13. Solo innamorati (treize)
18 marzo 2018
Apro lentamente gli occhi, mentre la luce del sole filtra debolmente attraverso le tende della stanza. Mi stiracchio allungando le braccia verso l’alto. Abbasso poi lo sguardo verso il viso ancora addormentato di Jean-Eric. Mi lascio sfuggire un sorriso. È così carino quando dorme… Gli sfioro con le dita la guancia coperta da una leggera barba. Non voglio svegliarlo, perciò mi alzo da sola. Vado verso le porte finestre ed esco sul balcone. Una folata di vento mi scompiglia i capelli, ma non mi preoccupo nemmeno di sistemarli. Prendo una bella boccata d’aria. Non mi è mai dispiaciuto il mare. Metto i gomiti alla ringhiera e appoggio la testa sulle mani. Quello che è successo ieri mi sembra ancora un sogno. Un sogno bellissimo. Era da un po’ che non provavo certe sensazioni, forse da quando stavo con Christian. Se penso a lui, non posso non pensare al tradimento e a quanto sono stata male dopo. E se succedesse anche con Jean? Scuoto la testa. No, non succederebbe mai. Lui non è la persona che tradisce, lo conosco. In effetti non sto con un uomo da cinque mesi circa ed è così strano a ripensare a certe cose. Effettivamente ci pensavo anche prima di “mettermi” con Jev, però era diverso. Improvvisamente due braccia avvolgono i miei fianchi, facendomi sussultare leggermente. <Bonjour petite> mi sussurra lasciandomi un bacio proprio dietro l’orecchio. La mia schiena è percorsa da milioni di brividi. <Bonjour> mormoro io accoccolandomi contro il suo petto. Jean appoggia il mento sopra la mia testa, stringendomi più a sé. <A cosa stavi pensando?> mi chiede poi. Non gli sfugge mai nulla. <Niente di che> gli rispondo io con fare indifferente. <Mhm… Non ci credo> mi dice e io mi lascio sfuggire una risata. Come non detto. <Sentivo il criceto girare la ruota nella tua testa sin dal letto> prosegue lui e io scoppio definitivamente a ridere, seguita da Jean. <Stavo pensando a te, va bene? Sei contento ora?> sbotto io con un sorriso sulle labbra. <E stavi pensando a cose belle o brutte di me?> mi chiede ancora a voce più bassa. So dove vuole andare a parare. <Belle> gli rispondo mentre sento le sue mani scivolare dai miei fianchi alla mia pancia. <Jean non mi farai dire quello che vuoi che dica. Sei troppo innocente per certe cose> lo stuzzico io, girandomi tra le sue braccia e guardandolo negli occhi. Le sue sopracciglia si sollevano per la sorpresa. Lui ancora non conosce ancora questo mio lato più accattivante. Presto però, lo stupore sul suo viso, lascia spazio a un sorrisetto malizioso. <Vediamo quanto sono innocente adesso…>. Non mi lascia tempo di dire altro che mi carica sulle spalle come se fossi un sacco di patate. Lancio un urletto per la sorpresa. <Jean, mettimi giù!> esclamo dando dei colpi non troppo forti sulla sua schiena. <Eh no signorina Lacroix, adesso vedrai il lato di Jev che ancora non conosci> mormora per poi mettermi sul letto davvero poco delicatamente. Mi sovrasta con il suo corpo mentre il mio cuore batte più velocemente. Mi bacia in modo molto più deciso rispetto a ieri. Le mie mani finiscono tra i suoi capelli morbidi, accarezzandoli e tirandoli leggermente. I suoi baci mi lasciano senza fiato. Quando ci stacchiamo però, Jean prosegue il suo percorso dalla mascella fino all’incavo del mio collo. Il suo respiro caldo, al contrario di scaldarmi manda brividi lungo tutto il mio corpo. Sento i suoi denti mordere piano la mia pelle e so già che rimarranno segni. Chiudo gli occhi e mi godo il momento. Il mio respiro è accelerato così come il battito del mio cuore. Quando riapro gli occhi lui è tornato con il viso vicinissimo al mio. <Adesso sapranno a chi appartieni> mormora spostando alcune ciocche ribelli dal mio viso. Io sorrido sentendo le guance a cento gradi. Non mi lascia il tempo di dire altro che mi bacia ancora e ancora. Inizio a pensare davvero che stia per succedere quello che non è successo ieri sera, quando la nostra bolla viene presto interrotta da qualcuno che bussa alla porta. Jean si stacca improvvisamente da me e mi guarda con gli occhi spalancati. Io mi alzo da letto e cerco di darmi un aspetto presentabile, mentre lui viene preso dal panico. Quando ritorno a guardarlo, lo trovo seduto sul letto con il lenzuolo a coprirlo fino alla vita. All’inizio lo guardo con le sopracciglia corrugate non capendo il motivo del suo comportamento, tanto che cerco di chiederglielo ma lui li liquida con un <Vai ad aprire la porta!>. Io vado e nel mentre mi viene in mente il motivo per cui si era coperto così. Sorrido. È divertente pensare come gli uomini si vergognino di una cosa così stupida come un’erezione. Apro la porta e mi trovo davanti niente popò di meno che André Lotterer. E chi altro doveva interrompere me e Jev in un momento così di prima mattina? <Bonjour carissima!> esclama entrando con nonchalance nella mia camera. <Allora sei pronta per partire? Ma che hai sul collo?> chiede ad un certo punto cercando di avvicinarsi. Io mi allontano subito, sapendo già che cosa c’è. Cerco di spostare i miei capelli per coprire la “opera d’arte” che ha fatto Jean su di me mentre gli rispondo <Niente. Tu invece, perché sei qui?>. <Sono solo venuto per disturbarti. Sono andato anche da Jev, ma non mi ha risposto nessuno. Aspetta, ma non è che è qui?> prosegue lui e si dirige subito verso la camera da letto. Ovviamente al tedesco non sfugge nulla e quando trova Jean scoppia a ridere. <Voi stavate scopando vero? No, perché sia chiaro, io non voglio diventare zio troppo presto> esclama asciugandosi le lacrime. <Non stavamo scopando idiota> ribatte Jean lanciandogli un cuscino. André lo prende al volo senza smettere di ridere. <Comunque volevo solo dirvi che hanno anticipato il nostro volo di mezz’ora, quindi datevi una mossa> prosegue il tedesco rimettendo il cuscino al suo posto. <Va bene, grazie. Adesso puoi andartene?> sbotta Jean infastidito. <Certamente. Ma non fate cose sconce in mia assenza!> esclama un’ultima volta ridendo per poi andarsene. Ridacchio scuotendo la testa, mentre il mio ragazzo sbuffa. <Dio come non lo sopporto quando fa così…> borbotta a bassa voce. Io rido ancora di più. <Comunque furba l’idea del lenzuolo, davvero> dico io indicandolo. Le sue guance si fanno scarlatte. <Dai Marti! Che imbarazzo…> mormora coprendosi il viso con le mani. È così tenero quando fa così. Io mi avvicino e gli scosto le mani, in modo da vederlo bene negli occhi. <Non ti preoccupare> sussurro per poi lasciargli un bacio sulla punta del naso. Jean però non mi lascia andare e tiene il suo viso ancora vicino al mio e mi bacia ancora. <Non possiamo restare così ancora per un po’?> mi chiede con la stessa voce di quando aveva sei anni. Mi lascia tanti piccoli baci ai lati delle labbra e sulle guance, cercando di convincermi a restare lì con lui. <L’hai sentito André no? Il nostro aereo per Parigi è in anticipo e io voglio tornare a casa> dico staccandomi da lui, perché se no, non mi muovo più. Lo sento sbuffare, ma si alza comunque. Jean recupera le sue cose ed esce dalla stanza, non senza salutarmi con un bacio sulla guancia. Ancora stento a crederci di essere arrivata a questo punto con lui, ma ora posso finalmente dire di essere felice.
22 marzo 2018
Sistemo i miei attrezzi da lavoro mentre canticchio una canzone francese alla radio. Oggi sono di ottimo umore: la mia relazione con Jean-Eric sta andando avanti benissimo, quindi perché non dovrei essere felice? Finalmente dopo troppo tempo passato tra momenti belli e altri dove mi sentivo davvero male, ho trovato un nuovo equilibrio. Direi proprio che non potevo fare scelta migliore quando mi sono dichiarata a lui dopo la gara a Punta del Este. <Martine!>. La voce del mio capo mi richiama e io volto lo sguardo, lasciando perdere per qualche istante il mio lavoro. Arriva nella mia direzione con un mazzo di tulipani lillà. Lo guardo mezza confusa e mezza divertita. <Mi hanno appena recapitato questi. Sono per te> mi dice porgendomeli. Io li prendo in mano e lo ringrazio. <Non sapevo avessi un fidanzato. Cos’è sta storia?> mi chiede curioso. <E’ una storia molto lunga Jacques, un giorno di questi te la racconterò> gli rispondo io. Lui mi sorride divertito per poi andarsene e lasciarmi da sola. Sorrido dolcemente, mentre penso già a chi me li ha mandati. Mentre li guardo, noto che tra essi c’è un bigliettino. Lo prendo e inizio a leggerlo.
So che non ti piacciono le rose, così ho scelto di regalarti un mazzo di uno dei tuoi fiori preferiti. E nel frattempo ne approfitto anche per dirti che stasera sei invitata a una cena romantica a casa mia alle 19:30. Non vedo l’ora di rivederti.
Jean-Eric
È così dolce che quasi mi commuovo. Sono davvero tanto fortunata ad averlo. Decido di rispondergli mandandogli un messaggio.
Jean-Eric🤍: Grazie mille per i fiori, sono stupendi. Anche io non vedo l’ora di rivederti stasera😘🥰
È un messaggio semplice, senza nulla di particolare, ma so che a lui farà piacere riceverlo.
Jean-Eric
Sorrido al messaggio di Martine. Non ci siamo visti per niente negli ultimi tre giorni per impegni miei e suoi, così stasera l’ho invitata a cena, dato che morivo dalla voglia di vederla. <Non mi stavi ascoltando, vero?> mi chiede André ad un certo punto. Io alzo lo sguardo dal telefono. Sinceramente non sapevo neanche di cosa stesse parlando. <Scusami> mormoro mettendo il telefono nella tasca dei miei pantaloni e abbassando gli occhi sul mio piatto vuoto di pasta. Sono andato a pranzare con André in un ristorantino vicino agli uffici Techeetah qui a Parigi. <Ma figurati Jev, non ti preoccupare. È così che funziona quando si è innamorati e tu sei solo all’inizio> mi tranquillizza André. <Sono messo così male?> chiedo. <Nah, ho visto di peggio, fidati. Sei solo innamorato> mi risponde mangiando l’ultimo boccone di spaghetti. <Non sono solo innamorato André, sono completamente pazzo di lei. Non c’è momento in cui non la penso, in cui non vorrei baciarla o semplicemente passare del tempo con lei> mormoro passandomi una mano tra i capelli. Il mio amico ridacchia. <Sembro un maniaco?> chiedo ancora io e lui scuote la testa sorridendo. <No, Jean, te l’ho detto: sei solo innamorato. Avete vissuto tanti momenti di alti e bassi nell’ultimo periodo e adesso dovete semplicemente abituarvi al fatto che potete stare insieme senza problemi, tutto qui> mi risponde lui mentre il cameriere porta via i nostri piatti ormai vuoti. <Stasera l’ho invitata a cena a casa mia> sussurro poi, quasi imbarazzato. <Bene! È un buon inizio> esclama tutto contento. Poi il suo volto si fa subito preoccupato. <Ma aspetta: tu non sai cucinare! Non è che poi me l’avveleni?>. Alla sua domanda io gli lancio un’occhiataccia. <Io so cucinare, solo non benissimo> gli rispondo tranquillamente. <Ma se sai appena bollire un uovo!> ribatte lui. <Non è assolutamente vero. E comunque sto imparando, quindi non ti devi preoccupare> proseguo io. <Va bene. Basta che non venga a sapere che sei stato arrestato per tentato omicidio> dice e io gli lancio il mio tovagliolo che però lui prende prontamente al volo ridendo.
Sistemo i piatti sulla tovaglia per la centesima volta. Voglio che sia tutto perfetto. La cena è già cotta nelle pentole e Martine dovrebbe arrivare a momenti. Da quanto ho assaggiato, il cibo sembra buono e se non le dovesse piacere, cosa che capirei subito, sarebbe uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita. Proprio in quel momento vedo Cheetah tentare di salire sul tavolo e io con uno scatto la prendo in braccio, prima che faccia danni. <Non ora. Tra poco arriva Martine e tu devi fare la brava> le dico rimettendola a terra. Lei miagola in protesta ma non l’ascolto. Per carità, io adoro la mia Cheetah, però ora sono troppo preso da altro per occuparmi di lei. Controllo ancora che le posate siano dritte e che la rosa nel vaso non sia afflosciata. Prendo un bel respiro. Riabbasso lo sguardo verso la mia gatta che mi guarda mezza stranita. <Ehi! Non mi guardare così! Voglio solo che sia tutto in ordine!> esclamo io. Lei se ne va offesa, come se le avessi detto chissà cosa. Alzo gli occhi al cielo. Calmati Jean, vedrai che andrà tutto bene…
Martine
Mi metto un leggero rossetto rosso sulle labbra, per poi mettere un po’ di mascara, ma non troppo. Non mi trucco quasi mai, solo nelle occasioni speciali e questa di sicuro lo è. Credo di poterlo chiamare tranquillamente il mio primo appuntamento con Jean. In effetti sono un po’ agitata, però cerco di non pensarci. Liscio la gonna del mio vestito verde per poi prendere la giacca e la pochette e uscire di casa. Mentre cammino in direzione dell’appartamento di Jev, mi guardo attorno e penso a quanto sia bella Parigi di sera. La maggior parte dei turisti la visita di giorno, ma di notte assume tutt’un altro aspetto. Quando alzo lo sguardo, scorgo la Tour Eiffel tutta illuminata. Sorrido. Mi immagino tutte le coppie, magari anche di persone famose, che a quest’ora staranno cenando nel ristorante super lussuoso della Torre. Anche io stasera cenerò con la persona che amo, ma penso sarà qualcosa di nettamente più semplice rispetto a una cena romantica lì. E sinceramente lo preferisco. Arrivo presto a casa di Jean, dato che è davvero a pochi passi dalla mia. Salgo le scale del condominio, cercando di non inciampare con i miei tacchi perché sembrerei davvero ridicola. Una volta arrivata davanti alla porta, prendo un bel respiro prima di suonare il campanello. <Arrivo!> sento dire dall’altra parte e me lo immagino correre da una parte all’altra della stanza per sistemare gli ultimi dettagli. Ormai lo conosco troppo bene. Qualche istante dopo mi apre, sorridendomi come solo lui sa fare. <Ehi> mormora facendosi da parte per farmi entrare. <Bonsoir… ma guarda che bella tavola> dico mentre mi tolgo il giubbotto che viene preso prontamente da Jev che lo mette sull’attaccapanni. Mi avvicino al tavolo apparecchiato tutto perfettamente. La tovaglia e i tovaglioli sono di un verde chiaro, quasi si abbinano al mio vestito. <Ti piace?> mi chiede insicuro. Mi trattengo dal sorridere subito. So che lui vuole che questa serata sia perfetta e che tutto quello che ha fatto per me sia di mio gradimento. <Sì, molto> gli rispondo sorridendogli. Mi sorride anche lui, un po’ più rilassato. Mi sorpassa e sposta la mia sedia per farmi sedere. <Ma come siamo galantuomini stasera…> mormoro mentre Jean rimette la sedia sotto al tavolo. <Tutto per la mia fidanzata> mi sussurra all’orecchio, per poi allontanarsi verso i fornelli. Arrossisco. È la prima volta che me lo dice e quasi mi sembra strano sentirglielo dire. Lo osservo mentre mette la pasta nei rispettivi piatti. <Ma hai seriamente cucinato tu?> gli chiedo io tra il sorpreso e il divertito. <Certo! Ci ho messo metà pomeriggio per preparare tutto questo!> esclama mettendo sul tavolo i piatti che ha cucinato. Jean non è molto capace a cucinare e non ci ha praticamente mai provato. Pensare che ha fatto tutto questo solamente per me, mi fa sentire davvero speciale. La cena è anche più buona del previsto e riesco a mangiare giusto una fetta di cheesecake che sono già piena. <Dovresti cucinare più spesso Jean, era davvero tutto delizioso> dico appoggiando una mano sulla pancia. <Sono contento che ti sia piaciuto> mi risponde lui con un sorriso. Gli sorrido anche io. Allunga la mano sinistra sul tavolo e la fa intrecciare le dita con la mia mano destra. <Non sai quante volte mi sono immaginato questi momenti con te negli ultimi mesi> mormora a bassa voce. <Anche io Jean. Più di quanto immagini> gli rispondo stringendo di più la sua mano. Lui sorride ancora e si sporge per baciarmi dolcemente sulle labbra. <Ancora non te l’ho detto, ma sei bellissima stasera> sussurra appoggiando la fronte contro la mia. Sento le mie guance scaldarsi velocemente. <Grazie> riesco a sussurrare, prima che mi baci un’altra volta. Subito dopo lo aiuto a sparecchiare, lasciando perdere le sue lamentele sul fatto che avrebbe dovuto fare tutto lui. Una volta finito, dopo essermi tolta le scarpe, ci mettiamo sul divano, Jean steso e io tra le sue braccia, con la schiena contro il suo petto. Mi lascio avvolgere dal suo calore che mi fa sentire davvero a casa. Mentre sono presa a giocherellare con il bordo del mio vestito, mi accorgo con la coda dell’occhio che Jean sta scrutando il mio viso già da un po’. Mi volto verso di lui e gli chiedo <Che c’è?> <Nulla, stavo solo cercando di contare le tue lentiggini> mi risponde lui. Io scoppio a ridere. <Da piccolina passavo tutto il tempo davanti allo specchio a cercare di contarle, ma non ce la facevo mai> mormoro. Jean mi stringe di più a sé. <Io adoro le tue lentiggini> prosegue poi facendomi ridere. <Adoro i tuoi occhi, le tue labbra, i tuoi capelli, il tuo corpo. Adoro tutto di te Marti> mi dice lasciandomi un bacio sulla guancia. Poi me ne lascia uno sulle labbra e poi un altro e un altro ancora, finché alla fine ne perdiamo il conto. Sto per approfondire il bacio quando veniamo interrotti da un debole miagolio. Cheetah salta sul divano e cerca rifugio tra le mie braccia. <Ciao bellissima!> dico accarezzandole il manto maculato. Jev alza gli occhi al cielo. <Che fai adesso eh? Mi interrompi mentre sono con la mia ragazza?> esclama riferendosi alla gatta. Io ridacchio divertita. Lui cerca di accarezzarle la testa, ma lei si allontana soffiando. <Mamma mia come sei permalosa!> esclama. <Proprio come il padrone> gli rispondo io. Jean mi lancia un’occhiataccia. <Io non sono permaloso> afferma scandendo bene le parole. <Oh sì che lo sei> gli rispondo io mentre Cheetah scende dal divano. <No, non lo sono> prosegue. Sto per ribattere quando inizia a farmi il solletico e io rido come una matta. <Jean, basta!> dico mentre ci rotoliamo sul divano come due bambini. <Dì che non sono permaloso> esclama proseguendo la sua tortura. <No, mai!> ribatto io. Andiamo avanti così per un po’ fino a quando io non rimango senza fiato. Anche lui ha il respiro accelerato e solo ora mi rendo conto che io sono sotto di lui e lui è sopra di me. Gioca con alcune ciocche dei miei capelli, sfiorandomi appena il viso. Mi immergo nei suoi occhi cioccolato, dei quali non potrei mai fare a meno. <Marti…> mormora. So già cosa vuole dire. Gli accarezzo piano la guancia, come a tranquillizzarlo. So quanto è importante per lui dire quelle parole e lo sono anche per me. E so anche quanto ha paura che se dovesse esprimere pienamente i suoi sentimenti, io mi allontanerei da lui. Ma io non ho la minima intenzione di farlo. <Je t’aime> dice infine. Il mio cuore salta un battito. <Je t’aime aussi Jean> dico anch’io. Lui mi regala uno dei suoi sorrisi più belli. Si avvicina alle mie labbra lentamente. Prima le sfiora appena, mandando milioni di brividi lungo la mia schiena, poi le appoggia con più decisione. Io prendo il suo volto tra le mani e lo avvicino più a me. Approfondisco il bacio, lascio che le nostre lingue si incontrino e danzino insieme. La sua mano risale la mia colonna vertebrale, facendomi rabbrividire. Quello che mi fa provare è qualcosa di semplicemente unico. Arriva alla cerniera del vestito. Io continuo a baciarlo senza sosta. Sta per abbassarla, quando la suoneria del mio telefono riempie la stanza. Ci stacchiamo con il fiato corto. La mia testa viene invasa da troppe parolacce francesi. <Scusami> sussurro mentre Jean si allontana da me e io mi alzo dal divano. Sento le guance a cento gradi, ma cerco di non farci caso. Prendo velocemente il telefono dalla borsa e noto che il numero che mi sta chiamando non è salvato nella mia rubrica. Fisso per qualche secondo quei numeri che mi sembrano tanto familiari. È in effetti lo sono. Sbianco quando mi rendo conto di chi si tratta. Christian… <Marti non rispondi?> mi chiede Jean dal divano. Perché diavolo mi sta chiamando? Prima che la suoneria si spegna, in preda al panico premo il tasto rosso. Tra le prime cose che ho fatto quando ci siamo lasciati, è stato cancellare il suo numero, però l’avevo usato talmente tante volte che le cifre ormai me le ricordavo a memoria. Mi volto verso il mio ragazzo che mi guarda ancora confuso. <No, era solamente un call center> gli mento. Non so perché lo sto facendo, forse solamente per la paura che se lo venisse a sapere si arrabbierebbe moltissimo con quell’idiota e magari fare gesti di cui potrebbe pentirsi. So che Jev non è una persona violenta, ma quando si tratta di me è molto protettivo. E tra l’altro non sa ancora che il mio ex si sposa, cosa che probabilmente lo farebbe andare in bestia. Nel frattempo, lui sembra essersi bevuto la mia bugia tanto che cambia discorso chiedendomi <Che dici, andiamo a dormire? È tardi e sono un po’ stanco>. Io annuisco per poi andare verso la sua camera, felice che non abbia più risollevato quel discorso. Sono ancora scossa dal fatto che mi abbia chiamato Christian. Cerco di pensare ai motivi per i quali l’ha spinto a farlo: non ci vediamo né sentiamo più da mesi ormai, a parte quell’incontro casuale un mesetto fa. Scuoto la testa. Non voglio pensarci. Jean-Eric è la mia priorità adesso. Lo guardo mentre si toglie la camicia bianca e i pantaloni, facendomi intuire che stasera dormirà solo con i boxer. Per mia sfortuna la stanza è ancora immersa nell’oscurità e questo non mi permette di vedere il suo corpo muscoloso, sul quale probabilmente sbaverei dietro. Mentre lui si infila sotto le coperte, io mi tolgo il vestito e prendo una sua maglietta tra quelle appoggiate disordinatamente sulla sedia. Mi infilo anche io sotto le coperte e appoggio la testa sul suo petto. Non ci diciamo nulla, le parole sono superflue. Sento la sua mano accarezzarmi piano i capelli, mentre io disegni cerchi immaginari sul suo torace. Il suo respiro rallenta sempre di più fino a quando non mi rendo conto che si è addormentato. Oggi era veramente stanco: la sessione di allenamento deve essere stata più dura del solito. Alzo lo sguardo e mi beo della vista che ho di fronte a me. Sorrido teneramente. Mi sporgo per lasciargli un bacio all’angolo delle labbra. <Je t’aime beaucoup, mon amour> sussurro queste parole, per poi chiudere gli occhi e addormentarmi in un sonno profondo.
Spazio autrice:
E voilà un nuovo capitolo! Perdonate se ci ho messo tanto tempo, ma la scuola mi teneva davvero tanto occupata. È un capitolo molto semplice, però davvero tanto romantico. I nostri due piccioncini sembrano finalmente felici e contenti, ma c'è ancora qualcuno in mezzo. Per quale motivo secondo voi Christian ha chiamato Martine? Scoprirete tutto nel prossimo capitolo che sarà alquanto scoppiettante!😜💥
Con questo vi saluto e spero che i miei impegni scolastici mi permettano di pubblicare un nuovo capitolo quanto prima.😂😂❤
Baci🥰❤
Martina
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top