Cap.17
EREN POV
Chiusi gli occhi d'istinto, aspettandomi di avvertire il dolore lancinante della pallottola che penetrava le mie carni da parte a parte.
-E' tutto finito..- Le lacrime presero a scendermi lungo le guancie –Se solo non avessi trascinato qui anche te, Levi. Se solo avessi dato ascolto al mio istinto...-
Nel parcheggio risuonò un urlo di dolore.
Serrai ancora di più gli occhi, poi realizzai: quella voce non era la mia..
Quando trovai il coraggio di socchiuderli, l'uomo che fino a qualche secondo prima mi stava di fronte puntandomi la pistola contro era riverso a terra, i pantaloni all'altezza del ginocchio erano fradici di sangue, l'odore ferroso e pungente mi penetrava le narici.
"EREN! LEVI! STATE BENE?!"
Quella voce.... Misi a fuoco la scena, concentrandomi sulla figura femminile che gridava i nostri nomi, seminascosta dietro ad un cassonetto delle immondizie.
"HANJI!!"
La donna si espose per un attimo, sparando un nuovo colpo che andò a vuoto.
Davanti a me, i due uomini rimasti in piedi imprecarono, uno di loro rivolse la propria arma verso Hanji, mentre il terzo sembrava non sapere che fare, il suo sguardo rimbalzava tra me, l'uomo a terra e la donna dietro al cassonetto.
"Idiota! Pensa al ragazzino!" lo apostrofò il compagno.
Il grassone mi si avvicinò, facendo per estrarre la propria arma dalla tasca della giacca. Non gliene diedi il tempo. Con un urlo mi lanciai contro di lui, bloccandogli il braccio e impossessandomi della pistola.
"Non ci provare, bastardo!"
Mi scansai da lui puntandogliela contro. Se volevo fare qualcosa, quello era il momento. Strinsi la pistola con entrambe le mie mani tremanti. Era la prima volta che ne impugnavo una; per un attimo esitai, deglutendo. Stavo sudando freddo.
Poi i miei occhi si spostarono sulla figura di Levi, ancora a terra.
No.
No.
Non li potevo perdonare.
"Tatakae..."
Esplosi il colpo.
Appena il corpo cadde a terra con un tonfo, l'altro uomo andò in panico, non sapendo più se rivolgere la propria arma verso di me o verso Hanji. Decise di darmi le spalle. Stupido, stupidissimo errore.
"Se voglio vincere, devo combattere." Sussurrai, una volta che anche l'ultimo uomo fu a terra, in una pozza di sangue. Gli avevo sparato ad una gamba.
"...Senza pietà...devo ucciderli...tutti..."
Puntai alla testa.
"EREN!"
Una mano mi afferrò per la spalla, facendomi voltare. Hanji mi stava di fronte, preoccupata.
"Eren, basta così. Stai bene?"
"I-Io...." Balbettai incespicando nelle mie stesse parole " No So.. Non lo so." Poi una consapevolezza mi attraversò come un fulmine a ciel sereno. "Levi!!!"
Mi divincolai dalla presa della donna e corsi dal corpo a terra, lasciandomi cadere sulle ginocchia. Iniziai a scuoterlo leggermente.
"Levi! Levi! Mi senti?"
Il mio sguardo si fece appannato, ed altre lacrime presero a scendere copiose. Tirai su con il naso.
"L-LEVI!?" MI SENTI?!"
L'uomo a terra gemette appena, ma tanto bastò a ridarmi speranza. Abbassai la testa sul suo petto, poi mi girai verso Hanji, che nel frattempo si era accovacciata vicino a me.
"Respira!"
La donna annuì seria, digitando un numero sul cellulare, subito dopo se lo portò all'orecchio:
"Ci sono quattro uomini feriti gravemente, ci troviamo nel parcheggio retrostante la Shiganshina Hig School, mandate delle ambulanze. Fate presto!"
La voce dall'altro capo della linea rispose qualcosa, poi la chiamata terminò.
"Stà perdendo molto sangue." Constatò Hanji. Esaminò la ferita con aria professionale, qualcosa faceva pensare che non fosse la prima volta che si trovava davanti ad una situazione simile.
"Sembra che abbiano mirato alla spalla. La ferita in sé non è pericolosa, evidentemente non lo volevano uccidere. Però se continuerà a perdere sangue così potrebbe anche andare a finire male, ha già perso conoscenza."
Singhiozzai silenziosamente e digrignai i denti, frustrato, affondando le unghie nei palmi delle mani. Ora come ora non c'era nulla che potessi fare per lui.
"L'ospedale non è lontano". Esclamò Hanji non appena notò le mie lacrime e la mia espressione disperata. "Non ti preoccupare, vedrai che arriveranno presto."
[...]
Gli infermieri fasciarono il corpo con rapidità, provvedendo a fornire le prime cure sul posto, prima che Levi venisse trasferito all'interno dell'ambulanza.
Hanji si avvicinò ad uno dei medici, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio."Va bene"annuì l'uomo. Poi si rivolse ad un'infermiera. "Fate salire anche loro!" disse, indicandoci.
La donna mi afferrò per il polso e mi trascinò all'interno dell'ambulanza. Le porte del mezzo si chiusero alle nostre spalle. Mi lasciai cadere su di un sedile. Non riuscivo a togliere gli occhi dal viso dell'uomo di fronte a me.. la pelle del volto era talmente diafana.. inoltre gli avevano fatto indossare una mascherina per l'ossigeno che sembrava aggravare le sue condizioni di salute.
"Come stà?" Chiesi ad Hanji.
Lei mi sorrise."Hanno fermato l'emorralgia, per il resto non sembra essere troppo grave. Ovviamente dovremo aspettare i controlli prima di poter dire l'ultima parola, ma per ora la situazione non sembra essere drastica, hanno già cominciato con la trasfusione. Guarda il suo viso! Ha già più colore di prima, no?
Accarezzai con lo sguardo quei lineamenti delicati e quella pelle pallida. A me non sembrava affatto. Anzi, sembrava stesse dormendo. Per sempre.
Hanji sospirò. "E tu invece? Sei sicuro di stare bene?"
"Non sono stato ferito." Risposi con voce assente.
"Non intendevo questo. Sai, prima mi hai quasi spaventato. Quando hai sparato a quegli uomini... era legittima difesa, nulla da dire, ma il tuo sguardo faceva davvero paura, sembravi uno psicopatico. Posso giurare di averti visto addirittura sorridere."
"Stò bene."
"..."
Viaggiammo in silenzio per una manciata di minuti, poi Hanji ruppe il silenzio in modo del tutto inaspettato.
"Sai, è stato Armin."
"...E' stato Armin che cosa?"
"E' stato lui a venirmi a chiamare. Era preoccupato per te. Quando sei uscito da scuola eri turbato,mi ha raccontato che hai detto di volere seguire Levi. Armin è venuto da me, aveva intuito che qualcosa non quadrava. Credimi, gli amici hanno un vero e proprio sesto senso quando si tratta di questo genere di cose. Mi ha raccontato quel che sapeva: del tuo passato, i problemi con la violenza, le pillole..."
La fulminai con lo sguardo. Che cosa voleva dire con questo?
"non le stai più prendendo, vero? Anche di questo se ne era accorto. Ti vedeva strano già da parecchio tempo. I tuoi problemi non sono da sottovalutare, Eren. "
" I miei problemi sono i miei problemi, punto e basta."
Hanji mi lanciò un' occhiata colpevole. "Non avercela con il tuo amico, è merito suo se ora siete vivi entrambi."
"Non ce l'ho con lui". Risposi in tutta sincerità.
A dire il vero, ringraziavo il cielo di avere un amico come Armin. Non era la prima volta che si dimostrava essere un vero e proprio angelo custode.
L'ambulanza si fermò. Due infermieri aprirono le porte e afferrarono il carrellino su cui giaceva il corpo esanime di Levi, trasportandolo all'interno della struttura. Un'altra infermiera ci accompagnò fino ad una sala d'attesa. Ci avvisarono che avrebbe subito un intervento chirurgico per il prelievo del proiettile, più tardi avrebbe anche dovuto sottoporsi a dei raggi per controllare se gli organi interni e le ossa fossero in qualche modo danneggiati.
Più di un paio di ore dopo, eravamo ancora lì ad aspettare.
"Hey, non fare quella faccia..." Hanji tentò di tirarmi su il morale, notando il mio muso lungo. "Te l'ho detto: andrà tutto bene!"
" Non è questo." Risposi con un sospiro. "Stavo pensando... secondo te, chi potevano essere quegli uomini?"
Lo sguardo della donna si rabbuiò. "Siete stati da Erwin, non è vero?"
Feci cenno di sì con la testa.
"Quell'uomo..." Hanji strinse i pugni e digrignò i denti. "Mi dispiace, Eren. Mi dispiace così tanto. Sono stata io a dire a Levi di andare da lui, dopotutto, non pensavo che si sarebbe mai spinto a tanto."
La guardai senza capire. "Qualcosa mi sfugge..."
La donna si massaggiò le tempie tra le dita"E' una lunga storia, ma non posso più tenertene all'oscuro. Nemmeno Levi la conosce fino in fondo." Prese un bel respiro:"Erwin e io siamo amici d'infanzia. Quando eravamo piccoli lui era un bambino come tanti altri, almeno fino a quando suo padre non finì in prigione. Da quella volta iniziò a comportarsi in modo strano... diceva che da grande avrebbe voluto essere d'aiuto a chi come suo padre fosse finito dietro alle sbarre, e fin qui tutto bene. Però sentivo che la sua mente vacillava, si era creato un "vuoto" dentro di lui, che riusciva a riempire solo con atteggiamenti egoisti e distruttivi. E' sempre stato bravo a nascondere alla gente la sua vera natura... ma io lo conoscevo bene, troppo bene. Quando venne il momento di scegliere che strada prendere nella vita, io decisi di studiare per diventare una psichiatra. Erwin invece si dedicò allo sport e divenne istruttore di fitness."
Eren la guardò sorpreso. "Eri una psichiatra? Quindi lavoravi anche tu in un ospedale?"
"Già. Ho perso il lavoro durante il periodo del divorzio tra me e Levi, ovviamente vorrei riprendere con il mio adorato impiego, ma per adesso mi devo accontentare di quel che si trova in giro.."
La donna mi regalò un ampio sorriso. Erwin a parte, doveva proprio amare quel suo lavoro, da come ne parlava...
"Comunque sia, Erwin non diede mai segno di essere pazzo o qualcosa di simile, ma io ho continuato a stargli vicino, come amica. Certo, era palesemente un tipo stravagante. Andava a pescare la gente nelle carceri e poi li convinceva ad andare a fare palestra da lui... Poi arrivò Levi. Erwin non faceva altro che parlare di lui. Così tanto che un giorno non potei fare a meno di chiedergli se potevo incontrarlo.. E quando successe, bhe, sai come sono andate le cose. Erwin decise di lasciare in pace me e Levi perché voleva bene ad entrambi, credo che in qualche modo noi fossimo le uniche due persone capaci di riempire quel vuoto causato dalla "perdita" del padre. Ora....credo che Erwin stesse aspettando che Levi si riprendesse dalla separazione, prima di poter riallacciare i rapporti con lui come qualcosa di più che un seplice amico. Ma la tua apparizione deve averlo fatto uscire di senno. Tu non eri come me, la sua amica di infanzia, l'unica che gli sia mai rimasta davvero accanto. Tu eri un estraneo. Tu non contavi nulla per lui. Quindi, andavi eliminato. Non so cosa esattamente cosa sia accaduto questo pomeriggio, però ho ragione di credere che quei tre tizi fossero stati assoldati proprio da lui. Altrimenti che motivo ci sarebbe stato di sparare alla spalla di Levi, in modo da tenerlo in vita, mentre a te la pistola è stata puntata in volto?"
Hanji ci pensò su un attimo "Immagino avesse attirato anche te in qualche modo..."
Ripensai subito al foglietto trovato nella cassetta della posta"Sì, è andata così." Borbottai. "Quindi io ora sarei in pericolo?"
"In questo preciso istante non penso, ma ciò non toglie che dobbiamo trovare assolutamente un modo per uscire da questa situazione, e.."
In quel momento, un dottore uscì dalla stanza di fronte, venendoci incontro. Io ed Hanji ci alzamo subito in piedi.
"Buone notizie!" Esclamò da dietro la mascherina verde che gli copriva la bocca. "L'operazione è stata eseguita con successo, il vostro amico non è in pericolo di vita. Sembra anche che la pallottola non abbia urtato le ossa, quindi sono stati evitati ulteriori danni interni. L'effetto degli anestetici è passato, ma è ancora debole... lo tratterremo in ospedale per una settimana circa, finchè la ferita non si sarà cicatrizzata, se non ci saranno imprevisti dopo questo periodo di tempo verrà dimesso."
"Se lo desiderate, uno tra voi può rimanere qui con lui. Lo abbiamo trasferito nella stanza 247B."
Hanji mi accarezzo la schiena con una mano.
"Vai da lui." Mi sussurrò con un sorriso materno sulle labbra. La ringraziai con lo sguardo, prima di avviarmi a passo veloce lungo il corridoio.
Il medico mi scortò fino alla stanza, poi proseguì per la sua strada. Mi avvicinai di un passo alla porta, alzando un pugno per bussare, ma poi mi bloccai, nervoso. Nel caso stesse riposando, sarei stato un disturbo, no? Presi quindi un bel respiro ed abbassai delicatamente la maniglia, entrando senza fare rumore. Gettai uno sguardo alla stanza : Levi era disteso sotto ad un cumulo di lenzuola bianche, in un letto vicino alla finestra. Di fianco a lui si trovava un altro letto, vuoto. Mi avvicinai piano. Le sue palpebre erano abbassate, il respiro sembrava regolare. Molto probabilmente stava dormendo. Afferrai una sedia che si trovava in fondo alla stanza e la trasportai fino al suo capezzale, mi sedetti, e finalmente ebbi il coraggio di osservare quali fossero le sue reali condizioni.
La spalla, il braccio, e parte del torace erano completamente fasciati, all'arto erano collegate delle flebo. Per fortuna, questa volta non avevano avuto bisogno di mettergli la mascherina per l'ossigeno, il suo volto rilassato era così bello, senza quella ruga di preoccupazione che gli si formava sempre tra le sopracciglia... era quel particolare a rendere terrificante il suo sguardo, a volte.
Allungai una mano sfiorando leggermente la sua. La accarezzai per qualche minuto, poi decisi di far scivolare delicatamente le mie dita tra le sue, intrecciandole assieme.
Sentii un nodo alla gola, poi senza volerlo delle lacrime calde iniziarono a solcarmi i viso, bagnando le nostre mani giunte. Soffocai i singhiozzi, mentre osservavo quel volto pallido e pensavo a cosa sarebbe stato per me perderlo per sempre.
-Ma non è successo.- cercavo di convincermi.
"Sei ancora qui."
LEVI Pov
Sentivo le palpebre pesanti, il mio corpo non ne parliamo, muovere un singolo muscolo era come dovere alzare un macigno, anzi, un'intera montagna.
Quel che sapevo per certo, era che non mi trovavo più sull'asfalto freddo e sporco del parcheggio dietro alla scuola. Potevo avvertire come il mio corpo fosse stato adagiato su qualcosa di morbido, un letto probabilmente. Non riuscivo ancora ad aprire gli occhi.
Due voci femminili parlavano tra loro. Se, come sospettavo mi trovavo in un ospedale, allora dovevano essere due infermiere. Mi sforzai di aprire la bocca, e chiedere cosa ne fosse stato di Eren.. era l'unica cosa di cui davvero mi importasse, ora.
Ma la mascella non si mosse. Le due voci si allontanarono, dopo di che sentii il rumore di una porta che si chiudeva.
Poi il silenzio.
Non so per quanto tempo rimasi così. Giorni? Ore? Minuti?
Ad un certo punto, avvertii del movimento nella stanza. No, non era un dottore. E se dovevo pensare a qualche conoscente in visita, di certo non era la quattrocchi, non sarebbe stata così rispettosa, ne così silenziosa. L'unica altra persona a cui potevo pensare era...
Non sono il tipo d'uomo che crede nella religione, ma esistono circostanze in cui il desiderio di appellarsi a qualcuno è troppo forte per farci caso.
-Dio, fai che sia lui, ti prego.-
Forse a questo punto sarei anche riuscito ad aprire gli occhi, ma decisi di non farlo. Avevo paura... paura di rimanere deluso.
Una carezza mi sfiorò la mano. Poi un'altra, ed un'altra ancora. Avvertii delle dita affusolate insinuarsi tra le mie, poi dei singhiozzi, e qualcosa cadde sopra alle nostre mani intrecciate, bagnandole.
Altre lacrime scendevano dal volto della persona al mio fianco. Poi una voce, quella voce.
"Sei ancora qui."
Aprii gli occhi. Ogni dubbio ormai era stato completamente spazzato via.
Il mio moccioso era lì, accanto a me. Illeso. teneva la testa china, il suo corpo era visibilmente scosso dai singhiozzi. Rimasi in silenzio per un po'ad ammirarlo, raccogliendo le forze per poter pronunciare quelle parole.
" Dove vuoi che vada, senza.. di te?"
Il ragazzo rialzò la testa, finalmente potevo ammirare il suoi meravigliosi occhi verdi, liquidi per le lacrime... mi guardavano dolci, pieni di preoccupazione.
Lui tirò su con il naso. "Le-Levi?"
" Moccioso. Smettila. Di frignare." Cercai di far apparire sulle mie labbra qualcosa che assomigliasse ad un sorriso. "Sto bene..."
Eren si alzò in piedi per poi chinarsi sopra di me. Le sue labbra sfiorarono le mie, delicatamente, poi premettero appena... sentivo in bocca il sapore salato delle sue lacrime, mentre una delle sue mani mi accarezzava leggera il volto. Socchiusi la bocca, lasciandomi andare tra le sue braccia. Eravamo entrambi vivi, che altro importava?
"Resterai qui questa notte?" Non volevo lasciare andare la sua mano.
Eren sorrise asciugandosi le lacrime. "C-Certo. Certo che si!"
Lo guardai ancora, incantato.
"Eren?"
Cercai di fare uscire dalla mia bocca quelle due parole. Coraggio, se potevo pensarle, potevo anche dirle...-Ti amo-...
"..."
"Si?"
"N- Non lasciare la mia mano", biascicai.
Mi maledissi interiormente, mentre Eren mi rivolgeva il sorriso più dolce mai visto sulla faccia della terra.
"Non la lascerò. Ne ora, né mai.
(DEATH) NOTE DELL'AUTRICE: pensavate che io fossi una senza cuore, he? J :P e invece no. Non ho la sindrome da "autore di il trono di spade" (per sapere cosa intendo, date un'occhiata all'immagine sotto ;D).
Se vi dovesse interessare, ho iniziato una nuova ff Ereri con Levi,Hanji e Mike versione rock band No Name! Se vi va, dateci un occhiata e fatemi sapere che ne pensate ;)
Mi è stata lanciata una challeng, una di quelle con le domande. Volevo dire che risponderò, ma non ora, magari a fine libro J
Ed ora dopo tutta depressione di questo capitolo....
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