capitolo 11
- Frankie pesciolino sveglia-
apro gli occhi e Gerard mi sta guardando.
si sta rivestendo e mi sta passando i miei vestiti.
- quanto ho dormito? -
- mh, quaranta minuti-
annuisco mentre mi metto la maglietta.
salgo in macchina e Gerard inizia a guidare.
arriviamo a un palazzo e lui mi fa entrare.
arriviamo sul tetto e rimango in silenzio a osservare Gerard.
le mani nelle tasche e il viso a scrutare il cielo.
- tra un po' ci sarà l'alba-
annuisco.
guardo il cielo che si sta rischiarando, in effetti é bello.
- a cosa pensi? -
Gerard si gira a guardarmi prima di sorridermi e far intrecciare le nostre dita.
- a te, io penso sempre a te -
arrossisco e lui sorride.
mi stringe a lui e mi abbraccia mentre il cielo si tinge di rosa.
- davvero? -
- già. guardaci Frank, facciamo parte della parata nera-
ride un pochino fra se stesso e io lo guardo senza capire.
passa qualche minuto prima che qualcuno di noi parli, e quel qualcuno sono io.
- sai Gerard, pensavo che tu a me piaci davvero tanto e che io vorrei baciarti ogni volta che voglio e... -
- da domani cambierà tutto. te lo giuro-
···
mi porta a casa e faccio appena in tempo a mettermi sotto le coperte che la sveglia suona.
mi alzo e mi cambio.
vado a scuola in silenzio e aspetto.
scruto tutte le persone alla ricerca di una testa rossa ma niente, neanche un segno.
forse era troppo stanco.
quando torno a casa c'é un'aria pesante.
non mi curo di salutare mia madre e sto per salire in camera quando mi chiamano.
no, non é mia madre.
mi giro e osservo l'uomo davanti a me.
sono anni che non lo vedo, più precisamente non lo vedo da quando avevo 11 anni.
- papà? cosa ci fai qui? -
- mi ha chiamato tua madre, ora vieni qui a sederti-
annuisco e lo seguo in cucina.
nella mia visuale entra la madre di Gerard e il padre.
- signori Way-
mi fanno cenno di sedermi e io lo faccio, ubbidiente.
mi guardano e io guardo a terra, non mi piacciono tutte queste attenzioni.
- Frank, tu eri molto amico di Gerard, vero? - é il padre a parlare e io annuisco- allora dovresti leggere questo-
mi allungano un foglio che io prendo e inizio a leggere.
nel frattempo sento i miei parlare.
é un adolescente Donna, starà facendo baldoria.
é fragile! é mio figlio! e se gli succede qualcosa?
alzo lo sguardo.
guardo la madre e vorrei capire.
- il tuo amico é scappato di casa, ha lasciato questo sulla scrivania-
é stato mio padre a parlare.
sento il panico assalirmi.
corro in camera mia con il foglio in mano e prendo il telefono.
ehy, sono Gerard! mi dispiace ma ora non posso rispondere.
prendo un respiro profondo prima di lasciare un messaggio alla segretaria.
- ehy Gee, sono Frank, dove sei? -
butto il telefono sul letto e mi concentro ancora sul foglio.
é stato strappato da un libro e le parole sono sbiadite.
é una poesia.
Ora, lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
Io chiuderò gli occhi
E voglio solo cinque cose, cinque radici preferite.
Una è l’amore senza fine.
La seconda è vedere l’autunno.Non posso vivere senza che le foglievolino e tornino alla terra.
La terza è il grave inverno, la pioggia che ho amato, la carezza del fuoco nel freddo silvestre.
La quarta cosa è l’estaterotonda come un’anguria.
La quinta cosa sono i tuoi occhi.Matilde mia, beneamata, non voglio dormire senza i tuoi occhi,non voglio esistere senza che tu mi guardi: io muto la primavera perché tu continui a guardarmi.
Amici, questo è ciò che voglio.
E’ quasi nulla e quasi tutto.
Ora se volete andatevene.
Ho vissuto tanto che un giorno dovrete per forza dimenticarmi,cancellandomi dalla lavagna: il mio cuore è stato interminabile.
parla di morte, di suicidio.
ho paura per Gerard, devo trovarlo, devo salvarlo.
mi infilo il giubbotto e esco di casa.
corro a casa sua e busso.
é Mik ad aprire.
- Frank? Gerard non c'é... -
- lo so, ma devo andare in camera sua, ti prego-
annuisce e io entro.
corro su per le scale e entro nella sua camera.
cerco qualsiasi cosa che mi possa dare un indizio, un aiuto.
trovo un libro sotto il letto: poesie di Pablo Neruda.
mi siedo sul letto e inizio a sfogliarlo.
c'è una pagina strappata.
leggo il resto della poesia.
non la capisco molto ma tengo il libro.
torno a casa e riattacco la pagina mancante con lo scotch.
prendo una sigaretta e me la appoggio alle labbra.
cerco l'accendino e lo trovo nella tasca dei jeans, ne cade un foglietto ma non me ne preoccupo, sarà uno scontrino inutile.
facciamo parte della parata nera.
ma cos' é la parata nera?
mi sdraio sul letto, la sigaretta dimenticata alla finestra.
accendo il pc e scrivo: parata nera.
escono tanti risultati.
persone che dicono siano vandali, che facciano parte di sette sataniche.
vado fra le immagini e li vedo.
tanti ragazzi vestiti di nero, con delle maschere e la pelle pallida.
in un angolo della foto c'é scritto killjoy.
li voglio incontrare.
qualcosa mi attira verso quei ragazzi.
cerco un indirizzo ma niente.
poi però vedo una foto.
é una casa, sul muro c'è scritto: la nuova marcia é partita.
conosco quel posto, so dov'é.
é vicino a un parco giochi abbandonato.
esco di casa e inizio a camminare.
non dev'essere lontano.
ci metto mezz'ora ad arrivarci e quello che mi trovo davanti é una struttura rettangolare.
il muro é li, ci sono molte altre scritte.
noi siamo i salvatori dei falliti, degli sconfitti e dei dannati.
questa mi attira ma non faccio in tempo ad avvicinarmi alla porta che due ragazzi mi immobilizzano.
- chi sei tu!? come hai trovato questo posto!? -
non riesco a vedere i due ragazzi, i loro visi sono nascosti da maschere anti gas.
- io... io non lo so, sto cercando Gerard... e... e lui ha detto della... parata nera e io... -
mi sento finito e serro gli occhi.
mi lasciano andare e apro gli occhi, ora i ragazzi sono tre.
SPAZIO AUTRICE
ehy sono tornata.
questo capitolo e quello prima sono stati un parto e sono usciti male ma mi farò perdonare.
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