"Dimmi la verità".

Dal capitolo precedente...

"Ricordi quel tuo ritardo che ci tenne uniti senza far l'amore?"

Sento il suo respiro cambiare e la sua mano, stringere più forte la mia. Poi, un sorriso timido. "Certo che mi ricordo, eravamo così piccoli, era la nostra, la mia prima volta.."

Cala nuovamente il silenzio fra di noi. Sono indeciso se chiederglielo oppure no.

"A cosa stai pensando? Le tue mani stanno sudando.."

Sorrido imbarazzato, mi conosce troppo bene.

"E' che.. volevo chiederti.."

"Dimmi, non preoccuparti. E' veramente il colmo che tu ti imbarazzi nel dirmi qualcosa dopo ciò che ci siamo detti e ciò che abbiamo fatto.."

Beh, le sue parole non fanno una piega.

"Vedi Amy.. mi chiedevo.." –inizio lentamente, poi mi prendo di coraggio e così finalmente...- "Amelia, dimmi la verità: se il bambino fosse stato il nostro e fosse accaduto tutto ciò che hai vissuto con Christopher.. tu mi avresti sposato ugualmente? Anche andando contro il volere dei tuoi genitori? Dimmi la verità."

Alla mia domanda, noto che il suo sguardo da sereno diventa più che confuso. Dentro i suoi occhi vedo passare mille emozioni.

La conosco troppo bene.

Sono attimi interminabili di silenzio, un silenzio che mi fa troppo male.
Un silenzio che mi fa capire troppe cose. Che sussurra infinite frasi che mai forse usciranno dalla sua bocca.

"Andiamo a casa ti prego.."

Sono le uniche parole che seguono dopo interminabili attimi di silenzio.

La guardo, adesso sono io, quello confuso.

Non le ho mica chiesto chissà cosa, al punto da chiedermi di tornare a casa ed annullare tutti gli appuntamenti negli atelier.

"Ma Amelia, gli abiti da sposa?" chiedo alquanto sconvolto.

"Non mi importa.. voglio solo tornare a casa." dice in tono secco ed io, giuro di non capirci più nulla.

Vedo che si riveste, indossando il suo intimo e poi i suoi abiti.

"Amy, sono almeno tre ore di strada, arriveremo in serata e.."

Vedo che mi guarda negli occhi, ferma. "Portami a casa."

Siamo sempre stati così noi: tanto uguali, quanto diversi.
Quanto attratti quanto distanti.
Quanto uniti, quanto separati.

Ed in questo momento, nonostante tutto, siamo due poli opposti.

Forse in questo momento mi sta odiando. Siamo sempre stati amore ed odio noi.
Quando arriviamo ad amarci alla follia, inevitabilmente finiamo per distruggerci.

Non so cosa io abbia detto di così tremendo da farle avere questa reazione, vorrei capire ma.. so bene che questo non è il momento migliore, che rischierei soltanto di peggiorare la situazione. Quindi nel silenzio più sordo, mi rivesto anche io per poi scendere dai sedili posteriori e mettermi alla guida.

Sale al lato passeggero, ha indosso i suoi occhiali da sole e si sta sistemando il rossetto.

"Amelia.."

"Taci."

Sono sbigottito. Senza parole.

Sono consapevole che il suo caratterino è molto, forse abbastanza particolare. Un po' a luna come i cavalli, si dice in Sicilia, ovvero che da un momento all'altro da tanto amorosi diventano bruschi e devi fare molta attenzione a come giri intorno a loro ma.. adesso sta esagerando alquanto.
Non ha nessun diritto di trattarmi così, anche se sono passati anni e le ho fatto del male, adesso sono un uomo di ventiquattro anni e come tale, voglio rispetto.

"Sentimi un pochettino, adesso mi hai stufato. Con me questi tuoi sbalzi d'umore stile bambinetta capricciosa non hanno mai funzionato. Forse con il tuo futuro maritino, ma non con me. Non ti lascio per strada perché sono un signore, ma questo tuo comportamento adesso mi sta stancando." dico inacidito, e vedo che abbassa gli occhiali, guardandomi con espressione sconvolta.

"Tu vorresti lasciarmi per strada. Tu? Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo? Continui a chiedermi se io ti voglia sposare, insistentemente, quando invece sai benissimo che non posso neanche se io volessi. Dovevano cadermi i piedi quando ho deciso di venire a casa tua."

Adesso quello sconvolto sono io.

"Stai insinuando che sei pentita di ciò che c'è stato fra di noi, Caterina Amelia?"

Mi guarda. So quanto si innervosisce quando la chiamo con il nome completo.

"In primis, non ti azzardare più a chiamarmi con quel nome che io tanto detesto. Come seconda cosa, non sto insinuando questo, sto solo dicendo che non sei cambiato affatto. Sei sempre il solito. Quando finisco per darti tanto, lo butti nel cesso. Proprio come facesti sei anni fa con quella. Perdono e lo sai, ma non dimentico."

Avete presente quando siete sul procinto di svenire e sentite le orecchie fischiare? Bene. E' ciò che sto provando io. Ora. In questo momento. Al suono delle sue parole.

Dopo ciò che abbiamo passato per una settimana, dopo esserci vissuti, amati, sfogati, riavvicinati, riscoperti, e nuovamente amati e confessato i segreti più viscerali.. lei mi viene a dire che io non sono cambiato affatto?
Io, io non sono cambiato.
Io che sono cresciuto con tutte le esperienze che da sei anni a questa parte, mi hanno cambiato non solo esteriormente ma soprattutto interiormente.
Che mi hanno aperto gli occhi al mondo, che mi hanno fatto capire quanto la vita può metterti alle strette e a dura prova.
Io.
Io che per lei ho sbagliato ed ho pianto.
Io.
Che per lei darei la vita.

Mi volto a guardarla mentre ormai siamo ben più che lontani da quel luogo in cui ho lasciato un'altra volta, parte del mio cuore a questa donna, seduta al mio fianco.

L'asfalto passa veloce sotto la mia auto, mentre il silenzio aleggia potente fra me e lei.

Ingrano la marcia e involontariamente sfioro la sua gamba. Sento che si sposta dal mio tocco, quasi come se l'avessi bruciata.
Mi giro un attimo a guardarla e..

"Tu dici che quello a non essere cambiato sono io ma.. forse quella che dovrebbe guardarsi allo specchio e capire chi è, dove è finita e chi è diventata.. dovresti essere tu."

Rimane impassibile, con lo sguardo diretto al di fuori del finestrino.

"Io ti ho amato veramente.." sussurra con un tono così sommesso.

Prendo un profondo respiro, come a volermi incoraggiare io stesso a non cedere.

"Anche io ti ho amato, e credo che non ho mai smesso veramente d'amarti Amelia ma.."

Velocemente mette una mano sulla mia. "Non dirlo, se ci tieni a me non dirlo. E ti prego.. basta."

La guardo non capendo, così prende nuovamente parola. "Basta fare l'amore, basta amarci come due amanti. È stato bello ma.. adesso non è più possibile."

Rimango nuovamente sconvolto.

"Fino ad un'ora fa eri fra le mie braccia e.." sono senza parole, veramente, non so proprio che dire.

"Lo so, ed è stato magico. Ma così facendo ci facciamo solo del male.. lo capisci?"

Ha le lacrime agli occhi ed io non ce la faccio più.
Accendo così la musica, concludendo li il discorso. Ed il restante viaggio, prosegue nel massimo silenzio.

Quando arriviamo, dopo ore,  all'ingresso della mia città, mi ricordo solo adesso che Amelia alloggia a casa mia, e credo che anche lei se lo sia ricordato, perché è abbastanza in imbarazzo.

Senza dire nulla, imbocco le stradine che portano fino a casa mia.
Avevo promesso a mia madre che sarei passato da lei a salutarla ma.. non è il momento più adatto questo.
Entro la macchina nel garage ed una volta scesi, ci dirigiamo verso il portone di casa. Entriamo e saliamo quelle scale nel silenzio più assoluto possibile: gli unici rumori, sono i nostri passi, i suoi tacchi e le chiavi dell'appartamento.

Quando entriamo, il tonfo sordo della sua borsa risuona nel salotto, e la vedo scappare nel piccolo servizietto affianco alla porta di ingresso.

Guardo la porta chiusa del bagno, vorrei battere forte i pugni intimandole ad aprirmi ma.. lascio correre.

Entrambi, ora come ora, abbiamo bisogno dei nostri spazi.

Forse ha proprio ragione, abbiamo corso troppo in questa settimana, bruciando le tappe. Ci siamo lasciati trasportare troppo dall'enfasi del momento e dai nostri ormoni ma.. non erano solo 'questioni di ormoni' le mie.

Io provo veramente qualcosa di forte per lei, vorrei veramente averla tutta per me.
Vorrei veramente renderla felice, vederla sorridere per ogni cosa e riempirla d'amore.

Voglio veramente il meglio per lei e.. il meglio per lei, sono io.

So che è pretenzioso dirlo ma.. guardate con che razza di uomo sta: un uomo che non è in grado, un uomo che non è alla sua altezza.

Sono talmente assorto da non rendermi conto di essermi infilato sotto la doccia del mio bagno in camera.

Mi lascio cullare dal getto d'acqua tiepida che scivola sul mio corpo, l'unico rumore è quello dell'acqua e una leggera dolce musica che esce dall'impianto audio in casa mia.

Ho gli occhi chiusi, sto cercando di rilassarmi, quando qualcosa di freddo, precisamente due mani, mi sfiorando i fianchi.

Apro di scatto gli occhi e davanti a me, vedo una piccola Amelia con gli occhi rossi e gonfi.

Provo ad aprire bocca, ma lei scansa di più la porta in vetro ed entra sotto il getto d'acqua con me.

Sono sempre più confuso ma.. la lascio fare.

Richiude la porta e poi la vedo inumidirsi i capelli.
Le goccioline d'acqua scivolano lungo il suo corpo, delineando la sua femminilità.
La osservo, ogni suo minimo gesto.. fin quando non poggia il suo corpo contro il mio e mi abbraccia.

Un abbraccio forte.
Un abbraccio che dice più di mille parole.
Un abbraccio forse di pentimento.
Un abbraccio di chi ha bisogno d'amore.

La stringo così a mia volta e..

"Si.."

"Si?" chiedo confuso, non capendo.

"Si, se avessi vissuto la stessa situazione con te, ti avrei sposato e credimi, ti sposerei seduta stante se non fosse per tutto ciò che mi circonda." dice dolcemente, sempre fra le mie braccia.

La stringo ancora più forte e non so che dirle.

Prende parola nuovamente lei.

"Non mi sono pentita di nulla, amore mio, di nulla. Sarai sempre nel mio cuore, ed io nel tuo. Però.. prima devi promettermi una cosa e dopo devi dirmi la verità su un'altra.."

"Certo.." sussurro baciandole i capelli.

Credo che questo sia il momento più intimo in assoluto che abbia mai vissuto.

"Promettimi che troverai e ti innamorerai di una donna che non sia io, che sarai felice con lei e che un giorno ai tuoi figli, racconterai cosa è il vero amore."

Sento le lacrime salire agli occhi. Non può chiedermi queste cose..

"Amelia, io non posso prometterti ciò.."

Sento che sorride, perché le sue labbra sono poggiate sul mio petto.

"Devi promettermelo.."

Sospiro. "Farò del mio meglio, ma dimenticarti è impossibile."

"Lo sarà anche per me, ma dovrai dimenticarmi. Io fra qualche giorno inizierò una nuova vita in America, proseguirò i miei impegni e tu i tuoi. Andrai in giro per il mondo, conoscerai belle donne ed io sarò solo un ricordo sbiadito con il passare degli anni, proprio come sbiadiranno i tuoi capelli: da nero a grigio lucente."

Le sue dita sfiorano i miei capelli umidi, mentre l'altra sua mano, è poggiata sul mio petto. I suoi occhi però, stanno trafiggendo la mia anima.

"Quale.. quale verità devo dirti?" chiedo ormai stremato.

Seguono attimi di silenzio, prima che lei prenda parola.

"Quando scappai dall'hotel dove alloggiavi con i ragazzi, quando scappai per ciò che i miei occhi videro e lessero.. è vero che sei venuto a cercarmi? E' vero che il giorno dopo prendesti il primo volo per l'Italia, lasciando gli impegni lavorativi per venirmi a riprendere? E' vero che sei venuto a casa mia e litigasti con mio padre? E' vero che mi scrivesti per un anno delle lettere d'amore e che ne ricevesti una in cui c'era scritto che io per causa tua ero finita in ospedale? Ti prego.. rispondimi sinceramente. Dimmi la verità."

Ascolto ogni sua domanda, e ad ognuna di questa, un colpo al cuore.. al solo ricordo.

"Si Amelia, è vero."

E alle mie parole, scoppia a piangere accasciandosi per terra.

"Piccola che succede?" chiedo impaurito.

"Lo sapevo, lo sapevo: i miei genitori mi hanno mentito. Se non fosse stato per i miei nonni io questa verità non l'avrai mai saputa. Per questo motivo sono tornata da te. Perché io ti amo amore mio, ma il nostro amore, non è destinato a proseguire al di fuori dei nostri cuori."

Sento il respiro mancarmi, e dopo ciò, nulla più.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top