Capitolo 49
Si sedettero a un tavolino lontani da occhi indiscreti, proprio su richiesta di Hazel, poi Evan si allontanò un momento per prenderle qualcosa da bere.
"Tieni" le disse, porgendole un bicchiere di thè fresco.
"Grazie" rispose sorridendogli gentile la mora.
"Ti senti un po' meglio?" il tono premuroso e i dolci occhi blu intenti ad analizzarla attentamente.
Hazel annuì sorseggiando il suo thè "Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria. Lì dentro si moriva di caldo" gli spiegò.
"Sudavi freddo, Zel. Non era caldo, era qualcos'altro. Che ti succede?" le chiese preoccupato.
Hazel abbassò lo sguardo, bevve un altro sorso di thè, poi si schiarì la voce "Credo di essere solo stanca" rispose ritornando a guardarlo negli occhi "Forse anche un po' stressata".
Evan sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro un orecchio, gesto che fece irrigidire Hazel istantaneamente.
"Perché sei venuta a lavoro oggi? Saresti dovuta rimanere a casa dopo-" "Dopo ieri?" lo bloccò.
Evan annuì "Stare a casa a non far niente mi fa ripensare a quello che è successo, lavorare invece mi aiuta a distrarmi" spiegò sincera.
"E tu? Perché stai lavorando?" gli chiese.
"Stessa cosa" rispose Evan "Ma speravo anche di trovarti qui" ammise.
Hazel lo fissò per un istante senza accennare alcun tipo di emozione, non sorrise, ne provò a evitare il suo sguardo.
Semplicemente rimase a guardarlo, poi provò a cambiare argomento "Tu stai bene?" gli chiese.
"Non proprio, ma sapere che nonostante tutto posso ancora starti accanto e parlarti mi fa stare meglio" rispose.
Hazel sorrise "Anche a me" disse sincera.
Rimasero a fissarsi negli occhi per qualche secondo, bloccati in quel silenzio imbarazzante, e fu soltanto allora che i due si resero conto di come tutto adesso sembrasse così strano e inusuale fra loro.
Evan avrebbe voluto invitarla a trascorrere il resto della giornata insieme a lui dopo il lavoro, ma qualcosa lo bloccava, lo condizionava a tal punto da non sapere nemmeno cosa dire, o cosa fare.
Le sue mani provavano ad avvicinarsi a quelle di Hazel, mentre gli occhi spenti della ragazza sembravano pregarlo di mantenere le distanze. Col suo solo sguardo Evan provava a frugare nella sua mente, a cercare in mezzo a quel tale casino, qualcosa che lo aiutasse a capire.
La guardava con attenzione, mentre Hazel cominciava a sentirsi a disagio, così agitata sbatté con forza il suo thè sul tavolino fra lei ed Evan, poi si raddrizzò sulla sedia.
"Hai detto di essere in terapia, non è vero?" gli chiese poi cambiando argomento nervosa, il tono serio e lo sguardo attento.
Evan inarcò un sopracciglio "Da febbraio ormai" rispose poi deglutendo.
"Da molto, quindi" disse Hazel "E come ti senti? Credi che la terapia ti stia aiutando?" gli chiese sinceramente preoccupata.
Evan accennò un sorriso, colpito da quelle domande, poi coi gomiti inchiodati sul tavolino fra loro, si avvicinò a lei "Sto bene, Hazel. Non devi preoccuparti per me" le rispose con un sorriso tenero stampato sul volto.
Hazel lo fissava seria, non più così preoccupata per lei, quanto per il ragazzo davanti ai suoi occhi.
"Mi hai confessato di avere un disturbo post trauma, di stare seguendo una terapia, e di avere dei continui attacchi di panico. Come puoi chiedermi di non preoccuparmi per te?" gli chiese confusa, stringendo con forza il suo bicchiere di thè in una mano.
Evan distese il suo dolce sorriso nella linea rigida delle sue labbra, notando solo adesso quanto lei fosse seriamente preoccupata "Hazel, non è cambiato niente. Sono sempre lo stesso Evan, lo stesso ragazzo che ti ha portata al mare per il nostro primo appuntamento, lo stesso idiota che hai cercato per tutta la città quando dopo aver saputo di Billy sono scappato senza dire niente a nessuno, lo stesso a cui hai raccontato di tuo padre, e che hai portato nella casa al mare dei tuoi nonni pochi giorni fa. Hai solo scoperto una parte di me che prima cercavo di tenerti nascosta in ogni modo, ma che adesso non penso possa più essere ignorata" provò a farle capire.
Seduta lì di fronte a lui intenta ad ascoltare con attenzione le sue parole, Hazel iniziò a percepire di nuovo quell'orribile sensazione. Improvvisamente sentì le lacrime minacciare di bagnarle ancora il volto, mentre la paura si diffondeva attraverso le sue vene verso ogni centimetro del suo corpo, così abbassò lo sguardo, provando a nascondersi, ma Evan sembrò comunque accorgersene, come se fosse capace di sentire ciò che sentiva lei semplicemente standola a guardare.
"So di averti spaventata ieri, ma davvero Hazel, non mi accadeva da mesi ormai. Ho lavorato duro per imparare come controllarmi, come reprimere i miei impulsi, ma ieri, il funerale, il ricordo di Billy, e poi Noah. Non ce l'ho fatta, e ho perso le staffe" le spiegò.
Poi Hazel sollevò il capo, fissò lo sguardo nei suoi grandi occhi blu, e provando a trattenere le lacrime, disse "Ho bisogno che tu mi dica che andrà tutto bene, Evan. Devi promettermi che prenderai sul serio questa terapia, e che farai di tutto per provare a stare di nuovo meglio. Non voglio vivere il resto delle mie giornate chiedendomi costantemente se stai bene o no, se hai avuto altri attacchi, altri incubi, o se continui a sentire il rumore degli spari e le grida dei tuoi compagni tutte le volte che ti trovi in un luogo affollato e la testa comincia a farti male. So che nè gli attacchi, nè gli incubi o le grida cesseranno, ma ho bisogno di sapere che nonostante gli sforzi e la fatica, tu continuerai comunque a credere di potercela fare, perché se non lo farai tu, se tu crollerai, allora sono certa che lo farò anch'io" lo pregò, sul punto di scoppiare in lacrime, l'aria sconvolta e il barlume di speranza nei suoi occhi marroni.
Evan la guardava immobile, colpito e incredulo, non sapendo affatto cosa dire per riuscire a convincerla o a rassicurarla.
"Ho paura adesso, per te ma anche per me. Continuo a guardarmi intorno spaventata, a scansarmi da chiunque provi ad avvicinarsi a me, e a evitare gli sguardi della gente come se semplicemente fissandomi, qualcuno possa farmi del male. Per questo ho bisogno di sapere che potremmo lasciarci tutto questo alle spalle e ritornare a stare di nuovo bene. Ma se tu non ci riuscirai, allora niente può convincermi che io ce la farò. Sei più forte e determinato di me, io ho bisogno che tu ci creda" continuò la mora, le labbra tremanti, gli occhi languidi e il tono di voce flebile.
"Andrà tutto bene, te lo prometto" le disse, avvicinandosi a lei per prenderle una mano.
Ma Hazel la ritrasse istantaneamente non appena sentì Evan avvicinarsi pericolosamente a lei, così il moro si bloccò colpito, poi provando a nascondere la delusione nei suoi occhi, ritornò a guardarla.
"Scusa" gli disse Hazel dispiaciuta sotto voce.
Evan deglutì "Non preoccuparti" le rispose poi, il tono ferito e l'aria preoccupata.
Rimase a fissare la mano di Evan in silenzio, mentre il moro picchettava nervoso le unghie sul tavolino, poi dopo qualche secondo di esitazione, tirò di nuovo fuori la sua mano ferita, la avvicinò a quella di Evan, e senza pensarci un attimo di più, la posò sulla sua, facendolo smettere di muoverla agitato.
Con coraggio e contro ogni suo iniziale indugio, chiuse la sua mano attorno a quella del ragazzo, gliela strinse, poi aprì bocca "Non ho paura di te Evan, ma di ciò che continua a darti il tormento. Ho paura possa spingerti a prendere decisioni sbagliate, portandoti a fare qualcosa di pericoloso" gli disse.
"Ci ho pensato" esordì Peter arrivando alle spalle di Casey e facendole prende un colpo.
Sussultò spaventata emettendo un divertente gridolino, si portò una mano al petto, poi non appena riconobbe il volto del suo ragazzo, prese un profondo respiro.
"Idiota, per poco non mi spillavo una mano!" disse, sollevando una spillatrice carica, in piedi alla postazione del varco prioritario.
"Scusa" rispose Peter divertito provando a trattenere un'inappropriata risata.
Casey lo guardò in cagnesco, continuando a spillare delle carte d'imbarco "A cosa hai pensato?" gli chiese sbuffando.
Poi il biondino ritornò serio in pochi secondi "A Julian, e al tuo consiglio di andarlo a trovare per scusarmi con lui" rispose.
Casey inarcò un sopracciglio "Quindi vuoi incontrarlo?" gli chiese confusa.
"Ho il suo nuovo indirizzo, e il tuo appoggio, devo solo trovare il coraggio che mi condurrà da lui" rifletté gesticolando nervoso.
"Non ti serve coraggio, ma solo delle buone scuse" gli suggerì la biondina.
Peter le sorrise sornione, "Vuoi che venga con te?" gli chiese poi.
La guardava inarcando un sopracciglio, l'espressione confusa e dubbiosa "Se voglio che tu venga con me quando andrò a scusarmi con l'uomo che io e tuo padre abbiamo mandato in galera?".
Casey annuì "Oh, non far finta di non essere spaventato a morte all'idea di rivedere Julian. Verrei per supportarti, o per intervenire nel caso in cui Julian reagisse in malo modo mettendoti le mani addosso" rispose, celando un sottile velo di ironia dietro quelle parole.
Peter rise divertito "Vorresti forse provare a difendermi?" le chiese "Riesci a mala pena a tirare un buon pugno" aggiunse poi prendendola in giro, e dandole un piccolo e insignificante pugnetto su una spalla, l'esatto equivalente di quello che sarebbe stata in grado di dare lei.
Casey finse un sorriso sghembo "Oh, no! In realtà preferirei dargli una mano in quel caso! Sai, meriteresti davvero che qualcuno te le suonasse per bene, ed io sogno di farlo da molto tempo ormai" rispose non più così ironica, tirando uno dei suoi migliori pugni al braccio di Peter, che troppo impegnato a cercare di non ridere, lo percepì a stento.
"Così è questo il tuo piano? Non vuoi davvero che io affronti Julian, ma vuoi solo gettarmi nella fossa coi leoni!" scherzò il biondino.
"Beccata!" disse Casey facendo spallucce.
I due rimasero a guardarsi intenti a ridere per qualche secondo, poi, mentre la coda di passeggeri cominciava a diventare piuttosto lunga al varco prioritario, Peter pensò bene che fosse il momento più adatto per parlare con Casey di faccende un po' più serie.
"Credo che Evan abbia parlato ad Hazel" esordì Peter.
"Stai parlando di nuovo di ciò che è successo ieri, non è vero?" gli chiese, continuando a passare allo scanner le carte d'imbarco dei passeggeri.
"Te l'ho già detto, Pet: Hazel non sta affatto bene, Evan dovrebbe mantenere le distanze per un po' da lei, darle il tempo di metabolizzare" spiegò Casey seria, l'espressione saggia e preoccupata.
"Le ha detto del suo trauma Cas, della terapia e di tutto il resto" fu più specifico Peter.
"Che cosa?" chiese sconvolta la biondina, facendo sussultare un passeggero dai tratti orientali sul punto di passarle i suoi documenti.
"Evan ha sganciato la bomba?" chiese più forte, l'aria scioccata e la bocca spalancata.
"Nessuno ha una bomba qui, signore. Lei sta solo scherzando" disse poi Peter imbarazzato, rivolgendosi al signore dagli occhi a mandorla davanti a loro, che preoccupato adesso fissava Casey sconvolto.
Peter la richiamò all'ordine con uno sguardo di rimprovero, mentre l'uomo sgattaiolava via con il suo bagaglio a mano sotto braccio.
"Evan ha davvero lanciato una bomba del genere su Hazel, dopo quello che le è successo al cimitero?" chiese ancora sbigottita.
"Lo ha fatto, Casey, ha lanciato la bomba" ribadì ancora Peter scocciato "In senso metaforico signora, non si preoccupi. Questo aeroporto è il posto più sicuro in cui potrebbe trovarsi lei adesso" disse Peter provando a tranquillizzare una donna che mano nella mano con il figlio di poco più di 5 anni, lo fissava spaventata a morte.
"Cosa diavolo salta in testa a quel ragazzo?" chiese Casey non preoccupandosi affatto dei suoi passeggeri.
"Le ha detto la verità Cas, è riuscito finalmente ad ammettere quale sia il suo problema. Perché ti agiti così tanto?" le chiese confuso.
"Perché Hazel è ancora sconvolta, Peter. Tu non hai visto come sta: ieri ha dato un pugno contro uno specchio ferendosi una mano, oggi stava per avere un attacco di panico davanti a tutti, e adesso Evan" provò a spiegarsi Casey.
"Ha bisogno di tempo, Pet, Evan deve darle quel tempo" concluse, il tono serio e preoccupante.
"Potrebbe non averne più nemmeno lui, Cas. Oggi ho trovato una lista nell'ufficio di Cooper: sta decidendo chi potrebbe essere di nuovo pronto a ripartire, ed Evan è in cima a quella lista" confessò Peter, lasciando Casey senza parole.
"Lui non può ripartire" disse solo la ragazza, in preda al panico.
"Lo so bene, ma Cooper è convinto del contrario. Gli proporrà di firmare per una nuova missione a breve, è questione di giorni, forse settimane" concluse Peter spaventato.
Camminava con le sue converse invecchiate ai piedi, infreddolita e sfinita nel suo elegante tailleur, così non appena vide la sua casa da lontano, sospirò sollevata sentendosi finalmente vicina al suo rifugio.
Trascinava il suo zaino su una spalla, e sussultava ogni qual volta che un auto le passava di fianco a velocità, imprecando contro se stessa e contro qualunque cosa adesso, l'avesse portata ad avere paura perfino della sua stessa ombra.
Giunse davanti al vialetto di casa sua, attraversò il giardino di corsa, poi con le chiavi già in mano, aprì la porta d'ingresso richiudendola dietro di sè in un istante, e lasciando fuori dal suo rifugio quell'irrazionale paura che per tutto il giorno l'aveva perseguitata.
Spaventata si accasciò contro la porta, le spalle poggiate su di essa, le gambe sul punto di cedere. Chiuse gli occhi, costringendosi a prendere dei respiri profondi, e tentando di riacquistare almeno quel minimo di autocontrollo, indispensabile per aiutarla a riaprire gli occhi e affrontare così la sua famiglia.
"Ciao" la salutò poi Ian, guardandola con un'espressione così seria in viso.
Hazel finalmente riaprì gli occhi, e quando lo vide in piedi a pochi passi da lei intento a fissarla impassibile, velocemente si ricompose agitata.
"Ciao" rispose, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e togliendosi poi la giacca blu della sua divisa.
Rimase a fissare Ian confusa per qualche istante, le sopracciglia corrugate e le labbra secche a causa del freddo.
"Ho di nuovo scambiato i nostri telefoni" esordì poi tirando fuori dalla tasca del suo zaino il cellulare di Ian "Quando me ne sono accorta, ero già arrivata" aggiunse, porgendo a suo fratello l'oggetto in questione.
Ian mosse un passo verso di lei, la freddezza dei suoi gesti fastidiosamente evidente "Siediti Zel, devo parlarti" le disse poi invitandola a raggiungere il divano al loro fianco.
La mora lo guardò perplessa, poi cominciando a percepire la solita agitazione aumentare dentro di lei, lo ascoltò muovendosi verso il salotto.
Si sedette sul divano, preoccupata e confusa, mentre Ian la guardava serio in piedi di fronte a lei.
Prese il telefono di Hazel dalla tasca dei suoi jeans, lo posò sul tavolino fra loro, poi nervoso provò a spiegarle "Keller ti ha mandato un messaggio oggi".
Al suono di quel nome la schiena di Hazel si irrigidì istantaneamente, le sue mani si bloccarono sulle sue gambe, mentre il suo cuore sembrò fermarsi per qualche secondo.
"Voleva incontrarti" continuò Ian, mentre Hazel lo fissava sconvolta.
"Così gli ho risposto fingendo d'essere te, poi sono uscito per incontrarlo" gli occhi della mora si spalancarono simultaneamente alla sua bocca, che riacquistando una voce, finalmente parlò.
"Che cosa hai fatto?" urlò sconvolta.
Guardò Ian arrabbiata, poi prese il suo cellulare, e agitata cominciò a cercare i messaggi di cui Ian le aveva parlato, digitando nervosa i polpastrelli sullo schermo.
Ian sospirò, consapevole dell'impulsività del suo gesto, e ancor più consapevole di come avrebbe fatto infuriare sua sorella.
"Fidati Hazel, è stato un bene che al momento in cui Noah ti ha mandato quel messaggio, avessi io il tuo cellulare" le disse convinto sella sua tesi, ottenendo in tutta risposta un'occhiata rabbiosa da parte di sua sorella, che incredula, continuava a rigirarsi il suo cellulare fra le mani.
"Non ti avrei mai lasciato uscire per incontrare quel pezzo di merda, e noi non avremmo mai saputo quello che lui ha in mente di fare" aggiunse Ian sedendosi a fianco di Hazel.
"Non avrei mai accettato di incontrarlo, Ian! Sono spaventata a morte per colpa di quel ragazzo, e tu credi davvero che se solo avessi ricevuto quei messaggi sarei corsa da lui senza dire niente a te?" gli chiese in preda al panico, gli occhi colmi di lacrime e le mani tremanti.
"Ma tu dovevi dirmelo, porca puttana! Non avresti mai dovuto fingerti me, o ancora peggio incontrarlo a mia insaputa!" sputò fuori Hazel arrabbiata, l'agitazione e la paura in ogni suo gesto.
Ian la guardava in silenzio, non del tutto certo delle parole che avrebbe dovuto usare per spiegare a sua sorella ciò che adesso aveva intenzione di fare Noah.
"Cazzo, Ian" imprecò Hazel stringendosi il capo fra le mani.
"Avresti solo dovuto dirmelo, o semplicemente aspettare che io tornassi" continuò esausta.
"Hazel" la richiamò Ian poggiandole una mano sulla spalla, gesto che con grande sorpresa di Hazel, non la spaventò affatto.
La mora sollevò la testa, si passò una mano fra i capelli scompigliati, guardò la mano di suo fratello ancora sulla sua spalla, poi spostò l'attenzione sul suo viso. Ian deglutì, poi tolse la sua mano, la portò sul suo viso, e dopo essersi massaggiato la fronte ancora in cerca di parole appropriate per raccontare la verità ad Hazel, finalmente trovò il coraggio di parlare "Noah vuole denunciare Evan" sputò fuori di colpo, strizzando gli occhi in preda al panico.
Hazel invece rimase a fissare suo fratello zitta e ferma per un istante, poi le lacrime furono più svelte delle sue parole, così scoppiando in lacrime, non disse niente.
Si portò le mani fra i capelli ancora una volta, e solo quando Ian provò di nuovo a confortarla invano circondandole le spalle con un braccio, Hazel finalmente parlò "Dimmi che tutto questo è solo un incubo" si sfogò, lasciandosi stringere dalle forti braccia del fratello.
Spazio autrice
TADAAAN!
Eh sì, non mi sono affatto dimenticata di voi, nè di questa storia ovviamente, sono solo stata, ancora una volta, sommersa dallo studio causa sessione estiva imminente.
Martedì ho lo scritto di arabo e non sono più sicura di saper scrivere una frase sensata in italiano, quindi perdonatemi qualunque eventuale errore, ma sto davvero rischiando di impazzire ahahah
Ma veniamo a noi: come state tesori miei?
Vi sono mancata?
A me voi sì, soprattutto i vostri teneri commenti o le vostre assurde supposizioni, anzi, qualche nuovo strano presentimento?
Come avete letto, ma come ormai continuo a ripetervi da un paio di capitoli, le cose stanno per farsi sempre più complicate per i nostri ragazzi, soprattutto per Evan...
Ma siccome mi piace tanto mettere in scena una serie di sviluppi della trama sempre più cupi e intriganti, penso proprio che in fin dei conti, un po' di subbuglio farà piacere anche a voi... chissà!
Come sempre lasciatemi sapere quali sono i vostri pareri giù nei commenti, nel frattempo, io provo a portarmi un po' avanti con il lungo lavoro che mi aspetta per i prossimi capitoli.
Grazie per seguirmi sempre nonostante i miei continui ritardi nell'aggiornamento dei capitoli, per il vostro supporto e per le belle parole che mi lasciate sempre alla fine di ogni capitolo ♥️
A presto,
Hazel Evans.
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