-otto-

stranger: sei felice della vita che conduci?

you: what? che domanda è?

stranger: rispondi. sincera.

you: sì, certo

stranger: le persone soddisfatte non stanno al cellulare a chattare con sconosciuti

you: parli di me?

stranger: di entrambi.

you: ah

stranger: probabilmente ti - anzi ci - manca qualcosa.

you: cioè?

stranger: un po' di spensieratezza, apprensione, che il mondo circostante non è capace di darci. di solito quando non ci sentiamo compresi cerchiamo aiuto altrove. e noi lo abbiamo trovato online.

you: ...

stranger: è triste quando un anonimo ti comprende più di una persona che ti sta vicino, non credi?

you: i miei affetti mi comprendono, vinnie

stranger: son contento, i miei no.

you: perchè?

stranger: perchè è così e a me sta bene.

you: ush, mi dispiace...

stranger: questa frase è una paraculata.

you: ?

stranger: tutti dicono così per lavarsi la coscienza, ma poi dispiace davvero a pochi.

Il mio battito del cuore subì un'impennata di accelerazione e presi quasi a sudare freddo, nonostante fossimo nel mese di Dicembre. Era tutto così vero, palpabile, vicino, nelle sue affermazioni, da farmi paura.

Io, soprattutto, ero davvero felice? Sì, dai - mi risposi - fondamentalmente lo ero. Avevo una famiglia alle spalle che non mi faceva mancare nulla, degli amici - pochi - splendidi e stavo cercando di realizzare i miei sogni: avrei lottato con le unghie e con i denti per costruire il mio futuro e una solida personalità e nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea.

Tutto filava liscio e senza intoppi, fin quando non mi riservavo del tempo per pensare a me. Allora, diamine, mi sentivo sbagliata: non ero fiera della mia personalità riservata e introversa, quasi incapace di prendere posizioni e di farsi avanti in qualunque tipo di relazione.

Sarei diventata ciò che da sempre desideravo essere?


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