-sessantacinque-
ariel: io sono in lacrime
ariel: sei una splendida sorpresa
ariel: non mi aspettavo niente di tutto ciò
ariel: piuttosto, dove sei? fremo dalla voglia di averti vicino a me
ariel: voglio stringerti fino a che non dici basta
Rimasi in uno stato di trance per alcuni secondi, poi sorrisi come una sciocca davanti allo schermo e mi strinsi al petto quella felpa, la sua felpa. Oltre la porta scoccarono altri tre colpi secchi, per cui balzai leggermente, prima di avvicinarmi e pronunciare un timido "Si? Chi è?"
"C'è un ordine per lei, signorina!" rispose la voce femminile, ovattata dal legno spesso. Spuntai da dietro lo stipite, arrossendo per l'imbarazzo: a un metro da me, una donna si dondolava sui talloni con un vassoio in mano. Era alta quanto me, dai capelli biondo cenere e gli occhi nocciola. Sorrise, prima di sporgersi col vassoio verso di me.
"Grazie!" squittii, prima di ricambiare il sorriso. Tuttavia, la donna rimaneva lì a guardarmi: oscillava con gli occhi dalle mie iridi alle mie labbra.
"S-spero che il soggiorno sia piacevole..." balbettò "A una bella ragazza come lei." concluse la frase portando gli occhi a terra. Sembrava così malinconica...
"Va... tutto bene?" domandai.
"S-sì."
"Per quanto sia poco adatta, e lei possieda tutte le ragioni per non fidarsi di me, qualunque cosa succeda, posso aiutarla..." proposi, visto il suo evidente disagio, aprendo la porta un po' di più.
La signora tirò su col naso e si accomodò timidamente. La sua espressione mutò drasticamente, quando si accorse dei petali sparsi sul parquet e sul letto, e di tutte quelle candele che profumavano l'aria. Le offrii dei dolci, da quelli che mi erano arrivati in camera, seppur lei li rifiutò, ancora concentrata su quello spettacolo.
Si sedette nella poltroncina accanto alla scrivania e sospirò. "Grazie, ogni tanto ho bisogno di essere ascoltata da persone che non mi giudicano."
"Si figuri: giudicare è l'ultima cosa che mi permetto di fare con persone che non conosco. E poi non mi approfitterei mai delle debolezze altrui." allusi al suo stato di disagio.
"Ti fa onore. Piuttosto, chi aspetti qui? Chi ti ha dedicato tutto questo?" mormorò, alzandosi e sfiorando con le dita ogni superficie.
"Il mio ragazzo a distanza: tra poco ci vedremo per la prima volta e ha deciso di stupirmi così. Magnifico, no? Io non sto nella pelle!"
"Ah... il tuo ragazzo" ripetè "Mi piacerebbe trattassero così anche mia figlia."
"Sua figlia... cos'ha che non va? Cioè co-"
"È una storia lontana... e la lascio dov'è." troncò e non mi sentii in diritto di indagare ancora.
Piombammo nuovamente nel silenzio, tra io che non volevo risultare scortese con altre domande, e lei che si limitava a sorridere nervosamente.
"Questo è l'hotel che ho ereditato dai miei genitori. Ora lo gestiamo io e mio marito, e ad esso dedichiamo tutto il nostro tempo e il nostro denaro." parlò dopo minuti indefiniti.
"È stupendo! I miei più sinceri complimenti!"
"...dal momento che i miei figli, in particolare il maschio, non ne vogliono sapere." concluse.
"Oh... e lei ne risente, immagino."
"Assai."
"Però, io penso che i figli vadano lasciati liberi di scegliere. Magari questa non era la loro strada." borbottai.
La signora sembrò sul punto di ribattere con qualcosa, ma poi tacque.
"Ognuno deve essere libero di realizzarsi come meglio crede" continuai "Sa... anche il mio ragazzo ha una storia simile e sembra soffrirci molto."
"Chi è il tuo ragazzo?" tuonò.
"Lui... ecco, mi ha appena scritto!" risposi euforica, estraendo il cellulare dalla tasca e sbarcando sulla chat di Vinnie, per rispondere ai suoi messaggi. Poi mi accorsi che mi aveva inviato una foto.
vinnie: ehi, piccola, mi fai spaventare con tutti questi messaggi!
vinnie: l'attesa aumenta il desiderio
vinnie: e io voglio essere ciò che desideri di più
ariel: non resisto più
vinnie: piaciuto il mio primo regalo? si sente abbastanza il mio odore lì dentro?
ariel: lo adoro.
ariel: sei splendido!
vinnie:
vinnie: parli di te, principessa?
"Ah, b-bello, è un bel ragazzo!" sorrise ancora, poi portò lo sguardo altrove, mentre io di fronte a quei messaggi ero letteralmente sciolta.
La voce del mio migliore amico, qualche attimo dopo interruppe la conversazione e con il permesso della signora, mi avvicinai alla porta.
"Ariel!" mi richiamò "Avevi detto che avresti fatto un salto nella mia stanza, appena fosse stato possibile."
"Lo so, ma..." mi sporsi leggermente, per fargli capire cosa stava succedendo.
"Ma?" si accigliò.
"Ma... niente! Dopo ti spiego!"
"Il tuo amore? Nulla, ancora?" chiese.
"Mi ha mandato dei messaggi alquanto romantici, e credo di non resistere più davvero. Spero arrivi a momenti. Ah, mi ha regalato qualcosa di super intimo."
"Perizoma di Victoria's Secret per notti di profonda passione?" asserì, ironico "Sex toy maculato? Lubrificante alla vaniglia?"
"Ehi!" lo richiamai "Una felpa, che sa decisamente di lui... e un codino."
"Okay, il codino è una proposta indiretta di un boccaciccio. Parola d-"
"...di scemo." continuai, poi mi voltai leggermente per assicurarmi che la donna non avesse sentito.
Noah mugolò qualcosa di incomprensibile, dando uno sguardo oltre la porta, poi si allontanò senza fare domande.
Tornai di dentro.
"Che bel ragazzo, il tuo amico..." mormorò.
"Già!" ridacchiai, non facendo quasi neanche in tempo a mettermi seduta, perché fui di nuovo interrotta.
Mi precipitai verso la porta, già intenzionata a sgridare il mio migliore amico. "Noah, che c-?"
"A-ariel." balbettò il mio interlocutore, con la bocca chiusa e il respiro affannoso.
"V-vinnie?" risposi con le parole che mi morivano in gola.
Diede un veloce sguardo alla stanza. "Mamma?" continuò.
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AIUTO AIUTO AIUTO.
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