Cap.14


EREN Pov

Il mio sguardo incontrò quello freddo e metallico di Levi un'ultima volta, prima che questi si decidesse ad uscire dalla porta imboccando il corridoio illuminato dalla luce rossastra del pomeriggio.

Ora, era arrivato il momento di agire.

Mi lanciai verso i quaderni ancora aperti sul banco e li scaraventai nello zaino, facendo prendere un colpo al povero Armin che di certo non si aspettava quello scatto repentino.

"Eren! Che stai facendo? Mi hai spaventato!"

"Lo seguo." Risposi mentre litigavo con la zip che per la fretta si era incastrata nel tessuto. "So che non lo dovrei fare, ma ci sono delle cose che ho bisogno di verificare di persona."

"Ma Eren... sei sicuro? Una cosa del genere..."

" Lo so, lo so. E' una cazzata. Mettersi a seguire le persone è da malati. Ma lo devo fare...lo devo fare, Armin!"

Lasciai perdere la zip con un'imprecazione, mi buttai lo zaino semiaperto in spalla e mi precipitai fuori dalla classe in tutta fretta, senza badare troppo al mio amico e allo sguardo carico di preoccupazione che mi stava rivolgendo.

Arrivai in strada giusto in tempo per vedere in lontananza Levi gettare la cartella da insegnante all'interno della sua auto, chiuderla a chiave, e avviarsi a piedi nella direzione della palestra Smith imboccando una strada laterale, un viale alberato costeggiato da palazzi grigi ma ravvivati da vivaci murales. Presi a camminare dietro di lui tenendomi a debita distanza, con il fiato sospeso, e quasi mi venne un colpo quando urtai involontariamente una lattina che rotolò via tutt'altro che silenziosamente.

-Accidenti!-

Levi si fermò.

Ebbi la prontezza di nascondermi dietro ad uno degli alberi giusto un attimo prima che si voltasse, scrutando il marciapiede deserto dietro di lui. Il tempo che passò prima che tornasse a rigirarsi infilandosi le mani nelle tasche della giacca mi parve infinito, quando lo fece mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo. Chi lo avrebbe mai detto, che un giorno mi sarei ritrovato in una situazione simile? Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene e il battito cardiaco era schizzato alle stelle; se ora Levi mi avesse scoperto, trovare una buona scusa per quello che stavo facendo sarebbe stato molto, molto difficile.

Muovendomi con cautela, continuai a seguirlo fino alla fine del viale, poi svoltammo a sinistra, a destra, di nuovo a sinistra... camminammo per un quarto d'ora forse, mano a mano che proseguivamo le case lasciavano il posto ai capannoni di una zona industriale quasi del tutto deserta, le nubi grigie che iniziavano ad accumularsi nel cielo sopra di noi non contribuiva affatto a migliorare l'aspetto desolato di quel luogo. Levi affrettò il passo, addentrandosi tra gli edifici squadrati e dirigendosi verso uno di questi. Notai subito l'insegna: "PALESTRA SMITH". Era l'unico ad avere il parcheggio sul davanti occupato da alcune macchine.

Levi si diresse all'ingresso, lasciò che le porte a vetri scorrevoli si aprissero davanti a lui ed entrò a passo deciso.

-Ancora qualche minuto -, pensai. –Ancora qualche minuto, e potrò vedere in faccia l'uomo che ha osato toccare Levi.-

Sentii il sangue ribollirmi nella vene al solo pensiero. La vista mi si offuscò e avvertii una rabbia cieca cominciare a impossessarsi del mio intero essere. Mi ci volle uno sforzo enorme per riuscire a ricompormi.

-Già. Ancora qualche minuto...-

LEVI Pov

Avanzai all'interno della palestra, facendo lo slalom tra i corpi sudati di un gruppo di scimmioni che si esercitavano ai manubri. Mi ci volle un attimo per riconoscerlo, e svelto puntai verso l'uomo dall'inconfondibile parrucchino biondo che si trovava tra di loro, dandomi le spalle. La sua stazza non era diversa da quella di quei tipi tutti muscoli che lo circondavano, l'unica differenza era che quest' ultimo indossava una t-shirt dall'appariscente colore arancione sulla quale spiccava lo slogan "YOU CAN DO IT!" accompagnato dalla stampa del viso del diretto interessato che sorrideva affabile facendo l'occhiolino e mostrando il pollice all'insù. Mi ero sempre chiesto come facesse Erwin a portare quella maglietta senza sentirsi ridicolo. Mi avvicinai alle sue spalle, e aspettando che l'uomo finisse di parlare con un avventore della palestra incrociai le braccia, spazientito.

"Oi, Erwin"

L'uomo si voltò, rivolgendomi la stessa espressione stampata sulla sua maglietta.

"Hey, Levi! Come stai?" disse, porgendomi la mano.

Ignorai quel gesto, continuando a starmene a braccia conserte.

-Tsk -

Erwin la ritirò , portandosela dietro la nuca. "Capisco, hai ragione ad essertela presa. Ma credimi, non era assolutamente mia intenzione offenderti. Ora so di doverti della spiegazioni, ma non è il caso di starcene a discutere qui in mezzo..."

I grandi occhi blu di Erwin saettarono oltre alla mia figura e si soffermarono brevemente su di un punto alle mie spalle. Mi girai seguendo il suo sguardo. Non mi pareva ci fosse nulla di strano, solo i soliti macchinari e qualche persona intenta ad utilizzarli...

"Che ti prende?" domandai scocciato.

"Oh, nulla di cui tu ti debba preoccupare. Mi è solo sembrato di veder passare uno scarafaggio." L'uomo tornò a sorridermi pacifico.

" Comunque sia seguimi, laggiù c'è una stanza dove potremmo parlare in pace."

EREN Pov

Era stato solo un breve attimo, ma sapevo di non essermi sbagliato: quell'uomo, il biondo con cui Levi stava parlando, aveva incrociato il mio sguardo. Mi nascosi meglio dietro al macchinario, riprendendomi dal momentaneo shock. Perché aveva guardato proprio me? Lo aveva fatto apposta, sapeva chi ero?

-No, impossibile-

Azzardai un'occhiata nella direzione dei due uomini, vidi che si stavano incamminando verso una porta, una porta preceduta da scalini che scendevano verso il basso.

-Merda, se entrano là dentro non li potrò tenere d'occhio..- Strinsi i denti.

- No! Aspetta! Forse un modo c'è!-

Mi era appena venuta un'idea. Corsi fuori dalla palestra, attraversai di corsa l'atrio rischiando di scontrarmi contro un gruppo di persone ferme all'ingresso; mi precipitai fuori e incominciai a seguire il perimetro dell'edificio. Non dovetti faticare molto per trovarla.

"Eccola!"

Una finestrella chiusa da una grata si trovava giusto un metro davanti a me, a un paio di centimetri dal suolo. Mi ci inginocchiai davanti. Appena sentii le voci che provenivano dall'interno, capii d'aver fatto bingo.

LEVI Pov

" Ora siamo soli, Erwin. Avanti, parla."

L'uomo sospirò. " Sbrigativo come al solito, eh, Levi? Ma anche questa è una delle cose che mi sono sempre piaciute di te."

"Cosa vuoi dire con questo?"

Erwin si appoggiò ad una pila di materassini accatastati in un angolo, sospiando. "So che non te lo aspettavi. Levi... mi dispiace, non avrei dovuto baciarti quella volta, ero ubriaco."

"... con le tue scuse non mi ci pulisco il culo. So che non è stato solo l'alcol, ho parlato con Hanji".

Il biondo annuì. "Si, mi aspettavo che lo avresti fatto."

Irritante. Quando Erwin si comportava così, era fottutamente irritante. Se aveva qualcosa da dirmi, avrebbe fatto meglio a sputare il rospo alla svelta, senza tanti giri di parole.

" Erwin, voglio essere chiaro. Quello che mi dà dannatamente fastidio e che tu te ne sia uscito fuori ora con questa storia, dopo anni. Ti ho sempre rispettato e considerato un buon amico. Mi hai dato una mano a tirarmi fuori dai guai in cui mi ero cacciato... ma non posso fare a meno di chiedermi che cazzo ti sia passato per la testa per tutto questo tempo!"

L'uomo si avvicinò a me.

"Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta? Tu eri dietro alle sbarre, ti avevano spedito in carcere un paio di giorni per... tentato furto? Se non sbaglio... "

Mi scostai da lui, finendo contro con le spalle contro alla parete della stanza.

"Non mi hai mai chiesto cosa ci facessi lì, quel giorno. Il proprietario di una palestra in un carcere non è esattamente una cosa ordinaria. So che lo hai fatto perché non sei il tipo da ficcare il naso negli affari altrui. D'altronde, tu sei il primo che non vorrebbe che le persone si impiccino del tuo passato."

Il biondo mi si avvicinò ancora di un passo. Non mi era addosso, ma comunque trovarsi davanti a quell'armadio d'uomo mi faceva sentire a disagio, anche sa mai e poi mai lo avrei ammesso. Scostai lo sguardo da lui, trovando i mattoni della parete accanto a me tutto d'un tratto estremamente interessanti.

"Lo ammetto, io sono un uomo meschino, Levi. Insieme a te ci sono altri che ho aiutato ad uscire dal giro della droga ed altri affari sporchi, convincendoli che lo sport poteva essere una buona valvola di sfogo. Ma per quanto riguarda loro.. non è stato come con te."

"..Non riesco a capire di che cazzo tu stia parlando."

"Quel che stò cercando di dirti è che è sempre stata una sorta di dipendenza, per me. Aiutare quelle persone mi faceva sentire in qualche modo "migliore". Sapevo che se fossi riuscito a salvarle, poi loro mi sarebbero state grate. Era questo loro sentimento nei miei confronti a soddisfarmi. E' una cosa davvero spregevole, non è vero? Aiutare gli altri per il senso di onnipotenza che ne deriva, per nutrire il proprio ego, più che per il reale desiderio di farlo... ma così non è stato con te. Quando per la prima volta ho incontrato i tuoi occhi, ho sentito qualcosa di diverso. Io, per la prima volta, non volevo essere un "salvatore". No, se si trattava di te, non mi sarebbe importato passare in secondo piano."

"Erwin... "

L'uomo cadde sulle proprie ginocchia, standomi di fronte. Aveva afferrato la stoffa dei miei pantaloni con entrambe le mani, in un gesto disperato, forse esagerato, quasi melodrammatico. Non potei nascondere la mia sorpresa, quando mi ritrovai a fissare il suo volto di solito sorridente, ora alterato da un'espressione indecifrabile.

"E' per quello che ti ho lasciato andare, quando tu e Hanji sembravate essere così felici insieme.. non ho mai voluto insistere con te. Le avevo promesso che non lo avrei fatto, sapevo che a causa del tuo passato ti portavi dietro anche troppi tormenti. Ma ora non posso... non posso più aspettare oltre." Erwin abbassò il tono della voce in un sussurro "Non ora che è saltato fuori quel ragazzino".

La mia mano scattò verso il collo della sua maglietta, afferrandolo e trascinandolo verso di me. Lo trascinai a pochi centimetri dal mio viso, puntandogli addosso uno sguardo glaciale e intimidatorio, una minaccia silenziosa.

"Che cazzo c'entra il moccioso?!" sillabai lentamente.

"Lo sto facendo per te, Levi," rispose lui. " Sono sempre stato attento alle persone che ti si avvicinano. Non potrei sopportare che tu stia male per colpa di qualcuno. E quel ragazzino, Eren... ti ha ferito, lo so."

"Erw-!!!!"

L'uomo si spinse contro di me, alzandosi da terra, bloccandomi contro alla parete e premendo disperatamente la propria bocca sulla mia. Sentii le sue mani afferrarmi saldamente i polsi e portarmeli sopra alla testa, mentre un suo ginocchio cominciava a strusciarsi contro il cavallo dei miei pantaloni.

"MmmPf...Mmm!!!!" cercai di protestare.

Erwin si staccò da me ansimante, mentre io cercavo di resistere alla voglia di vomitare.

"Che cazzo stai facendo, maledetto!? Lasciami andare!!" esclamai a denti stretti. "Prima ti scusi per l'altro giorno, e poi fai questo?"

"L'altro giorno ero ubriaco." Rispose sorridendo lievemente."Non avevo ancore avuto modo di spiegarmi, non avevo ancora avuto modo di dirti quanto ti amo!" sottolineò le ultime parole alzando la voce, poi mi trascinò per un braccio contro la pila di materassini spingendomi di schiena contro di essi.

"Levi.. ti prego, accettami. Io non ti potrei mai del male. Io non ti potrei mai mentire." Mi bisbigliò all'orecchio.

Incrociò i miei polsi in modo di poterli afferrare con una sola mano, mentre con l'altra scendeva fino a sbottonarmi i pantaloni. Sbarrai gli occhi quando capii a cosa stesse puntando -Ho, no no no no, col cazzo!- cercai di tirargli un calcio, ma l'uomo premette il suo enorme corpo muscoloso sul mio impedendomi qualsiasi movimento. Sussultai, quando avvertii le sue labbra e la sua lingua percorrermi il collo.

Cos'era che aveva detto? Che non mi avrebbe mai fatto del male? E quello che stava per fare come lo chiamava, allora?

Erwin infilò una mano dentro ai miei boxer, afferrandomi il membro con una presa ferrea che mi fece rimanere senza fiato. Dalla mia gola uscì un suono strozzato. La sua mano prese a scendere e salire, scendere e salire, pompando lentamente, stimolando la punta con il pollice di tanto in tanto. Non avrei voluto, ma il mio corpo non poteva fare a meno di reagire a quegli stimoli, e presto un'erezione cominciò a crescere fiera in mezzo alle mie gambe, dimostrando l'apprezzamento del mio corpo che andava via via surriscaldandosi.

"Ma-Maledetto!!" gli sputai addosso, fulminandolo con uno sguardo affannato ma carico di odio. L'uomo si pulì il viso, poi esclamò ad alta voce " Rilassati. Rilassati e vedrai che tutto andrà bene. Ti voglio, Levi. Sei mio, solo MIO!" L'uomo spostò lo sguardo verso un angolo della stanza. Dove stava guardando? Mi sforzai e girai la testa in quella direzione.. non che si riuscisse a vedere molto, ma per un attimo mi parve di intravedere del movimento dietro alla piccola finestrella chiusa da una grata di ferro.

Erwin tornò a focalizzare la propria attenzione su di me, lasciò andare il membro e con un rapido movimento mi sbottonò la camicia bianca, mettendo a nudo i muscoli del petto e gli addominali. Restò a contemplarli per alcuni secondi prima di abbassarsi su di me fino a stringere delicatamente uno dei capezzoli tra i denti.

"Da- dannato maiale!" sussultai, cercando di divincolarmi dalla sua presa. Lui sembrò non sentirmi nemmeno. Velocemente abbassò la propria zip, estraendo il suo membro duro e pulsante. Lo piazzò tra le mie gambe stringendole tra loro, incominciando a strusciare le nostre intimità su e giù, su e giù, sempre più veloce.

Lo odiavo. Lo odiavo. Lo odiavo. Se avessi potuto, lo avrei ucciso. Se solo avessi potuto... Invece l'unica cosa che potevo fare era stringere i denti e sopportare, perché sebbene fossi forte, non avevo comunque possibilità di competere contro un uomo grosso il doppio di me, disarmato com'ero.

Chiusi gli occhi e mi concentrai sull'unica cosa che avrebbe potuto darmi un po' di conforto: mi concentrai sugli occhi grandi e verdi del moccioso che fino a qualche ora prima sedeva di fronte a me, imbarazzato, pronto a scattare non appena mi avrebbe visto arrivare. Mi concentrai sulla sua bocca morbida, sulla sua pelle liscia ed i capelli in disordine, su quel sorriso più luminoso del sole e più bello di qualsiasi stella..

SBAM!

La porta sbattè violentemente contro il muro.

Erwin si girò di scatto.

Li vidi solo per un breve istante, quegli occhi. Profondi, cupi, colmati una rabbia ceca, non erano gli occhi di un essere umano, erano gli occhi di una bestia.

Così pieni d'odio, eppure belli, terribilmente stupendi.

(DEATH) NOTE DELL'AUTRICE: ok... sono in ritardo, molto in ritardo U_U però questo capitolo è stato un po' difficile da scrivere... e poteva venire meglio, ma spero vi piaccia comunque :P Mi dispiace un po' di dover far fare ad Erwin la parte del piece of shit... poverino >_< (senza rancore, he, Erwin?) Non è che lo odi, ma anche nel manga originale credo sia un personaggio dalla natura in fondo un po'... fuorviante? Anche se maschera tutto molto, molto bene.

PS: scrivendo degli "occhi della bestia" ho avuto una visione di Eren nei panni della Bestia e di Levi in quelli di Belle (si! Con il vestito giallo con le spalline calate ecc... ecc.. O_O) X'D potrebbe essere un'idea per una nuova fan fiction? ( magari mettendola un po' più seriamente)

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