Epilogo

14 luglio 2019
Non riesco a trattenere le lacrime mentre raggiungo il podio. Ce l’ha fatta, un’altra volta. Esattamente un anno dopo siamo qui, di nuovo a New York, a festeggiare la sua seconda vittoria del campionato piloti di Formula E. È assolutamente incredibile. Se un anno fa ero senza parole, oggi mi si mozza proprio il fiato. È stato ancora più difficile dell’anno scorso. Nessuno avrebbe mai creduto che sarebbe riuscito a ripetersi, soprattutto in una categoria così competitiva come la Formula E e invece ha stupito tutti ancora una volta. Lo guardo mentre sale il podio, commosso come me. Anche lui stava per perdere le speranze ma io gli ho detto di non mollare perché sarebbe riuscito a trionfare ancora una volta, doveva avere solo un po’ di pazienza. E alla fine l’attesa l’ha di nuovo ripagato.
 


In quest’anno sono cambiate alcune cose. Io e Jean siamo andati a convivere, nonostante io ero sempre molto restia, dato che so che una convivenza con lui è tutt’altro che facile, ma alla fine ho ceduto. Abbiamo iniziato parlato un po’ più spesso di sposarci e chissà, magari mettere su famiglia. L’idea di vedere Jean-Eric nelle vesti di papà mi fa sorridere. È strano pensare che lui, nient’altro che un bambino cresciuto, possa badare a una piccola versione di sé stesso. Anche se sono sicura che se lo vedessi con un neonato tra le braccia, mi scioglierei all’istante. E io? Mi ci vedo come mamma? Non lo so, non credo. Poi proprio io che la mia vita è sempre stata discretamente confusionale e con uno scricciolo che piange probabilmente andrei subito in panico. Ma forse forse con la presenza Jean riuscirei a cavarmela. A risvegliarmi dai miei pensieri però ci pensa l’inno della mia nazione a risuonare nelle mie orecchie. Rialzo di nuovo gli occhi sul podio e subito incontro quelli di Jean dal gradino più alto. Mi sorride non distogliendo lo sguardo dal mio. Saranno cambiate tante cose da quando siamo nati, 29 anni fa, ma i suoi occhi, quelli non mai sono cambiati. Sono sempre rimasti gli stessi occhi di quel bimbo francese che se la prendeva un po’ con tutto e con tutti e che sognava di vincere, di diventare campione. E ora, quel bambino francese è diventato grande e sta dimostrando al mondo intero quanto lui non solo è capace di vincere un campionato, ma due di seguito. È l’unico ad esserci riuscito finora. La gente spesso non sa quanta strada bisogna fare per raggiungere quel traguardo. Vedendo già il pilota sul gradino più alto dimentica che prima di arrivare lì bisogna fare un percorso. E Jean l’ha fatto ed è stata dura, durissima, ma alla fine ce l’ha fatta. E ora non posso essere più felice. Dopo la Marsigliese, i trofei vengono consegnati e quando tocca a Jev, lui lo solleva, mentre la folla lo chiama. Poi mi indica guardandomi e mima con le labbra un “Je t’aime”. Io mi lascio sfuggire un sorriso a trentadue denti, mentre le lacrime non accennano a fermarsi. Nonostante tutto ancora mi ringrazia e mi dedica un’altra vittoria, anche se tutto questo lo deve solamente a sé stesso e alla sua forza di volontà, perché io non ho vinto nulla. O forse sì, ho vinto qualcosa. Ho vinto lui. Cerco di ripararmi in qualche modo mentre inizia a essere spruzzato lo champagne anche se so che sarà inutile. Nel frattempo scendono i coriandoli che un po’ si incastrano tra i miei capelli e un po’ mi si appiccicano ai vestiti. Ma ora non mi importa, non mi importa più di nulla, soltanto di lui. Quando sento che hanno finito di spruzzare lo champagne, rialzo di nuovo lo sguardo e inaspettatamente incontro il viso di Jean a pochi centimetri dal mio. Lui mi sorride non curandosi di tutto il pubblico che lo acclama e mi porge la mano invitandomi a salire sul podio con lui. Gli rivolgo uno sguardo confuso ma alla fine mi fido e lo seguo. Quando arrivo sul palco mi sembra che il tempo, per un attimo, rallenti, lasciandomi qualche secondo a godermi lo spettacolo. Aveva proprio ragione Jean: la vista che si ha dal tetto del mondo è meravigliosa. Jean-Eric non smette un secondo di tenermi la mano e fa intrecciare le mie dita con le sue. Io mi volto a guardarlo e mi perdo per l’ennesima volta nell’amore che provo per lui. Con l’altra mano tiene ancora il trofeo e me lo porge facendomi capire che vuole che lo teniamo insieme. E così lo prendo e lo tengo insieme a lui perché vuole condividere questo momento con me, la sua eterna migliore amica. Alzo lo sguardo mentre ora siamo uno di fronte all’altra. Tutto il mondo sembra scomparire e rimaniamo solo io e lui. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo e nella mia mente ripercorro tutti i ricordi che abbiamo costruito insieme. <Ti amo Martine, più di quanto tu possa immaginare e lo farò sempre, qualunque cosa accada> mormora avvicinando il suo viso al mio. <Ti amo Jean-Eric, come non ho mai fatto nella mia vita e qualunque cosa succederà io sarò accanto a te, sempre e per sempre> sussurro vicinissima alle sue labbra per poi baciarlo.

E che dire di noi? Noi due amici per la pelle e poi amanti. Noi due complicati, francesi, romantici nella nostra semplicità. Noi due che ci siamo stati ogni singolo giorno delle nostre vite l’uno per l’altra e che ci saremo nonostante il mondo. Noi due che ci amiamo anche quando abbiamo tutti contro. Noi due pazzi innamorati. Noi due, solo noi due.

Martine e Jean-Eric, per sempre.

Spazio autrice:
Non credo ci sia nulla da aggiungere a parte il fatto che vorrei piangere perché mi mancheranno tantissimo, ma vabbè. Ci vediamo più tardi con i ringraziamenti!❤🥰
Martina

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