9. Paradize
Montre-moi la vie, montre-moi ce que c'est, montre-moi tout ce que tu sentiras, même si on l'interdit, et même au paradis, on restera gravé dans nos mémoires.
[Paradize - Indochine]
SAMIRA
Van e Diana sono seduti sul divano, a guardare cartoni animati mangiando cereali, mentre io cerco di sistemare il casino che solo loro due in cinque minuti riescono a fare.
Raccolgo giocattoli e libri, dischi e vestiti sparsi in giro, e trovo la mia agenda gettata accanto al divano. La raccolgo con una smorfia «Van, che ci fa questa qui!?» chiedo infastidita. Odio quando prende le mie cose e le lascia in giro.
Lui scrolla le spalle guardandomi alla svelta prima di tornare a fissare lo schermo della tv «Dovevo prendere l'autografo» dice tranquillo.
«Woah, non mi dire, non glielo avevi ancora dato? Non avevi mica intenzione di tenerlo tu?» ride Diana guardandomi divertita, mentre io arrossisco imbarazzata e mi guardo intorno sperando che Tina non sia rientrata all'improvviso senza fare rumore.
E comunque lei vive qui ed è sempre come se sentissi il suo sguardo addosso, è inquietante.
«No che non volevo tenerlo, che ci devo fare? Non sono una sua fan...» dico a voce bassa, prendendo l'agenda e mettendola sul tavolo.
«Infatti, e non vuole nemmeno venire al loro concerto a New York...» dice Van acido rivolto a Diana, lanciandomi una frecciatina.
Diana mi guarda e solleva un sopraciglio «Come sarebbe? Non andrai a quel concerto?» mi dice con tono di disapprovazione.
Io scrollo le spalle. Non mi va proprio di vederlo di nuovo.
No, ok, non è vero, si che voglio vederlo di nuovo.
Chi voglio prendere in giro?
E' solo che con Frank che mi faceva tutte quelle domande mi sono sentita incredibilmente in imbarazzo, e non penso di poter sostenere di nuovo una situazione del genere.
Ci ho pensato e ripensato, ed ho realizzato perché Tina sia così fissata con tutte quelle regole. Ha dannatamente ragione, questo è il punto.
«Beh, comunque io ci vado lo stesso...» dice Van succhiando a vuoto dalla cannuccia del suo succo di frutta.
Io non dico niente. Vado a mettere i vestiti raccolti in giro nella cesta dei panni sporchi e mi chiudo in camera mia, dopo aver preso l'agenda.
Prendo il mio notebook e mi siedo sul letto. Apro la pagina di Google e digito "Frank Erdly".
Escono un mucchio di belle foto ed io passo una buona mezz'ora a guardarle affascinata.
E più le guardo, più ho voglia di rivederlo.
Lui con i suoi amici, lui sul palco, che suona la chitarra ed ha tutta l'aria di farlo con l'anima.
Lui ed il frontman.
Mi viene in mente che dovrei chiedere a Van di raccontarmi un pò di più riguardo i Dead Romancer. Mi rendo conto di non saperne poi tanto. Ad esempio ci sono tantissime foto di Frank che bacia il frontman, e viceversa, e mi chiedo se sia lui il suo ex. Aveva detto che stava male perché il suo ex si stava per sposare. E ci sono foto di Frank che lo guarda totalmente affascinato.
Quindi Frank stava con un uomo, non avevo capito male. Ed io non sono certo nessuno per giudicare.
Insomma, io sono una prostituta.
Così guardo anche qualche video. Spezzoni presi dai Making Of dei video, dove Frank è davvero sé stesso, ed è... è incredibilmente carino, e simpatico, ed io vorrei per un attimo tornare in quel ristorante con lui e ricominciare tutto da capo.
Lui ha esagerato con tutte quelle domande, io ho esagerato con tutte le mie paranoie, e alla fine non ci siamo goduti quegli attimi.
Sospiro notando che devo iniziare a prepararmi, a prepararmi per diventare Juliet e passare un'altra serata in balia di clienti frustrati.
Non riesco a fare a meno di pensare a Frank, di chiedermi se verrà stasera, o se non verrà mai più.
Credo di sentire il bisogno di vederlo.
Spengo il computer e mi alzo dal letto, e nei miei movimenti faccio cadere a terra l'agenda, che si apre su una pagina strappata. Quella in cui Frank ha fatto il suo autografo a Van.
Poi vedo un'altra scritta nella pagina dopo. Sono dei numeri e guardo meglio, togliendo i lembi della pagina che Van ha strappato per leggere tutto.
Il mio cuore sta per scoppiare. Frank, e poi c'è il suo numero di cellulare, ed improvvisamente sento che anche il mio, di cuore, sta per scoppiare.
Emetto un gridolino eccitato, e mi rendo conto che sembro proprio una ragazzina.
Guardo quel foglio e mi dimentico di tutte le cose che sono avvenute dopo quell'autografo, ricordandomi solo la fitta al cuore provata quando i nostri sguardi si sono incrociati nel negozio di musica, quando per la prima volta io mi sono presentata a lui. Senza maschere.
Ripenso a quanto è stato bello stringergli la mano, con i suoi occhi puntati addosso, con quel suo sguardo, e mi sento sciogliere al solo ricordo.
Poi mi chiedo se sia giusto chiamarlo o meno.
Non sono sicura di come devo agire. Credo di aver bisogno del consiglio di Diana, o se non altro della sua positività. Del suo modo spensierato di vedere le cose.
Faccio un respiro profondo e mi siedo di nuovo sul letto.
Perché non voglio parlarne con nessuno in realtà.
Perché mi rendo conto che voglio tenere tutte queste emozioni per me.
Voglio che siano solo mie.
Voglio liberare la mia mente e pensare proprio come penserei in circostanze diverse, se Frank non fosse stato un mio cliente.
Se io non fossi solo una prostituta.
Mi sento arrossire e sento il cuore accelerare i battiti, mentre raggiungo il mio cellulare con la mano.
Guardo il foglio, poi il display, poi di nuovo il foglio.
Compongo il suo numero, e al primo squillo comincio ad andare nel panico.
E' troppo tardi per ripensarci, è troppo presto per riagganciare, e comincio a sperare che risponda nonostante non abbia idea di cosa dirgli.
Vorrei non dover dire niente.
Vorrei tornare a quella sera in cui le nostre mani erano intrecciate, e le nostri menti erano libere.
Vorrei essere con lui.
FRANK
Trovo ridicolo festeggiare così tanto per un matrimonio che ancora deve avvenire, tra l'altro.
Ad esempio, Jordan e Liz potrebbero lasciarsi da un momento all'altro prima di arrivare al fatidico giorno, e tutte queste ore perse a brindare sarebbero si, solo ore perse a brindare.
Guardo tutti divertirsi e ridere e scherzare, raccontare vecchi ricordi e riderci sopra. E' ridicolo.
Sono tutti ridicoli.
Tutti lo sappiamo che Liz non è la persona giusta per Jordan.
Io lo so, e dovrebbero saperlo tutti.
Me ne sto seduto su una poltroncina e mi sembra di essere tornato bambino, annoiato ed in disparte ad una delle cene di mia madre a casa delle sue amiche. Almeno lì c'erano i cartoni animati, era già qualcosa.
Sento qualcuno avvicinarsi.
Mi volto e vedo Rob, che mi sorride porgendomi una birra.
L'accetto volentieri e bevo un lungo sorso, mentre lui si siede di fronte a me.
«Sei quello che si sta divertendo più di tutti, eh?» mi dice accennado una risata. Io sorrido di ricambio, nascondendo una smorfia.
Giusto perché lui ha Christa, Mikey ha Alicia e Jordan ora ha Liz.
Ed io non ho nessuno, se non la fantasia di ritrovarmi con Samira ed essere completamente suo.
Scrollo le spalle perché non ho voglia di parlare, poi mi scuso e mi allontano per uscire a fumare una sigaretta.
Quando sono fuori mi siedo sotto il portico, su uno scalino. La prima boccata di tabacco e nicotina mi fa sentire meglio. Socchiudo gli occhi e d'un tratto sento il mio telefono vibrare nella tasca dei pantaloni.
E' un numero che non conosco e non vorrei rispondere, perché non ho voglia di parlare con nessuno.
Guardo il display illuminarsi insistentemente, come a dirmi che devo rispondere.
Sospiro e premo il tasto per accettare la chiamata.
Porto il telefono all'orecchio e faccio un altro tiro alla sigaretta «Pronto?» dico con aria scocciata.
C'è un momento di silenzio, un momento lungo abbastanza da farmi venir voglia di mettere giù.
Poi finalmente qualcuno dall'altra parte si schiarisce la gola.
«Frank?».
Mi pare quasi impossibile. Riconosco la sua voce nonostante sia modificata dal microfono del telefono.
Non puoi non riconoscere la sua voce.
Vengo avvolto da una scarica di emozioni e sembra che intorno a me non ci sia più nulla. Stringo il telefono nella mano, come se stessi stringendo lei.
Ora siamo in silenzio entrambi, finché non dico finalmente «Si, sono io...» e penso che sia la cosa più stupida da dire perché è ovvio che sono io visto che io le ho lasciato il mio numero sull'agenda.
Non credevo mi avrebbe mai chiamato.
«Ciao...» dice e sento che è emozionata. Non incazzata o che ne so io perché mi sono comportato da coglione con lei con tutte quelle domande.
«...ciao...» dico anche io sorridendo.
Un altro attimo di silenzio.
«Ehm... niente, io...» dice lei con la voce rotta dall'imbarazzo «...ho trovato il tuo numero...».
Mi torna in mente la frase che le ho scritto, e d'un tratto arrossisco chiedendomi cos'abbia pensato.
Però mi ha chiamato. E' già qualcosa.
Lei non sa come continuare.
Scommetto che non sa cosa dire. Posso immaginarla guardarsi intorno in imbarazzo. Mordersi le labbra mentre pensa.
Così penso sia meglio che sia io a rompere il silenzio.
«Sono ad una stupida festa a casa di un amico» dico.
«Oh, scusa, non volevo disturbarti!» fa subito lei, ed io sorrido senza motivo.
Il fatto che lei mi faccia sorridere è qualcosa di speciale, perché ho davvero bisogno di sorridere ultimamente.
«No, tranquilla. Insomma, non riesco nemmeno a fingere di divertirmi quindi, davvero, nessun disturbo...».
«Fantastico... beh... non so nemmeno perché ti ho chiamato in realtà...» dice.
Perché ti fa piacere sentirmi, forse? Spero sia questo.
Insomma, uno non chiama la gente che non vuole sentire, quindi lei vuole sentirmi ed io voglio vederla e faccio un respiro profondo «Vuoi uscire con me stasera?» chiedo d'un fiato.
Arrossisco ancora.
Non dovevo chiederglielo, perché rifiuterà. So che rifiuterà, perché lei vuole stare sulle sue, tenere le distanze. E poi dovrà lavorare. Cazzo.
Non dice nulla ed io mi preparo a sentire il suo "no". Faccio un respiro profondo.
«...si, ok...» dice, ed io credo di sentirmi sollevato ed entusiasta ed un sorriso ebete mi riempie il viso e non riesco a farlo sparire e potrei mettermi a saltellare come un bambino.
Io le ho chiesto di uscire e lei ha accettato! Ha accettato di uscire con me!
Getto a terra la sigaretta, la calpesto con il piede e le chiedo dove possiamo incontrarci. Vorrei andare a prenderla a casa sua, come se fosse un appuntamento vero o roba simile, ma ovviamente non mi dirà mai dove abita, e mentre ci penso mi dico anche che dovrò stare attento a non farle troppe domande, a non opprimerla con la mia curiosità, niente di simile.
Ci mettiamo d'accordo e quando riaggancio mi sento incredibilmente leggero. Fanculo Jordan e fanculo Liz, fanculo il passato e qualsiasi altra cosa. Senza nemmeno rientrare a salutare, mi dirigo al parcheggio e prendo la mia macchina.
Infilo un CD nel lettore, uno a caso, e canticchio tamburellando le mani sul volante mentre guido verso l'indirizzo che mi ha appena detto, nelle zone del centro della città.
Non vedo l'ora di vederla. Ha accettato di uscire con me e non mi sembra vero. Tutto sembra incredibilmente bello, finalmente. Sorrido ad ogni sguardo che incrocio, sono contento, come non speravo più di poter essere.
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