1. Dottoresse petulanti e lingue mozzate

Lampi verdi esplodono come fulmini nella nebbia, gocce di pioggia ticchettano sul legno della bacchetta che stringo tra le dita. Magia calda, guaritrice, si riversa sul braccio della donna che ho il compito di curare. In lontananza, gli echi di uno scontro sul punto di giungere al termine.

Le ginocchia affondano nel fango quando mi sporgo in avanti per frugare nella mia borsa medica alla ricerca di una benda pulita.

In situazioni normali mi ritengo una persona ordinata, non una di quelle con barattoli, divisori e targhette con i nomi, s'intende. So dove trovare ciò che mi serve perché è sempre riposto dove dovrebbe essere, rifaccio il mio letto ogni giorno e raramente lascio che i vestiti si accumulino sul pavimento. Ciononostante, al momento la situazione in cui mi trovo non è affatto normale e la mia borsa medica, a forza di rovistarci dentro con le mani sporche di sangue e terra e di essere sballottata da una parte all'altra, è un disastro: una pozione si è rovesciata sul fondo, alcune foglie secche che non dovrebbero affatto trovarsi lì dentro si sono appiccicate ai cerotti e le bende sembrano essersi dissolte nel nulla.

La frustrazione inizia ad annodarmisi in gola. Sono stanca, il sudore si è mescolato alla pioggia e rende i vestiti che indosso viscidi e scivolosi. Le orecchie mi fischiano a causa di una recente esplosione e non riesco a smettere di tremare, non saprei dire se dal freddo o dalla paura.

È solo la mia terza missione ufficiale come MediMago sul campo e mentirei se dicessi di non essere spaventata almeno tanto quanto i civili che sono stati messi in salvo. La teoria e i libri non ti preparano alle urla, alle ferite, agli occhi vuoti.

Ma non è per me che temo, io sono lontana dallo scontro, è il resto della mia squadra che si trova in mezzo alla tempesta. Non posso fare altro che aspettare e sperare che tornino tutti interi.

In passato era richiesto l'intervento dei MediMaghi solo in missioni speciali. Ma, a seguito di alcuni spiacevoli incidenti, il Ministero ha ritenuto necessario inserire permanentemente un membro medico all'interno di ogni squadra di Hit Wizard — Auror addestrati per affrontare situazioni di combattimento altamente pericolose, arresti rischiosi e crimini con ostaggi.

Avvolgo con cura la benda attorno al braccio della donna, le sorrido appena cercando di infonderle conforto e senza perdere tempo passo a controllare il ferito successivo.

Alcuni si trovano all'interno della tenda medica che ho allestito nel caso mi fossi dovuta occupare di casi gravi, ma è rimasta inutilizzata e sta venendo usata come riparo dal temporale.

Tendo le orecchie, sembra finalmente essere calato il silenzio. È finita.

Piccole gocce fredde continuano a cadere senza fare rumore, creano cerchi deformi sulla superficie della pozzanghera vicino alla mia gamba.

Intravedo di sfuggita il mio riflesso, i ricci rossi legati in una coda alta, gli occhi scuri concentrati e le macchie di fango che mi sporcano i vestiti.

«Ho sentito dire che gli Hit Wizard sono mostri spietati» qualcuno bisbiglia. «Quando arrivano gli Auror?»

«Parla piano, non farti sentire!» replica un altro, la voce di un tono più alta. «Questa è la squadra di Malfoy. Un mio amico che lavora all'Ufficio Misteri mi ha rivelato che il suo fascicolo è così raccapricciante che le pagine rifiutano di farsi leggere!»

Hanno ragione, scommetto che nel tempo libero sventra gattini.

Passi sulla ghiaia. Il ragazzo ammutolisce e si volta a guardare.

«Il sequestratore parlava troppo, perciò ho ritenuto necessario tagliargli la lingua, Capitano» esclama Olivia, raggiante, mantenendo alta la reputazione della squadra. Mi strappa un sorriso.

Si muove con calma, seguendo ma non affiancando Scorpius, resta dietro di lui. I capelli neri le sfiorano i fianchi mentre cammina, acconciati in tante voluminose trecce attorcigliate.

La pelle scura, color marrone cioccolato, è ricoperta di polvere grigia, forse intonaco staccatosi dalle pareti dell'edificio, che la pioggia, ormai ridotta a goccioline leggere, non riesce a lavare via.

«È l'ottavo uomo a cui tagli la lingua, Olivia» commenta Scorpius, affatto impressionato.

«E tutte le otto volte era necessario» annuisce lei con vigore. «Ho forse commesso un errore, signore?»

«C'è qualcos'altro che hai tagliato e che dovrei sapere?»

Olivia scuote la testa e, nonostante sia parecchio alta, è comunque costretta a sollevare il mento per guardarlo negli occhi. «No, signore»

Scorpius non ricambia il suo sguardo.

Lo studio alla ricerca di possibili ferite. Ha i capelli biondi fradici incollati alla fronte. Rinfodera la bacchetta in una delle tasche apposite nei pantaloni neri della divisa. Nella fondina a spalla è riposta inutilizzata la pistola babbana che gli Hit Wizard sono autorizzati ad usare in caso di emergenza.

Un presunto mostro uccisore gattini non dovrebbe avere il diritto di andarsene in giro con un aspetto del genere. È proprio vero che a questo mondo non c'è giustizia.

Ignoro come la maglia scura gli avvolga il busto e le spalle larghe in maniera quasi indecente e mi soffermo ad analizzare se le macchie di sangue sul suo braccio siano dovute ad una lesione o appartengano a qualcun altro.

Sulla pelle chiara dei bicipiti e sugli avambracci scolpiti dai costanti allenamenti spiccano innumerevoli, piccoli tagli ancora freschi, probabilmente causati dai detriti e da pezzi di cemento saltati in aria per colpa della magia.

Sposto l'attenzione più in alto, sul suo volto, e sussulto sorpresa quando incrocio il suo sguardo già fisso su di me. Mi rifila un'occhiata raggelante.

Mi alzo, spolverandomi le ginocchia in un gesto abitudinario più che per cercare di rimuovere un po' di sporco.

«Non distrarti, Rose» esclama freddo, come se correre da una parte all'altra di un palazzo sotto assalto non gli fosse costato niente, come se fosse nato per questa confusione. «Occupati dei feriti» mi ordina, prima di dirigersi verso il furgone blindato e sparire al suo interno.

So che lo compiace avere il potere di controllare e criticare ogni mia azione, di potermi punire quando deludo le sue aspettative. È il mio Capitano, il mio superiore adesso. La lotta di una vita, sette anni passati a contenderci il ruolo di migliore studente e di Caposcuola perfetto, è giunta a una conclusione: lui è colui che impartisce gli ordini, io quella che obbedisce. È frustrante.

«Che duro, che uomo» sospira Oliva, lo sguardo sognante. Mi getta un braccio intorno alle spalle, inclinando il viso verso il basso per guardarmi. «Sia benedetto chiunque ha realizzato queste divise, ma lo hai visto? Il suo bicipite è grande quanto la mia faccia. Vorrei che mi sottomettesse»

«Oh per Merlino, Olivia» alzo gli occhi al cielo, disgustata. «Hai sbattuto la testa mentre te ne andavi in giro a tagliare lingue?»

«Chérie, suvvia» esclama, l'accento francese marcato. «Sono stanca, affamata e consapevole di non avere alcuna speranza con lui, lasciami almeno apprezzare la vista» si studia con noia le unghie.

«Gli altri?» chiedo, cambiando argomento.

«Asher è rimasto indietro perché doveva fare pipì, mentre Kenji proprio laggiù che flirta con quella donna ostaggio»

Apro la bocca per commentare, ma la voce di Scorpius, alle nostre spalle, mi interrompe. «Gli Auror saranno qui a momenti per occuparsi del resto. Non appena arriveranno, ce ne andremo» ci sorpassa, senza aggiungere nulla su dove sia diretto.

Mi scosto il braccio di Olivia dalle spalle ma lei è troppo presa a controllarsi minuziosamente la manicure per notarlo. Afferro con l'ultimo briciolo di forza che mi è rimasta la mia borsa medica e lo raggiungo.

«Ti avevo detto di restare nella tenda, eppure ti ho trovata in mezzo alla terra pericolosamente vicina al confine dell'edificio» la sua voce è calma, controllata, lo è sempre. I suoi occhi chiari, tuttavia, tradiscono un certo fastidio. Suppongo che non riesca a tollerare quando i suoi sottoposti ignorano gli ordini.

«Alcuni civili volevano guardare, non sono riuscita a trattenerli nella tenda»

Lui mi fissa, ha granelli di polvere intrappolati tra le ciglia. Cammina così veloce che fatico a stare al suo passo, so che lo sta facendo di proposito. «Perché mi stai seguendo?»

Sbuffo, il vento mi smuove i capelli bagnati davanti alla faccia, li scaccio via con una mano. «Non ti sto seguendo, quanto sei egocentrico, il mondo non gira intorno a te. Sei ferito, no? Mi sto occupando di te come tu mi hai chiesto di fare»

«Per Merlino, quanto sei petulante» Scorpius alza gli occhi al cielo, esasperato. Mi afferra per le spalle, ruotandomi nella direzione da cui siamo venuti. «Torna nella tenda, Rose, potrebbe non essere ancora sicuro qui. Penserai a me più tardi» mi assesta una spinta leggera, esortandomi a levarmi di torno.

Gli scocco un'occhiataccia in cui spero lui possa cogliere tutto ciò che sto cercando di comunicargli, ovvero: se si dissanguerà e si riverserà a terra come un guscio svuotato dai vampiri, io lo guarderò dritto nei suoi occhi morenti e gli dirò che se lo sarebbe dovuto aspettare. Solo gli sciocchi rifiutano di farsi medicare. Fa anche rima.

Scorpius, tuttavia, si è voltato prima che il mio avvertimento potesse raggiungerlo e ora sta ripercorrendo rapidamente la distanza che lo separa dall'ingresso del palazzo. La schiena diritta, la bacchetta sguainata e l'avambraccio sanguinante.

Scrollo le spalle e me ne torno nella tenda.


















In questo primo capitolo ho chiarito un po' quale è il ruolo di Rose, anche se su di lei si sa ancora moolto poco. Per ora, vi piace?

È sicuramente meno chiassosa e sfacciata della Rose delle mie altre storie. Anche Scorp è diverso, ma al momento di lui sappiamo solo che sta bene in divisa XD

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