplice frase semplicemente mi terrorizzava. Erano solo due semplici parole, che però non ne volevano sapere d'uscire dalla mia bocca.

"Idem." Risposi.

Eren mi guardò un po' deluso. "Il tuo romanticismo è sconvolgente."

Lo bacia sulla bocca, con dolcezza e passione. Forse le mie labbra avrebbero potuto parlare per me, esistono tanti modi per trasmettere il contenuto del proprio cuore. Eren gemette sulla mia bocca, lasciandosi andare.

"Mhmm.. Levi..."

Feci scivolare le mani sotto alla sua felpa accarezzandogli i fianchi. Eren si mise a cavalcioni sulle mie ginocchia, le sue mani calde mi accarezzarono il viso mentre il bacio si faceva più accaldato, e le nostre lingue ormai avevano iniziato a lottare tra loro.

"E-ren.." sospirai sulle sue labbra "Aspetta.. dopo.."

"Mh?" il ragazzo si staccò da me, pulendosi la saliva dai lati della bocca. "Guarda che hai iniziato tu!"

"Lo so." Ansimai. "Ma prima dovremmo mettere in ordine la tua roba. Prima sono tornato in quella casa, ho preso tutto quello ho pensato ti potesse servire."

Eren mise il broncio. "Mi hai illuso.."

"Non direi." Mi avvicinai al suo orecchio, mordendone appena il lobo e accarezzando la pelle del suo collo con il mio respiro. "Aspetta questa sera.."

Sorrisi quando vidi il ragazzo arrossire. Si, era proprio questa la reazione che volevo ottenere.

"D-Dove la devo mettere la mia roba?" Chiese lui, facendo finta che nulla fosse successo.

"In camera nostra direi che andrà bene."

Andai nella stanza dove avevo messo gli scatoloni pieni di roba, ne raccolsi uno e lo portai in nella stanza matrimoniale, con Eren dietro di me che seguiva il mio esempio. Lo aprii, trovandolo pieno di fogli e libri. Quel che più mi aveva sorpreso della vecchia camera di Eren, era la quantità di disegni che vi avevo trovato. Presi a sfogliarli, interessato, quando la mia attenzione cadde su uno di questi in particolare.

Una ragnatela interamente rossa ricopriva il foglio, in mezzo ad essa, uno omino dai capelli blu e l'espressione imbronciata sembrava impugnare qualcosa di molto simile a due spade. Sulle sue spalle svolazzava una mantella verde. Era assolutamente ridicolo, ma sembrava quasi che Eren avesse disegnato me. Era qualcosa di assurdo, ma la cosa ancora più assurda era che io conoscevo già quel disegno, quei filamenti rossi, io li avevo già visti.

Li avevo visti disegnati sulle pareti della vecchia casa di Eren, dipinti con il sangue.

Ammetto di essermi presa una luuuuuuuuuunga vacanza da questa ff, per lo più per concentrarmi sull'altra che sto scrivendo, "NO NAME" ma non temete non la abbandonerò, magari ci metterò un po' a finire le mie storie, ma non le abbandonerò mai e poi mai.


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