Capitolo IX - Epilogo
Capitolo IX - Epilogo
Non fu affatto facile affrontare i giorni a venire, andando a lavorare con la consapevolezza che Tony era in una fase di stallo, completamente fuori dalla realtà e dove, le loro conversazioni, si limitavano a semplici richieste lavorative, passaggio di strumenti. Un buongiorno all'entrata e un a domani quando se ne andavano, e durò così per una settimana. Non c'era altro modo di fargli cambiare idea o dargli la forza di affrontare la questione, sebbene non sembrasse nemmeno arrabbiato. Era solo isolato, fuori dal mondo e questo spaventò di più Peter. Forse era questo il suo modo per mostrarsi veramente arrabbiato, l'indifferenza.
Aveva detto di non odiarlo, ma non aveva detto di non essere arrabbiato, così la questione non si risolse fino alla domenica, dove Peter decise che era di nuovo il suo turno di smuovere le cose, perché Tony da parte sua non lo avrebbe mai fatto. Si infilò il costume e, sapendo che lo avrebbe trovato comunque in laboratorio, entrò dentro e lo beccò a saldare la sua armatura, a cui mancava poco per essere ultimata.
Quando lo vide alzò gli occhi su di lui e rimase a bocca aperta, con la saldatrice stretta tra le mani e gli occhialini protettivi che gli rendevano gli occhi più grandi di quanto già non fossero.
«Fossi in te la spegnerei, prima di farti male», esordì, indicandogli la saldatrice che stava visibilmente per scivolargli dalle mani e finire tra le gambe. Non voleva portarlo al pronto soccorso proprio ora che aveva preso coraggio.
Tony poggiò la saldatrice sul suo supporto e, sospirando, si poggiò le mani sulle cosce, rimanendo seduto sulla sedia da ufficio.
«Peter, che accidenti vorresti fare?», chiese.
«Non so, magari parlare. Lo so che mi hai chiesto tempo ma... a me pare che la cosa stia semplicemente cadendo qui, senza una soluzione vera e propria.»
«Forse è così», rispose solo, l'altro, e Peter sussultò. Fu felice che la sua faccia non fosse visibile da dietro la maschera.
«Beh, forse sarebbe ora di dircelo. Che non c'è futuro, intendo.»
«Non è così semplice e... non è semplice nemmeno farlo con te vestito come un deficiente.»
«Questo è il deficiente per cui hai avuto una cotta per mesi. E di cui mi hai parlato, pensando che non ne sapessi nulla, di quello che facevate assieme», rispose, un po' duro, facendo un passo avanti.
Tony rise senza entusiasmo. «È per le bugie che hai raccontato, che siamo qui.»
«Le hai raccontate anche tu, una marea di bugie, tra cui i perché te ne andavi in giro in posti pericolosi, e non sempre per farti salvare da me. Cercavi lo scontro, no? Litigare con qualcuno, siccome con Peter non volevi più.»
«E anche fosse?», domandò Tony, stizzito, e fu il momento in cui si alzò in piedi, visibilmente irritato.
Peter alzò le spalle. «Due bugiardi per una buona causa.»
«E tu hai giocato con i miei sentimenti.»
«E tu con i miei, quando mi hai baciato da Peter. Non ti sei reso conto di cosa ho provato, sapendo che avevi una cotta per... l'altro me e per me. Mi sono sentito spaesato e tradito», rispose, e ci aveva messo giorni per elaborare quel pensiero, scoprendo che era così che si era sentito. Tony era veramente avvezzo a tradire? Poi però aveva compreso e l'altro gli confermò poco dopo quel suo pensiero.
«Avere una relazione con Spider-Man era impossibile, lo avevi detto anche tu. Tu mi piaci ma hai dato sempre segnali che non mi hanno permesso di capire se fosse lo stesso. Spider-Man era solo una stupidata per sentirmi amato, ma in cui non ho mai creduto. Tu sei quello per cui ora sto così.»
Peter si sentì il cuore stringere al petto, anche se Tony lo aveva detto con una freddezza e apatia incalcolabile, e questo lo preoccupò di più. Per quello si tolse la maschera e fu di nuovo Peter e non più Spider-Man. Tony, non appena incrociò i suoi occhi, abbassò i suoi, sospirando amareggiato.
«Lo so... mi dispiace molto. Non volevo, davvero, avrei voluto dirti la verità, ma tu cosa avresti fatto?»
«Mi sarei impantanato in questa messa in scena, nel tuo stesso identico modo. Lo so per certo, ci rifletto da giorni e sì... avrei fatto la stessa cosa.»
Scese il silenzio, e lo passarono a guardarsi, lontanissimi. Peter ancora vicino alla porta, Tony quasi in fondo alla stanza, fermo, con il suo camice addosso e nessuna espressione sul volto.
«Mi dispiace molto.» Ripeté, senza sapere cosa dire, sebbene forse rimarcare sul suo dispiacere fosse troppo, ma lui era fatto così. Peter era fatto così.
«Anche a me», rispose Tony, sincero, e stavolta poté vedere una sorta di luce, nei suoi occhi, che riconobbe come sincerità , e ci si perse dentro un paio di secondi, prima di avvicinarsi, con la maschera stretta tra le dita.
«Mi dispiace di averti consapevolmente mentito. Mi dispiace di aver approfittato senza accorgermene delle tue attenzione. Mi dispiace di aver trasformato la mia insicurezza in disonestà. Mi dispiace di averti ferito.» Tirò fuori tutto, con il cuore in gola, la voglia di stringerlo forte e dirgli che era tutto sbagliato, che non era successo per fargli del male, ma solo per non ferirsi di più, sapendo che non poteva piacergli sul serio.
Tony rimase fermo immobile, poi fece un passo avanti, poi un altro e un altro ancora, fino a quasi corrergli incontro, alla fine. Lo prese per il colletto del costume e gli baciò le labbra. Se lo tirò addosso con un trasporto dolcissimo, ma che sapeva anche di paura, di rabbia e di tante altre cose che era incapace di esprimere a parole.
Peter rimase qualche secondo immobile, con gli occhi spalancati, prima di consapevolizzare e lasciarsi andare, alleggerendo le spalle e stringendogli le braccia intorno al collo, contribuendo a quel bacio che lo stava letteralmente divorando.
«Come se non fosse successo niente?», chiese, quando si staccarono, e Tony gli appoggiò la fronte sulla sua.
Sorrise leggermente, e Peter vide il sollievo in quel gesto. «Come se non fosse successo niente.» Rispose e, anche se non era vero che sarebbe stato tutto nuovo, e non ci sarebbe voluto tempo per ricominciare da capo quella cosa che si era creata, si concedettero quell'ultima bugia, tornando a baciarsi e a promettersi, infine, l'eternità.
Non c'era altro da dire, dopotutto. Bastavano due corpi stretti, i brividi di freddo e la consapevolezza che quella cosa che era appena iniziata, sarebbe durata abbastanza da scoprire cosa voleva dire essere felice.
FINE
Note autore:
So che è un finale forse frettoloso, so che non tutti lo apprezzeranno, penso ma ci tengo a sottolineare che è una storia vecchia che ho voluto concludere approfittando di un evento, e ci tenevo a finirla. In ogni caso spero che questo finale non sia troppo deludente.
Purtroppo credo di aver detto praticamente tutto su questo fandom e, sebbene ogni tanto mi venga voglia di tornarci, penso che prendere una storia COSI vecchia e finirla sia stato un po' una sfida e un po' un dovere morale. Quindi non potrà mai essere paragonato a qualcosa che potrei scrivere ora, o in futuro. C'è troppo distacco.
Quindi prendetela così, per quello che è: un teen drama senza pretese che voleva vederli felice e insieme ancora una volta. Per ora mi fermo qui e, chissà, forse un giorno tornerò a scrivere di loro. Chi lo sa.
Nel frattempo ci sono un paio di storie che ho messo a posto sempre per l'evento di cui parlavo sopra. Se siete interessati a leggerle fatemelo sapere, così le pubblico anche qui ♥
grazie per averla seguita, un abbraccio
Miry
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top