LINEE
In uno scantinato con i muri tappezzati di mappe e cimeli antichi, fogli, libri, disegni e documenti con calcoli matematici, c'è una persona che sta chiudendo lo zaino, dopo qualche minuto una fonte di luce lo avvolge.
"Basta un piccolo passo per avere un grande cambiamento."
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Nel senato romano c'è un grande trambusto, tutti sembrano essere impazienti dell'arrivo di qualcuno.
Roma 44 a.C. – 15 Marzo
Quando entra Caio Giulio Cesare il mormorio cessa e tutti lo guardano, mentre raggiunge il suo seggio.
Si siede e li osserva uno a uno, con uno sguardo risoluto.
I senatori non si muovono, si guardano a vicenda e con gli sguardi cercano Publio Servilio Casca. Quest'ultimo capisce e dà il segnale a Tullio Cimbro, che si alza dal suo seggio e raggiunge Cesare.
In quel momento entra Marco Antonio, stringendo nella mano destra un cesto di vimini, coperto da un lenzuolo bianco.
Tullio Cimbro, vedendolo, si blocca e lancia a Publio uno sguarda stupito e incredulo.
A quel punto Cesare si alza e con voce ferma e potente esclama: «Signori Senatori! Vi prego di ascoltarmi!», poi si rivolge a Tullio: «Amico romano, tu rimani lì».
Quando Cesare si muove per raggiungere il centro del Senato, tutti lo guardano ansiosi, soprattutto i cospiratori.
«Ebbene amici e nemici, oggi in questo Senato si sarebbe dovuto consumare un assassinio... Il mio».
Nel brusio generale Crsare incalza: «Qui dentro ci sono più cospiratori che senatori!».
Alle sue parole segue l'ingresso in Senato di numerosi centurioni.
«So cosa vi state chiedendo», prosegue lui: «Soprattutto tu, mio caro Publio. E io vi accontento. Antonio mostra loro il contenuto del cesto».
Marco Antonio alza il lenzuolo e, con una forte presa, alza una testa decapitata, è quella di Trebonio.
Tutti i presenti guardano quella testa in rigoroso silenzio, chi intimorito e chi incuriosito.
«Ecco a voi il vostro fratello cospiratore», riprende Cesare.
«Eccovi colui che doveva intrattenere il mio fidato Marco Antonio fuori da questo luogo di morte, Tullio avrebbe dovuto bloccarmi, mentre Publio... il mio amico Publio, avrebbe dovuto colpirmi per primo, seguito da tutti i cospiratori. Tra voi perfino Bruto, che ho trattato come un figlio. Voi avete congiurato contro di me, per causare la mia morte».
«Chi è stato a tradirci?», urla Publio, cercando di reagire.
Cesare lo guarda e risponde, sereno: «Uno straniero, proveniente di un luogo lontano e ancora sconosciuto».
A quel punto i soldati iniziano ad arrestare tutti i nemici di Roma, che su ordine di Cesare saranno giustiziati in pubblico nel Foro Romano, nello stesso modo in cui sarebbe dovuto morire il dittatore: pugnalati a morte.
In tutto il trambusto di quel giorno, uno strano individuo, abbigliato stranamente, senza toga, si allontana silenziosamente, per scomparire in una bolla di luce.
In quel giorno è cambiata la Storia, per la prima volta, il suo primo esperimento. Il giorno noto come "Le idi di Marzo", da quel momento sarà ricordato come "La caduta dei cospiratori".
***
È tarda notte. Con una forte luce appare una persona che, coperta dalla notte, si dirige verso la villa dei Mulini.
Isola d'Elba 1815 – 18 aprile
Seduto alla scrivania della sua camera da letto, il signore della villa è concentrato, sta scrivendo una lettera. A un tratto sente bussare alla porta della stanza.
«Avanti». La porta si apre e un servitore, magro col volto scavato, entra per comunicare una visita improvvisa.
«Mi dispiace disturbare Vostra Maestà, ma c'è una persona che desidera parlarvi».
L'uomo posa la penna d'oca e guarda, innervosito, il suo servitore
«A quest'ora? Chi sarebbe costui?».
«Non l'ha detto, Sire. Afferma di venire da lontano, per portare buone notizie sul vostro avvenire».
L'uomo, incuriosito, comunica al servitore di far accomodare il visitatore in Biblioteca, lui sarebbe giunto di lì a poco per conoscere lo straniero.
Il visitatore, venuto da chissà dove, sta guardando ammirato la vasta collezione di libri, quando le porte dietro di lui si aprono e vede avanzare un uomo di bassa statura, ben vestito, con un ciuffo abbassato sulla fronte spaziosa; è basso, ma ispira soggezione, cammina con passi decisi tenendo la mano destra dentro il panciotto e la sinistra dietro la schiena, l'uomo è Napoleone Bonaparte.
L'Imperatore esiliato, con uno sguardo attento esamina lo straniero. Ha strani vestiti e strani oggetti fra le mani, potrebbe essere interessante ascoltarlo.
«Accomodatevi», gli intima. L'Imperatore non chiede, ordina.
Lo straniero si siede, mentre Bonaparte rimane in piedi, dietro la scrivania.
«Chi siete? E cosa volete da me, a quest'ora insolita?»
«Consideratemi un messaggero, uno che ha con sé buone notizie», risponde il visitatore.
«Che tipo di notizie?»
«Quelle che salveranno il vostro nome, il vostro potere e la vostra vita».
A quest'ultima affermazione, Napoleone inarca il sopracciglio destro, segno di aumentato interesse, e si siede comodamente, in attesa.
«Ditemi, per chi lavorate? Lo Zar? I Borboni? Tutti fingono alleanze e poi mi tradiscono. Ditemi chi vi manda?»
«Nessuno, Maestà. Io lavoro solo per me stesso».
«A che scopo?», chiede Napoleone, restando in curiosa attesa della risposta.
«Sono qui per aiutarvi, non per farmi interrogare».
La sgarbata risposta, in altri momenti, avrebbe provocato l'incarcerazione dell'uomo, ma Napoleone è troppo curioso per irritarsi.
«Allora ditemi che tipo aiuto vorreste darmi».
Lo straniero apre uno strano tascapane, con due bretelle, un oggetto osservato con molta curiosità dall'imperatore – gli zaini non usavano, a quei tempi –, ed estrae alcune mappe.
«So che state per lasciare questa bellissima isola di pace per un posto di guerra. E sono a conoscenza dei vostri piani per riprendervi il trono della vostra amata. So per certo che caccerete re Luigi XVIII e tornerete a regnare. Il vostro passo successivo prevede l'attacco a Ligny, dove vincerete la battaglia contro i prussiani. Purtroppo a Ligny commettere due errori, che condizioneranno le sorti della vostra ultima battaglia, a Waterloo, dove subirete una disfatta defnitiva».
Il volto di Napoleone, solitamente impassibile, in quel momento lascia trasparire perplessità e paura allo stesso tempo; la paura non era da lui, non l'aveva mai provata, lui aveva sempre tutto sotto controllo.
Ora, invece, si domanda come faccia, questa persona, a conoscere molti dettagli sui suoi piani, dettagli che sono a conoscenza solo di pochi amici fidati.
«Continuate, prego».
«Ebbene, il mio primo suggerimento è che, dopo la battaglia di Ligny, dovrete assolutamente imprigionare i prussiani sopravvissuto all'attacco. Se li lascerete fuggire loro ritorneranno più forti, a Waterloo, e il vostro esercito sarà attaccato inaspettatamente ai lati del campo di battaglia, quando il vostro secondo in comando, Ney, commetterà un errore di valutazione, scambiando lo spostamento dei feriti nelle retrovie per una ritirata dell'esercito inglese. In questo modo cadrà in una trappola e chiederà il vostro aiuto. Voi lo raggiungerete con i cannoni, ma attenzione...», lo straniero gli mostra una mappa, che Napoleone osserva con attenzione, e prosegue: «qui il terreno è uno svantaggio e i cannoni saranno inefficienti, quest'altro errore vi porterà a indebolire il vostro esercito, con il risultato che sarete attaccati sia dagli inglesi da qui...» indicando la collina, «...e dai prussiani ai lati».
Napoleone ha un ego sproporzionato e, sebbene stia ascoltando ogni parola che esce dalla bocca dello straniero, si ritiene pur sempre il più grande condottiero di quei tempi.
«Ho sempre un asso nella manica», afferma con autocompiacimento. La sua presunzione, tuttavia, viene distrutta immediatamente dalle parole successive dell'uomo che ha di fronte.
«Intendete la Vecchia Guardia?».
Napoleone è perplesso, come fa lo straniero a sapere anche quello?
«Non servirà, anzi sortirà l'effetto contrario. Si ritireranno con codardia, lasciandovi con l'amarezza di aver perso la vostra ultima battaglia, e l'Impero. Sentite, io questi documenti ve li lascio, non mi servono. Voi avete ancora un po' di tempo, prima di attuare il vostro piano e spero che seguirete i miei suggerimenti».
Lo straniero posa tutti i documenti sulla scrivania e, solo allora, Napoleone nota uno strano bracciale attorcigliato al polso dell'uomo. È di metallo, ma non è oro, e presenta numeri luminosi, rossi.
«Da che luogo provenite?», chiese l'Imperatore.
«Da un luogo che ancora non esiste».
Fuori dalla villa, lo straniero, nell'oscurità della notte, digita un numero sul bracciale e in un solo istante una bolla luminosa lo avvolge e lui scompare, così com'era giunto all'Elba.
"Non ho risposto alla domanda di Napoleone sui miei scopi. Semplice, io sono come Cesare, come Napoleone stesso. Le mie ragioni sono quelle su cui si base la nascita del potere... Io POSSO e Io VOGLIO."
Napoleone Bonaparte seguirà i suggerimenti dell'uomo e vincerà la sua battaglia, quella militare e quella personale.
***
Nell'angolo di un laboratorio, lo straniero osserva, silenziosamente, un uomo mentre lavora su uno strano manufatto posto sul tavolo.
Orte (Viterbo) 1894 - Novembre
L'oggetto ha una base d'acciaio, sul lato sinistro mostra una scatola, di media grandezza, con uno strano tubo che ne esce dal lato destro, di fronte a un'altra scatola, di ferro, semiaperta. Al centro del cubo di metallo è posto un piccolo cannocchiale. Il tutto è montato su due piccole ruote: una posta sopra la scatola e l'altra dietro, sulla base. Dietro a questo oggetto vi è un cilindro d'acciaio.
Lo straniero schiarisce la voce, per rivelare la sua presenza.
L'uomo si volta sussultando.
«Chi siete e chi vi ha patto entrare?» esclama, prendendo un telo e gettandolo sopra il manufatto, per nasconderlo.
«Chi sia non ha importanza. Sappiate solo che non sono qui per rubarvi l'idea dell'oggetto che nascondete sotto quel telo. Io so già cos'è, sono un vostro fan», risponde lo sconosciuto.
«Fan?»
«Ah, beh. Sì. Si tratta di un termine che sarà usato, e abusato usato, nel futuro. Significa "amante", adorare qualcosa. Io sono amante del cinema, signor Alberini».
«Cinema?»
«L'oggetto che cercate di nascondere è un Kinetografo, ma io lo definirei "proiettore cinematografico", suona meglio», lo straniero risponde, sorridendo, a Filoteo Alberini, inventore e futuro produttore cinematografico.
«Ancora non ho sentito il vostro nome e cosa volete da me».
«Il mio nome non è importante. Io sono qui per aiutarvi e per avvisarvi che il vostro giocattolo, la vostra idea, il vostro cinematografo vi sarà sottratta. Vi sarà sottratto il riconoscimento di questa invenzione da due fratelli francesi, i Lumière».
Alberini resta a bocca aperta ed esclama: «I Lumière? Ho giusto un appuntamento con loro, fra un paio di settimane», si strofina il mento con l'indice, pensieroso.
«E voi, signore, come siete a conoscenza di tutto questo?»
«Lo so e basta. Sarano pubblicati diversi libri, su di voi e sulla vostra invenzione, in futuro. Nel luogo da dove vengo li ho letti tutti. So che vi sarà rubata l'idea e che ci vorranno anni prima che vi sia riconosciuta la paternità di questa invenzione. Dove vivo io, nonostante tutto, quando si parla di cinema i primi due nomi che saltano fuori sono: Edison, che ha creato il primo prototipo, e subito dopo i Lumière, considerati i padri del cinema. Ora tutti sanno chi è il vero ideatore del cinema, sappiamo chi ha creato il primo proiettore cinematografico», lo straniero indica l'oggetto nascosto sotto il lenzuolo, affermando: «siete voi».
Alberini è ammaliato dalle parole dello sconosciuto, ma al contempo è titubante. Non ha proprio fiducia in uno che si presenza senza invito e gli propina una strana storia, che potrebbe mandare a monte i suoi piani di collaborazione con quei due francesi. L'uomo capisce l'incertezza di Alberini, pertanto estrae dallo zaino un poster. Uno che raffigura i due fratelli, su un balcone, con il loro proiettore appoggiato su un treppiede, mentre mostrano il loro primo film. Le parole scritte sul poster sono "Cinématographe Lumière" e una data, "28 dicembre 1895".
«No! »
Alberini capisce che tutto ciò che gli è stato narrato è vero.
«Mi credete ora? Voi andrete in Francia a incontrare i francesi. Quando loro vedranno l'oggetto in questione vi faranno alcune domande, poi apporteranno alcune modifiche. Voi, quando rientrerete in Italia andrete al Ministero dell'Industria e del Commercio per ottenere il brevetto della vostra invenzione, ma incontrerete un imprevisto: un intoppo di natura burocratica. Purtroppo anche al vostro tempo la burocrazia italiana è drammatica, pertanto otterrete il brevetto solo l'anno seguente, proprio a Dicembre; il mese delle prima proiezione dei Fratelli Lumière».
Silenzio.
«Questo non deve accadere, lo capite no? Quindi non dovrete andare in Francia e cercate di fare in modo, utilizzando tutte le vostre conoscenze altolocate, che al ministero fili tutto liscio. Vedrete che avrete velocemente il giusto riconoscimento per la vostra invenzione».
In quel momento lo straniero chiude lo zaino. Ha terminato la sua missione.
«Potete tenere quel poster, sono sicuro che dalle mie parti non esisterà più», sorride e saluta Alberini, che riesce solo a rispondere con un semplice: «Grazie!»
"È' la prima volta che modifico il passato, e quindi il futuro, in maniera positiva. Forse dovrei usare questo potere per un fine comune, potrei definirlo un fine umanitario. No, non avrebbe senso. Io non lo trovo un senso. Sto iniziando ad avere dei dubbi? Forse avrei dovuto... no, no, va bene così."
***
Nella bolla luminosa poco prima della smaterializzazione del suo copro, lo straniero intravede una sagoma nera che esce da un'altra bolla poco distante da lui.
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Lo straniero torna nel suo scantinato, con i fogli che volano via per effetto del vento provocato dalla bolla. Quando ne esce nota alcuni cambiamenti, sa che la storia è cambiata ovviamente, ma ci sono state modifiche anche nel suo luogo di lavoro: scarabocchi fatti da un pennarello rosso sono presenti su alcuni libri, i documenti con i disegni del suo braccialetto del tempo sono strappati, ma quello che vede di fronte a sé, sul muro, lo fa rabbrividire.
Da una linea centrale, di colore blu elettrico, partono altre linee di colori diversi, sono parecchie e sono disordinate, non hanno uno schema all'apparenza logico. Partono da un'unica linea e si ramificano.
«Ti stai chiedendo cosa significano? Le linee?» una voce dietro di lui lo fa sobbalzare, un uomo è nascosto nella penombra, si avvicina e si rivela.
Lo straniero ha di fronte a lui esattamente... se stesso. Non si tratta di un gemello, anche perché lui è figlio unico. Si deve trattare di un suo doppio, un suo clone forse?
«Pensavi sul serio che viaggiare nel tempo e causare dei cambiamenti storici non avrebbe portato delle conseguenze? Tu hai creato diverse linee temporali alternative, ma questo lo sapevi già credo. Quello che non sapevi era che, smaterializzandoti più volte, hai lasciato tracce di te stesso in tempi e luoghi diversi, tuoi eguali, ma diversi nel pensiero».
«È impossibile, avrei vissuto qualunque realtà alternativa che IO stesso ho creato», dice l'uomo, guardandosi attorno nel suo scantinato.
«Non esiste un solo IO, te l'ho detto. Ce ne sono almeno una decina, come vedi dal grafico. Hai rotto lo schema Peter, hai involontariamente creato dei duplicati del tempo. Se prima si definiva che la vita come un cerchio ora, a causa tua, è solo una linea retta senza inizio e senza fine. Modificarla significherebbe solo creare altre linee, altri IO».
«Se io non sapevo quello che stavo creando, tu come fai saperlo?».
L'altro si avvicina al muro e con il dito indica la parte iniziale della linea centrale.
«Perché sono io quello che ha progettato tutto, sono io il Peter-0, tu sei solo il Peter-1. Io ho viaggiato solo per scopi scientifici, per osservare, ma non ho mai tentato di modificare il corso della storia. Volevo solo dare un'occhiata, essere presente agli eventi più significativi. Al rientro ho notato alcuni cambiamenti, quindi ho indagato e ho scoperto la tua esistenza. Allora ti ho inseguito, poi ho inseguito anche gli altri prima che...».
«Prima che?»
«Prima che iniziassero a viaggiare anche loro e creare altre linee».
Peter-0 punta la pistola contro Peter-1.
«Sto risistemando tutto, e tu sei l'ultimo pezzo».
BANG BANG BANG
Tre colpi in pieno petto di Peter-1!
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Il bracciale di Peter-0 non funziona più, presenta sempre la stessa data: 00/00/0000.
Esce dall'appartamento e quello che vede è solo tanto bianco, senza forme e senza limiti.
È capitato proprio al centro del nulla cosmico.
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