3. Est-ce que tu m'aimes? (trois)
12 gennaio 2019
Jean-Eric
Ieri ho dormito malissimo. Mi sono rigirato nel letto almeno un milione di volte. Lo sguardo triste di Martine è ancora impresso nitidamente nella mia mente. Ci stavamo per baciare dannazione... e io come un'idiota mi sono allontanato... Lo volevo anche io quel bacio, ma la parte più razionale di me ha deciso di prendere il controllo e di allontanarmi dalla persona che conta di più nella mia vita. Metto un altro cucchiaino di zucchero nel mio caffè. Io volevo mantenere la nostra amicizia come quando avevamo dodici anni, ma ho finito per rovinare tutto quello che di bello c'era. <Tu hai un problema>. La voce di André mi riporta alla realtà. Mi volto verso di lui confuso. <E' il quinto cucchiaio di zucchero che metti nel caffè> mi spiega. Io abbasso lo sguardo sulla bevanda scura e mi rendo conto che ce ne ho messi davvero troppi. <Cazzo...> sussurro spostando la tazzina. Doveva essere la mia colazione... <Avanti sputa il rospo> prosegue André. Forse è meglio dire a qualcuno come stanno le cose... e André è la persona più affidabile per farlo. <Io e Martine ci siamo quasi baciati> dico a bassa voce. La sua espressione passa dalla felicità, alla sorpresa, alla delusione. <E perché non vi siete baciati?> mi chiede poi. Adesso mi uccide... Prendo un bel respiro per poi dire <Perché mi sono allontanato prima che potesse farlo>. André mi guarda stranito. Si susseguono attimi di silenzio leggermente imbarazzanti. <Jean-Eric Vergne sei un emerita testa di cazzo> dice scandendo bene le parole. <Grazie> gli rispondo io guardando il piatto davanti a me. <Ma prego!> esclama lui. <Ma perché io dico? Lei si avvicina per baciarti e tu che fai?! Ti allontani! Ti prego non dirmi che hai usato anche la scusa del "si è fatto tardi, dobbiamo andare"?> prosegue poi. Alzo lo sguardo verso di lui e credo possa aver già trovato la risposta. <Non ci posso credere...> mormora portandosi le mani sulle tempie come se fosse lui nel problema. <E cosa avrei dovuto fare scusa?!> esclamo io alzando la voce, tanto siamo nel retro dei box. <Baciarla, no?! Cosa pensavi di fare, scusa?!> ribatte lui come se stessi dicendo che la Luna è fatta di formaggio. <Perché ti sei allontanato?> mi chiede poi in tono un po' più fraterno e meno accusativo. <Perché non volevo rovinare la nostra amicizia. Non penso di essere pronto per cambiare il nostro rapporto in quel senso. Non sono pronto per rischiare di perderla. E se a lei non andasse bene una relazione con me? Io volevo solo che la nostra amicizia rimanesse come quando eravamo piccoli...> dico ma vengo interrotto dal tedesco. <La vostra amicizia non potrà mai rimanere come quando avevate dieci anni, Jean. Voi siete cambiati: lei è cambiata, tu sei cambiato e di conseguenza anche il vostro rapporto è cambiato. La vostra amicizia poteva prendere due strade: potevate perdervi di vista e non rivedervi più oppure vedervi sempre e avvicinarvi. Nel vostro caso si tratta della seconda strada. Tu ti ostini a pensare che la vostra rimanga una semplice amicizia, ma sai benissimo che non sarà più così. Lei è probabile che pensi la stessa cosa, anche se dopo il quasi bacio non so cosa possa pensare. Vuoi seriamente lasciare che la situazione rimanga così?>. Io scuoto la testa. <E allora dille che la ami!> esclama. In quell'esatto istante mi viene sbattuta in faccia la realtà. Ma io amo davvero Martine? Lei mi ama? Cosa siamo diventati? Un milione di domande iniziano a frullare nel mio cervello e sento che la mia testa per scoppiare. Mi siedo sul divanetto. <Penso che mi servirà un po' di tempo per...> cerco di dire. Prendo un bel respiro. <Devo riflettere André> dico nascondendo il mio volto tra le mani. <Capisco> dice alzandosi dal posto accanto a me. Va verso la porta e si volta nella mia direzione. <Buona fortuna> mi dice strappandomi un sorriso. Lo saluto con un cenno della mano. Una volta che la porta è chiusa mi alzo in piedi. A dire la verità non so nemmeno cosa fare, ma mi inventerò qualcosa. Almeno, spero...
Martine
Sono seduta su un divanetto di pelle nera nei retro-box Audi. Daniel mi ha gentilmente ospitato e mi hanno subito accolto molto bene, forse perché hanno pietà di me dato il mio aspetto cadaverico. Ieri non ho dormito per niente e le mie occhiaie coperte dal correttore ne sono la dimostrazione. Non mi sono neanche azzardata ad andare ai box Techeetah. Per oggi non me la sento di averci a che fare. Daniel è molto preoccupato per me perché non ho fatto colazione e perché non parlo con nessuno se non con lui. Mi ha chiesto cosa c'è che non va, però non gli ho risposto. Mi ha detto di stare tranquilla in questa parte di box e che mi raggiungeva presto. Mi volto di scatto quando sento la porta aprirsi. Il terrore che possa essere Jev mi attanaglia lo stomaco. Ma per fortuna non è lui. <Ciao piccola francesina> mi dice Lucas con un leggero sorriso chiudendo la porta alle sue spalle. Daniel gli avrà detto sicuramente che c'è qualcosa che non va e lui è venuto a parlarmi. Quando sto male ho la brutta abitudine di chiudermi in me stessa e di non parlare con nessuno dei problemi che mi affliggono. Lucas si siede accanto a me e mi guarda un po' triste e un po' preoccupato. Io guardo un punto indefinito sulla parete di fronte a me. Lui prende la mia mano e la stringe nella sua. Mi volto verso di lui con le lacrime agli occhi. Al pensiero di ieri scoppio a piangere e d'istinto abbraccio il brasiliano. Lui a sua volta mi stringe a sé. <Shh... Ci sono io qua Marti... Va tutto bene> mi sussurra piano queste parole mentre mi accarezza i capelli cercando di calmarmi. <E' tutta colpa mia... Sono un disastro...> dico singhiozzando. <No, non lo sei> mi risponde lui serio. Quando sciogliamo l'abbraccio lui mi guarda preoccupato e mi asciuga le lacrime. <Vuoi parlarmene?> mi chiede poi accarezzandomi il braccio. <I-Ieri io e Jean-Eric ci siamo quasi baciati... p-però lui si allontanato prima che potessi... baciarlo...> dico io. <Sono stata una stupida a pensare che lo volesse anche lui... Sono stata una stupida a pensare che potesse in qualche modo ricambiare quello che provo io... Lui non voleva e io, come sempre, ho fatto la figura della scema...> proseguo poi. Mi do della stupida da sola. Cosa pensavo che succedesse? Cosa speravo che succedesse? Abbasso lo sguardo mettendomi la testa tra le mani. <Marti...>. Mi volto di nuovo verso Lucas. <Tu lo ami, non è vero?> mi chiede con un sorriso. Le sue parole sembrano affermare l'ovvio. Mi prendo un attimo per riflettere. <Non lo so...> mormoro con un filo di voce. Forse quello che provo per lui è troppo complesso per essere spiegato a parole. <Vedrai che tornerete a parlarvi... e chissà magari anche di più> mi dice facendomi sorridere. <Grazie mille Lucas. Non so che cosa farei senza di te> dico abbracciandolo. Credo sia stato il primo pilota di Formula E che ho conosciuto oltre al mio migliore amico. So che per qualsiasi cosa lui c'è e posso contare sul suo aiuto. Il nostro momento di amicizia viene interrotto poco discretamente dalla mia pancia che brontola. Io scoppio a ridere e lui con me. <Vieni che ti porto a mangiare qualcosa> mi dice poi alzandosi e prendendomi per mano. Mi porta a pranzare in un bar appena fuori il circuito e poi a piedi facciamo un giro per Marrakech. Facciamo un giro talmente lungo che alla fine mi rendo conto che ci siamo persi. <"Io conosco benissimo Marrakesh, come le mie tasche"> dico imitando la voce del brasiliano. <Ma infatti io conosco Marrakesh solo che non conosco questo posto> mi risponde lui mentre cerca di capire i cartelli stradali. <Un altro modo per dire che il tuo senso dell'orientamento fa schifo> dico io sarcastica per poi ridere.
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"Il mio senso dell'orientamento è perfetto" cit. Lucas di Grassi
Infatti ci siamo persi...🙄🤦🏻♀️
Daniel si trattiene a malapena dal ridere mentre entriamo nella sua Audi elettrica. Alla fine, ho dovuto chiamare il tedesco, perché se no a quest'ora saremmo tornati indietro con i cammelli. <Che hai da ridere?> chiede il brasiliano al suo compagno di squadra. <Io? Nulla, nulla> risponde il tedesco alzando brevemente le mani dal volante. <Si è già presa gioco di me la francesina, non ti ci mettere pure tu> esclama Lucas facendomi ridere. <Ma se tu ti perdi dopo cinquecento metri che ci siamo allontanati dal bar!> esclamo io. Daniel guarda stupito il compagno di squadra per poi scoppiare a ridere contagiando anche me. <Simpatici> borbotta Lucas per poi ridere. Non so come farei senza questi due scemi. Meno male che mi hanno fatta divertire un po' senza pensare all'altro francese. Ritorniamo in breve tempo al paddock. Mentre scendo dalla macchina vedo da lontano Jev discutere animatamente con André. Cammino nella loro direzione mentre i due piloti Audi mi seguono un po' più distanti. Sentendo dei passi, Jev si volta nella mia direzione e mi lancia un'occhiataccia. Mi viene incontro a passo svelto. Io lo ignoro e cerco di sorpassarlo, ma lui mi prende per un polso e mi fa riavvicinare a lui. <Si può sapere dove diamine eri finita?! Ti ho cercata dappertutto! Ti sembra il modo di sparire senza avvisare nessuno?!> mi sbraita addosso alzando il tono di voce. Con uno strattone mi libero dalla sua presa. <Non sono una bambina che ha bisogno di essere continuamente controllata Jean! So benissimo badare a me stessa anche senza di te!> ribatto io con lo stesso tono di voce. Non sto a sentire una parola in più e mi allontano verso l'albergo. Se pensa veramente che io sia un'incapace che non può vivere senza di lui, si sbaglia di grosso. <Martine!> mi sento richiamare dal francese ma io lo ignoro e continuo a camminare verso l'hotel. Ora la tristezza e la delusione si sono trasformate in rabbia.
Per la cena non scendo neanche a mangiare. Ordino una pizza e una coca cola. Sono seduta sul letto e ho iniziato a guardarmi un film noioso che non sto neanche seguendo. I miei pensieri sono tutti concentrati al francese nella camera di fronte. Ma io lo amo o è solo qualcosa simile all'affetto amichevole? E lui? Prova qualcosa per me? Se lui avesse provato le stesse cose che ho provato io mi avrebbe baciato, no? Sbuffo sonoramente. Perché succede tutto questo? Sento dei colpi alla porta che mi fanno distrarre. <Non ci sono per nessuno> dico svogliatamente. <Neanche per me?>. Una voce familiare mi risponde e io sorrido. <E' aperto> rispondo. Sento la porta chiudersi e dei passi venire nella mia direzione. <Buonasera signorina> dice André sedendosi accanto a me. <Ciao...> mormoro con voce triste addentando una fetta di pizza margherita. <Che felicità mamma mia!> esclama lui rubandomi un pezzo della mia cena dal cartone e sedendosi accanto a me. <Perché sei qui?> gli chiedo io mettendo in pausa il film. <Per rubarti la cena e per sapere come stai> mi risponde lui non curante alzando le spalle. <Divertente. Ti ha mandato il tuo amico vero?> ribatto io chiudendo la scatola della pizza ormai vuota e mettendola per terra. <Chi?> chiede lui fingendo ancora che non sa nulla. <Non sono nata ieri André! Vuoi due avrete già parlato di quello che è successo ieri e tu sai già tutto, quindi puoi benissimo mettere fine a questa farsa> esclamo io alzando le braccia. Dopo un attimo di silenzio lui dice <Va bene, d'accordo. Abbiamo parlato e lui mi ha detto tutto> <No, ti prego non voglio sentire cosa ti ha detto!> ribatto io coprendomi le orecchie con le mani, sdraiandomi con la pancia in giù e mettendo la testa tra i cuscini. Sento André ridere e sfiorarmi la spalla con la mano. <Sicura?> mi mormora lui e io scuoto la testa ancora immersa nei cuscini. <Ok, va bene, allora rinuncerai a sapere il perché non ti ha baciato e su cosa prova lui>. A quelle parole rialzo immediatamente la testa curiosa. André ridacchia e io gli chiedo subito <Allora? Che ti ha detto?>. Ho diritto di sapere... <Beh non posso dirti tutto perché deve essere lui a farlo> mi dice e io alzo gli occhi al cielo. Sempre il solito... <Però lui mi è sembrato sinceramente dispiaciuto> prosegue lui e io mi costringo a credere alle sue parole. <Non lo so André, è tutto così confuso> dico io passandomi le mani sul volto. <Provate a parlare. Magari fate come se niente fosse successo> propone lui. <Come faccio a fingere che non è successo nulla?! Ci stavamo per baciare André, non è cosa da tutti i giorni!> esclamo io. <Anche se tu lo vorresti> mi dice lui e io arrossisco fino alle orecchie. <Va bene, allora ci vediamo domani> dice poi alzandosi dal letto e andando verso la porta. <Grazie André, per tutto> gli dico prima che se ne possa andare. <Di nulla Marti. Io lo faccio per te e anche per quello scontroso> mi risponde con un sorriso e io rido alle sue parole. Una volta che se n'è andato, mi sdraio sul letto fissando il soffitto. Chissà se mi sta pensando...
Est-ce que tu m'aimes?
J'sais pas si je t'aime...
13 gennaio 2019
Oggi è sabato e sarà il giorno di prove libere, qualifiche e gara tutte assieme. Faccio colazione presto e vado al circuito insieme ad André. Alle 9:00 e poi alle 11:30 si terranno le prove libere che io seguirò tutte dai box Techeetah. Non ho incrociato Jev neanche per un momento. Questa nostra lontananza mi fa stare male. Io ho bisogno di lui come l'aria che respiro. Naturalmente io mi sono imposta di non andare a parlargli perché deve essere lui a fare il primo passo. Sono troppo orgogliosa per andarci a parlare ora, ma non lo faccio soprattutto perché non me la sento proprio di litigare e poi lui ha una gara da fare e non voglio disturbarlo. Infondo è lui quello che si è allontanato quando ci stavamo per baciare, no? Le prove libere le seguo dal box di André, mentre le qualifiche e la gara in quello di Jev. Nonostante non ci parliamo ormai da più di 24 ore (che per noi sono un'eternità), ho scelto di supportarlo comunque. Non penso che necessiti della mia presenza qui, ma ormai ci sono e non posso di certo allontanarmi senza un motivo apparente. Alle 13:00 si tengono le qualifiche. La pole viene conquistata da Sebastian Buemi, mentre delle qualifiche non proprio buone per i due piloti Techeetah: Jev si è qualificato tredicesimo, mentre André diciassettesimo. La gara invece inizia alle 17:00. Non ho voluto disturbare nessuno dei due piloti prima della gara perché so quanto è importante per loro mantenere un livello alto di concentrazione. Rimango nei box per tutto il tempo riuscendo a scambiare giusto due parole con l'addetta stampa del team. Ovviamente qui a Marrakesh fa un caldo assurdo e ci manca poco che mi sciolgo sotto il sole. Prendo la mia bottiglietta d'acqua per bere quando mi si avvicina l'ingegnere di Jev. L'ho riconosciuto perché me lo ha presentato l'altro ieri. <Martine? Jev vuole vederti ora sulla griglia di partenza>. Per poco non sputo l'acqua che stavo bevendo. <E' sicuro? Cioè vuole vedere me?> dico sottolineando il "me". <Me lo ha chiesto lui> mi risponde alzando le spalle con un sorriso. <Va bene. Dov'è?> chiedo io. <Vieni>. Seguo l'uomo verso la griglia di partenza. Riesco a salutare André con un cenno della mano che lui ricambia, per poi continuare la nostra avanzata verso la tredicesima piazza. Ringrazio l'ingegnere di Jean che si dilegua immediatamente. Cammino verso la macchina oro e nera e lo vedo in piedi mentre parla con, credo, un meccanico. Il mio cuore inizia a galoppare nel mio petto quando lui posa lo sguardo su di me. Si congeda dal ragazzo con il quale stava parlando e si dirige a passo svelto verso di me. La parte superiore della sua tuta è legata in vita ed indossa solo la maglia ignifuga bianca. Non ho tempo di pronunciare parola quando è di fronte a me che lui mi abbraccia fortissimo. Ricambio il gesto incrociando le braccia attorno al suo collo. Essendo io alta 1,65 metri, mentre lui 1,82 mi riesce a intrappolare facilmente tra le sue braccia. <Excuse moi, petite. Excuse moi...> mi mormora stringendomi più forte a sé, quasi avesse paura che io me ne vada. <Ne t'inquiète pas Jean, tout va bien maintenant> dico io sciogliendo l'abbraccio con un sorriso. <Non, ça ne va pas. Je ne voulais pas que tu te sentes mal, je...> dice nervoso e in fretta ma io lo zittisco posandogli un dito sulle labbra. <Je vais bien maintenant, Jean> gli dico dolcemente. Mi sorride e mi abbraccia di nuovo. <Ti voglio bene> mi sussurra all'orecchio. Milioni di brividi mi percorrono la mia schiena. In quel momento però vorrei aver sentito altre parole... due parole che per me significano ancora di più rispetto alle tre che mi ha detto adesso. <Anche io Jean> gli dico allontanandomi un poco da lui. Lui però mi tiene vicino a sé, posando delicatamente una mano sul mio fianco. Un contatto così semplice che è capace di farmi tremare impercettibilmente. <Bonne chance dans la course> dico dandogli un bacio sulla guancia. Lui mi sorride di nuovo e mi saluta. Mi dirigo di nuovo verso i box con un sospiro. Quando saremo qualcosa di più?
Il quinto posto per Jean-Eric e un ritiro per André: non ci è andata proprio bene. Mi dispiace molto per André perché anche ad Hong Kong non è riuscito ad ottenere quello che voleva. Appena è rientrato ai box l'ho abbracciato: so quanto è importante essere sostenuti nonostante tutto e André per questo mi ha ringraziato. Jev è rientrato un po' arrabbiato e nervoso, nonostante ciò, voglio andare da lui. Essendoci riavvicinati non penso mi caccerà via. Entro piano nei retro-box e lo ritrovo seduto su un divanetto di pelle con la testa tra le mani. Come prima della partenza, ha la parte della tua superiore legata in vita. La maglia ignifuga lascia intravedere il suo corpo muscoloso. <Ehi...> dico piano avvicinandomi a lui. <So che è solo un quinto posto, però penso che tu oggi abbia fatto comunque bene> proseguo io rimanendo in piedi. <No, non è un buon risultato, ok? Oggi era un giorno buono e dovevo arrivare al podio non al quinto posto. Non è così che funziona> dice alzandosi bruscamente dal divano. È nervoso, arrabbiato e frustrato: glielo leggo negli occhi. <Ok, va ben-> cerco di dire ma vengo bloccata da lui. <Tu cosa sei venuta qui a fare eh? La predica del tipo "Ma sei stato bravissimo comunque, il quinto posto è un buon risultato"?! Puoi tranquillamente risparmiartela perché non voglio assolutamente sentire queste cose, benché meno da te!> mi grida addosso. Sento una fitta al cuore. Quindi per lui non è significato niente l'abbraccio di prima, il quasi bacio di ieri? <Sai cosa ti dico? Che da me non sentirai più niente perché non ti vengo più a vedere alle gare se la pensi così! Vaffanculo Jev, arrangiati!> ribatto io alzando la voce con le lacrime agli occhi. Esco correndo dalla stanza e sbattendo la porta. Corro fuori dai box. Sento le lacrime rigarmi le guance, ma non mi importa. Nel frattempo, mi scontro con qualcuno. <Marti...>. La voce di André raggiunge le mie orecchie. <Cosa è successo?> mi chiede preoccupato vedendomi piangere e tenendomi vicino a sé. <Martine!> sento Jev gridare alle mie spalle e io mi volto vedendolo a 10 metri da me. Così vicino e così distante... Nel suo viso posso leggere che è dispiaciuto e che non voleva ferirmi. <Marti, ti prego... aspetta...> cerca di dirmi il francese, ma io scuoto la testa. Non posso più sopportare il suo sguardo, i suoi occhi. Mi allontano da André e corro di nuovo verso l'hotel.
Jean-Eric
L'ho ferita, un'altra volta. E non se lo meritava. Le corro dietro. Non posso sopportare l'idea di perderla. Mi fermo a qualche metro da lei che è con André. Lei si volta verso di me piangendo. Sta piangendo per colpa mia... <Marti, ti prego... aspetta...> dico con un leggero fiatone. Lei scuote bruscamente la testa e si allontana da me e da André correndo verso l'uscita del paddock. Corro nella sua direzione, ma vengo fermato da una salda presa attorno al mio braccio. <Lasciala stare, per un po'> mi dice André serio. <Ma...> cerco di dire ma vengo bloccato di nuovo dal tedesco <Direi che hai già fatto abbastanza danni per oggi>. Io abbasso la testa. Sono un casino...
Martine
Per cena non ho mangiato praticamente nulla, non avevo fame. Ho già iniziato a preparare le valigie. Domattina presto, parto per Parigi: ritorno a casa. Non voglio stare qui un minuto di più. Non voglio vedere nessuno: né André, né Daniel, né Lucas, nessuno. Chiudo la valigia quando dei colpi alla porta attirano la mia attenzione. Quando vado ad aprire mi trovo davanti l'ultima persona che pensavo venisse. <Ciao> mi saluta Mitch imbarazzato. <Scusa se ti disturbo a quest'ora, magari volevi andare a dormire, ma volevo chiederti se volessi passare un po' di tempo con me, ma se non vuoi io...> ma non lo lascio finire che lo abbraccio immediatamente mentre alcune lacrime scendono lungo le mie guance. Mitch rimane un po' stupito dal mio gesto, ma poi, tenendomi sempre stretta a sé, chiude la porta dietro le sue spalle. Una volta sciolto l'abbraccio Mitch mi asciuga le lacrime sulle guance con i pollici. <Scusami... sono un disastro> mormoro io abbassando lo sguardo. Lui mette due dita sotto il mio mento e mi costringe a guardarmi negli occhi. <Ascolta: non voglio sapere il motivo per cui stai piangendo, anche se so di chi si potrebbe trattare. Ti aiuterò comunque anche senza sapere il motivo, fidati. Non sei obbligata a raccontarmi nulla> mi dice serio. Io mi perdo nei suoi occhi ambrati e annuisco piano. <Vuoi vedere un film?> mi chiede poi con un sorriso cambiando discorso. Annuisco di nuovo senza dire nulla. Lo prendo per mano e lo porto nella camera da letto dove c'è la TV. Mi siedo sul letto e scelgo un film su Netflix. Dopo essersi tolto le scarpe mi raggiunge anche lui, avvolgendomi tra le sue braccia. Quando il film parte, io alzo lo sguardo dal suo petto e lui lo abbassa verso il mio. Sorridiamo entrambi e lui mi lascia un bacio sulla fronte. Posso essere felice anche senza di te, Jev.
Spazio autrice:
Bonsoir! Come state? Lo so, sono stata un po' cattivella con i nostri due protagonisti, ma devono succedere ancora tante cose!❤😍🥰
Cosa ne pensate del comportamento di Jev e della reazione di Martine?
Che succederà poi? Chissà chissà...
Nel frattempo spero vi sia piaciuto e spero vi stia piacendo la storia, anche perché a me sta prendendo tantissimo ahahahah😂😂❤😍
P.S. Nei commenti come sempre trovate le traduzioni delle parti in francese.
A presto!❤🥰
Martina
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