Cap. 19



ATTENZIONE: SMUT ( SCENE SPINTE) IN QUESTO CAPITOLO.

Il cellulare vibrò sul pavimento, lo schermo si accese, illuminando il profilo della camera avvolta nel buio con la sua luce pallida.

*1 MESSAGGIO- ARMIN*

Smisi per un istante la mia posa rannicchiata, giusto il tempo di allungare la mano e raggiungerlo, per poi tornare a chiudermi in me stesso subito dopo.

>Hey, Eren! : ) Come mai non eri a scuola oggi? Stai male? Mikasa non l'ha presa bene, pensa che tu sia morto o che ti abbiano rapito... L <

Mi asciugai con la mano gli occhi lucidi di lacrime, prima di pensare a che risposta digitare.

Che avrei dovuto scrivere? La verità? Che finalmente dopo mesi di assenza, i miei zii si erano degnati di tornare a casa, e la prima cosa che avevano fatto era stata picchiarmi per via della mia assenza ingiustificata? No.

Non volevo che Armin e Mikasa si preoccupassero troppo, non volevo far vedere loro la mia debolezza. Mi fidavo di loro, ma questo non era un problema che aveva a che fare con la fiducia... io non riuscivo a parlarne con nessuno.. mi vergognavo. Possibile che alla mia età non fossi ancora in grado di difendermi da solo?

Mi toccai delicatamente l'impronta dello schiaffo del giorno prima che ancora bruciava sulla guancia.

No, a quanto pare.

Tornai a focalizzarmi sul messaggio:

>Ciao. Non sto molto bene, credo che rimarrò a casa anche i prossimi giorni, dì a Mikasa di non preoccuparsi.

P.S. Ho risolto le cose con Levi... ora è ammalato, ha detto di avvisare che i recuperi sono spostati la prossima settimana.<

Aspettai con il telefono in mano la risposta che non tardò ad arrivare.

>Va bene, facci sapere in caso ti serva qualcosa. Cerca di guarire presto.

P.S. ;) Fantastico! XD Però la prossima volta date sfogo alla vostra passione quando non è ammalato, così non ti passa l'influenza ;)<

Sospirai leggendo il post scriptum. Magari fosse stato quello, il problema. Pensandoci era dal giorno in cui Mikasa aveva fatto irruzione in casa mia che io e Levi.. insomma.. lui non mi aveva ancora toccato in quel modo da quella volta. Erano passati mesi, ma considerato il fatto che avevamo chiarito la questione solo da poco, era anche comprensibile.

Questo però non toglieva il fatto che avevo voglia di lui. Diamine, se ne avevo voglia.

Lo avevo desiderato per tutti i mesi in cui eravamo stati distanti, ed ora che finalmente ci eravamo riuniti, mi vietavano d'uscire di casa?

Strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie nel palmo della mano.

No. Non mi avrebbero fermato così facilmente. Avevo promesso a Levi che sarei tornato da lui, e così avrei fatto, a costo di calarmi dalla finestra con le lenzuola.

Lanciai uno sguardo alla porta chiusa a chiave, e un altro alle suddette lenzuola, calcolando ad occhio se avrebbero retto il mio peso. Mhmm.. forse non era un'idea così campata per aria... Attraversai la stanza e le afferrai, cercando di annodarle come avevo visto fare nei film.

Mi diressi alla finestra e la aprii, calando il mio capolavoro fino a terra e annodando l'altra estremità ad un pezzo sporgente di ferro. Nel momento in cui guardai in basso, ringraziai Dio di abitare al secondo piano.

Cazzo.

Ogni volta che mi trovavo di fronte ad un altezza, sentivo come una voce, una sensazione che mi diceva di buttarmi. Non sapevo se questo fosse normale, se fossero queste quelle che la gente chiama "vertigini", io sapevo soltanto che avevo paura di poter dare ascolto a quella voce, un giorno o l'altro.

Presi un bel respiro e salii sul bordo della finestra, dando le spalle al vuoto ed aggrappandomi con tutte le mie forze al lenzuolo. Mi preparai psicologicamente un paio di minuti, poi, finalmente, puntai i piedi sul muro ed iniziai a scendere, trattenendo il respiro per tutta la discesa.

Quando arrivai all'ultimo metro di stoffa decisi che bastava così, e mi lasciai cadere, rotolando sull'erba morbida del giardinetto sul retro.

Missione compiuta! Sorrisi fra me e me, mentre mi alzavo scuotendo via alcuni fili d'erba dai jeans.

Diedi uno sguardo all'ora sul cellulare. Perfetto, sarei arrivato giusto un po' in ritardo, ma era fattibile. Levi che mi stava aspettando..

LEVI Pov.

L'orario delle visite era iniziato già da un po', e del moccioso ancora non c'era traccia.

"Tsk"

-Spero per lui che non mia abbia dato buca- pensai innervosito.

Non mi sforzai di nascondere la mia espressione annoiata quando entrò l'infermiera a cambiarmi la flebo. Il mio sguardo doveva mettere davvero paura considerate le mani tremanti della poveretta che armeggiavano con l'apparecchiatura.

Non me ne sarebbe potuto importare di meno, riguardo quello che avrebbe potuto pensare di me. Pensava fossi un maleducato? Bene, probabilmente aveva ragione.

-Eren.... moccioso, quanto tempo ancora hai intenzione di farmi aspettare?

Iniziai a tipettare con l'indice sopra ad un tavolino adiacente al letto, la mia pazienza man mano andava sfumando. L'orologio appeso alla parete della stanza, intanto, continuava a battere i minuti uno dopo l'altro. Il silenzio rotto da quel fastidioso ticchettio era quasi assordante. Poi la porta si spalancò di colpo, ed il ragazzino dai capelli castani e gli occhi verdi fece irruzione nella stanza, spaventando l'infermiera che stava per uscire, facendola quasi svenire.

"Levi!"

"Moccioso...sei in ritardo."
"Scusami.Sono successe delle cose.."

L'espressione del mio viso mutò completamente non appena i miei occhi si posarono sopra ai lividi sulla sua guancia, l'irritazione lasciò il posto alla preoccupazione.

"...Eren... avvicinati."

Il ragazzo mosse qualche passo incerto verso di me.

Non appena fu a tiro lo afferrai con il braccio sano attirandolo, ora i nostri visi si trovavano a pochi centimetri di distanza.

"Chi è stato?"

"C- Che cosa?"

"La mano stampata sulla tua faccia. Chi è stato?" Ripetei, mantenendo il tono della mia voce basso nonostante la rabbia che mi stava montando dentro. Chiunque fosse stato a toccare il mio Eren, l'avrebbe pagata cara.

" Non è niente..." Eren cercò di divincolarsi dalla mia presa, allontanandosi da me. Non glielo lasciai fare. Lo tirai ancora fino a trascinarlo sul letto, prendendogli il viso tra le mani ed accarezzandogli la guancia.

"Non la passerà liscia"
"Levi, ti prego..." Il ragazzo mi afferrò i polsi, alzai lo sguardo su di lui in tempo per vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime.

"Eren, che cosa vuol dire? Perché non mi rispondi? E' stato..Erwin?" Pronunciai quel nome quasi sputandolo, come fosse un insulto.

Lui scosse la testa. "Non è stato Erwin.."

"E allora chi?" Quasi urlai, frustrato.

Ora dei rivoli salati gli bagnavano le guance mentre mi guardava con un espressione triste ed indifesa, difficile da decifrare.

"Sono una persona inutile.."

Ma che sta dicendo?

"Non sono capace di fare nulla.."

"Eren,  che cazzo stai dicendo?"

"Sarebbe stato meglio se non fossi mai nato."

Sarebbe meglio.... Cosa?!?

Mi sporsi verso di lui, afferrandolo per le spalle e trascinandolo tra le mie braccia.

Stupido, stupido moccioso. Gli tirai una pacca leggera sulla fronte, come si fa con i cuccioli di cane.

"Non dirlo mai più." Dissi, lasciandolo poi singhiozzare per un po' contro il mio petto. Come poteva dire una cosa del genere di se stesso?

"Eren."

"Mh?'"

"Se tu non fossi mai nato, sarebbe stato un bel problema. Non hai idea di quanto sia importante la tua presenza a questo mondo per me." Mi abbassai ad asciugargli le guancie bagnate di lacrime con teneri baci. "Tu sei mio. " bisbigliai tra un bacio e l'altro." Sei il mio moccioso, e sei perfetto così come sei." Mi scostai un attimo per guardarlo negli occhi.

"Allora, vuoi dirmi chi è stato?

Lui parve esitare un attimo, arrossendo vistosamente.

"I-Io.. io non volevo.."

Inarcai un sopracciglio, in attesa.

"Mio zio! E' stato mio zio..."

Annuii soltanto. Suo zio? Aveva accennato ai suoi parenti, al fatto che fossero sempre assenti; avevo capito che non erano un gran che, ma non pensavo arrivassero a questo. Che gente di merda. Corrucciai le sopracciglia, cercando di sopprimere il desiderio di uscire dal letto d'ospedale seduta stante ed andarli a cercare per prenderli a calci in culo.

"Quando potrò uscire dall'ospedale, verrai a stare da me." Dissi di punto in bianco.

L'espressione dipinta sulla faccia di Eren mutò non appena percepì il significato di quelle parole. La tristezza divenne confusione, poi si tramutò in sorpresa ed infine in gioia pura.

"Davvero?" Eren esultò entusiasta.

"A patto che tu ti faccia la doccia regolarmente, che mantenga la camera in ordine e che mi dai una mano nelle le pulizie. La tua stanza fa concorrenza ad una discarica, quel casino non deve vedersi in casa mia, chiaro ?"

Eren annuì vigorosamente.

"Bravo il mio moccioso."

Lui tornò ad arrossire, io lo presi per il collo della maglietta e lo trascinai verso di me, baciandolo delicatamente.

"Sei mio, Eren. Solo mio."

Tornai alle sue labbra morbide, baciandole brevemente ancora ed ancora con delicatezza, sfiorandole a volte; le assaggiavo per poi lasciarle andare subito dopo, con fare provocatorio. Lui sorrise, sommerso da quella pioggia di baci.

"Non pensavo fossi un tipo possessivo!"

"Non puoi immaginare quanto.." sospirai contro le sue labbra.

Continuai a tempestarlo di baci, questa volta però scendendo lungo il suo collo, alla ricerca di un punto ben preciso. Quando sentii Eren gemere mordicchiai la carne morbida, succhiando come un vampiro assetato di sangue. Si, lo volevo marchiare.

"HA-Aa! Levi!"

Eren strinse con più forza le maniche della mia camicia, cercando di trattenere i gemiti. Succhiai il suo collo ancora per qualche secondo assicurandomi che il segno fosse visibile, poi mi staccai da lui, sussurrandogli:

" Non vedo l'ora.."

Gli lasciai un bacio.

"Di farti mio"

Gliene diedi un altro

"Di nuovo.."

Feci per baciarlo ancora, ma non ci riuscii. Con mio disappunto, Eren scese dal letto, allontanandosi verso la porta.

EREN Pov.

No, non potevo aspettare ancora. Lo volevo. Subito.

Raccogliendo tutta la forza di volontà che avevo in corpo scesi dal letto, ansimante, avviandomi verso la porta. Nessuno sarebbe venuto a disturbarci: la stanza era in un punto isolato dell'ospedale, Hanji era al lavoro, e l'infermiera delle flebo era uscita quando ero arrivato. Eravamo soli, solo io e lui.

Mi avvicinai e la bloccai, chiudendola a chiave, poi mi volta verso di lui, i suoi occhi color ghiaccio come sempre risultavano difficili da decifrare, nonostante questo potevo dire come quella fosse la sua "espressione confusa." La mia ipotesi ricevette conferma non appena si decise ad aprire bocca.

"Che stai facendo, moccioso?"

Mi avvicinai in silenzio, tornando a salire sul letto e mettendomi a cavalcioni su di lui. Facendo attenzione a non toccare le zone del suo corpo coperte da bende, mi abbassai e lo guardai intensamente negli occhi, verde prato e azzurro ghiaccio si persero l'uno nell'altro.

"Ti voglio ora."

Io stesso mi sorpresi per la mia sfrontatezza.

Levi rimase impassibile a guardarmi, anche se per me era evidente che in realtà le mie parole dovevano aver scatenato qualcosa in lui. Avvertii la sua mano sana percorrermi la coscia.

"Eren."

"Si?"

"Voglio che tu faccia una cosa per me."

Un sorrisetto diabolico era spuntato sulle sue labbra. Gli lancia uno sguardo perplesso.

"Spogliati."

Ero quello che stavo aspettando, tuttavia non potei fare a meno di diventare rosso come un semaforo davanti a quella richiesta cruda e diretta. A peggiorare le cose, la posizione in cui mi trovavo aveva un che di estremamente imbarazzante, con il mio corpo così esposto in bella vista.

Titubante, afferrai i bordi della felpa, alzandola sopra alla testa e facendola cadere a terra. Feci lo stesso con la maglietta, restando a petto nudo, seduto sopra di lui. Qualcosa (e non c'era bisogno di avere molta fantasia per capire cosa fosse) iniziava ad esercitare una certa pressione là, sotto al mio sedere. Senza pensarci due volte mi ci strofinai contro, sorridendo sornione. Un mugolio trattenuto sfuggì dalle labbra di Levi, che strinse la presa sulla mia coscia.

Mi sollevai appena da lui, giusto il tempo di calare la zip dei pantaloni e sfilarli velocemente. Stavo per fare lo stesso con i boxer quando la voce di Levi mi fermò.

"Aspetta.."

Mi abbassai a baciarlo, voglioso, ma lui mi scostò nuovamente. Lo guardai, chiaramente confuso.

"Ti ho detto che volevo facessi una cosa per me, moccioso."

Continuavo a non capire. Non era questo quello che voleva? Lui sospirò, notando la mia aria spaesata.

"Guarda sull'altro letto. Lo vedi quel camice? Se l'è dimenticato qui l'infermiera che cambia le flebo. Adesso tu lo prendi e lo indossi per me." Sottolineò l'ultima frase con un sorrisetto perverso.

"C-cosa?"

"Se non lo vuoi fare, allora rivestiti."

Per un attimo provai a protestare "He? N-No! Non voglio!"

"Allora sai cosa devi fare."

Scesi da lui, imbronciato come un bambino a cui hanno tolto le caramelle. Mi spostai dall'altro lato della stanza, indossando in fretta il camice da infermiera, sfilai i boxer senza farmi notare e tornai da lui, arrampicandomi sul letto. Perfetto, avevo fatto quello che voleva! Ora potevo fare quello che piaceva a me, giusto?

Mi chinai su di lui, baciandolo con passione. Levi rispose al bacio con la stessa foga, insinuando la lingua nella mia bocca, prendendo possesso dei miei spazi, intrecciandola alla mia. Iniziai a muovere i fianchi come avevo fatto prima, con la sola differenza che ora non c'era altro tra noi se non la sottile stoffa della camicia da ospedale di Levi, abbastanza inutile, dal momento che potevo percepire con chiarezza la sua erezione strusciare tra le mie natiche.

"Mhmm... L- Levi..." mugolai, staccandomi dal bacio.

Lui ne approfittò per alzarsi quel tanto che gli era permesso per raggiungere uno dei miei capezzoli, ed iniziò a mordicchiarlo, strappandomi altri lamenti confusi.

"Aha!"

Avvertii di colpo le sue dita penetrarmi, prendendomi alla sprovvista. Non ero abituato a quella sensazione, un po' fece male, fino a quando Levi non iniziò a colpire un punto preciso e.. diamine... si! Si! Ancora! Così! Non avrei potuto averne mai abbastanza, ormai ero ridotto ad insieme confuso di gemiti e nulla più.

"Levi...ti prego.." Lo chiamai, cercando di fargli intuire quale fosse il mio desiderio. Lui sorrise annuendo. Impaziente, alzai la camicia esponendo la sua erezione. La afferrai massaggiandola, portandola poi ad allinearsi con la mia apertura.

Era diverso dalla prima volta, ora ero io ad avere il controllo della situazione. Era strano, imbarazzante, ma anche dannatamente eccitante.

Mi calai piano sopra di lui, serrando gli occhi fino a quando la punta non fu completamente dentro. Mugugnai, andando fino in fondo. Lo percepivo distintamente dentro di me, esserne consapevole mi eccitava incredibilmente..

"Eren..hei, piano, mi stai stritolando."

"S-Scusa" ansimai. "E' così- bello!"

Iniziai ad andare su e giù.. su e giù... muovendo i fianchi in maniera sensuale, felice di sentire Levi sotto di me farsi sfuggire suoni rochi e sospiri di piacere. Qualche anno prima mi era capitato di guardare dei video porno in cui una ragazza cavalcava un ragazzo, non avrei mai pensato che un giorno sarebbe toccato a me trovarmi in quella situazione, tentando di muovermi in maniera sinuosa sul corpo di un uomo.

Avvertii la mano di Levi stringere il mio membro e cominciare a pomparlo. Gemetti per il piacere, riversando la testa all'indietro e continuando a sobbalzargli in grembo.

"Ah! Eren!"

Levi mosse i fianchi, penetrandomi con forza, andando a colpire quel punto delicato dentro di me: mille sensazioni mi travolsero in una esplosione di piacere, un forte calore invase il mio corpo e non riuscii più a trattenere i lamenti ed i gemiti assordanti che riempirono la stanza d'ospedale.

"Le- Levi! Levi! Sto per- AH! ODDIO SI! Ah! Levi! Levi!"

Levi mi trascinò giù, baciandomi con foga.

"Ti amo!" gemetti sulle sue labbra, un istante prima che il mio corpo si contraesse e la mente andasse in bianco, giunti entrambi all'apice del piacere.

Levi ci mise ancora un paio di secondi, prima di venire. Con un grugnito sommesso, si aggrappò con forza al mio corpo nell'istante in cui l'orgasmo prese il sopravvento su di lui, spingendosi con vigore dentro di me un'ultima volta.

"Wow.." fu la prima cosa che mi uscì dalle labbra non appena ci fummo ripresi.

Ci guardammo negli occhi, in silenzio.

"Non hai la più pallida idea di quanto tu sia sexy, vestito così." commentò Levi.

Lo fulminai con lo sguardo, prima di togliermi da sopra di lui e scendendo dal letto. "Vecchio pervertito" bisbigliai.

"Come mi hai chiamato, moccioso?"

"Niente, niente! " mi affrettai a rispondere, andando alla ricerca di un pacchetto di salviette per rimediare al pasticcio che avevamo combinato. Lo aiutai a pulirsi, poi mi tolsi il camice per rindossare i miei vestiti. Una volta terminato mi riavvicinai a lui.

"Devo andare." Sussurrai triste, baciandolo timidamente sulle labbra.

Levi mi guardò, con in viso dipinta un'espressione corrucciata.

"Se quei maiali osano anche solo sfiorati di nuovo..."

"Resisterò"

"Tornerai domani?"

Incespicai nelle mie stesse parole, cercando una risposta convincente. "Forse" sussurrai alla fine, aprendo la porta ed uscendo, chiudendomela poi alle spalle.

Me ne stavo andando dall'ospedale quando la vibrazione del cellulare nelle mie tasche mi fece sobbalzare. Lo tirai fuori, mentre una strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco.

*1 MESSAGGIO- ZIO*

>So dove sei stato.<

Fissai sconvolto quella frase per qualche secondo, prima di alzare lo sguardo sull'altro lato della strada ed incrociare gli occhi dell'uomo che mi aveva inviato quel messaggio che mi osservavano furiosi.


(DEATH) NOTE DELL'AUTRICE: Capitolo lungo, sto giro! E poi... bho... Cose.

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