thirteen;

Yoongi's POV

Brucia lenta la sigaretta che ho tra le dita, sbuffo fuori la finestra il fumo che va a disperdersi  nell'aria, e con esso anche i miei pensieri che ora sono così invadenti e caotici nella mia testa.

Sono in anticipo. Al solito.

Sto aspettando Jimin che si finisca di preparare per poi poter recarci al locale e mettere in atto il piano.

Ancora non ci credo.

Io sono solo un anonimo professore di musica, che di tanto in tanto da' lezioni di pianoforte a domicilio, come mi ci sono ritrovato in questa situazione? Se solo quella notte non avessi sognato tutto quel rosso, e tutta quella passione; se solo non mi fosse venuta la brillante idea di uscire e ubriacarmi in quella strana via, piena di gente poco raccomandabile; se solo non mi fossi fatto incuriosire da quella scritta "what do you want?"; se solo non mi fossi fatto incastrare da quel paio d'occhi tristi, profondi e perforanti, da quelle cicatrici indelebili sia sulla pelle che sul cuore, da quella schiena malridotta dove ho trovato rifugio e, allo stesso tempo, mi trovo a doverla proteggere; se solo non avessi perso la testa per il rosso dei suoi capelli.

Io sono solo un anonimo professore di musica, che di tanto in tanto da' lezioni di pianoforte a domicilio, che si lascia curare da un ragazzo dolcissimo, la cui chioma ora non è più rosa, ma dannatamente nera, come la mia anima; io sono solo un anonimo professore di musica, che forse voleva provare a non essere più tanto anonimo, a smorzare la quotidianità, a dare un senso alla solita grigia e insapore vita; io sono solo un anonimo professore di musica ed ora mi ritrovo ad amare due persone, due uomini, e a dover salvarne uno da un posto di... criminali?

Forse non sono più solo un professore di musica.

«Andiamo?» le parole di Jimin mi riportano alla realtà; do un ultimo tiro alla sigaretta e mi faccio forza e coraggio, anche se ancora devo realizzare appieno cosa sta per accadere.

«Ripetimi il piano» dico voltandomi verso il mio fidanzato.

«Yoon, andrà tutto bene! Andiamo al locale, - come nostro solito, - aspettiamo il segnale di V e usciamo dalla finestra; sul retro, poi, ci sarà Jungkook ad aspettarci col suo furgone che ci porterà all'aeroporto. In meno di tre ore saremo lontano da Seoul, anzi dall'intera Corea, e potremmo finalmente iniziare una nuova vita, tutti e tre insieme» mi sorride leggermente mentre si avvicina per circondarmi la vita con le braccia.

La sua voce è un po' tremante, ha paura anche lui, - d'altronde dobbiamo solo cambiare Paese e vita, - ma i suoi tentativi di farmi coraggio mi bastano, così ricambio l'abbraccio e l'ansia subito si placa: se ho lui e Hoseok andrà tutto per il verso giusto.

  ●  

«Hobie, tutto pronto?» chiedo io mentre lo vedo sistemare uno zainetto sulle sue spalle.

Lui annuisce senza nemmeno degnarci di uno sguardo: sta soffrendo, anche se è consapevole che questa, in realtà, non è mai stata casa sua.

Mi avvicino, così, a lui e lo stringo forte facendogli calmare in un attimo tutte le sue angosce e le sue preoccupazioni «Va tutto bene» mi sussurra all'orecchio per rassicurarmi.

Jimin, intanto, studia la finestra dalla quale dobbiamo uscire «Ragazzi, venite qui» ci dice ad un tratto facendoci sciogliere da quell'abbraccio sanatorio «Non dovrebbe essere troppo complicato, siamo al primo piano e dovremmo cavacela con qualche livido nell'impatto, ma niente di più»

Io e Hoseok ci avviciniamo a lui e constatiamo che quell'operazione è davvero fattibile, così ci abbracciamo tutti e tre dimenticando per un momento tutti i rischi che potremmo incorrere: se siamo insieme niente e nessuno potrà fermarci.

Il bussare alla porta di Hobie ristabilisce l'ordine tra noi tre e facciamo entrare il quarto nostro complice: V, ovvero Taehyung.

«Ragazzi, siete pronti?» chiede il ragazzo dai capelli castani e le punte verdi, solcando la soglia.

«Ci dobbiamo fidare di te?» interviene con occhi diffidenti Hoseok. Io e Jimin ci limitiamo a guardare: d'altronde i loro litigi e battibecchi riguardano solo loro due.

«Aish, Hope... non ti sembra un po' tardi per parlarne?» si passa una mano tra i capelli mentre alza gli occhi al cielo.

Hoseok annuisce non tanto convinto, ma sa che ora come ora non ha altra scelta: o si fida, o si fida.

«Mi ringrazierai quando sarai dall'altra parte del mondo!» sorride facendogli l'occhiolino.

«Ora vado da Jin, assicurandomi che non si muova dalla sua postazione... voi siate rapidi!»

Detto questo fa un inchino per congedarci e, sia io che Jimin, lo ringraziamo più volte per star rischiando per noi il proprio culo. «Mi ritrovo a ringraziarti nuovamente, V» dice Jimin al mio fianco «Ora sono in debito con te due volte»

Cosa?

Taehyung sorride appena e gli fa un occhiolino poi si dilegua nel corridoio lasciandomi con tanti interrogativi «Che vuol dire che sei in debito due volte?» chiedo curioso ma anche mezzo infastidito. C'è qualcosa che dovrei sapere?

«Aish, devi fare il geloso ora? Ti racconterò tutto dopo, sta' tranquillo» ghigna dandomi una pacca sul culo facendomi infuocare dentro dalla rabbia.

«Non la passi liscia, caro mio» sorrido maliziosamente mentre tutti e tre ci avviamo verso la finestra.

«Ok, ragazzi, va prima Jimin, poi Yoongi ed infine io, ok?» prende parola il rosso, e noi annuiamo in accordo.

In meno di un minuto tutti e tre ci troviamo a terra, con le gambe un po' doloranti ma nell'animo siamo più forti di prima: l'adrenalina sta prendendo il sopravvento e quasi quasi ci prendo gusto a tutto ciò.

Mi sento stranamente eccitato. Yoongi, placa i tuoi ormoni, che diamine.

«Jungkook dovrebbe essere da questa parte» faccio strada ai due fino a svoltare un angolo dove una figura a noi molto nota si para davanti.

«Ciao ragazzi, dove andate di bello?» sorride malizioso guardandoci negli occhi, prima uno, poi l'altro ed infine l'ultimo.

«Nam! Grazie al cielo sei tu» interviene Hoseok fiondandosi tra le sue braccia.

Grazie al cielo?

«Non preoccupatevi, lui è con me!» continua pensando di rassicurarci con quelle parole.

«Ma che cazzo hai fatto? Gliel'hai detto?» sbraita Jimin completamente fuori di sé.

«E' un amico, mi fido di lui!» si difende Hoseok restando ancora tra le braccia del barista. A Jimin quell'uomo enigmatico dai capelli bluetto non piace, e, a dirla tutta, nemmeno a me va a genio.

«E non ti è venuto in mente di consultarci prima di fare una cosa simile?» percepisco nella sua voce preoccupazione e risentimento: ho un brutto presentimento.

«Oh, ragazzi, non litigate... bambolo ti stai scaldando inutilmente» ghigna Namjoon «Ti ho allevato per bene, caro Hoseokie»

A quelle parole tutti e tre sbarriamo gli occhi.

«C-cosa?» dice il rosso alzando lo sguardo verso di lui.

«Sei il mio figlioccio, ti conosco come le mie tasche e in questi anni sono riuscito a guadagnarmi la tua fiducia» ora il barista, non più barista, inizia a stringere forte Hoseok tra le braccia facendolo soffocare.

Deglutisco e con me anche Jimin. Mi sento paralizzato, terrorizzato, pietrificato. Non sento più i pensieri nella mia testa, si sono zittiti completamente, ed il corpo sembra quasi in stato di apoplessia.

«Non avete creduto davvero che vi avrei fatto scappare in questo modo? Mi sono palesato avanti a dei marmocchi... mi avete veramente fatto arrabbiare!»

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