-sessantaquattro-

Un mese dopo.

"Oh, la neve!" urlai con la stessa felicità di chi vede quei fiocchetti minuscoli posarsi sull'asfalto per la prima volta. In effetti, non avevo mai assistito a una nevicata così fitta, dato che a Los Angeles non nevicava mai.

"Dannazione, Ariel, vuoi prendere quel borsone e muoverti?" mi richiamò Noah, con il naso rosso come una renna.

Correva il mese di febbraio e io e il mio migliore amico, ritrovato dopo tre anni passati distanti, stavamo percorrendo il vialetto che ci avrebbe portati alla fermata del bus. Noah mi inveiva contro perché avevo deciso di fermarmi in un parchetto per fare delle foto, mentre lui attendeva poggiato a un muretto che finissi di atteggiarmi e di fare smorfie poco spontanee.

D'altronde, nel vedere quel paesaggio mozzafiato, abbellitto dai folti pini imbiancati e un tappeto candido, in cui solo sporadicamente di notava qualche spruzzo di verde, il mio amico non rimase tanto stupito: aveva decisamente una vita più frizzante della mia, animata da continui viaggi che gli permettevano di visitare gli angoli più belli del mondo, dunque aveva già visto la neve.

Ero felice, tanto da avere la pelle costellata di brividi, non causati dal freddo: di lí a poche ore sarei stata nella città di Vinnie, e giá fremevo di gioia. Estraevo continuamente il cellulare dalla tasca, per controllare se mi fosse arrivato qualche messaggio da quel ragazzo a cui tanto mi ero legata, e puntualmente lo rimettevo giú, quando non notavo alcuna notifica. Lui, d'altro canto, qualche ora prima mi aveva rassicurata, dicendomi che sarebbe stato impegnato nell'organizzare minuziosamente ogni dettaglio per il mio arrivo.

Il battiti del cuore impennavano al solo pensiero di immaginare quel corpo cosí perfetto vicino al mio, quelle labbra carnose e quelle mani perfette sul mio corpo, perché sì, lo desideravo ardentemente a contatto con la mia pelle. Diamine, non sembravo neanche io a fare quelle riflessioni!

La verità era che in quegli ultimi mesi ero cambiata; precisamente da quando avevo fatto irruzione in cui il mondo tempestoso quale era Omegle, e che da sempre mi aveva spaventata, avevo scoperto nuove sfumature di me stessa, oltre che in quel mondo avevo trovato lui.

Ero maturata tanto, imparando a liberarmi di persone di cui credevo di essere dipendente, per esempio Meredith. L'avevo lasciata andare, dopo notti passate in un oceano di lacrime e avevo sospirato, sospirato, perché l'unico modo per liberarsi dell'erba cattiva è estirparla anche se fa tanto male.

Vinnie... chi l'avrebbe detto che avrei perso la testa per un anonimo? Nessuno, non ci avrei scommesso una lira, e invece mi trovavo su un bus, a percorrere tanti km solo per vederlo. Lui era magia, fiamma, somigliava tanto al principe delle fiabe, seppur sapevo relativamente poco di lui. Era un angelo, con quei boccoli dorati che gli ricadevano sul viso e quegli occhi ambrati.

La testa mi scoppiava per i troppi interrogativi, tanto che adagiai il capo sul sedile, non accorgendomi di star cadendo in un sonno profondo.

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"Non sei cambiata di una virgola, eh!" mi scosse Noah, dopo qualche ora.

"Diavolo... ho davvero dormito?"

"Sí, hai l'innata capacità di addormentarti anche su un letto di spilli e non svegliarti per ore indefinite!" ribattè, tirandomi un buffetto sulla spalla.

"Uffa! Ti avevo detto di intrattenermi: avremmo dovuto fare supposizioni su Vinnie!"

"Scendiamo, su, siamo arrivati" mi scansó, non badando alle mie parole. Anche lui, probabilmente, era agitato.

"Oh, diamine." pronunciai a denti stretti.

"Cosa diamine?"

"Di giá?" sospirai, sentendo il corpo tremare.

"Forza, il principe Eric ti aspetta!" esordì teatralmente, caricandosi il borsone in spalla e prendendo a camminare. Io lo seguii. Avevo tanta, troppa, paura, perciò mi strinsi tra le sue braccia e sospirai.

"Dimmi che andrà tutto bene, ne ho bisogno" mugolai con voce tremante.

"Mi farete diventare zio." affermò, serio, e io feci una faccia buffa, che era un misto tra il divertito e lo spaventato.

"Scemo!" gli tirai un buffetto sul braccio, poi mi asciugai una lacrima solitaria.

"Perchè piangi, ora?"

"Mi conosci, sai che quando sono nervosa reagisco così"

"Scimmietta... andrá tutto alla grande" Noah mi fece sprofondare nuovamente tra le sue braccia, lasciandomi un bacio caldo all'altezza del collo. Inalai suo profumo e mi augurai un in bocca al lupo mentale.

Vinnie, ero a un passo da te.

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siete pronti? finalmente ci siamo!
volete che pubblico la seconda parte stasera o preferite un po' di suspense e ve la carico domani? ♥️

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