-sessantasei-
Piombò il silenzio e mai in vita mia mi sentii così inadeguata. "Mamma?" ripetè il ragazzo davanti a me con voce leggermente più flebile, deglutendo a fatica.
Portai lo sguardo sul suo pomo d'adamo che scese rumorosamente e istintivamente indietreggiai, puntellandomi sullo stipite della porta. Il respiro mi diventò pesante.
I suoi occhi nocciola, in quel momento più scuri del previsto, iniettati di sentimenti terreni e che saettavano lame verso la donna dentro la stanza, si posarono su di me.
Era come se quelle iridi mi avessero spogliato di ogni sicurezza, rivelandomi ancora più insicura e fragile del previsto. "Io... posso spiegare." mormorai nel panico, mentre Vinnie bramava spiegazioni. Sul volto gli posava un ghigno risentito, definito da sopracciglia schiuse, labbra rifinite in una linea dura, e mandibola forzatamente serrata.
Era più bello che mai, a meno di un metro da me, con una mano a mezz'aria e l'altra occupata da un pacchetto. Più bello, sexy, di quanto avevo apprezzato dalle foto, con dei riccioli chiari e scomposti che gli ricadevano sulla fronte e una serie di gioielli - tra cui degli orecchini e un orologio - che lo facevano splendere. Indossava un dolcevita pece in lana, insieme a una cintura in pelle, dei jeans strappati e un paio di stivaletti in pelle. Sulle spalle invece poggiava morbido un cappotto lungo color cammello.
"Aspetta, facciamo parlare qualcun'altro." ribattè freddo, non dandomi modo di interpretare quella frase "Che ci fai qui?" poi si rivolse alla madre, entrando a falcate nella stanza.
"Posso spiegare anch'io, siediti e ne parliamo." balbettò l'altra con una reazione scioccata simile alla mia. Vinnie, a quanto pare, non faceva quell'effetto terrorizzante solo a me.
"Ti avevo detto di non intrometterti in alcun modo nel soggiorno della mia ragazza! Ti avevo detto di non rovinarmi anche questo giorno!" tuonò, con durezza impressionante.
"Io non ho rovinato nulla, Vincent! Non attaccarmi come fai sempre!" alzò la voce la madre, torturandosi le dita.
Vinnie tacque e prese a camminare per la stanza, con i pugni serrati. Quel parquet sembrava un campo minato e i protagonisti di quella guerra ce li avevo davanti. "Che cazzo ci fai qua dentro? Come sei entrata? Diamine, Ariel, cosa ti ha detto? Quali cazzate ha sputato stavolta per mettermi in cattiva luce?"
"Sei un ingrato, un approfittatore, un cinico!" inveì la donna.
"Io sarei tutto ciò? E tu e mio padre cosa siete, eh? Rispondi!"
La donna, che scoprii chiamarsi Ana, era sul punto di ribattere, ma il figlio la interruppe.
"Ariel?" ringhiò Vinnie adesso verso di me "Cosa. ti. ha. detto?" scandì bene ogni parola e mi sentii morire dentro.
"N-niente, abbiamo parlato in generale. Non sapevo fosse tua madre. Mi ha detto qualche frase... così..."
"Qualche frase così" ripetè "Per lei non esistono frasi così, nelle sue sentenze c'è sempre qualche messaggio subliminale."
La conversazione sembrava non finire più, spostandosi su argomenti criptici e sempre nuovi. I toni si scaldarono e mi premurai di chiudere la porta: non volevo che a quell'orrido spettacolo partecipassero anche gli altri, quando non avrei voluto assistere nemmeno io.
Mi rannicchiai in un angolino della stanza, finché i piedi non mi portarono fuori da quella gabbia. Mi allentai la sciarpa che portavo al collo, asfissiata, e mi lasciai scorrere sul muro. Ero in un bel casino.
Poi sentii dei passi dietro me e un lungo respiro. Era Vinnie. Il mio Vinnie. "Dove vai, principessa?" mi chiese con tono sorprendentemente premuroso.
"Non voglio ficcare il naso nei vostri affari, non sono nessuno per farlo."
Vinnie sorrise, si passò la lingua sui denti, prima di carezzarmi la guancia col dorso dell'indice. "Sei bellissima, non vedo l'ora di baciarti... e non sei affatto nessuno. Per me sei tanto, quasi tutto." rivelò e io arrossii nell'immediato.
Intrecciò la mano calda alla mia gelata, prima di avvicinarmi alla porta.
"Non torno di dentro se c'è lei. Non voglio rovinare tutto." mormorai, riferendomi alla donna che ci osservava qualche metro distante.
"Non glielo consentirò, principessa. Lei ora andrà via e noi saremo soli, vero mamma?"
Ana tirò su col naso. "Tanto prima o poi dovrai raccontarle tutto." ghignò, poi sgattaiolò via.
In un attimo successe l'impensabile, ciò che desideravo da troppo tempo, tanto che nemmeno ebbi tempo di riflettere. Mi trovai intrappolata tra il suo torso e il muro freddo, mentre una tortura di baci umidi e caldi si consumava all'altezza del mio collo. Sorrisi e ansimai, prima di infilare le dita nei suoi capelli profumati e abbandonarmi a lui.
Le sue labbra in seguito si posarono sulle mie, mentre le sue mani grandi iniziarono a vagare per la mia schiena, territorio ancora inesplorato. Era una danza di lingue, passione, esplosione di piacere che volevo non finisse mai. Attimi interminabili di contatto col paradiso e lui, l'angelo più bello di tutti.
"Principessa." borbottò, mi afferrò per i fianchi, e mi avvicinò a sè per un'ultima volta "Sei bella da morire. Io per te ucciderei."
"Mi fai impazzire." risposi io e in un attimo finii contro il suo petto.
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ECCOMI QUI! capitolo appena finito di scrivere e direttamente pubblicato. che ne pensate? cosa succederà ora? ♥️
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