L'INVITO (EXTRA)
ONE SHOT EXTRA PER HorrorIT . Luogo infestato : Borley Rectory
***
Ero felice come Charlie quando trova l'ultimo biglietto d'oro per visitare la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, solo che il mio Willy Wonka si chiamava H.S. Kingcraft: noto e misterioso autore di romanzi horror, un genio della scrittura, coglieva la vera essenza della paura, nessuno ne conosceva l'aspetto, il suo editor riceveva i romanzi tramite corriere e questo non faceva altro che alimentarne la fama.
Avevo tutti i suoi libri, dai primi racconti brevi - di poco successo - al suo best seller "Hergum".
Avevo vinto l'invito per partecipare alla festa del suo compleanno nella dimora di Borley Rectory, un piccolo villaggio dell'Essex, ero eccitato all'idea di poterlo incontrare di persona; scelsi un libro da farmi autografare e il giorno dopo presi il treno delle 15 da Londra.
Arrivai al tramonto, prosegui a piedi verso la dimora di Kingcraft, nessuno volle accompagnarmi, erano impauriti, appena lo nominavo gli abitanti del posto scappavano.
Così imboccai il silenzioso sentiero fangoso, superai uno strano albero dal tronco bianco e dalle foglie rosse e arrivai a Borley Rectory.
La tenuta faceva paura, non solo per il silenzio che regnava intorno, ma anche per l'architettura della villa, sembrava un enorme viso cadaverico con due occhi grandi e bianchi: le vetrate che affacciavano sul cortile.
L'aria calda mi colpì la nuca, mi voltai, una carrozza stava giungendo a tutta velocità, prontamente mi buttai sul ciglio della strada per evitare di essere investito.
Il cocchiere non si fermò, anzi si voltò sorridendomi e vidi il suo viso, aveva tutto il lato destro ustionato.
Ripresi il controllo di me stesso e mi avviai verso la villa, non vi nego che provavo paura; suonai il campanello, nessuno venne ad aprire, risuonai tre volte, niente.
Una suora passeggiava nel giardino sul retro, cercai di raggiungerla, ma appena voltai l'angolo della casa era scomparsa, in quell'istante sentii un click e un cigolio: la porta era aperta.
<<Permesso?>>
Silenzio.
La porta si chiuse violentemente dietro di me spaventandomi.
<<Sì?>> Una signora, sulla sessantina, ben vestita al centro del corridoio, mi mostrava uno strano sorriso.
<<Salve, sono William Matheson, ho ricevuto l'invito per il - >>.
<<Ma certo, la stavamo aspettando. Il signor Kingcraft è nella sua stanza a prepararsi, vuole cortesemente attenderlo nello studio?>> indicò la stanza sulla mia destra <<le porterò del tè>> attese fin quando entrai.
Ero nel tempio del re dell'horror editoriale: la macchina da scrivere era sulla scrivania che era posizionata accanto a un camino sormontato da un enorme specchio con una cornica in legno intagliata con strani simboli.
Ero nella mia fabbrica di cioccolato.
Sulla scrivania una pila di fogli, stavo dando una rapida occhiata quando la porta fu aperta dalla signora.
<<Ecco signor Matheson>> mi porse il tè ferma sull'uscio, la ringraziai, aveva un sapore ferroso, appena abbassai la tazza, la donna era sparita.
<<Signora?>> nessuna risposta, posai la tazza sulla scrivania quando voltandomi andai a sbattere contro le gambe penzolanti di un uomo impiccato al lampadario. Spaventato, scappai e trovai la suora del giardino, che mi dava le spalle.
<<Signo... Sorella, nella stanza c'è un im-im->> non terminai, lei si voltò mostrandomi il viso scheletrico, pallido mancante di mandibola.
I muri iniziarono a tremolare come se respirassero.
<<Sig. Kingcraft!>> urlai, mentre la suora sì dissolveva nel muro, su questo apparvero delle scritte: Aiutaci... Prega con noi... Prega...
Non potevo fuggire: la porta chiusa, la serratura scomparsa.
<<Gradisce altro tè, signore?>> lei... nella stessa posizione di prima.
<<Voglio uscire! Fatemi uscire!>>
BUIO.
L'oscurità silenziosa mi avvolse come un mantello, udivo solo il mio respiro, davanti ai miei piedi si accese una lampada a olio, la presi, quando la alzai, si materializzò lo scheletro della suora, le mani erano legate, il suo viso si umanizzò in lineamenti dolci con occhi celesti pieni di lacrime.
"Aiutami... perdonami..." diceva, ero intrappolato in qualche tremendo incubo, poi mi fissò: la mandibola si staccò dalla testa e scomparve lasciando posto a due piccoli spilli che brillavano in un angolo cieco dell'oscurità: erano due occhi, una figura enorme simile a un pipistrello mi fissava, avanzò verso di me, caddi inspiegabilmente sul pavimento dello studio di Kingcraft.
Sentivo un ticchettio metallico, la macchina da scrivere era azionata da dita volanti; i muri si gonfiavano come se stessero perdendo fiato, riflesso allo specchio sopra il camino, c'era lui, lo scrittore.
Potevo solo vederlo dentro all'oggetto, sembrava in catalessi, i suoi occhi brillavano di una strana luce viola.
<<Sig. Kingcraft?!>> Si alzò, avanzò verso di me e non so come fui trasportato dentro lo specchio.
I suoi occhi erano tornati umani, chi l'avrebbe mai detto che il misterioso scrittore assomigliasse all'attore Vincent Price.
<<La prego mi faccia uscire>> lo implorai.
<<Non posso>>
<<Perché?>>
<<Devo finire il libro, senza di te resterebbe incompleto, loro si fermerebbero.>>
In quell'istante non capii, Kingcraft ritornò nello stato d'ipnosi e fui catapultato nuovamente nella stessa stanza di prima.
Sulla parete trasudante sangue si materializzò la parola "SACRIFICIO". Una serie di scosse fecero vibrare la stanza, il pavimento si sollevò fino a spaccarsi, dallo squarcio uscirono cadaveri putrefatti: pelle grigia e occhi neri, alcuni ancora avvolti nel sudario, erano in molti, indietreggiando inciampai cadendo, i cadaveri stavano raggiungendomi.
Mi rialzai, ma mani dalla pelle grigia mi bloccarono, cercai con tutte le mie forze di liberarmi dalla presa.
La suora dal fondo del corridoio m'indicava qualcosa: la lampada a olio poggiata sul mobile dell'ingresso che si accese da sola e i cadaveri caddero accecati.
Libero afferrai la lampada che lanciai sui cadaveri che si stavano rialzando.
In pochi secondi la stanza prese fuoco, urla strazianti echeggiarono per tutta la dimora, in mezzo alle fiamme si animò la sorridente signora incurante delle fiamme che la bruciavano,
<<Vuole una tazza di tè?>>
La porta si aprì e corsi fuori in salvo dall'incendio. Voltandomi vidi che la villa aveva cambiato aspetto: una vecchia dimora abbandonata distrutta da un incendio.
**
Ora ho capito cosa intendesse dire con Sacrificio, Kingcraft offriva delle vittime alla casa per ricevere in cambio la visione dell'orrore, della paura: ecco il segreto del suo successo.
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