Capitolo 23
"Mi lascio andare per una sera bevendo qualche drink di troppo, e tu scegli proprio quel momento per fare ciò che aspetto da settimane?" le chiese Casey, l'espressione offesa dipinta sul viso.
"Non ho proprio scelto" disse in sua difesa Hazel "Ho semplicemente lasciato che le cose corressero da sole, e mi sono fatta trascinare dall'atmosfera del momento" le spiegò, il sorriso beffardo sulle labbra.
"E hai baciato Evan!" quasi strillò Casey, lo sguardo elettrizzato.
"S-sh!" sussultò Hazel, le gote rosse.
"Non credo che ai miei vicini interessi essere aggiornati sulla mia vita sentimentale" disse, guardando oltre la finestra di camera sua la casa in mattoni rossi della famiglia Alfred.
"Scusa, ma non riesco a trattenermi" disse piano Caesy.
"Sei andata al mare con Evan, avete fatto il bagno vestiti, e poi lo hai portato a casa tua!" riprese a strillare, gli occhi emozionati e il sorriso ancora incredulo. "Cas!" la rimproverò, fiondandosi su di lei e tappandole la bocca con un cuscino "I miei genitori sono al piano di sotto" le ricordò.
"Ma ha fatto la doccia nel tuo bagno!" sussurrò indicando la porta del bagno in camera di Hazel, più emozionata di lei.
Hazel annuì portandosi una mano sulla fronte, e dichiarando la sua resa.
"Va bene, ho finito" annunciò colpevole, spalancando le mani all'altezza delle sue spalle. Hazel le sorrise, comunque divertita dalla reazione che aveva avuto la sua amica alla notizia del bacio e tutti gli avvenimenti a seguire che erano successi fra lei ed Evan.
"Ma toglimi solo una curiosità" gli occhi luminosi di Casey. Hazel inarcò un sopracciglio "Lo avete fatto proprio su questo letto o dentro la doccia?" le chiese sfacciata, il sorriso malizioso.
"Non lo abbiamo fatto!" chiarì Hazel imbarazzata, le gote infiammate di un rosso simile a quello dell'abito che indossava proprio in quel momento.
"Sul serio?" chiese delusa la bionda. "Sul serio" ripeté Hazel.
"Quanto al coglione con cui stavi, come ha reagito Evan quando gliene hai parlato?" continuò curiosa Casey.
"Non so definire come l'abbia presa in realtà" rifletté Hazel arricciando il labbro inferiore "Era sorpreso, non credo avesse sospettato niente quando abbiamo trovato Noah qui, al nostro ritorno. Ma quando gli ho raccontato di lui e di quello che è successo tra noi, si è comportato in maniera strana" spiegò.
"Oh Evan è sempre strano, nulla di nuovo" commentò Casey, il sorriso sul viso di Hazel.
"Ha voluto rassicurarmi dicendomi che quello che lui vuole non è assolutamente obbligarmi a dover scegliere fra lui o Noah. Ma quando poi gli ho raccontato del bacio che c'è stato tra noi, giurerei che fosse quasi geloso" raccontò.
"Sarà difficile per lui ammetterlo, ma è chiaro che lui si senta minacciato in qualche modo, adesso che quella parte della tua vita si è ripresentata alla tua porta" provò a spiegarle Casey. "Minacciato? Per l'amor del cielo, non deve sentirsi minacciato da Noah per nessuna ragione!" esclamò Hazel.
"Potrai stare lì a ripeterglielo tutte le volte che vorrai Zel, ma Evan continuerà a irrigidirsi ogni qualvolta che sentirà parlare di Noah. Sono ragazzi, e per quanto loro si sforzino a cercare di nasconderlo, la gelosia rimarrà sempre il loro punto debole" le spiegò, l'espressione saggia.
"Il fatto che poi abbia trovato Noah a casa tua, disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere il tuo perdono, non sarà mai motivo di rassicurazione per Evan" disse Ian, appoggiato allo stipite della porta, che probabilmente aveva assistito a buona parte della loro conversazione.
Le due ragazze sussultarono spaventate notando il moro in piedi davanti a loro, intento a fissarle completamente non curante del fatto che quello che stava facendo, fosse proprio invadere la loro privacy. "Quando la smetterai di origliare le mie conversazioni?" gli chiese scocciata Hazel.
"Ci sono forse segreti fra noi sorellina?" le chiese Ian, sedendosi sul suo letto accanto a lei. "Non dal momento in cui hai offerto dei preservativi al ragazzo con cui esco, dandogli precise indicazioni sul come e quando farsi tua sorella" gli ricordò, il tono sarcastico e lo sguardo minaccioso.
"Il più lontano possibile da me e sempre adottando le giuste precauzioni, non dimenticarlo!" l'avvertì serio, facendo scoppiare in una fragorosa risata Casey.
"Lo trovi divertente?" le chiese Hazel, indicando il moro "Ha usato le stesse identiche parole con la stessa identica espressione inquietante con Evan" le spiegò, scocciata.
"Avrei tanto voluto vedere la faccia di Evan in quel momento" disse Casey, continuando a ridere, il sorriso soddisfatto sul viso di Ian.
"E che mi dici di te invece? Non mi hai ancora spiegato cosa è successo tra te e Peter" ribaltò la situazione Hazel, ammiccando un sorriso beffardo.
"Oh è più complicato di quanto immagini, Zel" rispose Casey, stringendo contro il petto un cuscino e affondando il mento in esso.
"Cavolo, mi sento come ad un pigiama party" commentò Ian, che in cambio ricevette un'occhiataccia dalla sorella.
"Diciamo che ci stiamo lavorando. Io e Peter siamo stati insieme per tanto tempo, nessuno mi conosce così bene come lui, è per questo che mi sento ancora così legata a lui" spiegò Casey.
"Così pensi che riuscirai a perdonarlo, qualunque cosa abbia mai fatto?" le chiese Hazel. "Penso che non riuscirò mai ad avercela davvero con lui" ammise Casey.
"Sapete, non so se è la mia paranoia che mi spinge a pensare una cosa del genere, ma credo che Peter mi odi" esordì Ian, aggrottando la fronte.
"Peter odia qualunque ragazzo si avvicini a Casey" disse Hazel ridendo.
"Si tratta pur sempre di ragazzi" le ricordò la bionda "La gelosia è la loro più grande debolezza" la imitò Hazel, sorridendole divertita.
"Questi pigiama party sono un po' troppo per me, possiamo passare direttamente alla parte in cui mangiamo schifezze guardando un film e smettere di parlare di ragazzi?" obiettò Ian, facendo ridere entrambe le ragazze.
"Quando avevi intenzione di dirmi che questa mostra sarebbe stata più simile ad una rimpatriata coi tuoi compagni del liceo che ad un evento culturale?" chiese nervoso Evan, le mani che battevano sul volante nervose. "Non si tratta di una rimpatriata coi miei compagni del liceo, saranno presenti giusto alcuni ragazzi del mio corso di arte contemporanea, e pensavo ti avrebbe fatto sul serio piacere conoscere quella parte della mia vita!" gli spiegò Hazel innervosendosi, il tono ferito.
Evan distolse lo sguardo dalla strada per un momento, diede una veloce occhiata ad Hazel, e quando notò la delusione nella sua voce, la bocca imbronciata e lo sguardo nascosto da un grosso paio di occhiali da sole, non poté che sentire il senso di colpa inondargli il petto.
Qualche minuto di imbarazzante silenzio, poi si bagnò le labbra e riprovò "È ovvio che mi faccia piacere" spezzò il silenzio, guardando Hazel con la coda dell'occhio.
Lo fissò per un attimo in quella sua camicia azzurra, l'orologio al polso, e gli occhiali da sole sul naso: lo trovava incredibilmente bello.
"Mi dispiace, avrei semplicemente voluto saperlo prima. L'idea di dover conoscere i tuoi amici mi innervosisce un po': mi conosci, sono un tipo riservato, non poi così bravo con le persone" cominciò a blaterare.
"Andrà tutto bene e i ragazzi ti adoreranno" lo interruppe Hazel, sorridendogli intenerita. Poggiò una mano su quella di Evan, intento a cambiare marcia dell'auto, poi mordendosi il labbro si sistemò la montatura dei suoi occhiali sui capelli "E c'è una cosa che vorrei tu vedessi a questa mostra" annunciò "È uno dei motivi principali per cui ho voluto portarti qui" il sorriso sulle sue labbra.
"Di che si tratta?" chiese confuso il moro.
"Capirai di che si tratta non appena lo avrai davanti" gli disse semplicemente.
"Tutto questo mistero non mi rassicura affatto, Donovan" l'espressione preoccupata "Ti piacerà" il tono sicuro nella voce di Hazel.
Arrivati all'ArtSpace Gallery, Evan, che si lasciava guidare dalla presa stretta della mano di Hazel sulla sua, non poté fare a meno di notare quanto emozionata fosse la mora, che proprio come una bambina per la prima volta al circo, non smetteva di guardarsi intorno con occhi sognanti. Continuava ad indicargli un mucchio di fotografie in mostra su ogni parete dell'enorme sala, trascinandolo da un angolo all'altro, impaziente di ammirare ogni opera esposta.
"Hazel, sei arrivata!" strillò una donna, facendo svolazzare la sua lunga gonna blu verso la loro direzione, il bicchiere di champagne in mano.
"Signorina Reinhart!" la seguì Hazel, fiondandosi fra le braccia della donna, e lasciando la mano di Evan.
"Sapevo non saresti mancata per nessuna ragione al mondo!" le disse, affondando il magro viso fra le onde color cioccolato dei capelli di Hazel. Spalancò gli occhi, affacciandosi dalle esili spalle della ragazza, poi puntò i suoi grandi occhi verdi su Evan, che notandola arrossì all'istante "Oh, e questo bel ragazzo è il tuo" stava per dire, ma Hazel la fermò.
"Signorina Reinhart lui è Evan Blake" lo presentò. "Salve!" la salutò il ragazzo porgendole una mano, il sorriso imbarazzato sul volto, l'aria gentile ed elegante.
"Emma Reinhart!" si presentò la donna, stringendogli la mano.
"Lei è chi ha scattato tutte queste foto, la mia professoressa di arte contemporanea del liceo" gli spiegò, guardando con ammirazione la sua insegnante.
"Hazel è stata una delle mie migliori alunne, se oggi sono riuscita ad organizzare tutto questo, è anche per merito suo" disse la sua professoressa, l'orgoglio nei suoi occhi.
"Merito tuo?" chiese Evan a bassa voce, sorridendo confuso alla ragazza accanto a lui.
"Non avete ancora preso niente? Fate un salto al buffet, e prendete un po' di champagne!" li invitò, indicando il banchetto del buffet infondo alla sala.
"Ci vediamo dopo ragazzi!" li salutò poi, sparendo alle loro spalle.
"Quella donna era la tua insegnante?" le chiese Evan, prendendo al volo due bicchieri di champagne dal vassoio di un cameriere che gli stava passando affianco.
"È completamente matta, ma è proprio per questo che la adoro! È solo grazie a lei se ho scoperto la mia passione per la fotografia" gli disse, prendendolo poi per mano e trascinandolo verso una zona più buia della sala.
Con i loro bicchieri di champagne già vuoti, fecero la loro entrata in una stanza illuminata dalle sole proiezioni di particolari luci sulle foto appese ai muri. Decine di volti tappezzavano le chiare pareti, creando tutte insieme un effetto di un certo impatto, il tutto perfettamente esaltato dallo straordinario gioco di luci.
"È un progetto su cui lavora da anni!" disse Hazel, lo sguardo imbambolato.
Evan la guardò meravigliato "Ogni volto presente in questa stanza racconta una precisa storia. Ha tentato di rappresentare la personalità di ognuno di questi volti in una fotografia. Sono tutti suoi alunni" spiegò entusiasta, posando lo sguardo su Evan, che incuriosito e attento ammirava quelle fotografie.
"Lui è Jacob Scott, il miglior giocatore di lacrosse della scuola. Lui invece è Jake Stilinski, gli piace credere che sia un po' come Sherlock Holmes, investigava su qualunque cosa e poi scriveva articoli di cronaca per il giornalino della scuola. Lei invece è Amanda McKelley, adesso studia per una delle accademie di moda più prestigiose di Los Angeles, sogna di diventare una stilista, al liceo era lei che si occupava dei costumi di scena per il club di teatro" spiegò Hazel, passando in rassegna le foto di quei ragazzi, Evan che seguiva attento il suo racconto.
"Lui invece è Billy Lynn, credo che anche lui giocasse nella squadra di lacrosse, è un amico di Noah, non so quale sia la sua storia in realtà" disse poi, indicando il volto di un ragazzo dagli occhi azzurri, i capelli corti e il sorriso tenero. "O forse era il pugile!" si corresse, il dito sul mento come chiaro segno di profonda riflessione "Sì, non avevo notato il guantone: lui è il pugile che diede una lezione a quel presuntuoso di Sam Andrews quando se la prese con dei ragazzini di primo anno che avevano involontariamente graffiato la sua moto. Venne acclamato come un eroe per settimane, non so come ho fatto a non ricordarmi subito di lui!" il sorriso spensierato sul suo volto.
"Lo conosco" disse poi Evan, che colpito fissava ancora imbambolato la foto di Billy il pugile. "Davvero?" gli chiese Hazel sorpresa.
"E' Bill, certo che lo conosco!" ripetè, portandosi una mano dietro la testa incredulo, mentre Hazel lo guardava aggrottando la fronte.
La guardò, poi si decise finalmente a spiegarle "Adesso è un soldato" le rivelò, sorridendole. "Ci siamo addestrati insieme nella stessa base militare per circa un anno, era con me perfino in Iraq!" continuò a spiegarle, entusiasta di scoprire che infondo il mondo era davvero così piccolo come la gente andava a raccontare in giro.
"Sul serio?" gli chiese incredula Hazel "Potrebbe essere qua, magari lo incontreremo!" disse, guardandosi intorno.
Ma fu in quel preciso istante che Evan cambiò espressione, diventando serio d'un tratto "Non credo che Bill sia qui" disse.
Hazel inarcò un sopracciglio "Dovrebbe essere in Afghanistan adesso" le disse, l'aria nostalgica e improvvisamente preoccupata sul suo volto.
"Sua fortuna, Bill non era con noi il giorno della sparatoria a Baghdad, credo fosse impegnato in un turno di pattuglia in città, o forse alla scuola elementare... Non ricordo, ma qualunque cosa stesse facendo, riuscì a salvarsi. Rimase lì fino al compimento della missione, poi tornò dopo sole due settimane con il resto dei ragazzi che non erano stati in alcun modo colpiti dall'attacco nemico" le spiegò, mentre Hazel lo ascoltava attenta.
"Ma il colonello McGregor ha di nuovo radunato Bill e altri ragazzi per una nuova partenza, non più di una settimana fa se non sbaglio... Così adesso dovrebbe essere in Afghanistan, per il trasporto di nuovi macchinari per un ospedale, o qualcosa del genere" concluse, ritornando a guardare la foto di Billy.
"Cavolo, nemmeno il tempo di riprendere possesso della sua vita ed è di nuovo dovuto ripartire" pensò ad alta voce la ragazza.
"Fa parte del nostro lavoro" commentò Evan.
"Hazel Donovan?" qualcuno richiamò poi la loro attenzione qualche passo lontano da loro. Si voltarono istintivamente, così quando videro una ragazza alta coi capelli corvini e qualche ciocca viola camminare verso di loro, Hazel aprì bocca "Kat!" esultò, spalancando le braccia alla ragazza che adesso correva verso di lei.
Evan vide le due amiche stringersi forte in un tenero abbraccio, sentendosi a disagio ma allo stesso tempo felice per Hazel.
"Dio, cosa hai fatto ai capelli?" disse la ragazza rigirando una ciocca color cioccolato dei capelli di Hazel fra le dita.
"Davvero sei tu che stai chiedendo a me cosa ho fatto ai miei capelli? Sei viola Kat, chi diavolo sei Katy Perry?" le chiese sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi. "E' più o meno quello il mio intento!" ammise la ragazza, scostandosi la frangetta davanti agli occhi corvini, e posando lo sguardo su Evan, che non aveva fiatato per tutto il tempo della loro conversazione.
"Oh Evan lei è Kathrine, colei che mi trascinava ad ogni festa al liceo" la presentò Hazel.
"Sono finiti quei tempi amica mia!" le disse Kathrine ridendo.
"Evan" aprì finalmente bocca il moro, porgendo una mano alla ragazza davanti a lui.
"Cavolo Zel, i tuoi gusti in fatto di ragazzi sono decisamente migliorati!" disse piano Kathrine allungandosi verso la sua amica, e continuando a sorridere gentile ad Evan, che sentendo ogni parola, non potè che sorridere lusingato.
"Kathrine ha sempre odiato Noah" spiegò ad Evan, il sorriso sul suo volto.
"Era un vero idiota!" disse un po' troppo forte, roteando gli occhi scuri all'indietro, e bevendo un sorso di champagne dal suo bicchiere.
"Tu invece sembri molto più simpatico, è simpatico non è vero?" indagò Kathrine rivolgendosi alla sua amica, il tono premuroso e protettivo.
"E' simpatico" chiarì Hazel, sorridendole. "Sono simpatico" la imitò divertito il ragazzo. "Siete proprio una coppia di simpaticoni, è chiaro!" esordì Kathrine "Quanto a quel rompicoglioni del mio fidanzato invece – lui non sa cosa sia la simpatia – lo hai per caso visto da qualche parte?" chiese guardandosi intorno Kat.
"George è qui?" chiese sorpresa Hazel. "Proprio così, ma non emozionarti troppo, è qui ovviamente solo per il buffet e lo champagne gratis" disse la mora "Che è esattamente dov'è adesso, come immaginavo" continuò indicando un ragazzo intento a ingozzarsi di stuzzichini davanti al bancone del buffet.
"E che mi dici di te Evan? Ti piace la fotografia?" gli chiese curiosa Kathrine. "Credo di sì" rispose sincero il ragazzo, nascondendo le mani dentro alle tasche dei suoi jeans.
"Ehi, lo ha già visto?" chiese poi la mora curiosa, rivolgendosi ad Hazel, mentre Evan le guardava confuso.
"Non ancora" rispose Hazel sorridente. "Cosa non ho ancora visto?" chiese Evan confuso. "Lo vedrai tra poco" continuò con l'aria misteriosa Hazel.
"Ho preso stuzzichini a sufficienza per tutta la serata, dovrebbero bastare affinchè io non finisca per impazzire in mezzo a tutti questi noiosi artisti che chiamerebbero arte perfino quella vecchia poltrona laggiù!" fece il suo ingresso George, un ragazzo alto coi capelli castani dall'aria divertente e affamata. Evan lo guardava divertito mentre il ragazzo davanti a lui era intento a fissare con occhi sognanti un tramezzino "Questa, è la vera arte!" esordì poi George, mettendo in bocca l'intero tramezzino e lanciando in aria lo stuzzicadenti.
"Oh ciao Zel! Sai bene che non mi riferivo a te, no? Adoro le tue foto! Ne vuoi uno?" provò a farsi perdonare George offrendo uno dei suoi tramezzini alla sua amica.
"No George, grazie comunque" rispose gentile la mora sorridendogli.
"George lui è Evan, il ragazzo di Hazel" prese poi la parola Kathrine, stufa di stare lì a guardare il suo ragazzo fare l'idiota. "Oh in realtà" stavano per dire in coro Evan ed Hazel, pronti a correggere Kathrine.
"Piacere amico, hai fame?" li interruppe poi George, voltandosi a guardare Evan, la bocca piena e gli occhi gentili.
"No, grazie mille" rispose divertito Evan.
"Sei davvero imbarazzante" esordì Kathrine guardando scocciata il suo ragazzo.
"Oh lasciami mangiare in pace!" si lamentò il ragazzo, mandando giù un altro tramezzino, le facce divertite di Hazel ed Evan.
"Una foto con la mia classe preferita, venite tutti qui!" si voltarono tutti istintivamente quando la signorina Reinhart richiamò la loro attenzione.
"Ehi torno subito, ok?" disse Hazel poco dopo avvicinandosi ad Evan, e schioccandogli un veloce bacio a metà labbro, prima di andare via insieme ai suoi amici e fare una foto con la loro insegnante.
Evan le sorrise, poi si voltò verso l'enorme parete tappezzata di foto, così riprese ad ammirare i volti di quei ragazzi.
Dopo un'accurata ricerca, e aver notato le foto di Kathrine e George, rispettivamente lei con i capelli tinti di blu e lui intento a suonare una chitarra elettrica, finalmente trovò quella di Hazel.
Una foto che la ritraeva in uno dei suoi soliti abiti colorati, con un sorriso luminoso sul volto e una macchina fotografica grande quasi quanto il suo viso, poggiata contro il piccolo naso. Un occhio strizzato, e l'altro puntato nel mirino ottico della sua reflex. Era stata fotografata di profilo, mentre concentrata era impegnata a sua volta a fotografare qualcos'altro, non visibile all'interno di quella foto. Mentre la ammirava bellissima in quella fotografia, sorrise involontariamente, percependo una strana sensazione di pace attorno a lui, ed estraniandosi per un momento da chiunque impegnato a bere champagne e ad ammirare quelle fotografie, fosse lì in quella stanza con lui.
"Spero tu sappia quanto tu sia fortunato" ma una voce attirò la sua attenzione, cogliendolo di sorpresa.
Si voltò confuso, e quando vide Noah Keller accanto a lui impegnato ad ammirare la foto di Hazel, si irrigidì all'istante, stringendo i pugni contro i fianchi e cambiando improvvisamente espressione.
Trattenne un ghigno, poi rivolgendo un'occhiataccia al ragazzo accanto a lui, gli disse qualcosa "Proprio tu vieni qui a dirmelo?" chiese sicuro di sé.
Il volto di Noah impallidì in un istante, e poté avvertire la frustrazione che stava evidentemente provando, anche attraverso quell'espressione indecifrabile dipinta sul suo volto.
"Hazel è davvero speciale" stava per dire Noah "Lo so bene questo" lo interruppe infastidito Evan.
"Semplicemente spero tu sappia come renderla felice" gli disse "Non permetterò mai che lei soffra di nuovo, non c'è nulla di cui tu ti debba preoccupare" gli rispose ancora una volta a tono Evan.
"Senti, l'ultima cosa che voglio è discutere con te" disse Noah, avvicinandosi al moro "Quindi non preoccuparti, starò alla larga da lei. Ma se solo tu dovessi farle del male, sappi che-" ma Evan lo interruppe nuovamente "Non provare ad avvertirmi Noah, né a ribadire ancora una volta quanto Hazel sia splendida. Lo so già, e non ho bisogno che tu mi dica come comportarmi con lei. Cavolo tu l'hai tradita, sul serio credi di trovarti nella posizione giusta per darmi degli avvertimenti?" gli chiese incredulo, il viso a pochi centimetri dal suo, la mascella contratta e lo sguardo di sfida.
"Noah" si voltarono poi istintivamente I due ragazzi al suono della voce di Hazel, e quando la videro di fronte a loro immobile, si allontanarono di scatto l'uno dall'altro.
"Ciao Hazel" la salutò Noah, il tono freddo e ferito.
"Che sta succedendo?" chiese incredula, guardando i due ragazzi preoccupata.
Evan deglutì, poi allargando i pugni si avvicinò a lei "Niente, stavamo semplicemente parlando" le rispose serio, non volendo farla preoccupare.
"Sono venuto qui per le tue foto, sono davvero fantastiche Hazel, complimenti!" disse Noah, sorridendo alla mora gentile e avvicinandosi a lei.
Evan la vide arricciarsi il labbro, lo guardò infastidito, poi disse semplicemente "Grazie Noah".
Qualche secondo di imbarazzante silenzio, e Noah aprì di nuovo bocca, senza filtrare in alcun modo il suo pensiero "Così state ufficialmente insieme?" chiese sfacciato, indicandoli.
Il volto di Hazel improvvisamente pallido, mentre quello di Evan contratto in una smorfia tesa e irritata.
Hazel guardò Evan, che serio non aveva distolto minimamente lo sguardo dal viso Noah, deglutì sentendosi profondamente a disagio, poi allungò le mani lungo i suoi fianchi, e sospirando rispose "Sì" si avvicinò ad Evan "Stiamo insieme" disse semplicemente, mentre prendeva la mano ad Evan, incastrando le dita con le sue. Il tono deciso delle sue parole fece rabbrividire Evan, che piacevolmente sorpreso dalla sua risposta, strinse la sua mano, accennando un sorrisetto soddisfatto e orgoglioso che solo Hazel notò.
Noah mandò giù l'ultimo sorso di champagne dal suo bicchiere, poi lo poggiò con decisione su un tavolino di cristallo dietro di lui, si bagnò le labbra, e puntando di nuovo lo sguardo su quei due, tentò di mantenere un'espressione seria e controllata. Ma qualche istante dopo, una risata isterica distorse il disegno perfetto della sua mascella, così si mise le mani in tasca e disse "Ottima scelta Zel! Non avresti potuto scegliere di meglio!".
Hazel inarcò un sopracciglio confusa, mentre potè percepire chiaramente Evan irrigidirsi al suono della voce di Noah.
"Insomma, fisico scolpito, capelli perfettamente pettinati, e quegli occhi... Lei ha un debole per quelli con gli occhi chiari come te, lo sapevi?" continuò, fissando Evan con un'occhiata attenta.
Hazel trattenne un ghigno, mentre teneva ancora per mano Evan.
"Sei anche un soldato, non è vero?" chiese, puntando i suoi occhi verdi dritto in quelli del moro davanti a lui.
"Forte, coraggioso, un eroe!" lo descrisse con un sottile velo di sarcasmo.
"Come avrebbe potuto resistere ad uno così, sembri uscito da una di quelle commedie romantiche che le piacciono tanto" disse, indicando con una mano l'unica ragazza presente nella stanza.
Hazel ed Evan erano stati in silenzio fino a quel momento, cercando di calmarsi a vicenda, tenendosi per mano pronti a fronteggiare qualunque altro ridicolo attacco avrebbe rivolto loro Noah.
Poi rise ancora una volta, abbassando lo sguardo e scuotendo il capo incredulo. Lo rialzò un attimo dopo, e quando Hazel poté di nuovo vedere il suo viso, notò subito gli occhi tristi e improvvisamente arrossati nascosti dall'ombra dei capelli sulla sua fronte "D'altronde rimpiazzarmi con un semplice ragazzo rimorchiato in discoteca non sarebbe stato tanto efficace quanto farlo con uno come lui... Quindi davvero Hazel, complimenti, hai fatto davvero un'ottima scelta!" si spinse decisamente oltre Noah.
Evan scattò, sul punto di colpirlo dritto in faccia e fargli smettere così di sputare fuori merda in modo così irrispettoso e cattivo, pronto a fargli invece sputare qualcosa più simile a del liquido rosso e fluido, ma quando Hazel avvertì la rabbia fargli tremare le mani, quando capì cosa avrebbe potuto fare Evan da un momento all'altro, lo trattenne per una mano stringendogliela più forte che poteva, certa che mai e poi mai lo avrebbe mollato. La stretta salda sulla sua mano gli permise di pensare con mente lucida per un solo istante, abbastanza per ritrarsi e sospirare, nell'invano tentativo di trattenere l'ira e il pugno già carico nella sua mano. Digrignò i denti, le gote rosse e le mani tremanti e sudate. Si avvicinò lentamente ancora un po' al viso di Noah, poi aprì bocca "Non provare a farlo Noah, non provare a dire un'altra sola parola, e non osare prendertela con Hazel per una colpa che è solo tua. Avrà pure fatto un'ottima scelta, ma per una volta, ha scelto per se stessa" gli disse, fiatandogli addosso. Noah lo guardò negli occhi, e Hazel lo notò ancora, quello sguardo distrutto sul punto di annegare nelle lacrime. Serrò la mascella, mentre le sue labbra continuavano a tremare in preda al nervosismo. Evan rimase per qualche istante fermo lì in silenzio attendendo una qualche sorta di replica, ma quando lo vide ridurre la bocca ad una fessura, capì che Noah non avrebbe detto più una parola, incapace di trovarne anche una sola degna d'essere una valida risposta.
Così Evan si sentì improvvisamente più calmo, rilassò i muscoli delle sue spalle, e allentò la presa nella mano di Hazel. Sospirò, provando quasi compassione per il ragazzo davanti a lui, poi sentì Hazel parlare alle sue spalle "Andiamo via" gli disse, così rivolse un'ultima occhiata minacciosa al moro, e poi si voltò, andando via guidato dalla ragazza che non gli aveva lasciato la mano nemmeno per un solo attimo.
Arrivati in una parte dell'intera struttura completamente deserta, ad eccezione del guardiano della galleria, che come una statua in mostra stava immobile davanti ad un'uscita col suo walkie-talkie in mano, Hazel ed Evan si presero qualche minuto per stare un po' da soli, e rilassarsi dopo lo spiacevole incontro che avevano avuto.
Evan seduto sull'ultimo gradino della scala antincendio, Hazel in piedi con le spalle al muro, e il tacco del suo stivaletto puntato nella parete in mattoni.
Sbuffò guardando dritto davanti a sè "Lo odio così tanto" disse arrabbiata.
"Non pensa davvero quello che ha detto. Non lo conosco affatto, ma non può essere così cattivo" rifletté ad alta voce Evan, guardandola dal basso. Non poteva che trovare quel ragazzo un enigmatico paradosso: pochi secondi prima l'arrivo di Hazel, Noah l'aveva definita speciale, splendida, e ancora troppo importante per lui, quando poi lei aveva preso la mano ad Evan, ammettendo per la prima volta davanti a Noah, che fossero davvero una coppia, ecco che quest'ultimo si era posizionato in assetto di guerra, pronto ad attaccare. Non poteva biasimarlo, anche lui avrebbe reagito in malo modo vedendo Hazel mano nella mano con qualcuno che non fosse lui. Ciò che però rendeva Evan diverso da Noah, era proprio il modo in cui quest'ultimo aveva attaccato Hazel, parlandole con così tanta cattiveria, supponendo così tante assurdità, ma pur essendo comunque l'unico ad avere tutte le colpe della fine della loro relazione. Evan ne era certo, lui non avrebbe mai e poi mai parlato ad Hazel in quel modo, nemmeno se ne avesse mai avuto il motivo. "Ti ha definito il suo rimpiazzo! Come diavolo può essere così presuntuoso?" si chiese incredula.
"Lo ha detto per cercare di provocare me" disse, lo sguardo serio "E ci è riuscito. Se non mi avessi trattenuto probabilmente adesso-" si fermò, quando vide Hazel guardarsi la mano.
Impallidì e in un attimo fu in piedi "Ti ho fatto male?" chiese preoccupato, prendendole la mano delicatamente.
Quando dei segni rossi sul palmo della mano di Hazel gli risaltarono agli occhi, il suo cuore smise per un millesimo di secondo di battere. Passò le sue grandi dita sui punti in cui sembrava aver quasi bloccato la circolazione del sangue ad Hazel, poi puntò gli occhi sul suo viso "Scusa, non volevo farti male" le disse, sinceramente dispiaciuto.
A quelle parole un sorriso illuminò il viso di Hazel, intenerita e colpita dalla reazione di Evan. "Sta' tranquillo, non è niente" gli disse, l'espressione dolce sul suo viso.
Ma Evan non poté che sentirsi tremendamente in colpa. Si conosceva, sapeva perfettamente di cosa potesse essere capace in un momento di rabbia, cosa potesse portarlo a fare la sua mente in un momento di confusione, quanto fosse adesso sensibile ai rumori, le provocazioni, o gli attacchi. Avrebbe di gran lunga preferito spaccare la faccia a Noah e finire per essere etichettato come un folle incline alla violenza, piuttosto che rischiare di fare del male ad Hazel.
"Grazie per avergli detto quelle cose" richiamò poi la sua attenzione lei, notando l'espressione turbata sul volto di Evan.
Sollevò lo sguardo per poterla guardare di nuovo negli occhi, a pochi centimetri dal suo viso "Grazie per avermi difesa, non eri tenuto a farlo, avresti potuto semplicemente difendere te stesso, chiarire che non sei affatto il suo rimpiazzo come lui crede, ma hai scelto di difendere me" gli disse, gli occhi luminosi, la mano ancora sotto il tocco delicato di Evan.
Le sorrise - per lui era stato tutto così spontaneo che non aveva nemmeno riflettuto su chi difendere e perché. Voleva semplicemente chiarire che qualunque "rimpiazzo" avesse mai scelto Hazel, lui o un tipo rimorchiato in discoteca, in ogni caso, chiunque sarebbe stato comunque migliore di Noah. Ma tuttavia, si trattava semplicemente di Hazel, delle sue scelte, e del fatto che lei fosse libera di fare tutto ciò che voleva e con chi voleva, soprattutto se era Noah a chiederle spiegazioni per ogni sua decisione.
"Non devi ringraziarmi" le rispose, umile come sempre.
Qualche attimo in silenzio, poi Hazel gli poggiò una mano sul petto, invitandolo ad avvicinarsi a lei, così la accontento. "Zel?" disse "Mh?".
"Hai detto a Noah che stiamo insieme" disse, lasciandosi accarezzare il petto.
"Non ricominciare con questa storia" lo avvertì, lo sguardo serio.
"No!" esordì Evan accennando una risata "È solo... È questo che significa DTR?" le chiese poi continuando a sorridere. "L'ultima volta che ho usato quell'espressione ero al liceo" si ricordò, l'espressione divertita sul volto, le braccia attorno al collo di Evan "Sì, è questo che significa DTR" le rispose poi sorridendogli dolcemente.
Si avvicinò a lui, posando il suo viso contro il petto di Evan, le braccia che aveva fatto scivolare giù lungo la sua schiena, e che adesso lo abbracciavano forte. Evan circondò il suo corpo con le sue grandi braccia, affondando una mano nei suoi capelli e cominciando ad accarezzargli il capo.
"Evan" lo chiamò "Promettimi che non crederai a qualunque stronzata ti dirà d'ora in poi mio fratello, ok?" gli disse, la guancia contro il tessuto leggero della camicia di Evan.
Il moro rise, poi le diede un bacio sulla tempia "In qualunque modo tu chiami questa cosa, DTR o definire il tipo di relazione, sono contento che lo abbiamo fatto" le disse, il sorriso sulle labbra.
Spazio autrice
Ieri ho ufficialmente finito la mia maturità, così oggi, finalmente matura e riposata, ho deciso di aggiornare!
Come avrete notato, non ci siamo ancora liberati del tutto del nostro caro Noah, per questo in questo capitolo è tornato a rompere ancora un po' le scatole a quella che possiamo finalmente definire una coppia!
Per fortuna Hazel ed Evan, hanno sopportato alla grande le provocazioni di Noah, e adesso sembrano più forti di prima!
Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto, lasciatemi un commento, e se avete qualche consiglio o critica (costruttiva) da farmi sapere, non esitate, voglio migliorare e perfezionare il mio stile, ma senza i vostri pareri, non riuscirei mai a farlo, quindi...
Fatevi avanti!
Un grosso abbraccio a tutte ♥️
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