-settantadue-
Era ormai fine gennaio.
Continuavo ad andare avanti, con qualche angoscia di troppo e una forza che speravo di possedere, ma che non riuscivo a trovare.
Lui non c'era, non perché avesse deciso così, bensì perché ero stata io ad allontanarlo.
Ogni qual volta la sua notifica compariva sullo schermo, se da un lato bramavo di sentirlo, dall'altro tentennavo, persa nelle grinfie di quei messaggi anonimi e, peggio, di quello sconosciuto.
Ero davanti al finestrone del salotto di casa mia e mi crogiolavo con un biscotto in mano e nell'altra la penna. Dovevo studiare in vista dell'esame finale del college, o non ce l'avrei fatta. Ricopiavo appunti senza sosta, seppur non riuscissi a concentrarmi.
Senza che potessi impedirlo, ricordai i momenti passati a Palm Spring, proprio davanti a una finestra simile con Vinnie: entrambi, trasognati, avevamo guardato oltre il vetro, nella direzione delle nostre ambizioni. Cosa ne sarà di noi? Ci eravamo chiesti.
Aveva iniziato a borbottare qualcosa di indecifrabile, noncurante della mia presenza. Era ben evidente che la visione di sua madre insieme a me lo avesse disturbato, tanto da trascinarlo in un vortice di dubbi e insicurezze. Perchè quella donna lo feriva così tanto? Perchè lui le portava tanto rancore? Ancora non avevo una risposta...
Aveva iniziato a descriversi con aggettivi infimi, negativi, che accostati a lui stonavano. Erano come uno spruzzo di bianco su uno sfondo nero. L'opposto di ciò che avevo captato di lui.
"Tempestoso, istintivo, diabolico, troppo convinto, delle volte, presuntuoso, arrogante... ma nel senso buono. Imprevedibile, Vinnie, e a me piaci tantissimo." avevo soffiato nell'incavo del suo collo, beccandomi un sorriso mozzafiato di rimando, mentre con le dita dispensava brividi sulla mia spalla, facendomi scendere la camicetta.
I suoi palmi dopo si erano posizionati perentori sulle mie natiche, sollevandomi come pesassi quanto una piuma, e mi avevano spostata verso il letto. In pochi attimi mi ero ritrovata incatenata tra un groviglio di lenzuola e il suo corpo meraviglioso come quello di un Dio dell'Olimpo.
Sorrideva, con gli occhi che brillavano, mentre mi lasciava baci morbidi sul naso e i capelli gli ricadevano sul viso sudaticcio. Pulsava verso di me, quasi come se mi desiderasse con tutta la sua anima e il suo corpo, mentre le nostre lingue si univano.
Mi aveva trattato con - paradossalmente - la delicatezza di un angelo, la bramosia di un demone, e il vizio di un poeta che sa come comporre i propri versi senza indugio, poi era entrato dentro me
Mi ero aggrappata alla sua schiena possente, graffiandola leggermente. Un fastidio al basso ventre inizialmente, qualche verso sconosciuto poi, e infine una miccia di sensazioni che volevo non finissero mai.
Quello era il culmine di tutto ciò che eravamo stati, dopo esserci tenuti dentro un cumulo di sentimenti irrefrenabili.
L'ultimo giorno fu l'epilogo di quella favola meravigliosa durata purtroppo pochi giorni. Mi ero concessa a lui, mi ero abbandonata al suo tocco da diabolico incantatore, che aveva saputo giostrarmi magistralmente. Mi aveva rispettata con delicatezza e tatto, ogni qual volta faceva scontrare i nostri corpi - il mio fino ad allora vergine, e il suo grondante di esperienza (lo si vedeva da ogni suo movimento). Su quel letto, in quell'atmosfera calda, avevo goduto di ogni istante con lui.
Poi era calato l'imbarazzo, quando l'insicurezza di cui ero prevalentemente composta aveva preso il sopravvento. Stesa al suo fianco, ero sul punto di piangere.
"Fai... c-così con tutte?" avevo ansimato, non riuscendo a nascondere le mie paure.
"Così come?"
"Sei così esperto, le altre avranno goduto senz'altro della tua maestria. Tu gliel'hai lasciato fare?" avevo borbottato, cinta con un lenzuolo sul ventre "Chissà quante saranno cadute ai tuoi piedi, Eros, ammaliate dal tuo tocco. Sarò anch'io un trofeo da collezionare e abbandonare su una mensola remota?"
"Non colleziono ragazze, Ariel: trovo che non ci sia niente di più orrido. Non mi piace portare a letto chiunque, per lo meno non in questo senso. Il sesso è una cosa, e non giudico chi lo fa per divertirsi, l'amore è un'altra, totalmente diversa e meravigliosa. Quello che mi lega a te è qualcosa di speciale, unico, dunque ricorderò ogni dettaglio di questa splendida sera: i tuoi occhi, così profondi, che mi desiderano come poche cose al mondo e il tuo corpo che si fa guidare da me. Eccitante, principessa, sapere che io ti faccio quest'effetto." aveva ringhiato, prima di avventarsi nuovamente sulle mie labbra e continuare con quella lenta e passionale tortura.
E fu proprio quando pensai a lui, che arrivò nuovamente a torturarmi.
vinnie: ti ho tenuto tra le mie braccia.
vinnie: sei esplosa accanto a me, non dimenticarlo.
vinnie: non pensare di potermi accontentare rispondendo ogni cinque ore a monosillabi, principessa.
vinnie: non ti libererai di me tanto facilmente, ora che ti desidero più che mai.
Sorrisi ma lo ignorai.
Forse davvero non mi fidavo di lui.
Forse davvero l'anonimo aveva ragione.
Cosa mi nascondeva?
Cosa avrei dovuto sapere?
"Tu hai dei segreti?"
"Chi non ne ha, Ariel?" pensai...
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ebbene sì, è successo quello che in tanti aspettavate, Ariel ha confessato. 🙈❤️
adesso però delle cose sono cambiate. siete pronti alla grande rivelazione?
nonostante questo capitolo non mi piaccia tanto, cerco di pubblicarvi la seconda parte al più presto.
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