Capitolo 1
"This is the start of something beautiful,
this is the start of something new.
You are the one who'd make me lose it all,
you are the start of something new."
This, Ed Sheeran
Considerava quella che stava vivendo una semplice esperienza lavorativa, probabilmente una delle migliori che avrebbe mai avuto l'occasione di vivere, nonostante si trattasse pur sempre di lavoro. Ma in fin dei conti Hazel era felice di trovarsi lì, in un aeroporto - quale posto più interessante in cui trascorrere le ore di lavoro?
Controllare le carte d'imbarco, supervisionare tutti gli spostamenti attraverso ogni varco, dare informazioni a chi nel 21° secolo non è ancora a conoscenza di cosa sia un gate, o che significhi check-in... Era questo ciò che faceva lì.
Quella mattina stranamente, il flusso di pendolari e di famiglie in vacanza sembrava essere diminuito improvvisamente: pochi i bagagli nell'area smistamento, e corte le file ai check-in. Ed Hazel, lei sembrava non gradire minimamente tutta quella calma.
Non le piaceva la tranquillità a lavoro, e si annoiava quando la gente al varco era così poca da costringerla a rimanere seduta senza nulla da fare per tutto il tempo. Preferiva di gran lunga fare avanti e indietro di continuo dalla zona partenze a quella arrivi, scannerizzare carte d'imbarco fino allo sfinimento, e dover recitare lo stesso copione dietro il bancone del check-in in tutte le lingue che riusciva a comprendere e parlare.
Come lei la pensava Evan. Un giovane militare al quale, insieme alla sua intera squadra, era stato assegnato il compito di supervisionare la sicurezza in aeroporto per i mesi a venire. Un boccone pesante da digerire per il soldato che era appena tornato da una missione a Baghdad, in seguito ad un grave infortunio. Per Evan infatti, abituato a maneggiare mitra e fucili di ogni calibro, era stata piuttosto dura dover accontentarsi di portare con sé solo una pistola.
Lui che aveva bramato l'adrenalina dell'arma da fuoco per tutta la durata del suo addestramento, non avrebbe mai voluto accettare di lavorare in un posto così banale, per quanto lo ritenessero pericoloso alcuni.
"Il rischio di attentati terroristici in aeroporto è aumentato del 21% dal 2012 ad oggi" avevano spiegato a lui e ai suoi compagni quando era stato annunciato loro il trasferimento.
Ed Evan, per quanto fosse determinato a cercare di fare qualcosa per impedire che questa percentuale aumentasse ancora, non fu per niente contento di questa notizia.
Ecco perché come Hazel, anche lui adorava la confusione.
Trovava il suo compito di gran lunga più entusiasmante quando, fra la folla di passeggeri, Evan doveva esaminare ogni loro movimento sospetto, pronto a tirar fuori la sua pistola ogni qualvolta che le circostanze lo avessero richiesto.
"Buenos días, ¿puedes ayudarme por favor?" sentì Evan da dietro le sue enormi spalle.
Confuso si voltò, poi guardò la donna parecchio più bassa di lui in cagnesco, con quella solita espressione distaccata tipica degli uomini in divisa, non sembrando nemmeno riuscire a capire se gli stesse chiedendo informazioni, o lo stesse addirittura avvertendo di qualche movimento sospetto di cui magari poteva essersi accorta. Si scambiò un'occhiata veloce con i suoi due colleghi alla sua destra, probabilmente più confusi di lui. Alzò gli occhi al cielo, poi con le mani sul suo tattico, e atteggiandosi come chissà chi, si fece strada verso il varco prioritario.
"Ehi, ¿dónde vas?" sentì ancora la donna in lontananza blaterare.
Si avvicinò al bancone, poi grattandosi il capo aprì bocca "Ehi, scusa?" esordì, provando a richiamare l'attenzione dell'hostess davanti a lui "C'è una donna laggiù, credo parli spagnolo-" continuò, nonostante la ragazza non sembrava affatto starlo a sentire.
"Scusi un attimo" fermò la sua conversazione con un passeggero Hazel, poi fissò per un momento il militare davanti a lei, che impaziente attendeva una sua risposta.
"Quella signora crede che io sia un hostess, evidentemente non si è accorta che non lo sono affatto" continuò Evan infastidito, posando lo sguardo sulla divisa che aveva indosso.
"Si dice steward" lo corresse la mora.
"Cosa?" chiese Evan confuso, il sopracciglio inarcato.
"Si dice steward, le hostess sono solo donne" si spiegò meglio la ragazza.
"Oh, come ti pare! Te la mando qui?" sbottò il moro gesticolando nervoso con le mani.
Hazel lo guardò divertita, poi disse "Signore, passi pure" liquidando l'uomo con cui aveva interrotto la sua conversazione poco prima.
Fece un cenno con la mano, invitando Evan a farle strada, e non appena vide la signora spazientita di fronte a lei, intervenne subito "Puedo ayudarla señora?" chiese alla donna.
"Oh, gracias a Dios! Hola cariña, ¿tu sabes dónde puedo encontrar el despacho equipajes extraviados?" l'espressione dubbiosa sul viso della donna.
"Claro que sì! Està allì en frente al servicio, ¿puede verlo?" disse Hazel, indicandole con un dito il bagno alle sue spalle, le espressioni confuse dei tre ragazzi.
"Oh sì, muchas gracias nena!" la ringraziò la donna, prima di iniziare a incamminarsi di tutta fretta verso l'ufficio bagagli smarriti, lo sguardo divertito di Hazel.
"Si può sapere cosa voleva?" le chiese Evan.
"Che caratterino!" commentò Peter, uno degli altri due soldati.
"Cercava l'ufficio bagagli smarriti" rispose la mora, sorridendo ancora divertita.
"Quindi non voleva che le tenessimo il bagaglio?" chiese l'altro soldato.
"Emh no" rispose Hazel.
"Non riesco a crederci. E tu Davis, non avevi studiato spagnolo a Barcellona?" chiese Evan al suo collega.
"Ero troppo occupato a bere sangria tutto il giorno in spiaggia, per preoccuparmi di imparare lo spagnolo" rispose divertito il suo amico.
Hazel rise, poi prima di andar via, fece un piccolo accorgimento "Comunque, questo dovresti portarlo così" disse a Evan, raddrizzando il tesserino aeroportuale che portava sul petto "Potresti perderlo".
Evan la guardò sistemargli il tesserino, poi le sorrise "Grazie".
"Di niente. Adesso devo andare, ci si vede!" salutò i tre ragazzi intenta ad andare via, mentre Evan rimaneva a guardarla camminare, mentre provava a ricordare se l'avesse mai vista in giro prima di quel momento.
"Da quando l'aeroporto assume ragazze così giovani?" si chiese Peter, quando Hazel era ormai lontana.
"Probabilmente da quando si sono accorti che lavorare qui è una noia mortale, e così hanno deciso di rendere le cose un po' più interessanti..." gli rispose John Davis, con un sorrisetto sghembo ad illuminargli il volto nascosto dall'ombra del suo berretto.
Evan rise "Non è l'unica così giovane qui" puntualizzò.
"Oh, effettivamente hai proprio ragione Blake, la signorina Mendes per esempio, è proprio un fiore appena sbocciato!" scherzò John, voltandosi verso Amanda Mendes, un'hostess sulla cinquantina seduta allo sportello del check-in a lei assegnato, intenta a limarsi le unghie. "Dimentichi la McCullen forse?" lo seguì Peter, stavolta guardando da lontano la formosa poliziotta sui quarant'anni, che stava perquisendo un passeggero ai controlli.
Evan alzò ancora una volta gli occhi al cielo, poi parlò "Voi due dovreste preoccuparvi dei passeggeri, e non fare apprezzamenti sulle belle ragazze che lavorano qui!" richiamò i suoi amici all'ordine Evan, non poi così serio.
"Andiamo, come se non ci avessi fatto un pensierino!" lo stuzzicò Peter "E' te che ha puntato..." aggiunse ancora dando un colpo alla spalla di Evan.
"Dovresti portarlo così" "Potresti perderlo" gli fecero il coro i due ragazzi.
Evan rise "Puntarmi? Stava solo facendo la saputella!" non volle ammettere il moro.
"Mi piacciono le saputelle!" insistette ancora a stuzzicarlo John "Potrei provarci io, se non piace a te" gli propose.
Evan lo guardò di sottecchi, poi assunse la sua solita espressione da duro, rimettendosi in riga e riprendendo a sorvegliare tutto ciò che rientrasse nel suo campo visivo.
"Hai già fatto amicizia, eh?" le chiese curiosa Caesy, un'hostess poco più grande di lei, con cui Hazel aveva legato fin dal suo primo giorno di lavoro.
"Cosa?" le chiese la mora. Caesy sorrise, con quell'espressione tipica di chi conosce tutte le carte nelle mani dei suoi avversari già prima che essi le scoprano "Ti ho vista prima, con Peter e gli altri".
Hazel inarcò un sopracciglio "Parli dei militari? Volevano solo una mano... Non riuscivano a capire cosa volesse quella donna".
Casey, seduta dietro il bancone, intenta a controllare i voli in ritardo, si voltò verso di lei scuotendo i suoi bellissimi boccoli biondi, poi ridendo disse "Sono ragazzi simpatici, si sono presentati?" cercò di indagare ancora.
"No, li ho aiutati e poi sono andata via" rispose Hazel a bassa voce confusa.
"Ehi, pranzi qui anche oggi?" cambiò poi argomento Casey.
"Sì, credo andrò da Mandy's" "Ottimo, pranziamo insieme?" le propose.
"Certo, va bene!" rispose sorridendo Hazel.
"Salve signorina, può dirmi se l'aereo da Boston è già atterrato?" una voce maschile interruppe la loro conversazione.
Hazel odiava il caldo, preferiva di gran lunga coprirsi fino a sentirsi soffocare per il freddo, che cercare di sopravvivere all'afa asfissiante di Santa Ana in estate.
Si legò i lunghi capelli mossi in un'alta coda, lasciando che due morbide ciocche le ricadessero sulle tempie, si sciacquò il viso accaldato, poi sistemò il colletto della sua camicia annodando per bene il foulard viola della sua divisa.
Avrebbe voluto toglierselo, come avrebbe anche preferito di gran lunga una canotta leggera a quella camicia a maniche lunghe, suo malgrado però, il suo contratto di lavoro prevedeva un certo tipo di abbigliamento.
Uscì dal bagno delle donne, per poi dirigersi verso il ristorante dell'aeroporto. Camminava spedita guardandosi intorno, poi la sua attenzione fu catturata da due ragazzi dello stesso gruppo di militari con cui aveva scambiato qualche parola quella mattina. Uno di loro alzò una mano per salutarla, Hazel ricambiò il saluto, poi una voce la richiamò.
"Non perdono tempo, che idioti!" la mora alzò lo sguardo, ritrovandosi di fronte il terzo ragazzo mancante della squadra.
Era alto, con delle spalle enormi, un sorriso inquietante, e qualche ciocca di capelli mori che fuoriusciva dal berretto nero della sua divisa.
Hazel lo guardò confusa, poi aprì bocca "Come scusa?" gli chiese.
"Oh, niente! Stavo solo riflettendo ad alta voce" decise di tenere la bocca chiusa John.
La mora lo guardò male, poi lui riprese a parlare "Grazie per oggi, abbiamo fatto la figura degli idioti con quella donna" le sorrise.
Hazel lo guardò attentamente "Be' l'aeroporto è pieno di segnaletiche, è più da stupidi non saperle leggere che non saper parlare spagnolo" rispose, severa ma giusta.
John scoppiò a ridere, poi si sistemò il berretto sul capo "Hai proprio ragione!" disse scrutando dalla testa ai piedi la giovane di fronte a lui.
"Non credo di essermi presentato prima, sono John" si presentò porgendole una mano.
"Hazel" disse solo la mora stringendogliela, non potendo fare a meno di notare un brutto segno che dalla mano si estendeva fino al polso del ragazzo, per poi nascondersi sotto la manica della divisa.
Ne rimase colpita, e John lo notò subito "Brutta cicatrice, lo so! Ne ho parecchie: sono un po' maldestro, e qualche volta capita di farmi male" scherzò il moro, quando la luce del sole, filtrando attraverso i vetri dell'enorme edificio, faceva brillare i suoi vispi occhi ambrati.
"Come te la sei fatta?" chiese curiosa Hazel "Colpa di un coltello un po' troppo affilato" le raccontò in tutta tranquillità.
Hazel lo guardò dispiaciuta, provando per un attimo ad immaginare chissà quante altre cicatrici, probabilmente anche peggiori, nascondeva John sotto quella divisa.
"Devo andare, il nostro furgone ci aspetta fuori" disse il ragazzo sistemandosi lo zaino mimetico sulla spalla.
"Ci vediamo!" disse solo Hazel.
"Ci vediamo" le sorrise ancora una volta il moro prima di incamminarsi verso l'uscita.
"Non ci credo!" esordì Peter.
"A cosa non credi?" chiese Evan intento a sistemare la sua roba nello zaino, che si stava perdendo tutta la scena.
"Guarda laggiù" fece un cenno col capo Peter "E' John con la ragazza di stamattina, non ha perso tempo e si è dato subito da fare".
Evan si alzò in piedi, e quando vide il suo amico parlare con l'hostess che lo stesso John aveva considerato interessata a lui, non poté fare a meno che sorridere.
"Deve piacergli proprio allora!" rispose divertito al suo amico.
"E' divertente sai? Perché avrei giurato che ci avresti provato tu, prima o poi" ammise.
"Io?" chiese Evan ridendo.
"Non ti piace? Sembra simpatica, e carina" Evan rimase a fissare per un po' la ragazza, che adesso stringeva la mano a John rivolgendogli un sorriso gentile
"Sì, lo è. Ma non so, non la conosco" rispose.
"Oh Evan, quanto sei difficile! Andiamo, o la squadra ci lascerà qui, e non ho nessuna intenzione di ritornare in caserma a piedi un'altra volta".
Spazio autrice
Vorrei ringraziare di vero cuore AniaGreenRoom , una ragazza di una pazienza immensa e una creatività perfino più grande!
Lei ha realizzato la cover e i divisori di questa storia, perciò, ci tengo davvero tanto a farvi conoscere un talento come il suo, e chissà se qualcuno di voi si rivolgerà come me a lei per il contenuto grafico della propria storia. Io, vi consiglio di andare a dare un'occhiata ai suoi lavori: è davvero brava, e oltre a realizzare cover (e non solo) davvero stupende, è anche un'ottima scrittrice!
Quindi niente, fatemi sapere se anche voi trovate bellissima la nuova copertina!
A presto! 👋🏻
Hazel Evans
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