-epilogo (parte due)-
In tempo record, l'appartamento dove alloggiavano i due ragazzi, nel quartiere più caotico di Dubai, diventò scenario di magni preparativi dove c'era un via-vai di persone.
Vinnie, tutto imbellettato, si ciondolava davanti a un enorme specchio, mentre alle sue spalle un collaboratore della maison Gucci controllava che il suo vestito non fosse sgualcito.
Accanto a egli, invece, una hair-stylist domava quel suo ciuffo biondino mosso con della lacca e una truccatrice gli levigava la pelle con del fondotinta leggero e della cipria che lo avrebbe fatto brillare sotto i riflettori.
C'era un silenzio che metteva i brividi, se non fosse stato per il sottofondo musicale proveniente da una radio. Strano ma vero, nemmeno Vinnie proferiva parola: quel momento era sempre più vicino e l'ansia non si faceva di certo attendere.
Ma colei che quel giorno brillava più della stella della sera e del mattino era Ariel. Su di lei erano concentrate ancora più attenzioni, e questo non le faceva tanto piacere, risaputa la sua timidezza, ma nonostante tutto non fiatava.
Una dozzina di donne e uomini le giravano attorno, tutti armati di pennelli, forcine, palette da trucco... per renderla bella più che mai.
Ma fu quando si vide addosso l'abito che il cuore le fece un tuffo: il capo consisteva in una sovrapposizione di veli e seta nella gonna, non tanto voluminosi, di colore nero, che alla luce sembrava avere dei riflessi tendenti al blu notte.
All'altezza della vita l'abito diventava tremendamente elegante con un intreccio di pizzo nero che arrivava fino al seno, dove terminava con uno spacco che lasciava intravedere le forme della ragazza.
I capelli, invece, erano in uno chignon basso, con dei ciuffi che morbidi le ricadevano sul viso angelico. Il trucco giocava sui toni del grigio, senza risultare pesante, e faceva risaltare le iridi azzurre. Le labbra sul rosso scuro.
Ariel respirava a fatica vedendo quello spettacolo, ma il suo principe - come per magia - le andò incontro e se ne accorse soltanto quando sentì una mano fredda posarsi sulla sua spalla.
Nel frattempo la stanza si era svuotata. Vinnie era qualcosa di indescrivibile, mentre le faceva salire la zip del vestito sulla schiena scoperta.
Il ragazzo deglutì e gli occhi della ragazza diventarono improvvisamente lucidi. Come si poteva giustificare, spiegare, descrivere quella felicità inaspettata? Con quali parole, poi, se il petto era ostruito da un groppo per l'emozione?
"Chi l'avrebbe detto..." sussurrò lei.
"...che?"
"Che saremmo arrivati fin qui, qui insieme, a coronare il mio e il tuo sogno..."
Vinnie sorrise, quasi come se l'aspettasse, poi parlò. "È la quarta volta da stamattina che ripeti questa frase, principessa."
Ariel alzò il dito, lo portò all'altezza dell'occhio, per asciugare una lacrima passeggera. Ma la mano di Vinnie la precedette, insieme a uno sguardo ammonitore.
"Principessa, piangi? No, non farlo, non puoi rovinare questo fantastico trucco. Ma tu mi staresti dicendo che da adesso in poi non posso baciarti, altrimenti ti rovino il rossetto?" e lasciò scivolare il polpastrello sulla guancia.
"Forse" ridacchiò lei.
"Resisterò, dici?"
"Mh.." ammiccò.
"Resti comunque bella da togliere il fiato, paralizzare gli arti, e far morire le parole in gola."
//////
Quel giorno Dubai era un disastro: la calda atmosfera estiva aveva concesso a turisti, comitive e residenti di riversarsi sulle vie principali del quartiere per dedicarsi allo shopping.
I negozi di qualsiasi tipo - dai fast food sul ciglio della strada, ai piccoli brand di abbigliamento - era gremiti di persone che urlavano, schiamazzavano, gesticolavano senza pudore per attirare i commessi indaffarati.
C'era chi attraversava la strada senza curarsi dei semafori rossi e chi, d'altro canto, imprecava contro gli autisti dei mezzi che non temporeggiavano alle fermate.
Ariel, Vinnie, Marlena e un autista erano a bordo di un'Audi Q5 perfettamente tirata a lucido, mentre si recavano nella sala dove avrebbe dovuto coronarsi un sogno fatto di notti insonne, lacrime e tanta fatica che presto sarebbe sfociato in abbondante soddisfazione.
Ariel cercava di capirci qualcosa in quel trambusto generale e la radio, nel frattempo, passava una playlist di James Blunt, in particolare la canzone 1973.
Le gambe le tremavano involontariamente e si sentiva un macigno sul petto: non poteva fare a meno di essere così ansiosa e paranoica, in quel contesto.
Come le avesse letto nella mente, qualche attimo dopo l'indice caldo di Vinnie si posò sul suo lembo di pelle scoperta della gamba e gliela accarezzò. Ariel si scosse e arrossì appena incrociò lo sguardo inquisitorio di Marlena, attraverso lo specchietto sopra il volante.
La donna era estremamente rigorosa e da buona zitella non tollerava le smancerie esagerate, ammesso che quelle lo fossero; tuttavia Vinnie continuò con quel piccolo gesto che voleva trasmettere conforto alla propria amata e abbozzò un sorriso.
"Tutto ok?" le sussurrò.
"Ci provo" rispose quella col labiale.
"A fare?"
"A stare calma, Vinnie!" sospirò con una punta di non voluta acidità.
"Andrà tutto bene, dovrà andare tutto b-" la rassicurò questi.
Fu proprio quando la frase di Vinnie non era ancora terminata, che un "Oddio!" fece sobbalzare i tre. L'autista si voltò di novanta gradi e alzò gli occhi verso l'alto.
"N-non ci voglio credere..." blaterò Ariel "Guarda lassù!"
Fu allora che Ariel, vedendo quelle scritte bianco su nero, prese consapevolezza di ciò che stava succedendo nella sua vita, repentinamente intrecciatasi con quella di Vincent: lei era una stilista per una delle case di moda più famose al mondo e il suo ragazzo sfilava per questa, per abbattere i muri di stereotipi infondati contro la mascolinità tossica e i pregiudizi.
Un enorme manifesto pubblicitario illuminato informava i passanti dell'imminente sfilata, con il nome del brand scritto a caratteri cubitali, insieme a uno slogan acchiappa-sguardi e un collage degli abiti della collezione 2021-22 in prima vista.
"Diamine!" farfugliò Ariel all'unisono con Vinnie. Questi si avvicinò alla sua donna e le lasciò un bacio morbido sulla mandibola.
/////
Arrivarono nella tarda mattinata presso il Luxury Palace di Dubai. Ariel e Vinnie scesero dall'Audi e la ragazza scosse leggermente il capo, mentre la tensione aumentava proporzionalmente ad ogni passo.
"Siamo... arrivati?" farfugliò. Era una domanda un po' stupida, ecco, ma si sentì di farla: parlare, quando si è ansiosi rende più consapevoli e aiuta a scaricare, le avevano detto.
Vinnie annuì e fece incrociare le loro dita, mentre sotto i loro passi era steso un lunghissimo tappeto rosso, a cui lati c'era una distesa di paparazzi.
"Dannazione, sembra l'arrivo del Messia a Gerusalemme" mormorò Marlena con una punta di divertimento, rivolgendosi a Vinnie "Manca soltanto che sventolino delle palme!"
"Hai visto cosa mi dedicano?" ammiccò lui, reggendo il gioco.
"Questo non farà altro che alimentare smisuratamente il tuo ego, Vincent!" lo ammonì.
"Vorresti essere al mio posto, eh? E invece devi fare solo la manager... no, aspetta!" alzò un po' la voce tendendo un dito verso le decine di paparazzi. Così si rivolse loro: "Scattate delle foto anche a questa povera emarginata!"
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, ma quella di Ariel - le cui guance erano tinte da un colorito rosso, ogni qual volta un flash si posava su di lei e sulla sua bellezza - era la più bella.
Schiamazzi, urla, borbottii. Questo si sentiva. "Signorina, di qua!" urlava qualcuno, mentre i due camminavano mano nella mano per giungere nella sala dove si sarebbe tenuta una conferenza-stampa "Ci faccia un sorriso!" "Vuole rilasciare un'intervista?" "Ma che belli!" urlavano altri.
Ad aspettarli in una stanza tanto grande da poter ospitare l'esercito degli Achei, una ciurmaglia di giornalisti, chi armato di microfono, chi di videocamera e chi di cellulare che sventolavano le mani in aria, si spintonavano, urlavano, per attirare l'attenzione degli assoluti protagonisti della giornata.
Vinnie e Ariel si addentrarono nella folla. Vinnie era quello più "coraggioso" tra i due, visibilmente a suo agio tra tutti quegli sguardi, come un un modello d'altronde. Ariel, con la mano intrecciata a quella del suo ragazzo, titubava ad avvicinarsi.
Ma la cosa più bella della loro coppia era certamente la sintonia, la peculiare capacità che avevano di comprendersi con uno sguardo seppur distratto e di sapersi aiutare in qualsiasi momento.
Per questo Vinnie incatenò le sue iridi castane in quelle di Ariel: erano più scure del solito, velate di lucidità. Era chiaro che qualcosa non andava.
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sto scrivendo questi ultimi capitoli di getto, senza esitare troppo, e spero vi piacciano. cosa sarà successo adesso? vi posto la parte tre in questi giorni, commentate. voglio leggervi in tantiii ❤️
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